Blackwind
Saliamo a bordo di un mech tutto italiano
Il Dottor Hawkins è un luminare della robotica, e viene presentato mentre illustra al figlio l’ultimo Battle Frame concepito, ossia un mech da guerra, al cui interno è presente una sofisticata IA, in grado di aiutare i piloti durante le varie operazioni. Il tutto sembra procedere normalmente, fino a quando un improvviso attacco alla nave costringe il Dott. Hawkins a chiudere James all’interno del sopracitato Battle Frame e ad eiettarlo su Medusa-42, in modo da salvarlo dalla catastrofe.
Una volta terminata la sequenza, si verrà immediatamente immersi nel gameplay, realizzando che il pianeta è tutt’altro che tranquillo: vi è infatti in corso una sanguinosa battaglia tra la razza umana ed i Raknos, una specie aliena che intende conquistare Medusa-42. James sarà quindi chiamato a farsi strada a suon di laser e missili, per ritrovare il padre e cercare una soluzione al conflitto.
Sebbene il plot non sia particolarmente originale, è da dire che bene si incastra con le vicende che andremo ad affrontare, in quanto offre il giusto pretesto per “menare le mani” durante la decina di ore necessarie per arrivare ai titoli di coda.
Dal punto di vista del gameplay, Blackwind si annovera tra gli shooter isometrici con componenti hack & slash, e quindi fa del dinamismo nei combattimenti il suo punto focale. Tra le abilità offensive del mech avremo, oltre ai classici attacchi corpo a corpo tramite lame energetiche, proiettili laser (la cui mira è affidata allo stick analogico destro) ed una serie di poteri speciali come missili a ricerca ed onde d’urto, attivabili utilizzando una specifica barra ricaricabile presente sull’HUD, al di sotto di quella vitale. A completamento delle mosse, troviamo poi la parata, lo scatto, ed una modalità “berserk”, grazie alla quale diverremo temporaneamente più veloci e performanti negli attacchi.
E’ presente inoltre una modalità cooperativa, unicamente in locale, dove il secondo giocatore andrà a pilotare il drone posto sul retro del Battle Frame, fornendo supporto diretto durante le fasi di scontro (ovviamente il drone è impiegabile anche in single player, dato che alcune sezioni lo richiedono necessariamente per poter procedere).
Ovviamente i ragazzi di Drakkar hanno previsto un corollario di abilità e potenziamenti acquistabili grazie a dei punti “esperienza” ottenibili dopo la sconfitta di un nemico o la distruzione di elementi di scenario (sotto forma di sfere blu). Questa ramificazione permette una minima personalizzazione dello stile di combattimento, che è in grado di plasmarsi, nel limite delle possibilità, alle scelte del giocatore. È altrettanto vero affermare che, nella maggior parte dei casi, ci si troverà ad utilizzare sempre il normale attacco corpo a corpo ed i proiettili laser per risolvere i vari scontri.
I combattimenti ed il gunplay sono infatti il piatto forte di Blackwind, in quanto ogni confronto con i nemici genera un’azione intensa e coinvolgente, in grado di soddisfare il palato del giocatore anche in termini di difficoltà, grazie ai tre livelli di sfida presenti.
Per quanto riguarda il level design, Blackwind mostra invece il suo lato meno rifinito e curato. L’avventura di James ci porterà ad esplorare, semplificando, due tipi di aree: una esterna, contraddistinta da diversi biomi come montagne, deserti, foreste, etc., ed una interna, caratterizzata da laboratori e centri di ricerca in cui ci si muoverà, fondamentalmente, tramite dei corridoi che collegano le varie stanze.
In questo ultimo ambito, durante i combattimenti, risulterà molto facile incastrarsi nei vari elementi di scenario (scrivanie, armadietti, etc.), il che esporrà inevitabilmente ai colpi nemici e ad un leggero senso di frustrazione. Anche la telecamera risulta essere un fattore che spesso gioca contro all’interazione da parte dell’utente: capiterà sovente che questa si fermi sopra ad un ostacolo, occludendo la visuale del protagonista e rallentando di molto il ritmo di gioco.
Vi è poi da segnalare una sorta di ripetitività di fondo degli obiettivi da portare a termine per proseguire nella campagna: nella quasi totalità delle situazioni, saremo infatti chiamati a raggiungere un’area, ripulirla dai nemici, ottenere delle chiavi per aprire delle porte, uscire e ripartire daccapo con una diversa destinazione (talvolta non semplice da raggiungere, data la mancanza della mappa nelle aree esterne, al contrario di quelle interne dove sarà presente un comodo radar nella parte inferiore destra dello schermo).
I ragazzi di Drakkar, per cercare comunque di dare un po’ più di varietà nel gameplay, hanno deciso di inserire alcune fasi platform, purtroppo spesso non riuscitissime: il Battle Frame risulta impreciso nei salti, e questo porta a capire con molta difficoltà quale sarà il corretto punto di atterraggio durante un salto od una planata, con conseguente caduta e necessità di ripartire dal principio.
Infine, per quanto concerne il lato tecnico, Blackwind presenta un’ottima stabilità in termini di framerate (che raggiunge e mantiene senza troppi problemi i 60 fps) e con un dettaglio grafico più che buono, grazie anche ad un sapiente uso degli effetti particellari. Un po’ sottotono il reparto audio, con musiche tutt’altro che memorabili e che risultano abbastanza noiose sul medio periodo. Non aiutano nemmeno i (pochi) dialoghi di James e dell’IA durante i combattimenti; essi ripetono infatti di continuo le stesse frasi, al punto da generare addirittura del fastidio all’ascolto.
+ Combattimenti divertenti ed intensi
+ Sistema di potenziamento e personalizzazione ben rifinito
+ Illustrazioni e comprato grafico di buon livello
+ Buona longevità...
- ... anche se porta ad una ripetitività preso avvertibile
- Level design rivedibile
- La telecamera spesso è un nemico aggiunto
- Le fasi platform si potevano evitare
Blackwind è un prodotto che vive di luci ed ombre. Risulta piacevole grazie ai numerosi e ben realizzati combattimenti, che riescono a coinvolgere ed appagare il giocatore; trasmette inoltre un sano divertimento e senso di progressione, soprattutto mano a mano che si completa il vario albero delle abilità. Il prezzo da pagare è però un level design confusionario, una sensazione di ripetitività nelle meccaniche, un comparto audio mediocre, ed una componente platform assolutamente da rivedere. Indubbiamente i ragazzi di Drakkar hanno intrapreso una strada potenzialmente vincente, ma sono ancora molti gli aspetti da migliorare per portare un’esperienza godibile a 360 gradi.
VOTO: 6,5
Saliamo a bordo di un mech tutto italiano
Se ognuno di noi (con almeno un quarto di secolo sulla carta d’identità) facesse un salto mentale indietro nel tempo, fino a raggiungere la propria fanciullezza, non avrebbe alcuna difficoltà a ricordare, con piacere e nostalgia, quegli imponenti robot giganti che animavano gli spensierati pomeriggi dopo la scuola. Ebbene, questa bellissima alchimia tra teenager e nech, è stata la pietra angolare anche del nuovo progetto di Drakkar Dev, studio italiano con base a Catania.
Blackwind rappresenta infatti un titolo d’azione in salsa sci-fi con visuale isometrica, nel quale vestiremo i panni del giovane James Hawkins. Nel filmato introduttivo, contraddistinto da illustrazioni eccelse e ben realizzate anche in termini di animazioni, vedremo il nostro protagonista a bordo della nave spaziale Pandora in compagnia del padre, entrambi in viaggio verso il pianeta colonia Medusa-42.
Il Dottor Hawkins è un luminare della robotica, e viene presentato mentre illustra al figlio l’ultimo Battle Frame concepito, ossia un mech da guerra, al cui interno è presente una sofisticata IA, in grado di aiutare i piloti durante le varie operazioni. Il tutto sembra procedere normalmente, fino a quando un improvviso attacco alla nave costringe il Dott. Hawkins a chiudere James all’interno del sopracitato Battle Frame e ad eiettarlo su Medusa-42, in modo da salvarlo dalla catastrofe.
Una volta terminata la sequenza, si verrà immediatamente immersi nel gameplay, realizzando che il pianeta è tutt’altro che tranquillo: vi è infatti in corso una sanguinosa battaglia tra la razza umana ed i Raknos, una specie aliena che intende conquistare Medusa-42. James sarà quindi chiamato a farsi strada a suon di laser e missili, per ritrovare il padre e cercare una soluzione al conflitto.
Sebbene il plot non sia particolarmente originale, è da dire che bene si incastra con le vicende che andremo ad affrontare, in quanto offre il giusto pretesto per “menare le mani” durante la decina di ore necessarie per arrivare ai titoli di coda.
Dal punto di vista del gameplay, Blackwind si annovera tra gli shooter isometrici con componenti hack & slash, e quindi fa del dinamismo nei combattimenti il suo punto focale. Tra le abilità offensive del mech avremo, oltre ai classici attacchi corpo a corpo tramite lame energetiche, proiettili laser (la cui mira è affidata allo stick analogico destro) ed una serie di poteri speciali come missili a ricerca ed onde d’urto, attivabili utilizzando una specifica barra ricaricabile presente sull’HUD, al di sotto di quella vitale. A completamento delle mosse, troviamo poi la parata, lo scatto, ed una modalità “berserk”, grazie alla quale diverremo temporaneamente più veloci e performanti negli attacchi.
E’ presente inoltre una modalità cooperativa, unicamente in locale, dove il secondo giocatore andrà a pilotare il drone posto sul retro del Battle Frame, fornendo supporto diretto durante le fasi di scontro (ovviamente il drone è impiegabile anche in single player, dato che alcune sezioni lo richiedono necessariamente per poter procedere).
I combattimenti ed il gunplay sono infatti il piatto forte di Blackwind, in quanto ogni confronto con i nemici genera un’azione intensa e coinvolgente, in grado di soddisfare il palato del giocatore anche in termini di difficoltà, grazie ai tre livelli di sfida presenti.
Per quanto riguarda il level design, Blackwind mostra invece il suo lato meno rifinito e curato. L’avventura di James ci porterà ad esplorare, semplificando, due tipi di aree: una esterna, contraddistinta da diversi biomi come montagne, deserti, foreste, etc., ed una interna, caratterizzata da laboratori e centri di ricerca in cui ci si muoverà, fondamentalmente, tramite dei corridoi che collegano le varie stanze.
In questo ultimo ambito, durante i combattimenti, risulterà molto facile incastrarsi nei vari elementi di scenario (scrivanie, armadietti, etc.), il che esporrà inevitabilmente ai colpi nemici e ad un leggero senso di frustrazione. Anche la telecamera risulta essere un fattore che spesso gioca contro all’interazione da parte dell’utente: capiterà sovente che questa si fermi sopra ad un ostacolo, occludendo la visuale del protagonista e rallentando di molto il ritmo di gioco.
Vi è poi da segnalare una sorta di ripetitività di fondo degli obiettivi da portare a termine per proseguire nella campagna: nella quasi totalità delle situazioni, saremo infatti chiamati a raggiungere un’area, ripulirla dai nemici, ottenere delle chiavi per aprire delle porte, uscire e ripartire daccapo con una diversa destinazione (talvolta non semplice da raggiungere, data la mancanza della mappa nelle aree esterne, al contrario di quelle interne dove sarà presente un comodo radar nella parte inferiore destra dello schermo).
I ragazzi di Drakkar, per cercare comunque di dare un po’ più di varietà nel gameplay, hanno deciso di inserire alcune fasi platform, purtroppo spesso non riuscitissime: il Battle Frame risulta impreciso nei salti, e questo porta a capire con molta difficoltà quale sarà il corretto punto di atterraggio durante un salto od una planata, con conseguente caduta e necessità di ripartire dal principio.
Infine, per quanto concerne il lato tecnico, Blackwind presenta un’ottima stabilità in termini di framerate (che raggiunge e mantiene senza troppi problemi i 60 fps) e con un dettaglio grafico più che buono, grazie anche ad un sapiente uso degli effetti particellari. Un po’ sottotono il reparto audio, con musiche tutt’altro che memorabili e che risultano abbastanza noiose sul medio periodo. Non aiutano nemmeno i (pochi) dialoghi di James e dell’IA durante i combattimenti; essi ripetono infatti di continuo le stesse frasi, al punto da generare addirittura del fastidio all’ascolto.
+ Combattimenti divertenti ed intensi
+ Sistema di potenziamento e personalizzazione ben rifinito
+ Illustrazioni e comprato grafico di buon livello
+ Buona longevità...
- ... anche se porta ad una ripetitività preso avvertibile
- Level design rivedibile
- La telecamera spesso è un nemico aggiunto
- Le fasi platform si potevano evitare
VOTO: 6,5