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Ultimo Film Visto | Consigli e Domande Inside

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Strider

Ninja Man
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Street Fighter II: The Animated Movie

Sempre bellissimo. Ogni tot anni me lo rivedo sempre con piacere. E' quasi un obbligo.
Altro che quella porcata con attori umani del film con Van Damme sempre degli stessi anni. :asd:
 

rave98

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I Care a Lot

Thriller con Rosamund Pike ed Eiza Gonzalez appena uscito in digitale
Devo dire che le premesse erano molto interessanti, lo sviluppo invece per quanto si faccia seguire bene è ben lontano da quello che speravo dall'incipit
E anche se la scena finale si salva, i 15 minuti che la precedono sono a mio avviso disastrosi, troppo veloci e miranti a chiudere nel modo prestabilito
Ci sono poi vari problemi di scrittura, a partire da certi elementi ridondanti ad altri proprio da rivedere
Per di più non è che sia nulla di originale, "bisogna essere cattivi per arrivare dove si vuole", empowerment di antieroi, self made women, ecc...
Perlomeno c'hanno risparmiato il falso buonismo gratuito
La regia è furba ma a livello qualitativo presenta solo degli input che danno speranza in qualcosa di buono (anche avvalendosi della scenografia), per poi purtroppo dissiparsi
Invece la Pike è brava a sfaccettare il suo personaggio, si vede che ha preso a cuore la parte
La colonna sonora m'è piaciuta, il sonoro proprio per niente
Nel complesso non è malissimo ma non è neanche troppo consigliato, sarei curioso però di leggere altre opinioni
 

tidus79

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Parlando dei film tratti da romanzi o racconti di Stephen King ieri sera ho rivisto "Stand by me" capolavoro sul genere adolescenti da vedere assolutamente!

Un grande cast Kiefer Sutherland fa la parte del bullo nemico mentre John cusack ha una particina come fratello maggiore del protagonista senza dimenticare River Phoenix deceduto a soli 23 anni,con una carriera molto promettente andata in fumo.
 

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Låt den rätte komma in (Lasciami entrare, 2008) di Tomas Alfredson. Altra interpretazione del sotto-genere vampiresco che andava così di moda dieci e più anni fa. Non privo di originalità nel mantenere una lettura per molti versi rigorosamente tradizionale pur calandola efficacemente in un contesto moderno, non è però un tema che mi interessa molto, e qui non ho trovato particolari ragioni per cambiare idea. Regia pulitissima anche se alcune di scene (su tutte, quella dei gatti) cadono platealmente nell'involontariamente comico.

The Texas chain saw massacre (1974) di Tobe Hooper. Praticamente un greatest hits delle migliori idee dell'orrore moderno. Limitato da un cast di protagonisti rasoterra, sublimato da idee visive di improvvisa e terrificante bellezza. Inaspettatamente brillante nell'introdurre organicamente i riuscitissimi elementi comici, nel gestire il non detto, nel dare a ciascuna idea lo spazio giusto per lasciare il segno senza però lasciarsi razionalizzare più del dovuto. Al di là di tutto, anche la sola quantità e qualità di idee malatissime, ispirate dall'indicibile storia di Ed Gein ma poi liberamente rilette, riorganizzate e arricchite, ha del miracoloso e non riesco a non amare. Nella sua imperfezione, indubitabilmente uno dei massimi capolavori del genere.

Lilya 4-ever (2002) di Lukas Moodysson. Amarissimo scorcio su una (di tante) vite senza prospettive, abbandonate e indifese di fronte all'indifferenza e alla crudeltà di un contesto sociale irredimibilmente degradato e corrotto. Diretto con uno stile controllato ma naturalistico, rende giustizia al proprio materiale senza scadere nel feticismo della miseria. Un po' kitsch l'ultimissima scena, ma glielo si perdona. La dedica finale colpisce, forte.

Andrei Rublev (1966) di Andrei Tarkovskij. Tarkovskij è come sempre tecnicamente indiscutibile e ho trovato alcuni episodi particolarmente suggestivi (il festival pagano, la campana) ma il mio scarso interesse nelle vicende dei personaggi principali ha giustificato a fatica le quasi tre ore richieste dal film.

Mirai shōnen Konan (Conan il ragazzo del futuro,1978) di Hayao Miyazaki. Semplice nel miglior senso possibile, un'avventura il 26 capitoli che brilla per il candore della scrittura, il ritmo infallibile della narrazione, la leggerezza ed efficacia dell'animazione, il senso dello spazio e del movimento che impartisce ai propri personaggi, alla scoperta del nuovo mondo in cui dovranno imparare a vivere e convivere. Già pregno di tutte le tematiche più care e più sofferte da Miyazaki, dimostra un talento già inequivocabile.

Free solo (2018) di Elizabeth Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin. Documentario ben realizzato forte di un soggetto (e di un'impresa) che sfiora l'incredibile. Dà le vertigini ed è probabilmente uno dei complimenti migliori che gli si possano fare.

Io la conoscevo bene (1965) di Antonio Pietrangeli. Sfrutta schemi e ambienti non insoliti nel cinema d'autore italiano degli anni Sessanta e Settanta, ma l'esecuzione è brillante e arrivato al finale mi sono scoperto più colpito di quanto mi sarei aspettato. Bellissimo.

La prima notte di quiete (1972) di Valerio Zurlini. Non privo di meriti ma ho trovato la sceneggiatura, i personaggi e lo stile registico generale molto stancanti sulla lunga durata. Sicuramente in parte si tratta di una scelta intenzionale, ma personalmente non l'ho trovato sufficientemente interessante. Certo non capita tutti i giorni di vedere un film con Alain Delon in cui Alain Delon non è la persona più bella in scena.

Sedotta e abbandonata (1964) di Pietro Germi. Esilarante contrappunto all'altro capolavoro di Germi, Divorzio all'italiana (al punto che il titolo del film di De Sica dello stesso anno suona quasi come una specie di furto), è una tragicommedia per lunghi tratti irresistibile che pecca forse soltanto in un atto finale un po' troppo protratto. Esecuzione eccellente in ogni aspetto, a partire ovviamente dalla scrittura ma anche nelle interpretazioni, nella fotografia, nelle scelte di montaggio. Strapieno di idee e a tratti sinceramente sorprendente, i decenni non ne hanno minimamente scalfito la brillantezza comica e registica. Fantastico.
 

Quinlan

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Låt den rätte komma in (Lasciami entrare, 2008) di Tomas Alfredson. Altra interpretazione del sotto-genere vampiresco che andava così di moda dieci e più anni fa. Non privo di originalità nel mantenere una lettura per molti versi rigorosamente tradizionale pur calandola efficacemente in un contesto moderno, non è però un tema che mi interessa molto, e qui non ho trovato particolari ragioni per cambiare idea. Regia pulitissima anche se alcune di scene (su tutte, quella dei gatti) cadono platealmente nell'involontariamente comico.

The Texas chain saw massacre (1974) di Tobe Hooper. Praticamente un greatest hits delle migliori idee dell'orrore moderno. Limitato da un cast di protagonisti rasoterra, sublimato da idee visive di improvvisa e terrificante bellezza. Inaspettatamente brillante nell'introdurre organicamente i riuscitissimi elementi comici, nel gestire il non detto, nel dare a ciascuna idea lo spazio giusto per lasciare il segno senza però lasciarsi razionalizzare più del dovuto. Al di là di tutto, anche la sola quantità e qualità di idee malatissime, ispirate dall'indicibile storia di Ed Gein ma poi liberamente rilette, riorganizzate e arricchite, ha del miracoloso e non riesco a non amare. Nella sua imperfezione, indubitabilmente uno dei massimi capolavori del genere.

Lilya 4-ever (2002) di Lukas Moodysson. Amarissimo scorcio su una (di tante) vite senza prospettive, abbandonate e indifese di fronte all'indifferenza e alla crudeltà di un contesto sociale irredimibilmente degradato e corrotto. Diretto con uno stile controllato ma naturalistico, rende giustizia al proprio materiale senza scadere nel feticismo della miseria. Un po' kitsch l'ultimissima scena, ma glielo si perdona. La dedica finale colpisce, forte.

Andrei Rublev (1966) di Andrei Tarkovskij. Tarkovskij è come sempre tecnicamente indiscutibile e ho trovato alcuni episodi particolarmente suggestivi (il festival pagano, la campana) ma il mio scarso interesse nelle vicende dei personaggi principali ha giustificato a fatica le quasi tre ore richieste dal film.

Mirai shōnen Konan (Conan il ragazzo del futuro,1978) di Hayao Miyazaki. Semplice nel miglior senso possibile, un'avventura il 26 capitoli che brilla per il candore della scrittura, il ritmo infallibile della narrazione, la leggerezza ed efficacia dell'animazione, il senso dello spazio e del movimento che impartisce ai propri personaggi, alla scoperta del nuovo mondo in cui dovranno imparare a vivere e convivere. Già pregno di tutte le tematiche più care e più sofferte da Miyazaki, dimostra un talento già inequivocabile.

Free solo (2018) di Elizabeth Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin. Documentario ben realizzato forte di un soggetto (e di un'impresa) che sfiora l'incredibile. Dà le vertigini ed è probabilmente uno dei complimenti migliori che gli si possano fare.

Io la conoscevo bene (1965) di Antonio Pietrangeli. Sfrutta schemi e ambienti non insoliti nel cinema d'autore italiano degli anni Sessanta e Settanta, ma l'esecuzione è brillante e arrivato al finale mi sono scoperto più colpito di quanto mi sarei aspettato. Bellissimo.

La prima notte di quiete (1972) di Valerio Zurlini. Non privo di meriti ma ho trovato la sceneggiatura, i personaggi e lo stile registico generale molto stancanti sulla lunga durata. Sicuramente in parte si tratta di una scelta intenzionale, ma personalmente non l'ho trovato sufficientemente interessante. Certo non capita tutti i giorni di vedere un film con Alain Delon in cui Alain Delon non è la persona più bella in scena.

Sedotta e abbandonata (1964) di Pietro Germi. Esilarante contrappunto all'altro capolavoro di Germi, Divorzio all'italiana (al punto che il titolo del film di De Sica dello stesso anno suona quasi come una specie di furto), è una tragicommedia per lunghi tratti irresistibile che pecca forse soltanto in un atto finale un po' troppo protratto. Esecuzione eccellente in ogni aspetto, a partire ovviamente dalla scrittura ma anche nelle interpretazioni, nella fotografia, nelle scelte di montaggio. Strapieno di idee e a tratti sinceramente sorprendente, i decenni non ne hanno minimamente scalfito la brillantezza comica e registica. Fantastico.
Non aprite quella porta è un veramente piccolo miracolo, con quegli attori lì e uno stile praticamente amatoriale è riuscito a tirare fuori uno degli horror più belli di sempre, chapeau veramente.

La prima notte di quiete l'ho visto da poco, prometteva bene ma poi si perde in uno sviluppo un po' banalotto, le schermaglie d'amore e le rivelazioni sul passato di lei nella seconda parte mi avevano convinto poco. Comunque se intendi lei sì è molto bella ma Alain Delon non si batte, è sempre il più bello. :fiore:
 

nixo92

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i migliori film drammatici (anche tratti da storie vere) che avete visto?
 

rave98

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Il Fantasma del Palcoscenico

Ottavo film di Brian De Palma, che da lì due anni dirigerà poi Carrie
Io non sono un grande estimatore di De Palma, però questo film non m'è dispiaciuto
C'è un po' di tutto dentro: commedia, dramma, musical, horror, rivisitazioni e crossover
Crossover perché è possibile notare un incrocio tra diverse celebri opere letterarie europee (rivisitate), ma non dirò quali per non fare spoiler (tra l'altro tutte opere che ho sempre adorato, sia letterariamente che cinematograficamente, quindi me lo sono visto anche molto volentieri)
Il film è simpatico e scorre bene, anche se il terzo atto scorre un pochino troppo velocemente, minimo dieci minuti in più ci volevano
La colonna sonora non è male, molto orecchiabile
 

Buddha94

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Visto il remake live action di Lili e il Vagabondo. Recentemente avevo recuperato i remake di quella schifezza di Mulan e quella noia mortale di Dumbo. Questo a confronto è un buon film, scorrevole e piacevole dall'inizio alla fine. Peccato che rispetto agli altri due sia passato un po' in sordina, essendo uscito direttamente su Disney+ e senza grandi vicissitudini come Mulan.
 

Quattro

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Taipei story (1985) di Edward Yang. Probabilmente mi sarebbe utile una revisione? Al di là del sempre apprezzato talento fotografico di Yang ho avuto difficoltà a entrare in connessione con il film, e non ne ho tratto molto più di un vago senso di malessere generazionale e metropolitano.

The beguiled (2017) di Sofia Coppola. Un ambiente ermeticamente chiuso e costretto in un autoimposto e sterile formalismo, che l'introduzione di una banale tensione sessuale è sufficiente a fratturare fino alle fondamenta e ad ammorbare di un'isteria latente ma sempre più esplosiva. A tratti forse un po' noiosetto, ma il soggetto ha potenziale e la Coppola riesce a rendergli giustizia con un'adeguata costruzione della tensione. Fotografia magnifica anche se non particolarmente varia; in alcune scene notturne forse non ottimale l'illuminazione, ma in generale la scelta di utilizzare luci naturali è da apprezzare.

Marie Antoinette (2006) di Sofia Coppola. Il materiale promozionale (e lo stesso film, nei titoli di testa e nella breve sequenza che li precede) sembrava alludere ad una rilettura con sfumature pop che purtroppo nel film non ho poi trovato, fatta eccezione per qualche occasionale montaggio, qualche rottura della quarta parete che di fatto rimane abbastanza fine a se stessa – e ovviamente per la scelta della colonna sonora che, seppur in certi frangenti un po' posticcia, è comunque esteticamente fresca ed apprezzabile. In sostanza, una biografia molto più convenzionale di quelle che mi sono sembrate essere le intenzioni della regia. Finale un po' tronco, ed è un peccato perché l'ultimo atto inizia un discorso interessante che purtroppo rimane poco più che abbozzato. In generale, la sensazione è di una grande occasione sfruttata solo a metà. Vale comunque la pena di dargli un'occasione, se non altro per la magnificenza scenografica e per la fotografia sfolgorante, che vanno al di là di qualsiasi velleità narrativa di contorno. Si potrebbe pensare che sia facile fotografare Versailles, ma la verità è che non lo è – non così, perlomeno. Acconciature stupefacenti. Dunst esteticamente perfetta.
 

Togg

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Violent Virgin, Wakamatsu
Molto meno bello degli altri, troppe musichette, troppe stramberie.

Taipei story (1985) di Edward Yang. Probabilmente mi sarebbe utile una revisione? Al di là del sempre apprezzato talento fotografico di Yang ho avuto difficoltà a entrare in connessione con il film, e non ne ho tratto molto più di un vago senso di malessere generazionale e metropolitano.
non mi tenti così!
 

Togg

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A pool without water, Wakamatsu (1982)

Impeccabile.
 

notteincubo

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Tonya di Craig Gillespie.
Davvero bello, su una vicenda di cui conoscevo poco.

1917 di Sam Mendes
A livello di trama non è niente di trascendentale ma ottimo tecnicamente: tutto girato in piano sequenza e con una bella fotografia.
 

Viscaccia

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Total Recall (Paul Verhoeven). Buon action, punto in più per l'ambientazione e per il cercare di mischiare le carte in tavola un paio di volte lato trama. Cosa non era la Stone...
 

tidus79

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Ho visto The Raid:Redenzione e il seguito The Raid 2, due film indonesiani di arti marziali molto violenti che hanno avuto un discreto successo anche da noi nel circuito dei festival.

Il primo parla di una squadra Swat inviata per riprendere un palazzo in mano ai malavitosi,gente trucidata a manetta con coltelli e altro....a tratti esagerato davvero. il seguito parla del poliziotto protagonista del primo che entra in un'organizzazione malavitosa per beccare i capi.Roba forte ragazzi!
 

Viscaccia

Endure and Survive
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Get Duked! (Ninian Doff). Sa troppo di già visto, ci piazza pure la critica vecchi vs giovani senza crederci troppo. Per passare una serata con gli amici non è male.
 

rave98

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A Taxi Driver

Dramma storico di Jang Hoon (allievo di Kim Ki-duk) col protagonista di Parasite e l'interprete del barone Von Strucker nell'mcu
Che dire? Davvero bello, questi film coreani mi stanno sorprendendo
Nonostante i numerosi cambiamenti la storia regge bene e mostra ciò che si prefissa di mostrare, alternando commedia e drammaticità
Le ambientazioni e l'uso dei colori sono visivamente gradevoli, con la colonna sonora che si rivela essere un ottimo accompagnamento (ma non memorabile)
Ha vinto numerosi premi ma credo ne meritasse anche di più

The Yin-Yang Master: Dream of Eternity

Action fantasy cinese, adattamento di un romanzo appartenente ad una serie
Sembra che vada abbastanza di voga (il romanzo) perché verrà riadattato in un altro progetto separato da questo nel corso di quest'anno
Il film non è necessariamente brutto, c'è da dire che a livello di scrittura fa un po' ribrezzo, sarebbe proprio da riscrivere, dialoghi in primis
Mentre per quanto riguarda la regia a me è piaciuta: le scene d'azione sono girate molto bene e il montaggio è particolare
Gli effetti speciali sono per la maggior parte buoni, o comunque molto godibili, però ci sono delle eccezioni non da poco, soprattutto verso la fine
Ma nel complesso visivamente fa la sua figura, così come la colonna sonora è molto buona
Io una visione la consiglio (più per gli amanti o ex-amanti di anime e manga, sebbene quelli siano giapponesi), poi ci sarà a chi piace e a chi non piace per niente
 

Lucignolo

Cineocchio
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Taipei story (1985) di Edward Yang. Probabilmente mi sarebbe utile una revisione? Al di là del sempre apprezzato talento fotografico di Yang ho avuto difficoltà a entrare in connessione con il film, e non ne ho tratto molto più di un vago senso di malessere generazionale e metropolitano.
Senza citare A Brighter Summer Day e YI YI Che sono due capolavori immensi.....ti consiglio di guardare Terrorizers (1986) che è un titolo davvero valido di Yang anni '80


Violent Virgin, Wakamatsu
Molto meno bello degli altri, troppe musichette, troppe stramberie.


non mi tenti così!

Vecchio Togg! Come stai? Da quanto tempo....spero di tornare qui più spesso, mi salvo la pagina in homepage



Cmq...

The Visit (M. Night Shyamalan)

Bello come lo ricordavo, un perfetto mix di horror e humour nero. La vecchia pazza è qualcosa di allucinante.
 

luciopieracci

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Ho visto Tre Manifesti ecc
Ma il topic per parlarne che fine ha fatto?mi è piaciuto un botto
 
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