Nomadland, film diretto da Chloé Zhao, racconta la storia di Fern (Frances McDormand), una donna sulla sessantina del Nevada che, a seguito del crollo economico, dovuto alla Grande Recessione, decide di tentare la vita on the road. Con i bagagli in spalla, Fern si mette in viaggio verso gli States occidentali, determinata a vivere come una nomade dei nostri giorni, al di fuori della attuale società e delle convenzioni odierne.
L'uscita del film era inizialmente prevista per il 4 dicembre 2020 in USA, ma è stata rinviata al 29 gennaio 2021 nelle sale americane.
Il film sarà poi distribuito sulla piattaforma streaming di Hulu dal 19 febbraio.
Sulla distribuzione in Italia ancora tutto tace.
Ossia? A parte che la tendenza non era ancora manco iniziata, e Alan Taylor non si poteva certo definire come un indie darling. Tra l'altro, dopo Thor 2 è tornato a fare quello che faceva prima, ossia TV e cagatoni (Terminator). Non capisco che metro di paragone dovrebbe rappresentare rispetto a Chloe Zhao, Taika Waititi o Ryan Coogler, giusto per citare i primi che mi vengono in mente.
Capita spesso che registi promettenti, in film blockbuster, vengano fortemente limitati e omologati oppure, se provano a fare qualcosa di diverso, vengono stroncati (vedi Rian Johnson). Il franchise è più importante del regista.
Comunque la discussione sta andando un po' OT, anche perchè nessuno dei due film è ancora uscito e potrebbero benissimo essere entrambi capolavori o entrambi cagate
In ogni caso il film in questione sembra interessante e lo vedrò sicuramente.
Capita spesso che registi promettenti, in film blockbuster, vengano fortemente limitati e omologati oppure, se provano a fare qualcosa di diverso, vengono stroncati (vedi Rian Johnson). Il franchise è più importante del regista.
Comunque la discussione sta andando un po' OT, anche perchè nessuno dei due film è ancora uscito e potrebbero benissimo essere entrambi capolavori o entrambi cagate
In ogni caso il film in questione sembra interessante e lo vedrò sicuramente.
Ti rispondo al volo e poi, giustamente, chiudiamo l'OT
In linea generale è come dici tu, e il caso di Johnson con SW è abbastanza emblematico (ma lì c'è pure la Kennedy con cui è quasi impossibile lavorare). Feige e i Marvel Studios sono più "rilassati" e i casi di successo, ossia dove il film riflette lo stile dell'autore, sono la maggioranza. L'unico caso andato male che mi viene in mente è Ant-Man, ma quella produzione era vecchissima e destinata a scoppiare. Oh poi vediamo, dico solo che dalla Zhao mi aspetto bei film a prescindere, e Nomadland è sicuramente meritevole di attenzioni
P.S. Il franchise è sempre più importante del regista, a prescindere dalla casa di produzione
Francis McDormand buca lo schermo. Veramente un portento. Il film è molto delicato, anche se la sceneggiatura, come quella di molti altri film, segue troppo alla lettera i vari testi su "come scrivere una sceneggiatura". C'è l'incidente scatenante, la svolta del primo, secondo, terzo atto, la grotta più profonda, un personaggio che dice il tema del film ad alta voce all'inizio del film.
Qualche volta mi piacerebbe vedee un film con una sua voce che non segue la stessa struttura trita e ritrita. Lo so che ci sono, ma mi scoccia cercare.
Ieri sono riuscito a vederlo, ma ho dovuto fare un grandissimo sforzo fisico e mentale per non addormentarmi. E non l'ho neanche visto di sera... Ha una lentezza disarmante e manca una vera e propria trama, sembra quasi un susseguirsi di eventi casuali.
Degli altri film candidati agli Oscar come miglior film ho visto solo Il Processo ai Chicago 7 e Mank e già questi sono rispettivamente venti e dieci spanne sopra Nomadland.
Anche per me è stato così. Bella regia, ma poco altro.
Tra le nomination per il miglior film ho visto The Father, Judas and the Black Messiah, Il processo ai Chicago 7 e Sound of Metal e li ho trovati tutti di gran lunga superiori, soprattutto Sound of Metal e The Father.
Una mezza palla anche per me, troppo lento e dimesso, poi di tutti gli incontri che fa la protagonista ce ne fosse uno che rimanga impresso.
Mi immagino tanta gente che va al cinema aspettandosi un nuovo Into the wild che esce dalla sala sbadigliando.
Più passa il tempo, più ci penso, più lo apprezzo. Molto delicato, me lo aspettavo decisamente più strappalacrime. Devo però vedere tutti gli altri film che erano in concorso
Personalmente non ho apprezzato la prima metà del film, essendo questa piuttosto lenta e con un taglio quasi documentaristico, dedito a mostrare le abitudini di Fern e degli altri nomadi: dai lavori che svolgono alle interazioni tra di loro nei parcheggi nei quali si accampano con i loro camper e le loro roulotte. Questa cifra stilistica, pur rispettandola, non rientra tra i miei gusti, perché per sua natura tende a svuotare di emozioni la pellicola, soprattutto quando la sceneggiatura non la supporta in modo adeguato. A mio avviso questo tono è tra l'altro tradito da alcune scene nelle quali i personaggi improvvisamente espongono la loro storia personale, sbrodolandola in modo tutt'altro che naturale ed elegante, nel tentativo di infondere emozioni in sequenze che altrimenti risulterebbero aride.
Ho però trovato interessante ed originale che venissero inserite tra una scena di banale quotidianità e l'altra, i paesaggi naturali esplorati da Fern, ripresi volutamente in modo più dinamico per fare da contrasto alla vita comunitaria, restituendo un'aura da paradiso in Terra nel quale i personaggi possano rifugiarsi per trovare conforto.
L'incostanza della cifra stilistica si manifesta in modo ancor più evidente nella seconda metà del film. Questa parte è più "personale", essendo incentrata su Fern, sui suoi rapporti con la sua famiglia e con il suo amico
e possibile interesse amoroso.
Essendo più cinematografica, l'ho trovata più emozionante e quindi l'ho gradita molto di più.
I temi dell'elaborazione del lutto, della scelta dello stile di vita, della paura di cambiare abitudini o di legarsi affettivamente ad altre persone, sono temi trattati in modo molto interessante e molto delicato.
La messa in scena vanta alcune trovate di regia, fotografia e montaggio davvero brillanti che a tratti mi hanno davvero emozionato, ma queste a mio avviso risultano troppo sporadiche. L' interpretazione di Frances McDormand, attrice strepitosa, è ottima ma strozzata da una sceneggiatura un po' carente nel caratterizzare il suo personaggio, che a mio avviso è lasciato un po' troppo all'interpretazione dello spettatore.
Il film in definitiva risulta a sprazzi emozionante e di pregevole fattura, ma la sua incostanza è la zavorra che gli impedisce di essere qualcosa di più di un semplice buon film.
Il pluripremiato film diretto da Chloé Zhao con una straordinaria Frances McDormand, vincitore di tre statuette e del Leone d'Oro a Venezia, sbarca in homevideo il 28 giugno. Ecco quali saranno gli extra. Il trionfatore degli Oscar e della Mostra di Venezia sta per arrivare in homevideo...