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Audio: Cuffie e Impianti Stereo, HiFi, Soundbar

charlesjudges

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Auricolari:

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Mmmh... no. Lasciate stare, tempo perso, qualsiasi ricerca di qualità e fedeltà d'ascolto è inutile con questo tipo di cuffie (o, colloquialmente, "cuffiette" o "cuffiettine").

Il problema principale è il posizionamento, visto che è praticamente impossibile tenerle ferme e stabili al loro posto, ne consegue che saranno sempre "messe male", e inoltre non forniscono alcun isolamento dall'esterno. Questo spinge molti ad alzare a dismisura il volume del lettore, il che introduce spesso distorsione del segnale, fastidio a chi ci stà intorno, oltre alla possibilità di riportare gravi danni permanenti.

Volendo essere ottimisti il loro aspetto positivo è che costano molto poco, ma in linea di principio pagare per farsi del male non è una buona idea.

Auricolari in-ear:

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Dai, iniziamo a ragionare //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/sisi.gif

I principali aspetti positivi delle in-ear sono la comodità e l'isolamento: essendo tendenzialmente molto piccole si possono infilare in qualsiasi anfratto dello zaino/borsa (sempre con una certa cura ovviamente, non sono indistruttibili), e una volta indossate correttamente difficilmente si muoveranno dal vostro condotto uditivo. Per posizionarle al meglio, infatti, vanno letteralmente "incastrate" nell'orecchio: questo permette un ottimo isolamento dall'esterno, potendo quindi utilizzare un volume di ascolto medio o basso anche in ambienti ragionevolmente rumorosi, con grande sollievo dei vostri timpani.

Lo stesso posizionamento delle cuffie può però essere fonte di problemi: alcuni le trovano scomode (ma è solo questione di abitudine, garantito) e innaturali; mentre da un punto di vista oggettivo si può notare che il colore del suono che sentiamo può variare con piccole modifiche della posizione dell'auricolare, in particolare per quanto riguarda le basse frequenze. Vista infatti la dimensione minuscola del drive, in linea di principio i bassi vengono "amplificati" nel piccolo spazio tra timpano e auricolare: viene da sè che questa zona dello spettro difficilmente sarà precisa e impeccabile.

In conclusione quindi, acquistando delle in-ear avremo delle cuffie adatte all'uso itinerante, pratiche e comode, al prezzo di una fedeltà timbrica non sempre impeccabile, a meno di spendere cifre considerevoli.

Cuffie circumaurali:

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Le circumaurali sono cuffie di dimensioni medie ben più generose rispetto a quelle auricolari o sovraurali; la loro caratteristica principale è che il padiglione andrà a poggiare sull'orecchio avvolgendolo completamente, senza premerlo in modo diretto (circumaurale dal latino "che circonda l'orecchio"). Grazie a questa conformazione questo tipo di cuffia è quello che di solito risulta più comodo anche per ascolti di lunga durata, e che grazie alla generosa dimensione dei drive permette, in linea di massima, una risposta in frequenza più ampia, una timbrica più corretta e una dinamica più accurata. Di questo tipo di cuffia ne esistono tre varianti: aperta, semiaperta e chiusa, che spiegheremo tra poco.

Cuffie sovraurali:

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Le cuffie sovraurali si pongono quale terza via tra le auricolari e le circumaurali nel tentativo di conciliare due aspetti distinti ma ugualmente importanti in un sistema di riproduzione potenzialmente "mobile": da un lato la fedeltà nella riproduzione sonora, fondamentale per un ascolto musicale di livello, caratteristica tipica delle cuffie circumaurali (in particolare quelle aperte); dall'altro lato la praticità delle cuffie auricolari per un utilizzo comodo anche al di fuori delle mura domestiche. Allo scopo di ottenere questo risultato la tecnologia sovraurale consente di produrre cuffie di medie dimensioni, mediante dei padiglioni che poggiano direttamente sull'orecchio, premendolo, anziché circondarlo completamente come succede con le circumaurali.

Anche qui i modelli si possono dividere in aperti, semiaperti e chiusi; valgono, come per le circumaurali, considerazioni che trovate poco sotto. La conseguenza più diretta della struttura delle sovraurali consiste nel rischio di avvertire un senso di maggior pressione sui padiglioni auricolari, che può portare ad un evidente affaticamento e disagio dopo sessioni di ascolto prolungate.

La gravità di questo inconveniente non è affatto scontata, dipende molto dal modello e dalla qualità della cuffia, quindi è inutile scartare a priori questa soluzione che, anzi, spesso può regalare piacevoli soddisfazioni.

Aperta, semi-aperta, chiusa:

Dalla prima andando verso l'ultima si indica un rispettivo incremento di isolamento acustico rispetto al mondo che ci circonda.

La struttura di una cuffia aperta ci consente di avere una riproduzione fedele di quello che stiamo ascoltando a scapito di uno scarso isolamento acustico.

Date queste caratteristiche, sono consigliate per un ascolto di tipo prettamente casalingo e non a caso sono le preferite dagli appassionati di Hi-Fi.

La tipologia di cuffia semiaperta cerca di combinare le esigenze di isolamento acustico e fedeltà sonora in un unico prodotto, combinazione che risulta davvero efficace solo in prodotti hi-end e quindi molto costosi

La cuffia chiusa ci consente un ascolto privo di interferenze esterne, ma con un suono che risulta spesso molto (a volte troppo) colorato rispetto alla fonte originale, sopratutto nel range dei bassi, che vengono naturalmente enfatizzati.

Sconsigliate per un ascolto in alta fedeltà, sono l'ideale per chi lavora in campo audio (studi di registrazione, etc... .)

In conclusione: la scelta va effettuata sostanzialmente in base ai propri gusti personali, possibilmente dopo un ascolto attento; in generale verrà preferito un auricolare in-ear oppure una sovraurale di piccole dimensioni se l'obiettivo primario è quello di effettuare ascolti "itineranti", anche solo per l'evidente ingombro e la scarsa praticità di una soluzione circumaurale, più indicate ad un uso casalingo o di studio.

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A cura di charlesjudges, Audiosculpt e OniXenon.

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Impianto stereo (sulla sinistra) ed home theatre (a destra)

Questo topic vuole porsi come guida per chi avesse intenzione di comporre, in casa propria, una catena di riproduzione audio o audio/video per musica, film, videogiochi o eventi televisivi di qualunque tipo. Le cose da dire sono molte, ma è inutile partire senza aver prima precisato, in via generale, cosa si intende per impianto stereo e cosa, invece, per impianto home theatre.

Un impianto stereo consente di riprodurre attraverso due diffusori, uno destro e uno sinistro, tracce audio registrate su due canali differenti e riprodotte contemporaneamente per ricostruire la scena sonora davanti all'ascoltatore e dare spazialità al suono in un'ideale "effetto palcoscenico". In realtà questa definizione è impropria, perché per stereofonia si dovrebbe intendere qualsiasi riproduzione acustica su più canali, senza il limite di due, a differenziare il concetto da quello di monofonia dove la sorgente sonora è solo una. Ma nella prassi, e nel gergo, per stereofonia e impianto stereo si fa riferimento alla nozione classica che vede appunto il numero di canali riprodotti fermo a due, o meglio ancora questa definizione classica nasce proprio dalla maggior diffusione di questo metodo di registrazione soprattutto per quanto riguarda il mercato musicale. Per questo, nell'immaginario collettivo, un impianto stereo è quello utilizzato "per ascoltare la musica", quando in realtà sarebbe, ed è, altrettanto in grado di riprodurre segnali bicanale o multicanale downmixati (ovvero ridotti a due da un processore adatto allo scopo, spesso integrato nell'amplificatore o nella sorgente) di diversa natura, cinematografica o televisiva; cosa che del resto accade, spesso senza saperlo, con qualunque sistema di diffusori integrati nei televisori in commercio.

Un impianto home thatre, invece, se utilizzato al pieno delle sue potenzialità, è votato quasi totalmente alla riproduzione di tracce audio provenienti da materiale cinematografico; solo in seconda battuta viene anche sfruttato per riprodurre altro materiale come concerti registrati in multicanale o brani registrati, sempre in multicanale, su super audio CD (SACD). È da ricordare, per chiarezza, che con questo tipo di impianto è possibile riprodurre anche tracce stereo sfruttando i due soli canali frontali. Ciò premesso, per svolgere il proprio compito un impianto di questo tipo dev'essere dotato, in linea di massima, oltre che delle indispensabili elettroniche per l'amplificazione e la lettura del supporto (necessarie anche in una configurazione stereo, seppur diverse), di un minimo di due diffusori frontali, disposti in maniera del tutto simile a quella di un impianto stereo, ai quali bisogna aggiungere un canale centrale, responsabile della maggior parte dei dialoghi di un film, da posizionare in prossimità dello schermo, e un numero variabile di diffusori surround, ai quali sono affidati gli effetti ambientali provenienti dalle spalle e dai lati dell'osservatore. Resta fuori, a questo punto, solo il canale dedicato alla riproduzione delle frequenze più basse: il subwoofer. Abbiamo fatto la conoscenza con quei diffusori che rendono un sistema home theatre diverso da uno stereo; sono di più, sono più invadenti e ci avvolgono col loro suono. Dopo questa breve e tutt'altro che esaustiva introduzione, votata soprattutto ad indirizzare l'immaginario collettivo, sarà bene entrare nel dettaglio riguardo la composizione del proprio impianto, componente per componente.




I DIFFUSORI


Cominciamo dalla componente più nota, quella che forse identifica più di ogni altra la presenza di un impianto di riproduzione audio: naturalmente mi riferisco ai diffusori, le famose "casse". Di diverse forme e dimensioni, sono però tutti accomunati dalla loro peculiare funzione, quella di diffondere il segnale acustico inviato dall'amplificatore. Per fare questo i diffusori sono dotati di particolari strumenti, detti woofer, inseriti in un mobile, la cui forma non è mai lasciata al caso, con funzione di sostegno e in certi casi anche di cassa armonica. Eccoli qui, il diffusore, in questo caso un ottimo B&W CM7, ed un woofer preso singolarmente:

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Come appare evidente dall'immagine a sinistra un diffusore, nella maggior parte dei casi, non è composto da un singolo woofer, ma da due o più, a seconda delle caratteristiche volute dal produttore. Questa caratteristica non è casuale, ma risponde ad una chiara esigenza di qualità della riproduzione. Ad ogni singolo woofer, infatti, viene distribuita una fascia determinata di frequenze da riprodurre liberando di conseguenza gli altri da quella incombenza. Ciò è possibile grazie ad un apparecchio elettronico, detto crossover, più o meno raffinato a seconda della qualità generale del prodotto, inserito all'interno del mobile ed al quale viene affidato il compito di "tagliare" le frequenze che verrano poi smistate ai diversi woofer disponibili, collegati proprio al crossover.

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Normalmente possiamo distinguere tre categorie principali di woofer a seconda delle più diffuse scelte produttive in questo ambito, studiate per ottenere un buon rapporto tra omogeneità sonora e carico di lavoro del singolo woofer (un'eccessiva divisione delle frequenze può essere dannosa se non appoggiata da componenti e costruzione di elevata qualità):

- il woofer, normalmente quello dei tre posto più in basso, al quale vengono affidate le basse frequenze (da 60 a 3000 Hz, ma non è una regola aurea), fino alla soglia in cui subentra il lavoro del subwoofer (componente separato e non indispensabile in ambito stereo contrariamente che in quello home theatre) attraverso un apposito taglio di frequenza deciso manualmente dall'utente via amplificatore;

- il midwoofer, come lascia intuire il nome, si occupa delle frequenze medie (indicativamente dai 3000 agli 8000 Hz);

- infine il tweeter (dall'inglese to tweet = cinguettare), caratteristicamente piccolo e "agile" per la riproduzione delle alte e altissime frequenze (dagli 8000 Hz in su). Nell'immagine della B&W CM7 è quello in cima circondato da una piastra metallica.

- spesso, oserei dire sempre, sarà possibile individuare nel mobile un foro di dimensione variabile, chiamato bass reflex, dalla funzione peculiare: incanala le frequenze più basse sfruttando le caratteristiche di cassa armonica del mobile e le diffonde per rafforzare la gamma bassa. Se mal implementato è la fonte principale di bassi sporchi e caotici.

Inutile sottolineare come il range di frequenza riproducibile, dalla più bassa alla più alta raggiungibile, dipende dalla qualità del componente e dalla sua integrazione nell'ottica d'insieme del diffusore, a cui bisogna aggiungere la qualità costruttiva generale e lo studio di ottimizzazione acustica svolto in sede di ricerca. Nella sostanza, per quanto attiene al woofer in quanto tale, più ne aumenta il diametro più questo sarà in grado di raggiungere frequenze basse, grazie alla mole superiore di aria che sarà in grado di spostare. Nella scelta del diffusore non è male fare affidamento anche a questo dato, senza però lasciarsi trarre in inganno ma valutando sempre il prodotto nel suo insieme (e ASCOLTANDOLO SEMPRE prima di mettere mano al portafoglio, se possibile).

Detto questo, però, non tutti i diffusori adottano una configurazione a tre woofer, la differenza consisterà nel maggiore o minore carico di frequenze affidate ad ogni singolo woofer; non commettete l'errore di considerare automaticamente peggiore una configurazione a woofer unico, per i motivi detti appena sopra un diffusore di questo tipo può essere anche significativamente migliore di un mediocre diffusore a tre vie. Oltretutto, idealmente, la diffusione concentrata in un unico punto aiuta a migliorare la scena sonora. Bisogna operare un bilanciamento tra i vari aspetti positivi e negativi di ogni possibile configurazione, per trovare la quadratura del cerchio. Da una parte un solo woofer potrebbe fare fatica a coprire in modo soddisfacente tutto il range di frequenze, dall'altro diversi woofer mal gestiti si allontaneranno dall'idea di fedeltà timbrica.

Un cenno veloce alla distinzione tra diffusore da scaffale e da pavimento: non mi sembra il caso di soffermarsi troppo su questo aspetto, vista la cristallina pregnanza di significato delle due definizioni. Il primo nasce per essere appoggiato su superfici ad altezza orecchio o fissato ad appositi stand da muro o da pavimento; il secondo trova la sua naturale collocazione a contatto diretto col pavimento. La differenza tra i due sta tipicamente nelle dimensioni e nella possibile preferenza di un diffusore da pavimento per la maggiore facilità con cui è in grado di raggiungere frequenze più basse e dare maggior corpo al suono grazie al maggior "peso" strutturale. Anche qui però possiamo individuare diffusori da scaffale o addirittura microdiffusori (mi sovvengono le B&W M1 o le Focal Dome) in grado di rivaleggiare e superare diffusori da pavimento di scarsa qualità d'insieme.

Alcuni dei dati più significativi che compaiono tra le specifiche tecniche di un diffusore sono quelli relativi alla frequenza e all'impedenza. La prima è indicata da due cifre distinte che rappresentano il range di frequenze coperto da quel determinato modello (es. 55 - 22000 hertz: il diffusore raggiunge basse frequenze fino a 55 hertz e alte frequenze fino a 22000 hertz); inutile dire che i produttori non di rado tendono a dichiarare cifre, soprattutto verso il basso, poi smentite da una rilevazione accurata con gli appositi strumenti. Con riferimento alla frequenza minima è buona norma aggiungere un valore in hertz che oscilli tra i 20 e i 30 hertz in più rispetto a quella dichiarata dalla casa. Per non parlare di alcuni diffusori, evidentemente di qualità scadente, che presentano dei veri e propri buchi di frequenza dovuti alla costruzione e alla tecnologia impiegata; il problema può essere rilevato solo grazie ad un ascolto preventivo e ad un orecchio un po', ma nemmeno troppo in alcuni casi eclatanti, allenato. Il primo esempio blasonato che mi viene in mente è quello di Bose, nota marca non troppo amata dagli appassionati di Hi-Fi; un impianto Bose può essere riconosciuto ad orecchio anche solo per l'eccessiva salita in frequenza del subwoofer costretto a sopperire la mancanza di basse frequenze (e medio/basse, anche 180 hertz a seconda dei casi) dei satelliti. Un buon subwoofer dovrebbe contenere verso il basso il proprio range di frequenze (idealmente in un massimo di 70 hertz), così da non poterne individuare la posizione nello spazio per evitare di rovinarne l'effetto avvolgente; se le frequenze salgono la spazialità del subwoofer si palesa vanificandone l'effetto.

L'impedenza consiste invece in un valore espresso in ohm (normalmente 2, 4 o 8 ohm, nella maggior parte dei casi 4 o 8) la cui rilevanza viene in gioco al momento dell'accostamento del diffusore all'amplificatore che andrà ad alimentarlo. Senza scendere in dettagli fisici e mantenendosi su un piano più pratico possiamo dire che più il dato dell'impedenza è alto meno l'amplificatore incontrerà resistenza nel veicolare l'audio al diffusore. Ogni amplificatore dovrebbe indicare, tra le specifiche e nella zona in cui andranno collegati i diffusori, il valore consigliato di impedenza dei diffusori. Se un amplificatore indicherà un'impedenza consigliata di 8 ohm sarà preferibile non collegare diffusori la cui impedenza sia di 4 ohm; al contrario un amplificatore in grado di pilotare diffusori a 4 ohm sarà in grado di veicolare senza problemi questi e anche altri diffusori la cui impedenza dovesse essere più elevata (6, 8, 16 ohm, etc.). Sostanzialmente la differenza su questo versante viene fatta dall'alimentazione del nostro amplificatore: un buon alimentatore (magari toroidale, ma occhio ai prezzi) sarà in grado di sopportare carichi più bassi e fornire corrente più "robusta". Una cattiva alimentazione farà scattare facilmente i dispositivi di sicurezza e blocco dell'amplificazione in caso di contrasto tra diffusore e amplificatore, situazione tipica delle soluzioni entry level (non per questo da scartare, basta effettuare una scelta oculata dei diffusori che siano facilmente pilotabili).

Resta da vedere come dovranno collegarsi i diffusori all'amplificatore. La soluzione standard consiste in due (o quattro) morsetti che dovranno mantenere a contatto con le proprie parti metalliche un appostio cavo di potenza, il cui compito è di trasportare la corrente precedentemente processata dall'amplificatore.




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A sinistra possiamo vedere dei morsetti a vite che necessitano di essere svitati parzialmente per consentire l'accesso alla cavità in cui andrà inserita la terminazione in rame del cavo di potenza, appositamente "spellato" negli ultimi due centimetri circa, possibilmente avvitata su sé stessa per aumentare i contatti tra i diversi fili di rame. Nei diffusori di fascia bassa la soluzione adottata può essere quella di morsetti a molla che bloccano automaticamente il cavo ma in maniera meno tenace. Nella quasi totalità dei morsetti a vite il cavo può essere inserito anche tramite apposite terminazioni che rendono la superficie di contatto più sicura, si tratta di connettori che possono essere a banana o a forcella, in entrambi i casi il processo di avvitamento del cavo ferrà effettuato su di questi che andranno a collegarsi rispettivamente in un buco sulla cima del morsetto o alla base dello stesso che andrà poi avvitato.




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Per quanto attiene infine alla disposizione dei vari diffusori nelle due tipologie di impianto conviene affidarsi, per chiarezza, a queste due rappresentazioni schematiche:




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Non c'è molto da dire a riguardo. Un impianto stereo si compone di due soli diffusori, posti alla stessa distanza rispetto all'ascoltatore e orientati verso lo stesso. L'utilizzo di un subwoofer è facoltativo e anzi fortemente sconsigliato dai puristi del genere. Più complicata la disposizione dei diffusori in una soluzione home thatre, in cui peraltro l'utilizzo di un subwoofer è caldamente consigliato, così come consigliato è il suo posizionamento tra i due diffusori frontali, gli unici davvero necessari (ma ovviamente non sufficienti) anche in questa configurazione. Un consiglio che si sente ripetere spesso e che mi sento di condividere è questo: sempre meglio avere buoni componenti un po' alla volta piuttosto che tutto e subito ma di qualità deteriore. Quindi se le finanze non permettono altro (come nel mio caso, infatti mi comportai così) la scelta ideale è quella di comporre il proprio impianto un po' alla volta: prima i due diffusori frontali, poi il subwoofer, in un terzo momento il centrale ed infine i vari surround (normalmente due, dato che i surround back richiedeno ulteriori elevate difficoltà di posizionamento a fronte di uno scarso utilizzo). Non ci sono problemi, quindi, ad accendere il proprio amplificatore con un numero di diffusori collegati inferiore alla tradizionale composizione multicanale home theatre (l'importante è che ci siano almeno i dure frontali!).






L'AMPLIFICAZIONE


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Due amplificatori integrati: a sinistra un due canali, cuore di un impianto stereo, a destra un sintoamplificatore votato principalmente all'home theatre, ma che non disdegna un po' di buona musica di tanto in tanto. Vedremo come la sezione di amplificazione possa essere più articolata, tuttavia con un assai probabile e consistente incremento dei prezzi. Quando sentite parlare di SINTOamplificatore si tratta semplicemente dello stesso apparecchio dotato ANCHE di sintonizzatore radio AM/FM.




Passiamo ora a quello che può essere definito il cuore di una catena di riproduzione audio (e video), intorno a cui si sviluppano gli altri componenti per formare un sistema in grado di soddisfare i diversi gusti di ognuno. Sto parlando dell'amplificatore. Non si deve essere laureati in fisica per intuire, deducendolo dal termine stesso, il ruolo di questo componente all'interno del proprio impianto: si tratta di un'elettronica in grado di ricevere il segnale da una sorgente esterna (per esempio un lettore CD o DVD), veicolarlo attraverso le apposite sezioni di amplificazione presenti all'interno della macchina e infine inviarlo ai diffusori collegati alle relative uscite.

Diamo subito un'occhiata veloce all'interno di questi apparecchi:

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Magari l'avrete intuito da soli, ma se così non fosse vi dirò che a sinistra stiamo guardando un amplificatore multicanale mentre a destra uno stereo. La sostanza è la stessa, e infatti le aree che ho evidenziato con colori diversi, di cui ora spiegherò il significato, sono parte integrante di entrambe le soluzioni. Le parti segnate in giallo, distinguibili anche per la caratterisitica forma a "pettine", sono le sezioni di amplificazione vere e proprie, quelle che si occupano di trattare il segnale. Le zone verdi individuano nel complesso tutti i circuiti del sistema, che accolgono e distribuiscono il segnale amplificato gestendo tutti gli ingressi e le uscite audio e video (queste ultime solo in un amplificatore multicanale, naturalmente) a cui sono collegati. Infine le zone cerchiate di rosso rappresentano una parte molto importante di questa elettronica: il trasformatore, dalla cui qualità dipende il maggiore o minor grado di resistenza allo "stress da utilizzo" del nostro apparecchio. In particolare possiamo notare come nei due casi questo componente risulti diverso: a sinistra è una sorta di cubo mentre a destra un cilindro bucato in centro. Il primo è un classico trasformatore a lamelle, la soluzione più impiegata in sistemi di fascia bassa, medio/bassa, media e spesso anche medio/alta. Il secondo è un trasformatore toroidale, caratterizzato da un'efficienza ed un'affidiabilità superiori, montato abitualmente in sistemi di fascia alta e High-end.

Dalle due immagini è evidente come lo stereo risulti più vuoto e scarno rispetto al multicanale, qualcuno potrebbe essere portato a pensare che questo derivi solo dal minor numero di canali gestiti. In realtà questo aspetto della questione incide solo marginalmente sulla struttura interna di elettroniche di questo tipo, il vero dato che si può ricavare guardando "sotto la pelle" di un amplificatore riguarda la qualità della macchina almeno dal punto di vista strutturale, costruttivo e di componentistica impiegata (per la qualità di riproduzione non si può chiaramente prescindere da un ascolto). Non a caso nell'immagine di destra ci troviamo di fronte ad una macchina di fascia bassa, vediamo un'immagine di un prodotto simile ma di fascia ben più elevata:



L'immagine è cliccabile.

Si può notare da subito una maggiore qualità che si traduce in un senso di solidità e affidabilità generale. Il discorso però va bene solo se non spinto fino alle sue estreme conseguenze: una buona qualità costruttiva è un punto a favore per un possibile acquisto, ma non si traduce automaticamente in una resa sonora di riferimento. Allo stesso modo alcune case, anche blasonate, che trascurano un po' l'ordine in favore di buoni componenti e grande interazione tra gli stessi non devono essere trascurate per il solo motivo di non creare macchine belle da vedere una volta tolto il coperchio. Del resto sarebbe fatto per rimanere chiuso, anche per ovvi motivi di garanzia. Oltretutto, per rendere molti apparecchi, ottimi sul piano della resa sonora, accessibili al maggior numero di utenti, si cerca pur sempre di abbattere i costi di produzione.

Visto l'interno l'attenzione si può ora spostare sul lato più "caldo" dell'amplificatore, e ovviamente mi riferisco a quello posteriore. La cosa migliore da fare è aiutarci da subito con un'immagine:



L'immagine è cliccabile.




Quello che vedete è il retro di un amplificatore multicanale, sembra molto confuso e caotico ma in realtà segue uno schema preciso che, salvo modifiche riguardanti la posizione dei connettori, si ripete sonstanzialmente invariato per ogni marca e modello. Cominciamo dalle cose semplici: in basso a destra, segnato in azzurro, vediamo il connettore femmina per il cavo di alimentazione. Questo modello, di fascia media, adotta la soluzione a cavo estraibile, altri, di fascia più bassa, non permettono lo scollegamento dal lato dell'amplificatore, con i dovuti disagi in caso di necessaria sostituzione del solo cavo di alimentazione. In alto a sinistra invece, segnati in viola, si trovano i due ingressi per le antenne radio rispettivamente FM e AM, solitamente in dotazione con il sintoamplificatore. Altra sezione abbastanza intuitiva è quella evidenziata in rosso e posizionata in basso: si tratta della zona dedicata al collegamento dei vari diffusori, indicati a coppie (ad eccezione del singolo canale centrale) e con la dicitura "left" e "right" da valutare rispetto alla nostra posizione nel momento in cui guardiamo lo schermo di proiezione. Come detto in precedenza non tutti i connettori devono essere occupati perché l'amplificatore faccia il suo dovere, quelli davvero indispensabili sono i due frontali, gli altri possono essere aggiunti anche col tempo e temporaneamente esclusi attraverso una selezione da menù (se mancano i soli surround) o l'impostazione della modalità stereo (se dovesse mancare anche il canale centrale). Ricordate di fare attenzione affinché la polarità con cui collegate i cavi dal sinto ai diffusori venga rispettata (nero con nero e bianco, rosso o colorato con rosso), in caso contrario è probabile che il primo entri in modalità di protezione se sottoposto a stress eccessivo. In ogni caso la dinamica dell'audio sarà pessima quindi l'errore dovrebbe essere percepibile anche ad orecchio.

Spostiamo ora lo sguardo sulla zona delle uscite pre (PRE OUT) segnate in arancione. Possiamo subito notare che ognuna delle otto uscite è indicata col nome di uno dei diffuori eventualmente in nostro possesso: la particolarità di queste uscite consiste nel permettere di collegare degli amplificatori separati (cc.dd. finali), facendo funzionare il nostro sinto solo per la parte di gestione e smistamento dei vari segnali, escludendo le funzionalità di pura amplificazione dei diffusori. Il nostro sintoamplificatore si trasforma quindi in un (sinto)preamplificatore, che dovrà essere completato da un finale o addirittura più finali a seconda di quanti se ne vogliano usare. Chiaramente i diffusori andranno collegati ai morsetti dei finali e non più a quelli del sinto di cui abbiamo appena parlato. In uno scenario, non molto plausibile in impianti ordinari, si potrebbe arrivare ad avere otto finali monofonici ciascuno predisposto a pilotare un solo diffusore. Se vi state chiedendo quale sia l'utilità di tutto questo la risposta è in sostanza un variabile incremento della qualità audio, a fronte però di spese significativamente superiori. La scelta di utilizzare queste uscite è del tutto opzionale, addirittura molti modelli di fascia medio-bassa ne sono sprovvisti, con la sola eccezione dell'uscita pre subwoofer. Il sub infatti sarà (in pratica) sempre attivo, dotato cioè di un proprio amplificatore integrato. In questo caso quindi con il nostro cavo di segnale collegheremo l'uscita pre del sinto all'ingresso apposito sul pannello di collegamento del subwoofer che verrà poi gestito dal primo.
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Un amplificatore finale multicanale (non ha tasti oltre a quello di accensione, come vedete) e un cavo di segnale con cui effettuare il collegamento alle uscite pre del sintoamplificatore.

Tornando al nostro pannello posteriore è necessario trattare congiuntamente due ampi settori, posizionati sulla parte alta dell'immagine, in quanto funzionalmente collegati tra loro. Le aree contrassegnate in verde e in bianco, infatti, individuano rispettivamente gli ingressi sul versante audio e quelli sul versante video. In parole povere se volessimo collegare un lettore DVD con il classico cavo RCA giallo, bianco e rosso dovremmo comportarci in questo modo: i due cavi audio (bianco e rosso, indice di un segnale stereo) andranno collegati all'ingresso DVD del settore verde, mentra il cavo che veicola il video (giallo) andrà collegato all'ingresso DVD del settore bianco. Dopodiché, per il solo lato video, dovremo premurarci di tracciare un cavo di segnale dall'uscita MONITOR, sempre gialla in questo caso, fino ad uno degli ingressi del nostro televisore, che su un solo canale sarà così in grado di visualizzare più sorgenti a seconda di quale andremo a selezionare con il telecomando del sintoamplificatore. È facile individuare il tutto grazie al classico schema di colori e alle etichettature stampate sul pannello posteriore; a proposito di queste ultime è inutile dire che servono solo per individuare correttamente la combinazione di ingressi da utilizzare, ma nulla vieterebbe di collegare il lettore DVD agli ingressi TV. L'importante è che la stessa sorgente venga collegata agli ingressi contrassegnati dallo stesso nome, altrimenti una volta selezionata la sorgente dal telecomando (ad esempio DVD) il rischio sarebbe quello di sentire solo l'audio senza vedere il video o viceversa. Nulla vieta comunque di collegare il video direttamente al televisore e il solo audio all'amplificatore (i tanti ingressi video sono più che altro comodi per gestire tante sorgenti avendo a disposizione un televisore con pochi ingressi); in questo caso da televisore selezioneremo il canale desiderato e la selezione col telecomando del sinto servirà solo a sincronizzare l'audio. Identico discorso vale anche per gli ingressi e le uscite S-Video e Component che si differenziano solo per il tipo di cavo video rispetto al classico cavo RCA giallo.

Discorso diverso meritano gli ingressi digitali all'estrema destra del settore verde. A differenza degli ingressi RCA bianchi e rossi, capaci di veicolare solo audio in stereo, questi (ottico o coassiale che sia) possono portare anche all'ascolto di tracce multicanale (non in alta definizione, però) con un solo semplice cavo da collegare sempre tra la nostra sorgente (es. lettore DVD) e uno dei nostri ingressi digitali. Altro modo per ricevere tracce multicanale, anche in alta definizione questa volta (senza però la comodità dell'HDMI), consiste nell'ormai sempre più rara soluzione posta all'estrema sinistra del settore verde, denominata 7.1CH INPUT; questa marea di ingressi analogici dev'essere collegata cavo per cavo (fino a otto cavi RCA!) alle uscite, se esistenti, poste su una delle nostre sorgenti. Soluzione molto scomoda ma indispensabile per chi non voglia perdere la possibilità di godere delle tracce audio in alta definizione pur non disponendo di un amplificatore dotato di ingressi e uscite HDMI.

E proprio la sezione HDMI è l'ultima rimasta da esaminare, circondata da un riquadro rosa. Come forse già saprete la peculiarità di questa connessione digitale è quella di essere in grado di veicolare audio e video contemporaneamente con un solo cavo, rendendo quasi inutili tutti i discorsi fatti nelle ultime righe. Condizione per usufruirne è ovviamente la disponibilità di una sorgente e di un televisore dotati rispettivamente di almeno un'uscita e un ingresso HDMI. Per il resto il funzionamento è molto semplice: dalla sorgente si collega il cavo ad un ingresso del sinto e dall'uscita di questo (raramente ce ne sono due, se sono di fascia medio-alta) un altro cavo diretto all'ingresso del televisore. Fatto questo sarà solo questione di sintonizzarsi sulla sorgente collegata, sia esse un lettore DVD, Blu-ray o una console, con la comodità di avere tre sorgenti collegate al televisore attraverso un solo cavo HDMI. Alcuni amplificatori sono dotati di funzione pass-through, quindi lasciano passare il segnale anche da spenti permettendo di usare le sorgenti anche con il solo televisore in funzione, altri invece non permettono di farlo e necessitano di essere accesi. Altra annotazione importante riguarda il tipo di connessione HDMI: alcuni sinto (di fascia bassa, essenzialmente) hanno la funzione di HDMI switcher (normalmente si parla invece di HDMI repeater), utile solo per collegare più sorgenti ma non in grado di veicolare l'audio. Fate attenzione a questa cosa in fase di acquisto di prodotti a prezzi sospetti, perché il rischio è quello di dover provvedere ad una connessione audio separata con uno dei metodi visti nel paragrafo precedente (analogica o digitale).

Finita questa lunga analisi del pannello posteriore di un sintoamplificatore multicanale (visto dalla giusta prospettiva quello che può sembrare un gran disordine ha in realtà uno schema ben preciso) quello che resta da fare è dare un'occhiata anche al retro di "uno stereo". Sarà una cosa rapida, soprattutto perché dopo aver conosciuto il suo cugino più complicato abbiamo già familiarità con le varie funzioni.



L'immagine è cliccabile.

Da destra verso sinistra possiamo vedere:

- un pulsante generale di accensione e spegnimento;

- il connettore del cavo di alimentazione;

- i morsetti per i diffusori destro e sinistro;

- le uscite pre a cui collegare opzionalmente degli amplificatori finali;

- sei ingressi per altrettante sorgenti (lettore CD, MC, sintonizzatore radio, etc.) di cui l'ultima dedicata ad un giradischi;

Non tutti gli amplificatori stereo sono dotati di ingresso PHONO per il collegamento di un giradischi; quelli che ne sono sprovvisti necessitano di un ulteriore "scatolotto", il PRE PHONO, che funge da ponte di collegamento tra il giradischi stesso e uno degli ingressi stereo di cui si dispone. Di questo apparecchio ne esistono parecchi modelli, di ogni marca e fascia di prezzo, dalle decine di euro alle migliaia (!). Come al solito è questione di compromessi, occhio alle recensioni, soprattutto sotto la voce qualità/prezzo, e questo è un discorso che vale per questo come in tutti gli altri componenti di un impianto che abbiamo visto fino ad ora. Recensioni, forum specializzati, consigli di utenti e ascolti con le proprie orecchie sono le armi di cui si dispone per spendere al meglio i propri soldi, evitando di buttarli.

 
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Auricolari:

ipod-headphones_77761t.png



Mmmh... no. Lasciate stare, tempo perso, qualsiasi ricerca di qualità e fedeltà d'ascolto è inutile con questo tipo di cuffie (o, colloquialmente, "cuffiette" o "cuffiettine").

Il problema principale è il posizionamento, visto che è praticamente impossibile tenerle ferme e stabili al loro posto, ne consegue che saranno sempre "messe male", e inoltre non forniscono alcun isolamento dall'esterno. Questo spinge molti ad alzare a dismisura il volume del lettore, il che introduce spesso distorsione del segnale, fastidio a chi ci stà intorno, oltre alla possibilità di riportare gravi danni permanenti.

Volendo essere ottimisti il loro aspetto positivo è che costano molto poco, ma in linea di principio pagare per farsi del male non è una buona idea.

Auricolari in-ear:

sennheisercx30025mmearp.png



Dai, iniziamo a ragionare //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/sisi.gif

I principali aspetti positivi delle in-ear sono la comodità e l'isolamento: essendo tendenzialmente molto piccole si possono infilare in qualsiasi anfratto dello zaino/borsa (sempre con una certa cura ovviamente, non sono indistruttibili), e una volta indossate correttamente difficilmente si muoveranno dal vostro condotto uditivo. Per posizionarle al meglio, infatti, vanno letteralmente "incastrate" nell'orecchio: questo permette un ottimo isolamento dall'esterno, potendo quindi utilizzare un volume di ascolto medio o basso anche in ambienti ragionevolmente rumorosi, con grande sollievo dei vostri timpani.

Lo stesso posizionamento delle cuffie può però essere fonte di problemi: alcuni le trovano scomode (ma è solo questione di abitudine, garantito) e innaturali; mentre da un punto di vista oggettivo si può notare che il colore del suono che sentiamo può variare con piccole modifiche della posizione dell'auricolare, in particolare per quanto riguarda le basse frequenze. Vista infatti la dimensione minuscola del drive, in linea di principio i bassi vengono "amplificati" nel piccolo spazio tra timpano e auricolare: viene da sè che questa zona dello spettro difficilmente sarà precisa e impeccabile.

In conclusione quindi, acquistando delle in-ear avremo delle cuffie adatte all'uso itinerante, pratiche e comode, al prezzo di una fedeltà timbrica non sempre impeccabile, a meno di spendere cifre considerevoli.

Cuffie circumaurali:

3027_39055.png



Le circumaurali sono cuffie di dimensioni medie ben più generose rispetto a quelle auricolari o sovraurali; la loro caratteristica principale è che il padiglione andrà a poggiare sull'orecchio avvolgendolo completamente, senza premerlo in modo diretto (circumaurale dal latino "che circonda l'orecchio"). Grazie a questa conformazione questo tipo di cuffia è quello che di solito risulta più comodo anche per ascolti di lunga durata, e che grazie alla generosa dimensione dei drive permette, in linea di massima, una risposta in frequenza più ampia, una timbrica più corretta e una dinamica più accurata. Di questo tipo di cuffia ne esistono tre varianti: aperta, semiaperta e chiusa, che spiegheremo tra poco.

Cuffie sovraurali:

N000054871_t_01.png



Le cuffie sovraurali si pongono quale terza via tra le auricolari e le circumaurali nel tentativo di conciliare due aspetti distinti ma ugualmente importanti in un sistema di riproduzione potenzialmente "mobile": da un lato la fedeltà nella riproduzione sonora, fondamentale per un ascolto musicale di livello, caratteristica tipica delle cuffie circumaurali (in particolare quelle aperte); dall'altro lato la praticità delle cuffie auricolari per un utilizzo comodo anche al di fuori delle mura domestiche. Allo scopo di ottenere questo risultato la tecnologia sovraurale consente di produrre cuffie di medie dimensioni, mediante dei padiglioni che poggiano direttamente sull'orecchio, premendolo, anziché circondarlo completamente come succede con le circumaurali.

Anche qui i modelli si possono dividere in aperti, semiaperti e chiusi; valgono, come per le circumaurali, considerazioni che trovate poco sotto. La conseguenza più diretta della struttura delle sovraurali consiste nel rischio di avvertire un senso di maggior pressione sui padiglioni auricolari, che può portare ad un evidente affaticamento e disagio dopo sessioni di ascolto prolungate.

La gravità di questo inconveniente non è affatto scontata, dipende molto dal modello e dalla qualità della cuffia, quindi è inutile scartare a priori questa soluzione che, anzi, spesso può regalare piacevoli soddisfazioni.

Aperta, semi-aperta, chiusa:

Dalla prima andando verso l'ultima si indica un rispettivo incremento di isolamento acustico rispetto al mondo che ci circonda.

La struttura di una cuffia aperta ci consente di avere una riproduzione fedele di quello che stiamo ascoltando a scapito di uno scarso isolamento acustico.

Date queste caratteristiche, sono consigliate per un ascolto di tipo prettamente casalingo e non a caso sono le preferite dagli appassionati di Hi-Fi.

La tipologia di cuffia semiaperta cerca di combinare le esigenze di isolamento acustico e fedeltà sonora in un unico prodotto, combinazione che risulta davvero efficace solo in prodotti hi-end e quindi molto costosi

La cuffia chiusa ci consente un ascolto privo di interferenze esterne, ma con un suono che risulta spesso molto (a volte troppo) colorato rispetto alla fonte originale, sopratutto nel range dei bassi, che vengono naturalmente enfatizzati.

Sconsigliate per un ascolto in alta fedeltà, sono l'ideale per chi lavora in campo audio (studi di registrazione, etc... .)

In conclusione: la scelta va effettuata sostanzialmente in base ai propri gusti personali, possibilmente dopo un ascolto attento; in generale verrà preferito un auricolare in-ear oppure una sovraurale di piccole dimensioni se l'obiettivo primario è quello di effettuare ascolti "itineranti", anche solo per l'evidente ingombro e la scarsa praticità di una soluzione circumaurale, più indicate ad un uso casalingo o di studio.

Per dubbi sulla terminologia utilizzata, fate riferimento al nostro glossario.

_________________

A cura di charlesjudges, Audiosculpt e OniXenon.

Diamo finalmente il benvenuto al topic ufficiale per le cuffie da gaming, uno spazio dedicato alle fioccanti richieste che ora troveranno una ancor più efficace attenzione!

http://forum.spaziogames.it/board/showthread.php?t=411566

 
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Senza ulteriori indugi diamo finalmente il benvenuto alla discussione che molti di voi stavano aspettando, un topic dedicato interamente alle cuffie da gaming e a tutto quello che gravita intorno a questo affascinante argomento!

Abbiamo deciso di creare uno spazio dedicato alla luce delle numerose richieste e delle profonde differenze che separano due mondi apparentemente così simili: quelli delle cuffie stereo per ascolti musicali e di quelle dedicate invece ai nostri amati videogiochi. Si parla di prodotti ormai sempre più diffusi e all'avanguardia che stanno continuando la loro evoluzione verso una sempre più perfezionata ricerca del suono multicanale e di soluzioni che offrano il massimo comfort possibile per sostenere lunghe e intense sessioni di gioco, a cominciare dalla scelta ormai standard di non adottare cavi di sorta che possano rischiare di intralciare i movimenti dei più accaniti hardcore gamer. Apriamo le danze e diamo quindi il via alle richieste, nella speranza che con il tempo si possa creare un punto di riferimento per gli appassionati, in cui ognuno riesca a trovare senza fatica il prodotto più adatto alle proprie esigenze.

 
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che super guida....io mi leggo ogni mese af digitale per le ultime novità..

 

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Grazie. //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/laugh.png Sì, è una buona rivista e ne ho parecchi numeri anche se ora non la prendo più per questioni di spazio (//content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif); interessante perché cercano di trattare anche materiale dai prezzi più abbordabili senza ridursi ad essere una rivista Hi-end come succede spesso ad Audioreview (per dirne una: ricordo quando recensirono un pre phono da quattromila euro //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif). Tutto sommato ho sempre amato informarmi anche attraverso vari forum perché trovo che, soprattutto in questo campo, il feedback degli utenti, oltra alle varie recensioni (e soprattutto al proprio orecchio), sia molto utile.

 
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Grazie. //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/laugh.png Sì, è una buona rivista e ne ho parecchi numeri anche se ora non la prendo più per questioni di spazio (//content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif); interessante perché cercano di trattare anche materiale dai prezzi più abbordabili senza ridursi ad essere una rivista Hi-end come succede spesso ad Audioreview (per dirne una: ricordo quando recensirono un pre phono da quattromila euro //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif). Tutto sommato ho sempre amato informarmi anche attraverso vari forum perché trovo che, soprattutto in questo campo, il feedback degli utenti, oltra alle varie recensioni (e soprattutto al proprio orecchio), sia molto utile.
hai assolutamente ragione...le recensioni lasciano il tempo che trovano...si limitano a giudicare la qualità dei componenti..stessa cosa anche per le tv imho

 

Lele15120

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Ottima guida, complimenti //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/sisi.gif

 

charlesjudges

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Ringrazio tutti per i graditissimi complimenti. //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/laugh.png Per ogni dubbio generico sui temi trattati non esitate a fare domande, se invece foste interessati a comporre una vostra catena di riproduzione audio vi invito ad aprire un topic personale in cui potremo dedicarci esclusivamente ad ognuno di voi e alle vostre esigenze. //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/laugh.png

 

Vincent92

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Ragazzi io avrei da chiedervi una cosa, vorrei sapere se con un impianto stero della piooner 5:1, riesco a sentire i passi dei soldati in un call of duty, se lo attacco alla xbox attraverso il semplice cavo bianco e rosso come succede con le cuffie 5:1 della tritton ad esempio... Spero che sia la sezione giusta e che mi rispondiate al piu presto //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/winks.gif

 

charlesjudges

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Ragazzi io avrei da chiedervi una cosa, vorrei sapere se con un impianto stero della piooner 5:1, riesco a sentire i passi dei soldati in un call of duty, se lo attacco alla xbox attraverso il semplice cavo bianco e rosso come succede con le cuffie 5:1 della tritton ad esempio... Spero che sia la sezione giusta e che mi rispondiate al piu presto //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/winks.gif
Riesci a scrivermi il modello del tuo Pioneer, così guardo un po' le sue funzioni e ti rispondo con cognizione. Probabilmente quando dici "sentire i passi" ti riferisci alla possibilità di sentirli alle tue spalle, perché i passi di per sé li sentiresti anche con i diffusori integrati del televisore, peggio che con un impianto audio ovviamente: fanno parte della traccia sonora del resto. Il collegamento col cavo RCA (bianco e rosso) può essere processato e trasformato in un segnale 5.1 grazie alle opportune codifiche che ricostruiscono la scena sonora multicanale partendo da un segnale stereo (per es. il processore Dolby Pro Logic II, quando riceve audio a due canali, crea anche quello degli altri tre più il sub); il problema è che il tuo Pioneer dev'essere dotato di questa codifica. Oppure può essere la sorgente audio ad essere codificata direttamente in questo modo effettuando la creazione dei canali "virtuali" alla fonte (come avviene per alcuni giochi Wii, sempre con Dolby Pro Logic II). In ogni caso sono praticamente certo che il tuo impianto disponga di ingressi ottici che ti consentirebbero di sfruttare una traccia multicanale nativa collegando l'Xbox al Pioneer con un cavo TOSLINK. Attendo notizie più approfondite sul tuo sistema per poterti indicare con maggior precisione la strada più conveniente.

 
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e le valvole? D:

cmq bella guida! volevo chiderti una curioisità riguardante le potenze e i volumi, se io prendo un impianto di una certa potenza, esempio 400 watt, e poi in casa lo uso ad un volume che non arriva neanche a metà o un quarto della potenza finale, ha senso ricorrere ad impianti potentissimi? non sarebbe meglio avere impianti magari più contenuti tipo intorno agli 80watt? non si sfrutta meglio la dinamica?

 

charlesjudges

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e le valvole? D:cmq bella guida! volevo chiderti una curioisità riguardante le potenze e i volumi, se io prendo un impianto di una certa potenza, esempio 400 watt, e poi in casa lo uso ad un volume che non arriva neanche a metà o un quarto della potenza finale, ha senso ricorrere ad impianti potentissimi? non sarebbe meglio avere impianti magari più contenuti tipo intorno agli 80watt? non si sfrutta meglio la dinamica?
Adoro il suono delle valvole, ma sostanzialmente è un tipo di amplificazione usata da chi non ha bisogno di una guida (//content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif), oltre ad essere tendenzialmente più costose e pressoché inesistenti nel mercato mid-entry level. Ho pensato che una pretesa di esaustività in un campo così sconfinato come quello della riproduzione audio sarebbe stata addirittura presuntuosa da parte mia. //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/laugh.png

Per quanto riguarda la potenza non mi sembra il caso di aggiungere parole a quanto detto dal prode AudioSculpt nel bel topic da lui curato:

http://forum.spaziogames.it/board/showthread.php?t=301272

Ti basti sapere che 80W RMS è una potenza intollerabile in ambito domestico, io stesso, per non far venire mia madre e un'orda di vicini a lamentarsi, in camera mi aggiro su potenze che non raggiungono il watt. Bisogna poi tener conto che accanto alla potenza numerica un dato forse più significativo è quello della qualità di questa potenza. E qui le valvole mi vengono in soccorso, dato che proprio loro offrono un suono così bello e caldo (se di buona qualità a loro volta, ça va sans dire) pur fermandosi a potenze che spesso non raggiungono i 20W se spinte al massimo. Inutile dire che bastino e avanzino.

 

Vincent92

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Riesci a scrivermi il modello del tuo Pioneer, così guardo un po' le sue funzioni e ti rispondo con cognizione. Probabilmente quando dici "sentire i passi" ti riferisci alla possibilità di sentirli alle tue spalle, perché i passi di per sé li sentiresti anche con i diffusori integrati del televisore, peggio che con un impianto audio ovviamente: fanno parte della traccia sonora del resto. Il collegamento col cavo RCA (bianco e rosso) può essere processato e trasformato in un segnale 5.1 grazie alle opportune codifiche che ricostruiscono la scena sonora multicanale partendo da un segnale stereo (per es. il processore Dolby Pro Logic II, quando riceve audio a due canali, crea anche quello degli altri tre più il sub); il problema è che il tuo Pioneer dev'essere dotato di questa codifica. Oppure può essere la sorgente audio ad essere codificata direttamente in questo modo effettuando la creazione dei canali "virtuali" alla fonte (come avviene per alcuni giochi Wii, sempre con Dolby Pro Logic II). In ogni caso sono praticamente certo che il tuo impianto disponga di ingressi ottici che ti consentirebbero di sfruttare una traccia multicanale nativa collegando l'Xbox al Pioneer con un cavo TOSLINK. Attendo notizie più approfondite sul tuo sistema per poterti indicare con maggior precisione la strada più conveniente.
Purtroppo non ho ora ne la possibilita di farti una foto, e ne riesco a ricordarmi il modello.Pero ti posso garantire che non ha l' entrata ottica visto che e abbastanza vecchio...

 
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Adoro il suono delle valvole, ma sostanzialmente è un tipo di amplificazione usata da chi non ha bisogno di una guida (//content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif), oltre ad essere tendenzialmente più costose e pressoché inesistenti nel mercato mid-entry level. Ho pensato che una pretesa di esaustività in un campo così sconfinato come quello della riproduzione audio sarebbe stata addirittura presuntuosa da parte mia. //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/laugh.png
Per quanto riguarda la potenza non mi sembra il caso di aggiungere parole a quanto detto dal prode AudioSculpt nel bel topic da lui curato:

http://forum.spaziogames.it/board/showthread.php?t=301272

Ti basti sapere che 80W RMS è una potenza intollerabile in ambito domestico, io stesso, per non far venire mia madre e un'orda di vicini a lamentarsi, in camera mi aggiro su potenze che non raggiungono il watt. Bisogna poi tener conto che accanto alla potenza numerica un dato forse più significativo è quello della qualità di questa potenza. E qui le valvole mi vengono in soccorso, dato che proprio loro offrono un suono così bello e caldo (se di buona qualità a loro volta, ça va sans dire) pur fermandosi a potenze che spesso non raggiungono i 20W se spinte al massimo. Inutile dire che bastino e avanzino.
eh infatti! facendo un banale paragone fra casse merdose per pc, io avevo un 5.1 60watt, finalmente ho preso delle 2.1 20 watt e sono strafelice!!

mi è venuto in mente di costruire qualche kit di preamplificatore per cuffie valvolare, ma è difficile reperire a buon prezzo i trasformatori //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/sad.png

 

charlesjudges

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Purtroppo non ho ora ne la possibilita di farti una foto, e ne riesco a ricordarmi il modello.Pero ti posso garantire che non ha l' entrata ottica visto che e abbastanza vecchio...
Dunque, se è così vecchio da non avere un ingresso ottico (strano) sicuramente non avrà il Dolby Pro Logic II, non ricordo se ci fossero particolari codifiche a cui affidare una funzione simile in un passato non troppo recente, dovresti controllare sul manuale di istruzioni o anche solo sul fronte in cui solitamente vengono indicate le codifiche disponibili. In ogni caso quello che potrai sempre fare sarà collegare il classico cavo RCA bianco/rosso e utilizzare i diffusori in configurazione stereo, magari con l'ausilio del subwoofer (che in Call of Duty fidati fa la sua sporca figura), per un significativo incremento qualitativo rispetto ai diffusori integrati del televisore.

Edit: no, comunque scusa, ma se è un 5.1 e non ha ingressi ottici come veicoli di solito l'audio multicanale, in coassiale? Se e quando riesci cerca di dirmi il modello, così vediamo bene. //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/laugh.png

eh infatti! facendo un banale paragone fra casse merdose per pc, io avevo un 5.1 60watt, finalmente ho preso delle 2.1 20 watt e sono strafelice!!mi è venuto in mente di costruire qualche kit di preamplificatore per cuffie valvolare, ma è difficile reperire a buon prezzo i trasformatori //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/sad.png
Ah, ti diletti anche con il DIY? Bello, è una cosa in cui non mi sono mai avventurato per mancanza di tempo, più che altro. Posso immaginare che alcuni componenti arrivino a costare parecchio, mi immagino poi uno importante come il trasformatore. Intorno a quanto li trovi?

 
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Dunque, se è così vecchio da non avere un ingresso ottico (strano) sicuramente non avrà il Dolby Pro Logic II, non ricordo se ci fossero particolari codifiche a cui affidare una funzione simile in un passato non troppo recente, dovresti controllare sul manuale di istruzioni o anche solo sul fronte in cui solitamente vengono indicate le codifiche disponibili. In ogni caso quello che potrai sempre fare sarà collegare il classico cavo RCA bianco/rosso e utilizzare i diffusori in configurazione stereo, magari con l'ausilio del subwoofer (che in Call of Duty fidati fa la sua sporca figura), per un significativo incremento qualitativo rispetto ai diffusori integrati del televisore.
Edit: no, comunque scusa, ma se è un 5.1 e non ha ingressi ottici come veicoli di solito l'audio multicanale, in coassiale? Se e quando riesci cerca di dirmi il modello, così vediamo bene. //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/laugh.png

Ah, ti diletti anche con il DIY? Bello, è una cosa in cui non mi sono mai avventurato per mancanza di tempo, più che altro. Posso immaginare che alcuni componenti arrivino a costare parecchio, mi immagino poi uno importante come il trasformatore. Intorno a quanto li trovi?
abbastanza euri, il fatto è che ci vuole quello con un uscita supplementare a 12o 6.3 volt per accendere i filamenti //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/laugh.png poi magari sei così sfigato che per il progetto il tizio ha usato un trasformatore recuperato da chissà dove e allora saresti costretto ad ordinare trasformatori fatti su misura... vedi che bel casino

 

Vincent92

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Un' altra domanda nabba...le uscite per i diffusori sono universali, nel senso posso usare diffusori vecchi con amplificatori attuali(magari che hanno anche l' uscita digitale)

 

charlesjudges

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Un' altra domanda nabba...le uscite per i diffusori sono universali, nel senso posso usare diffusori vecchi con amplificatori attuali(magari che hanno anche l' uscita digitale)
Vai tranquillo, i diffusori si collegano da sempre con i morsetti di cui parlo nel post di apertura (siano essi a molla o a vite), ho delle B&W DM2000 degli anni '80 perfettamente funzionanti anche con un amplificatore comprato poco più di due anni fa.

 
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