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TestaMatta89

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Titolo: Drive My Car

Genre: Dramma

Director: Ryusuke Hamaguchi

Cast: Hidetoshi Nishijima, Toko Miura, Masaki Okada, Reika Kirishima, Park Yu-rim, Jin Dae-yeon, Sonia Yuan, Ahn Hwi-tae, Perry Dizon, Satoko Abe, Hiroko Matsuda, Toshiaki Inomata, Takako Yamamura, Ryo Iwase, Faisal Anwar, Kamal Zharif, Massimo Biondi, Shoichiro Tanigawa

Release: 2021-08-18

Runtime: 179

Plot: Sebbene non sia ancora in grado di riprendersi dalla scomparsa della moglie, l'attore e regista teatrale Yusuke Kafusu accetta di mettere in scena Zio Vanja a un festival di Hiroshima. Qui, conosce Misaki, una giovane riservata che le è stata assegnata come autista. Nel corso dei loro spostamenti, la crescente sincerità delle loro conversazioni costringe entrambi ad affrontare il loro passato.

 
L'ho visto.
Sinceramente mi ha deluso, era stato pompato come se fosse un capolavoro, ma a conti fatti è un bel film e nulla più, con tanti, tantissimi difetti per quanto mi riguarda.
Alcune scene sono molto belle, in particolare quelle teatrali e metafilmiche-metateatrali, come quella
delle due attrici nel parco che "entrano totalmente nella parte" e riescono finalmente ad esprimere emozioni vere.
Altre scene ben strutturate che mi vengono in mente sono quella
in cui il protagonista scopre il tradimento della moglie dallo specchio di casa ed esce lentamente dall'appartamento. Un'altra scena interessante è quando l'attore playboy si assenta dalla scena, per poi tornare poco dopo, facendo capire di aver pestato il curioso col cellulare.
Sicuramente è un film ben messo in scena e tecnicamente solido, con delle idee interessanti, il problema è che tali idee vengono spesso spiattellate allo spettatore e ripetute più e più volte nella loro esecuzione e nei dialoghi. In particolare nelle parole dei personaggi non c'è sottigliezza, è tutto esplicitato quando non ce ne sarebbe bisogno, lo "spiegare le emozioni" è qualcosa che non appartiene al cinema, un grave errore a mio avviso, ma capisco che questo film voglia emulare in un certo senso la narrazione teatrale nella quale è appunto normale, solo che risulta comunque fuori posto sul grande schermo. Un esempio sta
nella scena nella quale il protagonista "spiega" come non riesca più ad interpretare Vanja perché rievoca in lui le emozioni e ricordi della sua vita reale (in particolare del tradimento subito), cosa già chiarissima.
Il protagonista è praticamente l'unico personaggio esplorato a fondo, il che andrebbe anche bene, se non fosse che l'autore vorrebbe che prendessimo sul serio la relazione di questo con la sua autista e con l'attore playboy, personaggi che hanno molta presenza a schermo ma pochissima sostanza, essendo caratterizzati con dei cliché. In particolare l'autista è
una presenza costante ma silenziosa, che non influisce sulla storia, ma per qualche ragione la dovremmo ritenere importante perché è presente fisicamente. L'aggiunta last minute della sua storia personale, che sembra uscita fuori da un anime da quanto è sopra le righe, peggiora solo la situazione, rendendola un vero e proprio cliché della persona che interiorizza in silenzio il dolore e che, in quanto sofferente, ha quindi un legame con il protagonista, pur avendo spiccicato 2 parole con lui per l'intero film.
Forse questi personaggi-cliché sono voluti? Forse sono archetipi teatrali, quindi strumenti della voluta narrazione metafilmica-metateatrale? Forse, ma stiamo comunque parlando di un film, e a mio avviso su pellicola tale enfasi su questi elementi stona. Le emozioni e lo svolgimento della storia devono essere mostrate, non spiegate a mio avviso. Insomma "show, don't tell".
La sua ripetitività (situazioni e dialoghi) e la sua lunghezza (3 ore) vengono acuite dalla totale assenza di ironia o leggerezza, è infatti un film che si prende paurosamente sul serio, vista la sovrabbondanza di discorsi seriosi e pseudo-intellettual/poetici, che rendono il film decisamente più pesante di quanto non dovrebbe essere.
Nonostante tutte le mie critiche, il film è comunque di valore, non imprescindibile ovviamente, ma di buona fattura. Se i difetti citati non vi pesano o addirittura rientrano nei vostri gusti, allora vi consiglio di vederlo :)
 
Ultima modifica:
L'orrore assoluto, il nemico dell'umanità. L'amico dello schifo.
 
L'orrore assoluto, il nemico dell'umanità. L'amico dello schifo.
Sempre moderato :rickds:
L'ho visto.
Sinceramente mi ha deluso, era stato pompato come se fosse un capolavoro, ma a conti fatti è un bel film e nulla più, con tanti, tantissimi difetti per quanto mi riguarda.
Alcune scene sono molto belle, in particolare quelle teatrali e metafilmiche-metateatrali, come quella
delle due attrici nel parco che "entrano totalmente nella parte" e riescono finalmente ad esprimere emozioni vere.
Altre scene ben strutturate che mi vengono in mente sono quella
in cui il protagonista scopre il tradimento della moglie dallo specchio di casa ed esce lentamente dall'appartamento. Un'altra scena interessante è quando l'attore playboy si assenta dalla scena, per poi tornare poco dopo, facendo capire di aver pestato il curioso col cellulare.
Sicuramente è un film ben messo in scena e tecnicamente solido, con delle idee interessanti, il problema è che tali idee vengono spesso spiattellate allo spettatore e ripetute più e più volte nella loro esecuzione e nei dialoghi. In particolare nelle parole dei personaggi non c'è sottigliezza, è tutto esplicitato quando non ce ne sarebbe bisogno, lo "spiegare le emozioni" è qualcosa che non appartiene al cinema, un grave errore a mio avviso, ma capisco che questo film voglia emulare in un certo senso la narrazione teatrale nella quale è appunto normale, solo che risulta comunque fuori posto sul grande schermo. Un esempio sta
nella scena nella quale il protagonista "spiega" come non riesca più ad interpretare Vanja perché rievoca in lui le emozioni e ricordi della sua vita reale (in particolare del tradimento subito), cosa già chiarissima.
Il protagonista è praticamente l'unico personaggio esplorato a fondo, il che andrebbe anche bene, se non fosse che l'autore vorrebbe che prendessimo sul serio la relazione di questo con la sua autista e con l'attore playboy, personaggi che hanno molta presenza a schermo ma pochissima sostanza, essendo caratterizzati con dei cliché. In particolare l'autista è
una presenza costante ma silenziosa, che non influisce sulla storia, ma per qualche ragione la dovremmo ritenere importante perché è presente fisicamente. L'aggiunta last minute della sua storia personale, che sembra uscita fuori da un anime da quanto è sopra le righe, peggiora solo la situazione, rendendola un vero e proprio cliché della persona che interiorizza in silenzio il dolore e che, in quanto sofferente, ha quindi un legame con il protagonista, pur avendo spiccicato 2 parole con lui per l'intero film.
Forse questi personaggi-cliché sono voluti? Forse sono archetipi teatrali, quindi strumenti della voluta narrazione metafilmica-metateatrale? Forse, ma stiamo comunque parlando di un film, e a mio avviso su pellicola tale enfasi su questi elementi stona. Le emozioni e lo svolgimento della storia devono essere mostrate, non spiegate a mio avviso. Insomma "show, don't tell".
La sua ripetitività (situazioni e dialoghi) e la sua lunghezza (3 ore) vengono acuite dalla totale assenza di ironia o leggerezza, è infatti un film che si prende paurosamente sul serio, vista la sovrabbondanza di discorsi seriosi e pseudo-intellettual/poetici, che rendono il film decisamente più pesante di quanto non dovrebbe essere.
Nonostante tutte le mie critiche, il film è comunque di valore, non imprescindibile ovviamente, ma di buona fattura. Se i difetti citati non vi pesano o addirittura rientrano nei vostri gusti, allora vi consiglio di vederlo :)
Concordo sostanzialmente con quello che hai scritto, che io sintetizzo in (correggimi se sbaglio): "Poca sostanza molto diluita". Ha dei guizzi, come dici, ma rimangono isolotti in un mare di contenuto trascurabile. Non ho riscontrato questo spiattellamento dei sentimenti, ma per il resto concordo :sisi:
 
Ma ci rendiamo conto che finisce che
loro due si fanno il cane, cioé...
 
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