Il problema che non capisco é il fatto dell'essere schierati il meno possibile. Nella storia di film e videogiochi ci sono stati rappresentanti validi di ambo i sessi. E nessuno ha mai rotto le scatole fino adesso. Negli ultimi anni é saltata fuori questa cosa (eppure il linguaggio , sebbene il modo di rappresentare maschi e femmine per motivi tecnologici sia diventato più realistico, sempre quello é) e non so perché.
Paradossalmente quelli meno schierati sono gli sviluppatori che provano a sviluppare in santa pace il loro gioco e mettono protagonista uomo o donna (o entrambi) proprio perché magari la storia é costruita intorno a quea figura...senza per forza essere schierati. Mi ricordo ancora l'anteprima di Days Gone di IGN dove avevano definito Deacon come "Gruff White Male Protagonist". Qua quello schierati mi sembrano essere solo i SJW che sembrano li solo per dar fastidio
Semplificando, semplificando molto, a costo di scrivere lievi inesattezze...
è che il discorso è cominciato ben al di là dei videogiochi, da più di una quindicina di anni e più ormai, fin dal panorama culturale americano. Le posizioni estremiste di cui spesso si parla in queste pagine sono le scorie di una serie di studi, dalle implicazioni sociali e politiche, che hanno avuto l'obiettivo di garantire equità e visibilità per i cosiddetti "gruppi marginalizzati", molti dei quali vengono ancora generalmente ascritti nella categoria di "minoranze", e ovviamente quelli più rilevanti hanno riguardato femminismo, realtà postcoloniale e studi di genere.
La questione sesso biologico vs genere andrebbe inscritta nel più ampio quadro di come il linguaggio "politico" (in senso lato) abbia storicamente utilizzato opposizioni binarie "maschile" vs "femminile", per determinare gerarchie di valore nella società. Un esempio banale, "l'operaio è un lavoro da uomo" perché uomo=maschio=forte, "l'infermiera è un lavoro da donna" perché donna=amorevole=paziente ecc.
La conclusione di alcuni di questi studi sarebbe che il sesso biologico di per sé non determina anche automaticamente tutta questa serie di implicazioni e attributi, fino ad arrivare all'affermazione che sesso biologico e genere sessuale non necessariamente coincidono in un individuo.
Un'altra questione è appunto quella delle cosiddette "minoranze", che come ho detto vengono oggi chiamate piuttosto "gruppi marginalizzati"; il concetto è che "minoranza" implica qualcosa che ha meno voce, meno potere, laddove la terminologia "gruppi marginalizzati" incorpora in sé l'implicazione che queste voci siano state estromesse dalla cultura "canonica", in favore dello strapotere della voce dell' "uomo bianco occidentale", e spesso questo è avvenuto perché si trattava di gruppi etnici soggetti ad un passato come colonie (da qui gli studi "postcoloniali"); per questo si è vista una crescente spinta a ridare voce a queste categorie, in tutti gli ambiti della cultura.
Ora, a seconda che si condividano o meno questi assunti, resta il fatto che "rivoluzioni terminologiche" di questo tipo hanno avuto un forte impatto sui modi di pensare questioni sociali e politiche di ordine quotidiano, e complice da una parte il gran numero di gruppi di attivisti, dall'altra l'estrema velocità e pervasività della comunicazione via internet, il web è diventato un'enorme cassa di risonanza per questo tipo di faccende, a tutti i livelli. Dal momento che si tratta di questioni di ordine sociale di una certa importanza, era inevitabile che presto o tardi finissero per diventare anche rappresentative degli interessi e delle posizioni di determinati gruppi politici, assumendo un valore completamente diverso (pensiamo all'Italia, essere pro o contro un determinato fatto sociale spesso non significa solo interesse per quell'argomento, ma affiliazione a determinate vedute politiche). Quindi, quello che si dice come lo si dice assume tutto un altro valore.
Quando qualcosa finisce per entrare nel linguaggio della propaganda, le degenerazioni e le strumentalizzazioni, da una parte o dall'altra, diventano una conseguenza che non si può ignorare. Il mondo dell'intrattenimento mainstream per tutta una serie di ovvie ragioni (economiche, culturali, politiche) si ritrova spesso e volentieri a dover rendere conto di posizioni e affiliazioni (spesso in modo superficiale, come del resto è spesso superficiale negli intenti e nei modi l'approccio del mainstream a queste problematiche).
I videogiochi finiscono per essere l'ultima ruota del carro di questo meccanismo, e soprattutto nel caso di grandi produzioni (o di sh molto attente all'opinione pubblica come Nintendo) si tiene conto che, dicendo determinate cose, si finirà per essere percepiti come "schierati" rispetto a certe posizioni, soprattutto quelle di volta in volta più in voga.
Per quanto mi riguarda, sono convinto che molte di queste crociate estremiste, sollevate da una parte o dall'altra, siano sollevate puramente a scopi politici o per puro gusto polemico, condividendo ben poco con le tematiche alla base, perché di questo passo, invece di costruire un linguaggio indifferenziante, si finisce per costruire un linguaggio neutro sulla base di una dialettica contrapposta aggressivamente (linguaggio maschilista vs linguaggio femminista), scontentando tutti e facendo paradossalmente un danno; del resto, negli ultimi anni in merito a queste faccende le "etichette" della cultura di internet (sjw, woke, incel) si sono moltiplicate a dismisura. D'altra parte però una simile presa di consapevolezza ha permesso alla narrativa mainstream in generale di fare un salto di qualità per quel che riguarda alcuni tipi di rappresentazione, soprattutto dei personaggi femminili.
Questo per rispondere a grandi linee alla tua domanda, come capisci la questione è complessa e riduzioni di questo tipo rischiano di non rendere giustizia o di essere fraintese; in ogni caso, il concetto di fondo è che una sh fatica a "fregarsene" di certe tematiche quando vuole abbracciare un target il più ampio possibile, perché farsi coinvolgere (volenti o nolenti) su certi argomenti significa entrare nel campo dell'impegno politico ed esporsi a potenziali gogne mediatiche.