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Pyre - Recensioni degli Utenti

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Pyre
We shall find our way home

Tanto tempo fa gli otto scribi, figure leggendarie a metà fra l'eroico ed il divino, sconfissero i dodici titani. Questa ed altre imprese li portarono a fondare il Commonwealth. Una nazione fondata su ideali di fratellanza fra razze, comprensione, pietà e giustizia per cui loro avevano combattuto. Da allora, sono passati secoli e di quella nazione ideale è rimasto ben poco. Il Commonwealth è divenuta una teocrazia crudele ed intollerante in perenne conflitto con i resti di Highwing, un regno un tempo prospero popolato da arpie. In questo contesto cosi decadente, le vuote tradizioni, la forma sono tutto e fra le più crudeli e "famose" vi è indiscutibilmente la pratica dell' "esilio". I criminali, piccoli, grandi o semplicemente "indesiderati" che siano vengono gettati nel "Downside". Una regione ampia ed inospitale dalla quale, non è possibile uscire.

Il nostro protagonista senza nome (potremo tratteggiarne sesso, background ed altro tramite alcune sporadiche opzioni di dialogo) è una di queste anime sfortunate. Colpevole solo di saper leggere in un paese in cui la letteratura è considerata blasfemia. Gettato via senza tante attenzioni, finisce storpio e stremato in una regione desertica. Ormai rassegnatosi al suo triste destino, viene tratto in salvo da tre figure mascherate le quali, inizialmente guardinghe nei suoi confronti, lo accoglieranno offrendogli... una speranza. Ci vuole poco per i novelli compagni di viaggio per comprendere che il nuovo venuto (denominato semplicemente Lettore/Reader/Ligaratus) sa leggere e quindi in grado di interpretare per loro il libro dei riti. Un antico manoscritto edito dagli otto scribi che contiene informazioni vitali sulla storia, le tradizioni, i pericoli di quel mondo. Il leggendario rituale della liberazione può essere portato a termine solo interpretando le stelle e soltanto un lettore è in grado di farlo. Con il proposito ultimo della libertà, ha quindi inizio il nostro viaggio. Inizialmente il giocatore potrebbe ritrovarsi profondamente spaesato in mezzo a termini, nomi e concetti con cui non ha nessuna familiarità. Sebbene diventi tutto più chiaro con il proseguire del viaggio, dare accesso al glossario sin dalle prime battute sarebbe stato particolarmente gradito.

In Pyre, narrativa e gameplay sono una cosa sola. Le parti puramente "ludiche" ricordano molto sport di squadra come il basket, la palla avvelenata o l'ultimate. Il paragone con quest'ultimo è particolarmente calzante. Ogni squadra, composta da tre giocatori, deve difendere la sua sacra fiamma (la Pira del titolo) mentre cerca di lanciare o trascinare l'orb ("la palla") all'interno di quella avversaria. Ogni squadra può muovere un giocatore alla volta ed in generale i giocatori non possono attaccare mentre hanno in mano l'orb. La formula è arricchita da tante meccaniche made in rpg, come la capacità di "lanciare" la propria aura per eliminare temporaneamente i nemici. Le "classi" sono invece incarnate dalle diverse razze a cui appartengono i nostri personaggi. Sebbene inizialmente alcune possano sembrare molto simili, basta qualche partita per prendere atto delle profonde differenze che intercorrono.

Gli imp ad esempio (rappresentati dal adorabile Ti'Zo) possiedono un'aura spaventosamente grande per la loro stazza, sanno volare (seppur lentamente) e non castano la loro aura piuttosto si "autodistruggono" per poi respawnare molto velocemente. I Wyrm (il cui araldo è il mitico Sir Gilman) invece sono piccoli e veloci ma attaccano "all'indietro" e bisogna quindi tenere sempre d'occhio la scia che si lasciano alle spalle. Ogni personaggio è ulteriormente personalizzabile grazie ad un talismano (un classico accessorio) e selezionando una skill da apprendere tramite level up (respeccabile grazie ad un consumabile acquistabile in-game). Combinazioni diverse di talismani, talenti e party member danno vinta a team sinergici e divertenti da utilizzare da soli ed in compagnia, essendo presente anche un multiplayer locale.

Fra una partita/rituale e l'altra i Nightwing si sposteranno fra le varie regioni a bordo del "vagone" mentre il Lettore avrà modo di conversare con i propri compagni, scegliere quale strada prendere, come passare il proprio tempo (addestrandosi, raccogliendo oggetti) ed altro ancora. Gli avversari sono tutti estremamente caratterizzati. Nel bene e nel male, sono come noi. Gettati via per una pletora di ragioni (quasi sempre poco valide) e desiderosi di avere indietro la propria libertà. La "sconfitta" è parte integrante del esperienza, per quanto poco plausibile, si può perdere ogni singolo rituale e la narrativa si evolverà di conseguenza. E' però con il primo climax che Pyre manifesta "davvero" la sua diversità. Il primo rituale di "liberazione" ci fa prendere atto di tre verità: solo chi partecipa direttamente è giudicabile "degno", solo i più forti sono "degni", e fra i più forti solo uno è il "prescelto". Parafrasando, il nostro protagonista, in quanto storpio, non potrà mai essere libero. Fra i suoi compagni, solo coloro di livello più alto sono considerati "degni" e fra i "degni" solo uno può essere il prescelto: è un capovolgimento totale del esperienza classica di un rpg.

Di norma il giocatore viene abituato ad ottenere sempre più opzioni, sempre più possibilità mano a mano che si arriva all'end-game. In Pyre funziona tutto al contrario. Dopo una prima parte in cui leghiamo con loro... bisogna iniziare a convivere con l'idea di vedere uno dei "nostri" andarsene. Tornare in gloria al Commonwealth, senza più rivederlo. Possiamo rinunciare ai nostri personaggi più forti? O ai nostri preferiti? Siamo cosi egoisti da sacrificare la "loro" felicità perché vogliamo tenerli con noi? Possiamo dire di essere amici di Ruckey se gli impediamo di tornare per assistere la madre malata? A Sir Gilman di riconquistare il suo onore? A Pamitha di volare nuovamente libera? O a Heldwyn di riunirsi con la sua amata? E cosi, tutti gli altri. Per quanto non esistano personaggi "inutilizzabili" è plateale come alcuni personaggi (e per estensione le loro classi) siano TROPPO più efficienti di altri. Le arpie (e la nostra Pamitha) su tutti.

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Ma con altri, si intende... anche i nostri avversari ovviamente. Molti di loro meritano di tornare liberi quanto i nostri amici e noi siamo lì, ogni volta, per strappargli via quella singola occasione. La sconfitta e la perdita divengono quindi due parti integranti del esperienze. Una sconfitta non ci porta ad una schermata di game over, ma ci priva di una possibilità. Vincere? Ci priva lentamente dei nostri compagni. Un rituale dopo l'altro, il vagone si riempirà dei ricordi dei luoghi che abbiamo visitato, di cimeli lasciatici in eredità dai nostri compagni mentre diventa sempre più silenzioso, sempre più vuoto e noi, siamo sempre più soli. Che si vinca o si perda, qualcosa ci viene ugualmente strappato via. Raramente un titolo era stato capace di darmi questo tipo di sensazioni. Tuttavia, trovo sconveniente per un titolo che ha fra i suoi pilastri questo peculiare concetto di "sconfitta" avere un livello di difficoltà standard cosi permissivo.

Visivamente Pyre è una gioia per gli occhi. Il direttore artistico Jen Zee ed i suoi hanno dato vita ad un mondo crudele ed incantevole. Il Downside non è il classico "purgatorio" grigio e oscuro ma un luogo selvaggio, colorato, inospitale. Ghiacci perenni, tempeste eterne, aridi deserti, la varietà visiva è impressionante ed ogni luogo è arricchito da una pletora infinita di piccoli dettagli. Fra cui spiccano indiscutibilmente i saltuari "resti" dei leggendari titani ormai "assorbiti" e divenuti parte integrante del ambiente. La medesima cura è stata riservata ai personaggi, molti dei quali "raccontano" la loro storia anche nei loro abiti e nei loro colori. Il caso più emblematico? E' costituita dalla dicotomia fra Tariq e Celeste. Luna e sole. Uno errante, l'altra immobile. Amanti ma perennemente destinati a restare separati. Questa loro condizione è magistralmente espressa dai loro abiti e dai loro strumenti: il liuto della luna ed il mandolino nero. Il comparto tecnico "in-game" è solido nella sua semplicità e spicca per la sua capacità di rendere magistralmente il fuoco delle pire o la polvere.

La colonna sonora è firmata dal sommo Darren Korb ed è costituita da varie "ballate" che Tariq (lo stesso Korb) ed occasionalmente Celeste (Ashley Barret) suonano per il giocatore. Per chi ne volesse un assaggio, è disponibile gratuitamente sul canale Youtube dei Supergiant. Alla musica è legata... forse la più bella rivelazione del intero titolo ma non voglio aggiungere altro. Per quanto invece riguarda il parlato non esiste un doppiaggio "canonico" vero e proprio ma la "lingua" ha rappresentato una delle parti più importanti del processo creativo. La maggior parte del cast si esprime attraverso frammenti di una lingua a noi incomprensibile. Non si trattano però di "versi" senza senso come accade in molti titoli ma di Saharian. Una lingua che, come spiegato dal director Greg Kasavin, è ispirata al latino che idealmente rappresenta un inglese lontano nel tempo. In un futuro dove la letteratura è morta.

Ogni frase "doppiata" aveva una sua controparte in inglese, questo ha permesso nella sua cripticità di divenire... autentica, familiare. Questo si evince sia nei modi di parlare dei vari personaggi (chiaramente diversi a seconda del loro background) sia nel utilizzo di termini che, finiamo per imparare fra cui spiccano Ligaratus (Lettore) e Noxalas (Nightwings). L'esistenza del Saharian da una valenza completamente diversa al lettore che conoscendo la lingua degli "antichi" è l'unico in grado di tradurre gli insegnamenti del libro dei riti, le parole nelle canzoni di Tariq e Celeste ma soprattutto di interpretare ciò che dice la "voce". Un misterioso personaggio che sovraintende ad i vari rituali e che solo noi siamo quindi in grado di comprendere.

Ho completato la mia prima run in circa quindici ore ed il titolo è estremamente rigiocabile grazie alla sua peculiare struttura narrativa. Accanto alla modalità di gioco standard, è presente un versus che permette di affrontare anche avversari umani in locale. L'assenza del online, superficialmente inspiegabile, è dovuta ad una precisa scelta del team californiano citando testualmente “We strongly believe that a high-quality online multiplayer experience needs to be a central focus of a game’s development in order to meet today’s standards". Per i più temerari è inoltre presente accanto ad una difficoltà maggiorata anche la modalità "True Nightwing", aggiunta successivamente tramite update e che, fra le varie peculiarità, obbliga il giocatore a caricarsi dei vari malus offerti dalle Titan Stars.


+ Un delizioso mix fra sport, rpg e visual novel
+ Narrativa e gameplay sono una cosa sola, con la peculiarità della "sconfitta e perdita"
+ Ambientazione affascinante che si rivela una pagina alla volta (letteralmente), un cast di prim'ordine e il "saharian"
+ Comparto artistico e sonoro magistrali


- Forse troppo criptico soprattutto inizialmente e il glossario viene sbloccato troppo tard
- Inglese non propriamente "facile"
- Ripetitivo (anche se volutamente)
- Bilanciamento delle razze da rivedere


Pyre è l'ennesima dimostrazione di come i Supergiant Games siano un tesoro prezioso da salvaguardare in un panorama di titoli stanchi e troppo uguali. Mettendo da parte la ripetitività intrinseca della sua struttura, il titolo spicca in ogni area e riesce a creare una connessione "vera" fra ogni sua componente narrativa, visiva, uditiva e via discorrendo. Il gameplay cosi semplice superficialmente, nasconde un animo solido, profondo e divertente. Non è un titolo per tutti anzi, oserei dire che il focus sulla narrativa scritta più che visiva lo rende il titolo più di nicchia da quelli prodotti dallo studio Californiano. Ma io? Io lo ho adorato.


VOTO: 9
 
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