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è il senatore cangini che lo dicePer me hanno ragione, se non gioco a Zelda non riesco a conludere con le donne
Tornando seri, giornalismo proprio "Fiero"
Ma il servizio è del Tg1 o sbaglio?? Vabbè i politici non sanno nulla di politica, figurati di videogiochiè il senatore cangini che lo dice
non è un servizio , il senatore fa la marketta sul suo libro e fa tutto il discorso che il web e i videogiochi sono il male.Ma il servizio è del Tg1 o sbaglio?? Vabbè i politici non sanno nulla di politica, figurati di videogiochi
Certo, allora se i videogiochi sono il male, siamo destinati all'estinzionenon è un servizio , il senatore fa la marketta sul suo libro e fa tutto il discorso che il web e i videogiochi sono il male.
no il problema è da ""quando le console sono entrate nelle nostre case"Certo, allora se i videogiochi sono il male, siamo destinati all'estinzione
Ma io mi chiedo con tutti i problemi che ci sono in Italia, questo Politico vuole presentare un disegno di legge sui social, sui videogames?? Migliorassero la vita degli italiani, dei giovani.
Tagliassero le tasse sul lavoro dipendente che sono altissime, facciano una riforma fiscale.
Soliti politicino il problema è da ""quando le console sono entrate nelle nostre case"
Il problema è esattamente quello della generalizzazione estrema che porta ad infilare in un unico calderone malefico videogiochi-social-telefoni (?)-console (???) quando già all'interno della categoria gaming ci sono millemila sfaccettature.Purtroppo ha banalizzato e populizzato un discorso serio, facendo di tutta l'erba un fascio e un mischione incredibile e approssimativo. Degno purtroppo di un politico del panorama italiano. Che le microtransazioni e i social media puntino sul rilascio di dopamina e a rincretinire gli utenti e' comprovato da molti addetti ai lavori ed esistono centinaia di studi peer reviewed e serie storiche comprovanti, cosi' come il fatto che l'abuso di screen time a cui ormai siamo costretti da vite sempre piu' digitalizzate sia innegabile e i dati sono sotto gli occhi di tutti.
Partire da questo discorso e parlare di social media come la cocaina o peggio ancora identificare tutto il mondo videoludico in Fortnite o Candy Crush e' davvero disarmante.
Il problema è esattamente quello della generalizzazione estrema che porta ad infilare in un unico calderone malefico videogiochi-social-telefoni (?)-console (???) quando già all'interno della categoria gaming ci sono millemila sfaccettature.
Il simpatico senatore vuole solo vendere il suo libro, buttando in mezzo anche il path dopaminergico, ma è illogico visto che questo neurotrasmettitore è perennemente attivo essendo il "motore trainante" del fare le cose in generale (pure preparare un esame universitario, pure mangiare caramelle, pure leggere una poesia se sei un appassionato), è tautologico.
Ma poi la dipendenza da cocaina letteralmente ipoattiva aree (nella fase down) che, quindi, richiedono maggiori quantità di sostanza per poter compensare quel rilascio finale di piacere e di successiva ricompensa (e non solo, qua è una estrema semplificazione). I videogiochi non ipoattivano proprio un cazz, proprio perché la fase down è infinitamente meno violenta di una striscia di coca e per questo entrano in gioco sistemi inibitori e compensatori che ristabiliscono l'omeostasi funzionale. Poi ovvio se prendiamo gli estremi morbosi del ramo addictive, allora troviamo situazioni veramente al limite e il paragone è possibile proprio perchè manca una qualche compensazione, o meglio, questa viene bypassata, ma come ben sappiamo non è assolutamente la norma nella categoria "Videogiochi". Ad ogni modo parlare di neurotrasmettitori a cazzo di cane è un must, vorrei proprio vederli sti scienziati che si mettono a trovare un appiglio per giustificare ste stronzate, buttando qua e la argomenti corretti in contesti sbagliati.
Ahimè questo è il problema principale.In un certo senso dobbiamo riconoscere che il web e tutte le produzioni d'intrattenimento o divulgazione, ma anche quelle piu' squisitamente commerciali, si sono spostate verso una considerazione del proprio utente come di un imbecille a cui bisogna sbattere in faccia una riga di testo e spingerlo a premere un pulsante. Questo avvenimento non e' scaturito da un disegno, ma non da una naturalissima progressione capitalistica del mercato e ha causato nel tempo un calo dell'attention span di giovani e adulti, della propensione alla fatica intesa come svolgimento di compiti ardui e di lungo termine(anche in informatica adesso si preferisce spezzettare l'intero procedimento produttivo oltre la logica), per non parlare delle strategie di monetizzazione mutuate dai giochi d'azzardo e non regolamentate.