Raffreddamenti ~ Guida in prima pagina

  • Autore discussione Autore discussione Cippy
  • Data d'inizio Data d'inizio
Pubblicità
Iscritto dal
7 Lug 2010
Messaggi
608
Reazioni
0
Offline
TOPIC UFFICIALE ~ GUIDA AI RAFFREDDAMENTI PER COMPUTER

(by FFlegend)

 

raffreddamento.jpg


 

 

- PARTE I ~ introduzione e raffreddamenti in generale

- PARTE II ~ raffreddamenti ad aria

- PARTE III ~ raffreddamenti a liquido

- PARTE IV ~ altri sistemi e raffreddamenti estremi


 

 

Questa guida attraverserà il campo dei raffreddamenti dedicati all'hardware passando dalle soluzioni più comuni a quelle dedicate agli appassionati di componentistica per PC ed overclock, fino alle forme più estreme utilizzate da chi vuole raggiungere il limite della propria piattaforma per puro divertimento, senza badare a spese.

Le informazioni qui contenute potranno essere utili sia a coloro che si avvicinano per la prima volta a questo argomento senza aver mai sentito nemmeno nominare buona parte dei termini contenuti nell'indice, sia a chi cerca un approfondimento tecnico sui componenti e sui principi di funzionamento delle varie soluzioni; alcuni paragrafi potranno essere utili anche a coloro che hanno problemi di montaggio coi loro sistemi, di qualsiasi tipo essi siano.

Da non sottovalutare per molti è l'impatto estetico: se vi state chiedendo cosa sia l'immagine che apre il topic, è un modding intitolato “Glacier Blue” fatto da un certo Malik, uno fra le centinaia di modding rintracciabili in rete.

 

 

Vista la lunghezza della guida inseriamo un indice per permettervi di trovare esattamente ciò che state cercando in maniera rapida, senza sfogliare pagine su pagine.

 

 

 

INDICE

 

 

 

PARTE I ~ INTRODUZIONE E RAFFREDDAMENTI IN GENERALE

 

COSA C'E' DA RAFFREDDARE DENTRO AL MIO COMPUTER?

 

QUALE RAFFREDDAMENTO FA PER ME?

 

 

 

PARTE II ~ RAFFREDDAMENTI AD ARIA

 

COME FUNZIONA UN DISSIPATORE AD ARIA

Ma come viene trasportato il calore?

Approfondimento sul funzionamento delle heat pipes

Planarità della base e lappatura

 

PASTE TERMOCONDUTTIVE E PAD TERMICI

Tipologie e caratteristiche delle paste

Come applicare e rimuovere la pasta

Pad termici

 

VENTOLE

Caratteristiche tecniche delle ventole

Regolazione voltaggio, rumorosità e velocità di rotazione (potenziometri e rheobus)

Alimentazione ventole

Ventole tachimetriche e termocontrollate

Altri accessori per ventole

Flussi d'aria nel case

 

CELLE DI PELTIER, SERVONO?

 

SISTEMA VAPOR-X

 

 

 

PARTE III ~ RAFFREDDAMENTI A LIQUIDO

 

SCHEMA GENERALE DI UN CIRCUITO A LIQUIDO

 

WATERBLOCK

Struttura

Scambio di calore, dalla base al liquido

Ma perché tutte questi studi?

Raffreddamenti a liquido per schede video

Raffreddare a liquido i componenti della scheda madre (northbridge, southbridge, mosfet)

Altri componenti raffreddabili a liquido

Waterblock con celle di Peltier

 

RADIATORI

Posizionamento ed aria nel radiatore

 

POMPE

 

VASCHETTE

 

TUBI

Tipi di tubi

 

RACCORDI, GUARNIZIONI E FASCETTE

Tipi di raccordi

Guarnizioni e perdite (O-ring)

Fascette

Raccordi passaparete portatubo e connessioni

 

ADDITIVO (IL LIQUIDO CHE CIRCOLA NEL RAFFREDDAMENTO)

 

ACCESSORI

 

CORROSIONE GALVANICA (IMPORTANTE!)

 

KIT, PREZZI MARCHE

 

MANUTENZIONE

 

GUIDA AL MONTAGGIO

Fase 1 ~ test dell'impianto fuori dal computer

Fase 2 ~ test dell'impianto a computer spento

Fase 3 ~ test di funzionamento a computer acceso

 

RAFFREDDAMENTI AD IMMERSIONE

 

 

 

PARTE IV ~ ALTRI SISTEMI E RAFFREDDAMENTI ESTREMI

 

PERICOLI E PRECAUZIONI PER GHIACCIO SECCO, AZOTO LIQUIDO ED ELIO LIQUIDO

 

PREPARAZIONE DELL'HARDWARE (COIBENTAZIONE)

 

COLDBUG E COLDBOOT

 

TERMOMETRI E SENSORI

 

CELLE DI PELTIER

Come funzionano

Utilizzo, caratteristiche, pregi e difetti

Prodotti ed esperimenti italiani by Ybris (T-Rex e E.S.T.A.S.I.)

 

PHASE CHANGE

Principio di funzionamento

Funzionamento, componenti e manutenzione

 

CHILLER

 

AUTOCASCADE

 

CASCADE

 

TOLOTTO

 

GHIACCIO SECCO

 

AZOTO LIQUIDO

 

ELIO LIQUIDO

 

VIDEO



 
Ultima modifica da un moderatore:
PARTE I ~ INTRODUZIONE E RAFFREDDAMENTI IN GENERALE

 

 




COSA C'E' DA RAFFREDDARE DENTRO AL MIO COMPUTER?


 


Domanda legittima per chi non ha mai avuto a che fare con l'hardware. Tutti i componenti più importanti del nostro computer (processore, scheda video, memoria RAM, alimentatore, hard disk e chip vari) generano una certa quantità di calore, che può variare enormemente da uno all'altro. Alcuni piccoli circuiti integrati possono essere addirittura lasciati scoperti, mentre alti necessitano di un
dissipatore più o meno grande, e talvolta anche di una ventola che li aiuti a rimanere sotto una certa temperatura per operare correttamente.


Sostanzialmente, l'impianto di raffreddamento di un PC si occupa di buttare fuori il calore generato da tutti i componenti.


 

 


QUALE RAFFREDDAMENTO FA PER ME?
 


Innanzitutto va detto che modificare il proprio raffreddamento, sia che si tratti del cambio/aggiunta di una ventola sia che consista in un cambiamento più “importante” (come la sostituzione di un dissipatore) è utile solo a chi intende fare overclock o a coloro che cercano la massima silenziosità dal proprio computer. Pertanto se avete già un computer montato e non avete alcun problema, vi basterà dare una spolverata ogni tanto ed una controllata via software alle temperature per accertarsi che vada tutto bene.



Per chi invece non rientra in questa categoria, e magari sta per assemblare il proprio PC, un raffreddamento di livello più alto porterà dei vantaggi da un punto di vista prestazionale, del rumore e dell'estetica, a discapito di un prezzo maggiore e a volte di una difficoltà leggermente superiore nel montaggio.



Discorso a parte per gli overclockers più incalliti ai quali interessa solo la ricerca della massima velocità che può raggiungere un componente, senza porsi problemi di presso, rumorosità, consumi e comodità: per loro ci sono molti tipi di raffreddamenti, compresi quelli cosiddetti “estremi”.


 




 
PARTE II ~ RAFFREDDAMENTI AD ARIA

 

stock.jpg



 

I raffreddamenti ad aria sono quelli che troviamo comunemente nei computer, e vengono utilizzati anche da chi è alla ricerca di un raffreddamento di qualità senza spendere molti soldi e senza dover fare manutenzione, eccetto una spolverata ogni tanto.

Alcuni degli argomenti approfonditi in questa parte della guida, come quello sulle ventole, potranno essere utili qualsiasi sia il vostro impianto, visto che in ogni caso da qualche parte nel vostro computer sarete pressoché costretti a montare un dissipatore ad aria o una ventola. Inoltre le ventole vengono usate anche in altri ambiti, come quello del raffreddamento a liquido o delle celle di Peltier (vedere paragrafo relativo).

I dissipatori si dividono in due grandi categorie: attivi (con l'ausilio di una o più ventole) e passivi (senza alcuna ventola).

 

 

COME FUNZIONA UN DISSIPATORE AD ARIA

 

 

air.jpg



 

Quello nell'immagine è un tipico dissipatore ad aria attivo per processori, lo useremo come esempio in quanto rappresenta un raffreddamento ad aria completo.

La base di questo andrà a posarsi sulla superficie metallica del processore chiamata IHS, Integrated Heat Spreader, costruita di un materiale in grado di condurre il calore, col compito di “portare fuori” dall'interno della CPU il calore generato dalla gigantesca quantità di transistor contenuti all'interno.

Sull'IHS o sulla base della dissipatore è applicato uno strato di pasta termoconduttiva (vedere paragrafo relativo), come nell'immagine sottostante:

 

pasta-termoconduttiva.jpg

 

Il calore passa poi attraverso quei “tubi”, le heatpipes (vedere paragrafo relativo), che attraversano tutte le alette, che sono il vero e proprio corpo dissipante che espelle nell'aria il calore. Nel caso non ve ne siano, l'energia termica passa direttamente alle alette.

Le eventuali ventole hanno il compito di aiutare le alette a disperdere il caldo nell'aria, che verrà poi espulso dal case da altre ventole.

 

 

Approfondimento sul funzionamento delle heat pipes

 

heatpips.jpg



 

Queste condutture apparentemente semplici contengono al loro interno un particolare sistema atto a rendere più veloce ed efficiente il passaggio del calore. All'interno di queste cavità, rigorosamente sigillate, è contenuto un fluido refrigerante che può essere acqua come mercurio, argento o molti altri: con l'arrivo del calore, il liquido raggiunge il punto di ebollizione e si sposta verso l'estremità fredda rilasciando il calore al corpo dissipante, dopodiché si condensa e ritorna al punto precedente, in un ciclo infinito che risulta estremamente più veloce di quello che sarebbe un semplice tubo di metallo pieno.

Il materiale del condotto termico, le caratteristiche del fluido, la costruzione della heat pipe e la pressione inferiore rispetto all'esterno, se scelte secondo accurati criteri, rendono il trasferimento molto veloce.

 

heatpipes-funzionamento.png

 

  1. Il fluido assorbe il calore, raggiunge il punto di ebollizione ed evapora;
  2. il vapore attraversa l'apposita cavità fino ad arrivare all'altro lato;
  3. il vapore cede la propria energia termica, si condensa e torna indietro attraversando la zona più esterna del condotto;
  4. il liquido è di nuovo nella zona calda ed è pronto a ricominciare il circolo.
 

 

Planarità della base e lappatura


 

Talvolta la base del nostro processore da raffreddare e/o di quella del dissipatore che deve raffreddarlo può presentare una forma particolarmente concava o convessa che nemmeno la pasta termica può compensare, tale da pregiudicare più o meno sensibilmente le prestazioni del nostro raffreddamento. Ci si può accorgere di questo accostando la base in questione ad uno specchio.

La cosiddetta lappatura è il procedimento attraverso il quale noi possiamo rendere planare la base di un processore, di un dissipatore o anche di un waterblock di un raffreddamento a liquido: solitamente ci si arma di vari tipi di carta vetro e molto olio di gomito, partendo dalla carte vetro più spessa fino ad arrivare a quella più fine, lavorando con movimenti circolari.

 

ATTENZIONE!!! La lappatura di un processore fa decadere irrimediabilmente la garanzia!

 

 

PASTE TERMOCONDUTTIVE E PAD TERMICI

 

pasta-termoconduttiva.jpg


 

Tipologie e caratteristiche delle paste


 

Esistono vari tipi di paste termiche con capacità, prezzi e materiali molto differenti. I due tipi più comuni ad esempio sono quelle siliconiche e quelle a base di argento, queste ultime più costose ed efficaci. Un cambio della pasta termica comunque permette di guadagnare fino a 5 °C, a seconda ovviamente della differenza fra quella vecchia e quella nuova, ma anche a seconda delle irregolarità presenti sulle due superfici da collegare: meno sono planari, e più la pasta termica è importante. Va ricordato inoltre che sarebbe buona norma cambiarla ogni 2-3 anni, per evitare che si secchi troppo e perda le sue capacità.

Attenzione ad applicare solo sulla superficie metallica del processore le paste in grado di condurre energia elettrica, perché disperdendole sulla scheda madre potreste causare un cortocircuito.

Attenzione alle paste a base di metallo liquido, spesso ostiche da rimuovere.

 

 

Come applicare e rimuovere la pasta


 

La pasta termica può essere applicata mettendo solo una piccola quantità al centro e montando direttamente il dissipatore, lasciando a lui il compito di spalmare la pasta una volta schiacciato contro il processore.

Ecco un'immagine:

 

chicco-di-riso.jpg

 

Un altro metodo è quello di spalmare un velo di pasta molto sottile su tutta la superficie da dissipare, con un pennellino, qualcosa come una carta di credito o una scheda telefonica oppure col dito, magari ricoperto da una pellicola tipo quella da cucina per non sporcarsi.

Il risultato sarà simile a questo:

 

spalmata.jpg

 

La rimozione va effettuata con una certa cura per evitare di mescolare paste di diversa composizione, o comunque levare ogni traccia della vecchia pasta, sia perché secca o perché di scarsa qualità. Dopo aver levato il grosso con un panno umido o con un po' di carta assorbente, o semplicemente con un fazzoletto, se i residui persistono provate con un panno ed un po' d'alcool per rimuovere ciò che resta della vecchia applicazione.

Per quanto riguarda le pasta che tendono a tenere parecchio incollate i dissipatori, talvolta questo potrebbe essere un bene, per esempio nel caso di piccolissimi dissipatori passivi che non hanno nessun sistema di ritenzioni e restano attaccati solo grazie alla pasta termica.

 

 

Pad termici

 

pad-termico.jpg



 

I pad termici sono sottili porzioni di materiale termoconduttivo piuttosto appiccicoso, che si trovano solitamente già applicati su dissipatori di piccole dimensioni. Sono da evitare su CPU e processore grafico, e se si fa overclock anche sul chipset della scheda madre e sull'alimentazione.

 

 

VENTOLE

 

ventola.jpg



 

Le ventole si differenziano per svariate caratteristiche: portata, pressione statica, rumorosità, velocità di rotazione e possibilità di regolare quest'ultima, diametro, MTBF, alimentazione, assorbimento, led, parti UV-reactive, bundle fornito, accessori per limitarne le vibrazioni...

Tutto ciò, considerato anche il gran numero di produttori del settore, ha portato ad un'immensa quantità di ventole disponibili sul mercato, per tutte le tasche e necessità.

Ma vediamo queste caratteristiche più nel dettaglio.

 

 

Caratteristiche tecniche delle ventole




 

  • Portata (espressa in m³/h, CFM o relativi sottomultipli): la quantità d'aria che riesce a spostare la ventola nell'unità di tempo, ad esempio l'ora. Le unità di misura possono essere i m³/h (metri cubi all'ora) e relativi sottomultipli come cm³/h o cm³/s, oltre che in CFM, ovvero Cubic Feet per Minute, piedi cubi al minuto: ricordiamo che 1 m³/h = 0,59 CFM. Ovviamente maggiore è questo parametro più prestante è la ventola;
  • pressione statica (espressa in mm/H20): si può considerare come la forza con la quale la ventola spinge o aspira l'aria, anche in questo caso un parametro più alto porta a prestazioni migliori;
  • velocità di rotazione (riportata in rpm, revolutions per minute): semplicemente la velocità alla quale ruotano le pale della ventola, espressa in giri al minuto. Di per sé questo parametro non porta benefici, ma va considerato in un discorso più ampio che tiene conto anche delle altre caratteristiche (vedere paragrafo successivo). Comunque, a parità di caratteristiche, una ventola con minore velocità garantisce una rumorosità più contenuta;
  • diametro (espresso in mm): i diametri più comuni sono 120 o 80 mm, ma le ventole partono da 50 mm fino a superare i 200 mm;
  • rumorosità (riportata in dB): il rumore generato dalla ventola, un parametro purtroppo raramente rispettato;
  • MTBF (Mean Time Between Failure, tempo medio fra i guasti): maggiore è questo valore, più si presume sia alta l'affidabilità della ventola;
  • range di tensione per il funzionamento (in V): la soglia minima di Volt necessaria al funzionamento della ventola, e la soglia massima che è sempre 12V;
  • assorbimento di corrente (espresso in A): la corrente che la ventola assorbe dalla linea dell'alimentatore alla quale è collegata, ovviamente espressa in Ampere.
 

 

Regolazione voltaggio, rumorosità e velocità di rotazione (potenziometri e rheobus)


 

Esistono dei piccoli strumenti detti potenziometri (i quali non sono altro che resistenze variabili poste sull'alimentazione) che regolano la tensione fornita alla ventola: abbassando questo valore dai canonici 12 V il regime di rotazione diminuirà, abbassando la rumorosità ed ovviamente le prestazioni.

Ecco come si presenta un potenziometro, come una semplice manopola:

 

potenziometro.jpg

 

Questa soluzione può essere utilizzate con ventole particolarmente prestanti e rumorose per sfruttarne le piene potenzialità solo quando necessario, abbassando il rumore nelle altre occasioni.

I cosiddetti rheobus non sono altro che un'insieme di potenziometri ed eventualmente switch (per spegnere o accendere ventole) e termometri per gestire al meglio il proprio sistema di raffreddamento ad aria, da montare negli slot frontali del case, come un semplice lettore CD o floppy.

Ecco un esempio di rheobus:

 

rheobus.jpg
 

 

Alimentazione ventole


 

Spesso il cavo di alimentazione a 4 pin delle ventole, quello bianco da collegare all'alimentatore per intenderci, si presenta con una forma a Y fornendo sia un connettore maschio che uno femmina: questo per permettere di collegare più ventole alla stessa linea dell'alimentatore, visto che occuparne una per una sola ventole sarebbe uno spreco dato il bassissimo assorbimento di corrente delle ventole.

Talvolta le ventole possono essere alimentate anche tramite la scheda madre: in questo caso, a seconda della motherboard e del modello di ventola, potrebbe essere possibile regolarne la velocità. Questo tipo di alimentazione non pregiudica il funzionamento, ma se sono presenti dei led a scopo estetico essi potrebbero necessitare di un collegamento diretto all'alimentatore per funzionare.

 

 

Ventole tachimetriche e termocontrollate


 

Per ventola tachimetrica s'intende una ventola con un connettore a ad almeno 3 pin da collegare alla scheda madre, tramite il quale è possibile verificarne la velocità di rotazione via software.

Le ventole termocontrollate invece variano la loro velocità in base ad una sonda: al diminuire della temperatura diminuisce anche il regime di rotazione, presupponendo logicamente che ci sia una minore quantità di calore da disperdere; alcune ventole per alimentatori hanno questa caratteristica, ad esempio.

Esistono anche ventole sia tachimetriche che termocontrollate.

 

 

Altri accessori per ventole


 

Assieme alle ventole potremmo trovare delle specie di viti in grado di assorbire le vibrazioni, per limitare la rumorosità. Per lo stesso scopo, talvolta viene fornito un potenziometro assieme alla ventola.

Per limitare la quantità di polvere che entra nel nostro case invece, è possibile posizionare un filtro, che ne diminuirà un po' le prestazioni ma terrà più pulito l'interno del case.

Un altro accessorio che viene talvolta utilizzato con le ventole è il cosiddetto convogliatore: questi involucri di plastica vengono posizionati tra i fori di fissaggio e la ventola, a volta per migliorare le prestazioni della ventola (questo di solito si fa sui radiatori dei raffreddamenti a liquido) altre volte per montare una ventola più grande o più piccola dei nostri fori di fissaggio, utilizzando il convogliatore come una sorta di “staffa”, di adattatore.

Ecco un esempio:

 

convogliatore.jpg
 

 

Flussi d'aria nel case


 

Un buon circolo d'aria nel case aiuta sicuramente i dissipatori a raffreddare meglio i bollenti spiriti del nostro hardware. Innanzitutto, va detto che con la maggioranza dei case si ottengono vantaggi creando una pressione negativa nel cabinet, ovvero tentando di espellere più aria di quella che immettiamo, per esempio montando più ventole in aspirazione che in immissione. Questo è spesso vero ma non sempre, infatti ci sono rari casi nei quale è stato riscontrato che il case fornisce un ricircolo d'aria migliore con una pressione positiva, cioè con più aria in entrata che in uscita.

Una cosa che invece è uguale aldilà del nostro sistema è che favorire il naturale spostamento dell'aria calda aiuta il raffreddamento: l'aria calda infatti tende ad andare verso l'altro, per tanto mettendo le ventole in immissione in basso e quelle in aspirazione verso l'altro si ottiene un buon flusso d'aria.

 

flussi-aria.jpg

 

E' bene inoltre “nascondere” i cavi invece che lasciarli al centro del case, in modo da non ostacolare il movimento dell'aria, pratica detta cable management.

 

 

CELLE DI PELTIER, SERVONO?




 

Le celle di Peltier (vedere paragrafo relativo) possono essere affiancate a un dissipatore ad aria se sono di basso wattaggio, ma quali sono i reali vantaggi di queste soluzioni?

Vedendo i dissipatori in commercio dotati di cella di Peltier i vantaggi non sembrano consistenti: il costo si alza ma spesso le prestazioni sono uguali se non peggiori ad un normale dissipatore ad aria di alto livello.

 

 

SISTEMA VAPOR-X


 

Questo sistema di raffreddamento è stato introdotto sulle schede AMD-ATI e si basa sulla tecnologia Vapor Chamber: sostanzialmente ad una o più piccole fonti di calore molto importanti viene applicato una sorta di dissipatore sovradimensionato contenente una camera all'interno della quale un liquido (per esempio acqua) evapora, sale, disperde l'energia termica al corpo dissipante del blocco, si raffredda, condensa e ritorna già per ricominciare il ciclo; il principio di funzionamento è simile a quello delle heatpipes (vedere paragrafo relativo).

Nel caso venga utilizzato un dissipatore tradizionale “pieno”, mentre nel secondo è presente questa tecnologia che consente di disperdere il calore su una superficie più ampia, migliorando il raffreddamento.

 

 
Ultima modifica da un moderatore:
PARTE III ~ RAFFREDDAMENTI A LIQUIDO

 

loop.jpg



 

I raffreddamenti a liquido per computer forniscono, com'è facile intuire, maggiori prestazioni e silenziosità, anche se quest'ultima dipende ovviamente dai componenti scelti; d'altra parte, è necessaria una minima manualità, sia generica che in campo hardware, oltre che un budget piuttosto ampio ed un case con lo spazio necessario. E' possibile raffreddare praticamente ogni cosa a liquido (CPU, scheda video, RAM, scheda madre, hard disk, esistono anche alimentatori a liquido...) ma i componenti che ne traggono più vantaggio sono processore e scheda grafica.

Prima di montare un impianto a liquido, è necessario sapere almeno di cosa si stia parlando, quali componenti sono necessari: troverete tutto questo e molto altro ancora in questa guida, dai consigli più pratici ai principi sui quali si basano questi sistemi.

 

 

SCHEMA GENERALE DI UN CIRCUITO A LIQUIDO

 


 

Partiamo da “reservoir & pump”, che sta per vaschetta e pompa. La vaschetta serve per immagazzinare un po' di liquido e rabboccare facilmente il circuito quando necessario, non è obbligatorio ma è molto comoda, altamente consigliata, la montano praticamente tutti nei loro liquidi.

 

Ma seguiamo le frecce:

  • la pompa si occupa di far girare il liquido nel circuito, spingendolo continuamente;
  • il primo componente che incontriamo è il radiatore, che si occupa di raffreddare l'acqua: ovviamente essa si scalderà perché prenderà il calore generato dall'hardware, ed attraverso il radiatore la rilascia nell'aria;
  • l'acqua a questo punto entra nel cuore del raffreddamento a liquido, il waterblock: esso corrisponde al dissipatore, basandosi ovviamente su un principio diverso. Quando l'acqua passa qui dentro prende il caldo dell'hardware sottostante e “se lo porta via”; dopodiché il liquido ritorna all'inizio.
Questo è un semplice circuito in serie con un solo waterblock, ma ne potete montare uno per ogni componente che dovete raffreddare. Ho scritto “in serie” perché, nonostante ormai tutti i circuiti abbiano questo schema di base, fino a qualche anno fa si utilizzavano anche impianti in parallelo: in questi, ad un certo punto del giro, un tubo si divideva in due parti ed andava in due waterblock diversi, per poi ricongiungersi in un altro punto, ma c'erano anche configurazioni più complicate di questa. Ora non si usano più perché complicherebbero inutilmente il circuito, in quanto le moderne pompe sono potenti e lavorano bene in circuiti in serie, ed i waterblock spesso sono fatti per questo tipo di impianto.

 

Solitamente vi è un solo circuito di raffreddamento a liquido per PC, ma alcuni montano due o addirittura più di due circuiti, ognuno chiamato loop: in questi casi si parla di single loop, dual loop, triple loop...

Ecco ad esempio uno stupendo raffreddamento a liquido con 2 circuiti separati, facilmente individuabili grazie ai colori diversi del tubo e/o del liquido:

 

dual-loop.jpg
 

 

WATERBLOCK

 

Struttura

 

waterblock.jpg



 

Le due immagini rappresentano un waterblock per CPU, quello più usato. A destra possiamo vedere la sua struttura interna: in alto abbiamo i due raccordi d'entrata ed uscita con le relative guarnizioni O-ring (vedere paragrafo relativo alle guarnizioni), scendendo troviamo la staffa con le viti per il fissaggio al socket della scheda madre che al centro ospiteranno il top, il quale può essere anche trasparente. Prima dell'ultima parte si potrebbe trovare anche un diffusore, cioè una lastra solitamente di materiale plastico, bucherellata in modo da distribuire l'acqua in entrata su tutta la base del waterblock, o per indirizzare il liquido nel punto in cui rende di più. Nella parte più bassa c'è il vero e proprio punto dove il calore bassa dalla base all'acqua. Va detto anche che non sempre l'entrata e l'uscita dell'acqua sono simmetrica, talvolta per rendere al massimo il waterblock ha bisogno di essere utilizzato nel verso giusto, che è comunque indicato sulle istruzioni o sulla sua parte superiore.

 

 

Scambio di calore, dalla base al liquido




 

Nell'immagine precedenti si può notare come sia stata utilizzata una cosiddetta matrice di micropin: il calore sale dalla base a questi pin che, a contatto con l'acqua corrente, cedono ad essa la propria energia termica. Un'altra tecnica è quella delle canaline:

 

20110317192811_canalina.jpg

 

Esistono anche forme di canaline più semplici, ormai cadute in disuso per i waterblock che raffreddano componenti più caldi, come CPU e GPU:

 

20110317192956_canalona.jpg

 

Queste sono le soluzioni più diffuse per la dissipazione del calore, ma ad esempio la casa italiana Ybris fece una serie di waterblock basati su un'idea molto particolare, quella due matrici di semisfere contrapposte, una scavata nella base ed un'altra fra la prima ed il diffusore:

 

20110317193101_pict7851.jpg
20110317193116_pict8705.jpg
 

 

Ma perché tutte questi studi?


 

Le prestazioni di questi componenti non sono facili da migliorare, ed entrano in gioco molti fattori: senza scendere troppo nella parte tecnica e fisica, il motivo non è solo la ricerca di una maggiore superficie dissipante, ma anche quella di un passaggio veloce ed efficace del liquido.

Dietro questi waterblock vi sono approfondite ricerche, che richiedono notevoli competenze scientifiche e l'utilizzo di software avanzati per la simulazione dei movimenti dei fluidi; quest'immagine ne è un esempio, fu pubblicata dalla suddetta Ybris alla presentazione della sua (al tempo) ultima innovazione:

 

20110317193331_test.jpg
 

 

Raffreddamenti a liquido per schede video


 

Per quanto riguarda la scheda grafica esistono due tipi di raffreddamenti a liquido: i wb per la sola GPU e quelli cosiddetti full cover, che raffreddano anche le memorie video e l'alimentazione.

Coi primi si ottiene ovviamente un raffreddamento migliore sul processore grafico, che è comunque il componente più importante, a discapito di memorie ed alimentazione che rimarrebbero scoperte e vanno raffreddate con appositi piccoli dissipatori passivi. Queste soluzioni generalmente sono molto versatili e possono essere utilizzate su molte schede video.

 

GPU-Water-Cooler.jpg

 

Con un full cover invece, le prestazioni sulla GPU calano ma non vi è più bisogno di alcun raffreddamento ad aria. Si ha inoltre un costo nettamente maggiore rispetto ai waterblock per il solo processore grafico, inoltre la compatibilità è ovviamente molto limitata ad una scheda video, o ad altre molto simili.

 

full-cover.jpg

 

Cosa scegliere quindi?

Va detto che le memorie e i mosfet dell'alimentazione possono essere raffreddati ad aria passivamente senza alcun problema, basta un minimo ricircolo d'aria nel case: inoltre con un waterblock per GPU non si è costretti a cambiare il raffreddamento al cambio della scheda grafica, cosa da fare invece con un full cover. Questi ultimi hanno un prezzo maggiore, e per quanto riguarda l'utilità hanno a dire il vero poco da dire, vengono presi principalmente per un fattore estetico, per aumentare la tensione di alimentazione delle memorie video o nel caso in cui esse non siano in una buona posizione per quanto riguarda il flusso d'aria.

 

 

Raffreddare a liquido i componenti della scheda madre (northbridge, southbridge, mosfet)


 

Anche sulla motherboard vi sono componenti che possono essere raffreddati a liquido: il northbridge (quello erroneamente chiamato da molti chipset), il southbridge e l'alimentazione del processore (i cosiddetti mosfet).

L'unico di questi che, sotto overclock spinto, può ottenere reali benefici dal liquido è il northbridge. Talvolta i produttori forniscono insieme alla scheda madre un waterblock, purtroppo sempre di scarsa qualità, che come se non bastasse strozza quasi sempre l'impianto limitandone il flusso e quindi le prestazioni; di solito sono collegati tramite heatpipe ai dissipatori dei mosfet e del southbridge, diminuendo ulteriormente l'efficacia del raffreddamento sul chip più importante, il northbridge.

 

wb-chipset.jpg

 

E' possibile ovviamente comprare un waterblock dedicato fabbricato da un'azienda dedicata al liquid cooling, ottenendo risultati decisamente migliori; a volte però può essere un problema trovare dei dissipatori passivi per i componenti che altrimenti rimarrebbero scoperti.

Ecco un esempio di waterblock per northbridge:

 

20110317200904_wb_nb.jpg

 

I waterblock per southbridge esistono ma non portano benefici tangibili, e sono molto simili a quelli per nortbridge.

 

Quelli per i mosfet invece, anch'essi dalla scarsa utilità (in overclock, anche piuttosto spinto, è sufficiente una ventola sui dissipatori dell'alimentazione), possono essere uno o due poiché alcune schede madri hanno tutti i mosfet in fila, mentre altre divisi in due gruppi; in genere hanno una forma simile a questa:

 

MOSFET-wb.jpg

 

Tutti questi tipi di waterblock hanno solitamente un buona compatibilità, poiché sono adattabili ai fori di schede madri diverse.

 

Esistono anche waterblock composti da un unico blocco che ricoprono tutti i punti caldi della scheda madre facendo passare il liquido attraverso una lunga canalina, come questo:

 

20110317201053_wbmobo1.jpg

 

O divisi in due parti, come questi:

 

20110317201215_wbmobo2.jpg

 

Vediamo infine due esempi di schede madri completamente raffreddate a liquido, la prima attraverso singoli waterblock, la seconda attraverso un unico blocco (nelle immagini anche le CPU sono a liquido).

 

20110317201328_wbmobo3.jpg
 

20110317201416_wbmobo4.jpg


 

 

Altri componenti raffreddabili a liquido


 

Il raffreddamento a liquido può essere applicato anche ad altri componenti, ma non c'è una vera e propria necessità, è più un esercizio di stile.

 

Memorie RAM a liquido:

 

ram-wb.jpg

 

Hard disk a liquido:

 

hdd-wb.jpg


 

Esistono anche alimentatori raffreddati a liquido, ma ormai le rarissime soluzioni di questo tipo non vengono vendute singolarmente ma solo comprese nell'alimentatore. Ecco ad esempio un alimentatore da ben 1000 W pronto per essere collegato ad un impianto a liquido, prodotto dalla Koolance (che si occupa di liquid cooling), probabilmente si tratta dell'unico attualmente in commercio:

 

liquid-cooling-psu.jpg
 

 

Waterblock con celle di Peltier


 

(vedere paragrafo relativo alle celle di Peltier)

Anche nel caso dei raffreddamenti a liquido alcuni aggiungono una cella di Peltier per aumentare di molto le prestazioni del proprio raffreddamento, arrivando talvolta intorno alla temperatura di 0 °C, ed anche più in basso.

Scendendo di molto sotto la temperatura ambiente, si formeranno sul waterblock, sui tubi e sui raccordi delle gocce d'acqua a causa della condensa, ovviamente pericolose, vicino a componenti elettronici: per questo motivo il tutto va coibentato con materiale isolante. (vedere paragrafo relativo alla coibentazione)

Queste soluzioni non sono molto diffuse: per un buon rendimento è necessario montare un waterblock apposito, e non ce ne sono molti in commercio, ed utilizzare un secondo alimentatore dedicato nel caso di Peltier ad alto wattaggio, visto il loro grande assorbimento di corrente. Inoltre è necessario montare una lastra di metallo fra processore e peltier (ques'ultima va messa sotto al waterblock), questa lastra è chiamata coldplate.

Teoricamente è possibile raffreddare ogni componente con una cella di Peltier abbinata al liquido, ma se si esce dall'ambito CPU le aziende non offrono praticamente più nulla e bisogna costruirsi da soli il necessario.

 

 

In rete si possono trovare inoltre un gran numero e varietà di utilizzi delle celle di Peltier, da più celle montate sotto lo stesso waterblock a peltier per RAM, fino a peltier montate sulle vaschette del liquido o sulla GPU. Insomma, è possibile metterle un po' dappertutto, ma non sono semplici da gestire: oltre ad assorbire molta corrente, ci vuone un raffreddamento veramente di alta qualità per tenerle a bada.

 

 

RADIATORI

 

radiatore.jpg



 

I radiatori usati comunemente sono attivi, cioè raffreddati da una o più ventole: si parla di radiatori monoventola, biventola, triventola...

Montano quasi sempre ventole da 120mm, sempre in aspirazione e di solito solo da un lato, talvolta con l'ausilio di convogliatori (detti anche portaradiatori in questi casi) come in quest'immagine (leggere capitolo relativo alle ventole per maggiori informazioni a riguardo):

 

20110317202134_conv2.jpg

 

Ma si possono montare ventole anche da entrambi i lati, o due radiatori con le ventole in mezzo, insomma le possibilità sono molteplici, ed ecco un interessante test che mette a confronto le possibili soluzioni:

 

 

20110317202339_review.jpg
 

 

Clicca qui per visualizzare l'articolo completo.

 

 

Se si vuole un impianto a liquido ad alte prestazioni è consigliabile montare un radiatore attivo triventola, accompagnato ovviamente da 3 buone ventole.

A differenza di ciò che si crede, non fa pressoché alcuna differenza la posizione del radiatore nel circuito, in quanto l'acqua dopo un po' tende a stabilizzarsi su una certa temperatura.

 

 

Posizionamento ed aria nel radiatore




 

Appena dopo l'attivazione di un raffreddamento a liquido (e anche durante il suo normale utilizzo) nel radiatore si accumula una grande quantità di bollicine d'aria: nelle prime ore di vita del vostro sistema sarà necessario scuotere con forza più volte il radiatore e rigirarlo, ma per l'utilizzo giornaliero il suddetto accumulo sarebbe da evitare. A questo proposito è importante montare il radiatore in una posizione corretta: la migliore è quella orizzontale con i raccordi verso l'alto, ma va bene anche quella orizzontale coi raccordi a destra o sinistra, o in verticale coi raccordi in alto; da evitare la posizione orizzontale coi raccordi verso il basso e quella verticale coi raccordi in basso, che favoriscono molto l'accumulo d'aria nel radiatore (l'aria tende ad andare verso l'alto).

 


 

La pompa è fondamentale per l'impianto e dev'essere scelta principalmente in base al numero di waterblock, ma anche alla lunghezza del percorso che l'acqua deve percorrere, e bisogna tener conto inoltre della lunghezza del radiatore; tutte cose che aumentano la resistenza interna del circuito e necessitano di pompe in grado di spingere l'acqua con più forza. Viene alimentata a 12 V (raramente a 24 o 220) e ci sono due caratteristiche principali da considerare:

  • prevalenza: altezza massima teorica alla quale la pompa è in grado di spingere l'acqua in verticale (una buona di qualità dovrebbe avere circa 3 metri di prevalenza);
  • portata: si indica solitamente in litri all'ora (l/h), e con questa s'intende la quantità di liquido spostata nell'unità di tempo; di solito viene indicata la portata massima, ma per una valutazione completa andrebbe considerata al variare della prevalenza.
Si possono montare più pompe nello stesso circuito ma non è un'operazione comune: apponendo si abbiano due pompe uguali, se si montano in parallelo raddoppia la portata, mentre se vengono montate in serie una dopo l'altra si raddoppia la prevalenza.

Il consumo delle pompe è piuttosto basso, mentre la rumorosità varia molto da modello a modello.

E' importante sapere, prima del montaggio, che la maggior parte delle pompe funzionano solo se c'è già acqua al loro interno al momento dell'accensione: se accenderete il vostro impianto sperando che la pompa risucchi l'aria ed arrivi da sola al liquido, rischierete solo di danneggiare la pompa (qualche minuto di funzionamento a vuoto potrebbe essere fatale).

Esistono anche pompe che lavorano in immersione, e sono solitamente messe dentro la vaschetta dell'impianto.

La velocità della pompa può anche essere regolata con un semplice potenziometro.

 

 

VASCHETTE


 

Negli impianti a liquido la vaschetta non è indispensabile ma è molto comoda, oltre che spesso bella a vedersi. Una sua funzione è quella di facilitare il riempimento (ed eventuali successivi rabbocchi) del circuito: se non si volesse utilizzare una vaschetta, un'alternativa potrebbe essere un raccordo a T messo in una posizione alta rispetto al resto dell'impianto da aprire occasionalmente, ma non è il massimo della funzionalità. Anche perché la vaschetta permette di eliminare le bolle d'aria dai tubi, diminuendo la rumorosità complessiva del raffreddamento.

Oltre alle vaschette come quelle nella prima foto, esistono anche quelle costruite per essere posizionate in un o più bay da 5.25” nella parte frontale del case, come questa:

 

vachetta-5-25.jpg

 

A volte la vaschetta può essere attaccata alla pompa, o comprenderla.

 

 

TUBI

 

tubi.jpg



 

I tubi servono a portare il liquido da un componente all'altro dell'impianto, e ce ne sono di vari materiali, colori e dimensioni, con caratteristiche diverse e differenze di prezzo importanti. Vediamole nel dettaglio:

  • dimensione: è indicata di solito con due numeri (ad esempio 12/17), che indicano rispettivamente il diametro interno ed esterno; questa dimensione dev'essere ovviamente compatibile con quella dei raccordi dei vari componenti. Ricordiamo che 1” = 25,4 mm, visto che spesso i raccordi sono misurati in pollici;
  • materiale: il tipo di tubo influisce su lucentezza, trasparenza e flessibilità, per maggiori informazioni (vedere paragrafo successivo per maggiori informazioni);
  • trasparenza: dipende dal materiale, l'unico molto opaco è il silicone, tutti gli altri materiali offrono una buona trasparenza;
  • spirale interna: spirale metallica all'interno della parete che evita strozzamenti nelle curve particolarmente strette;
  • colore: esistono sia tubi trasparenti che colorati, e questi ultimi possono avere una certa trasparenza o essere non permettere assolutamente la visione del liquido all'interno;
  • UV-reactive: alcuni tubi reagiscono ai neon ultravioletti, che si possono montare facilmente nel case utilizzando l'alimentazione 12 V.
 

 

Tipi di tubi




 

I tubi principali che si possono trovare in commercio sono:

  • crystal: tubi rigidi e poco costosi ma con un alta trasparenza;
  • silicone: tubi un po' più costosi, molto opachi ma molto morbidi e flessibili;
  • PVC: ne esistono molti e dal prezzi molto variabili, ottima trasparenza ed alta elasticità, disponibili molte colorazioni, anche UV;
  • Masterkleer: tubo molto trasparente ed estremamente morbido, ritenuto il più elastico assieme al Tygon, ma dal prezzo più contenuto rispetto a quest'ultimo;
  • Tygon: ritenuto da molti il miglior tubo, altissima trasparenza ed elasticità, molte le colorazioni. Disponibile anche in versione dal grande spessore che permettono curve estremamente strette. Di contro, il prezzo è decisamente elevato in Italia.
Per effettuare curve estremamente strette, che altrimenti causerebbero la strozzatura del tubo, è possibile utilizzare delle spirali plastiche o metalliche, che possono essere inserite nella parete del tubo e esterne ad esso.

 

Le prestazioni sono influenzate dal diametro del tubo in maniera molto ridotta: dai più piccoli ai più grandi tubi in commercio l'aumento della portata è davvero piccolo ed il guadagno in temperature raramente supera il grado.

Esistono anche delle “curve”, di solito in rame, di 90 o 45 gradi che possono aiutare nella costruzione dell'impianto. Quelle ad angolo retto possono essere arrotondate o meno, nel caso non lo siano si ha un leggero effetto sulla portata, ma con una buona pompa non c'è nulla di cui preoccuparsi. Ecco ad esempio una curva in rame di 90° arrotondata:

 

curve-tubi.jpg
 

 

RACCORDI, GUARNIZIONI E FASCETTE


 

I raccordi sono i quei pezzi che troviamo montati su tutti i componenti dell'impianto, solitamente a coppie, uno per l'entrata ed uno per l'uscita del liquido; grazie ad essi possiamo collegare i tubi al waterblock, al radiatore, alla vaschetta o a qualsiasi altra cosa.

Nelle caratteristiche dei raccordi vengono indicate due dimensioni, in pollici (1” = 2,54 cm) e sono la filettatura e il diametro del foro per il tubo. Il primo dev'essere esattamente compatibile con la filettatura del componente sul quale il raccordo va montato, il secondo dev'essere all'incirca uguale al diametro interno del tubo. Va detto che comunque i raccordi vengono venduti assieme ai componenti, e al momento dell'acquisto si può scegliere il diametro del foro in base al tubo che si vuole utilizzare.

Le fascette servono per stringere il tubo al raccordo, e le guarnizioni per evitare piccole perdite.

 

 

Tipi di raccordi




 

Esistono principalmente tre tipologie di raccordi, da scegliere a seconda dell'utilizzo, dell'estetica e della disponibilità economica. Possono essere sia metallici (acciaio, rame, nickel, alluminio) che di plastica, vediamoli nel dettaglio:

  • portatubo tradizionali:
     

    20110318151920_trad.jpg

     
    sono i tubi più comuni e dal prezzo più basso,sono solitamente di metallo ed è necessaria una fascetta per tenere il tubo strettamente legato al raccordo;
  • pneumatici (a sgancio rapico):
     
    20110318152136_rapid.jpg

     
    hanno un costo superiore ai portatubo tradizionali e sono i più semplici e veloci da attaccare e staccare, possono essere sia in plastica che in metallo e al loro interno va inserito un pezzo di tubo rigido (di solito rilsan) che va a sua volta collegato al tubo dell'impianto, come nell'immagine;
  • a ghiera (a compressione):
     
    20110318152313_ghiera.jpg

     
    nell'immagine si può notare sulla destra il raccordo completo, con affianco i due elementi che lo compongono: il tubi viene infilato nell'elemento centrale, e il componente che sta a sinistra viene avvitato stringendo il tubo, pertanto non c'è bisogno di fascette; esteticamente sono probabilmente i raccordi più belli, ma sono anche quelli più costosi.
 

Guarnizioni e perdite (O-ring)

 

20110318152514_oring.jpg



 

Come si può notare dalle foto dei raccordi portatubo tradizionali o di quelli a ghiera, nel paragrafo precedente, sono presenti dei piccoli anelli: si tratta di guarnizioni dette O-ring chiamate così proprio per la loro forma circolare, che servono ad evitare piccole fuoriuscite di liquido dalla filettatura.

Se queste guarnizioni non fossero sufficienti (ma accade raramente) e si presentassero delle gocce alla base dei raccordi, è possibile isolare ulteriormente il raccordo con altri metodi, per esempio utilizzando un strato di teflon, recuperabile sotto forma di nastro (come lo scotch) da un negozio di idraulica, che va applicato sulla filettatura.

 

 

Fascette

 

20110318152919_fa1.jpg
20110318152947_fa2.jpg



 

Le fascette si usano per stringere il tubo ai raccordi portatubo tradizionali, e possono essere di metallo o di plastica. Quelle di metallo possono essere riutilizzate e si allargano e stringono con un cacciavite, prestando attenzione a non stringere troppo e rovinare il tubo; quelle di plastica invece si stringono e si taglia la parte in accesso, poi al momento della rimozione si tagliano semplicemente e si buttano via. Vanno comunque bene entrambi.

 

 

Raccordi passaparete portatubo e connessioni




 

Per connettere due tubi o per farli passare attraverso qualcosa, per esempio la parete di un case, si utilizzano i cosiddetti raccordi passaparete, che hanno una filettatura al centro e due connettori ai lati, oltre che dua dadi per fissare il tutto, come questo:

 

20110318153156_racc.jpg

 

Esistono poi in commercio un'infinità di raccordi ed interconnessioni per creare il proprio impianto, con tutte le filettature e le curve necessarie. Ecco ad esempio un raccordo con una curva di 45 gradi completamente snodato, filettato da entrambe le parti:

 

20110318153307_racc2.jpg
 

 

ADDITIVI (LIQUIDI CHE CIRCOLANO NEI RAFFREDDAMENTI)

 

20110318153422_add.jpg



 

Ad un certo punto, per chi si è appena addentrato nel mondo dei raffreddamenti a liquido, la domanda sorge spontanea: ma che liquido ci devo mettere?

Il più semplice è l'acqua distillata, assolutamente da evitare invece quella del rubinetto; assieme all'acqua distillata, alcuni aggiungono qualche goccia di amuchina per eliminare eventuali batteri che alla lunga potrebbere dare vita ad alghe e micro-organismi vari, non aggiungete alcool perché potreste rovinare la pompa e sciogliere le pareti delle vaschette. Esistono poi in commercio dei particolari liquidi, colorati o meno (e talvolta reattivi alle luci UV), contenenti inoltre sostanze anticorrosive, antialghe e/o lubrificanti: questi additivi possono essere concentrati, e quindi da diluire con dell'acqua distillata, o già pronti per essere versati nel nostro impianto.

Va detto che spesso questi additivi lasciano un alone sulla parete dei tubi o sul plexiglass delle vaschette.

Gli additivi generalmente non dovrebbero condurre energia elettrica e quindi, se a contatto con l'hardware, non dovrebbero causare cortocircuiti: ovviamente, meglio non verificare.

 

 

ACCESSORI




 

Ci sono vari componenti opzionali coi quali possiamo arricchire il nostro impianto a liquido, più o meno utili, vediamo alcuni esempi.

 

I flowmeter, o indicatori di flusso, servono a visualizzare grossolanamente la velocità del liquido, tramite una piccola girante montata all'interno:

 

20110318153731_flow.jpg

 

Le schede di controllo, o più semplicemente controllers, permetteno di monitorare e modificare la velocità di rotazione delle ventole e della pompa, il flusso del liquido e varie temperature, tutto con un comodo software o cun un dispositivo da montare in uno dei bay frontali del case contenente manopole, interruttori e schermo:

 

20110318153834_contr.jpg
 

20110318154001_rheo.jpg



 

Le sonde invece possono essere montate su un processore, nella vaschetta del raffreddamento a liquido o nel case per monitare la temperatura desiderata; hanno un certo range di funzionamento e sono collegate ad un piccolo schermo:

 

20110318154207_sonda.jpg
 

 

CORROSIONE GALVANICA (IMPORTANTE!)


 

Una cosa fondamentale nella costruzione dell'impianto e quella di non utilizzare mai nello stesso raffreddamento componenti con interni in rame e componenti con interni in alluminio senza liquido anti-corrosione: si avrebbe infatti il fenomeno di corrosione galvanica, che entra in gioco mettendo a contatto tramite l'acqua un materiale più nobile (in questo caso il rame) con uno meno nobile (nel nostro caso l'alluminio). L'alluminio si corroderebbe e i suoi depositi si attaccherebbero alle superfici in rame.

Considerando le migliori capacità termiche del rame e la maggiore diffusione, è meglio utilizzare solo componenti con rame all'interno. Anche se gli additivi anti-corrosione dovrebbero evitare questo fenomeno, sempre meglio risolvere il problema alla radice ed utilizzare solo rame. In caso contrario, cambiare l'additivo ogni 6 mesi.

 

 

KIT, PREZZI MARCHE




 

Quando si decide di montare un impianto a liquido è possibile comprare un kit completo o dei componenti singoli. In ogni caso è importante accertarsi della qualità dei componenti, affidandosi ad aziende specializzate in raffreddamenti a liquido e non ad altre che producono ANCHE questi raffreddamenti.

Il prezzo minimo di un raffreddamento a liquido di alta qualità si aggira sui 250€, cifra che sale all'aumentare dei componenti che si vogliono raffreddare. Se non si ha la disponibilità economica o semplicemente non si vuole spendere tale cifra, è meglio rimanere su tradizionali raffreddamenti ad aria: i kit a liquido dal basso costo infatti, offrono quasi tutti prestazioni uguali e spesso inferiori a quelli di un buon dissipatore ad aria.

 

 

MANUTENZIONE




 

L'ideale sarebbe cambiare il liquido dell'impianto ogni 6-8 mesi, ma se è tutto opportunamente isolato e non è stato introdotto nulla oltre al liquido apposito, si può tranquillamente cambiare ogni anno.

Inoltre, magari ogni due ricambi del liquido, sarebbe bene smontare e ripulire i waterblock da eventuali impurità, che se presenti in maniera importante potrebbero diminuore la superficie dissipante all'interno del blocco ed ostruire il flusso del liquido, limitando le prestazioni complessive del sistema.

 

 

GUIDA AL MONTAGGIO

 

Fase 1 ~ test dell'impianto fuori dal computer


 

Quando avremo finalmente a disposizione tutti i componenti, il primo passo sarà quella di far circolare per qualche ora il liquido fuori dal nostro computer. Collegando tutti i componenti ed accendendo la pompa potremmo verificare velocemente che non ci siano perdite da qualche raccordo.

Un momento, ma come avvio la pompa senza il computer?

Per accendere l'alimentatore senza il resto del computer, dopo averlo ovviamente scollegato da tutto l'hardware ed averci attaccato la pompa, basterà infilare una graffetta nel connettore a 20 o 24 pin (quello più grosso), col computer spento, con una delle due estremità nel buco del filo verde e l'altra in una di quelli col filo nero. In questo modo basterà premere l'interruttore posteriore per accendere la pompa.

Per quanto riguarda il riempimento, potrebbe farvi comodo un imbuto. Visto che spesso le pompe per questi impianti funzionano solo se hanno già l'acqua dentro all'accensione, inizialmente dovrete accendere e spegnere un po' di volte la pompa, rimpiendo il circuito a tratti; questo perché la pompa non risucchia l'aria fino ad arrivare al liquido.

 

 

Fase 2 ~ test dell'impianto a computer spento


 

Il passo successivo è montare il raffreddamento nel computer. Dopo aver tagliato i tubi delle misure opportune ed averli collegati a tutti i waterblock e stretti con delle fascette, andiamo a montare i waterblock sull'hardware che dobbiamo raffreddare. Se ci riuscirete potrete anche spostare il raffreddamento già montato all'esterno del computer dentro il case, ma non sempre è fattibile e spesso è necessario svuotare, smontare e rimontare il circuito. Dopodiché, sempre con l'alimentatore staccato dall'hardware e collegato solo alla pompa, lasciamo il raffreddamento in funzione per molte ore per notare se si presentano delle perdite. Un metodo efficace per non farsi scappare nemmeno una goccia è quello di posizionare dei fogli di carta assorbente (Scottex) sotti i vari raccordi.

In questa fase ci saranno sicuramente molte bolle d'aria in circolo, che si possono eliminare scuotendo il radiatore, le quali andranno a finire nella vaschetta.

 

 

Fase 3 ~ test di funzionamento a computer acceso


 

Una volta scongiurata la possibilità di perdite, l'ultimo passo è verificare le prestazioni del nostro impianto. Mettiamo sotto sforzo i componenti raffreddati a liquido con appositi programmi e monitoriamo le loro temperature: se queste sono troppo alte, abbiamo montato male il waterblock. E' possibile che esso sia stretto troppo o troppo poco, oppure che le viti non siano state strette tutte alla stessa maniera, o ancora potremmo aver applicato male la pasta termica. Non è da escludere nemmeno un errore di progettazione dell'impianto, per esempio un radiatore troppo piccolo per i componenti da raffreddare, o una pompa sottodimensionata di fronte alla resistenza opposta dal circuito.

 

 

RAFFREDDAMENTI AD IMMERSIONE

 

20110318154821_imm.jpg



 

In realtà questo tipo di raffreddamenti, utilizzato più che altro per curiosità che per necessità, sono differenti dai normali impianti a liquido in quanto prevedono l'immersione completa dell'hardware (eccetto hard disk e lettori vari) in un liquido non conduttivo, ad esempio olio dielettrico.

Anche questo liquido va ovviamente raffreddato e spinto in un radiatore con una pompa.

Le prestazioni sono inferiori di solito rispetto ad un normale raffreddamento a liquido, ma come abbiamo già detto viene fatto più per modding che per le prestazioni.

 
Ultima modifica da un moderatore:
PARTE IV ~ ALTRI SISTEMI E RAFFREDDAMENTI ESTREMI

 


20110318155226_extreme.jpg




 


In realtà la categoria dei cosiddetti raffreddamenti “
estremi” non è ben delineata, con questo termine si indica in linea di massima quei raffreddamenti che scendono sotto lo zero (talvolta anche moltissimi gradi sottozero) e che difficilmente vengono utilizzati nel normale uso giornaliero del PC, ma si usano più comunemente per dei test occasionali in overclock con lo scopo di trovare la velocità massima alla quale un componente può operare, più o meno stabilmente.


Più si scende con la temperatura infatti, maggiore è la frequenza alla quale un componente hardware può lavorare a parità di tensione di alimentazione fornitagli; inoltre, a temperature più basse si possono dare tensioni più alte per salire ulteriormente in overclock senza bruciare il microprocessore.



In questa parte della guida tratteremo tutti i raffreddamenti diversi da quelli esaminati fino ad ora, come le
celle di Peltier (che in realtà abbiamo già parzialmente descritto in altri paragrafi) ed i phase change (e tutti gli impianti che ne derivano), fino ad arrivare a ghiaccio secco, azoto liquido ed elio liquido.


Queste soluzioni vanno usate solo da chi pratica overclock estremo e conosce molto bene l'hardware.


 

 




PERICOLI E PRECAUZIONI PER GHIACCIO SECCO, AZOTO LIQUIDO ED ELIO LIQUIDO

 


20110318155424_precauzioni.jpg




 


Quando si decide di utilizzare uno di questi raffreddamenti bisogna preparare non solo il proprio hardware ma anche sé stessi, con le dovute precauzioni. In caso di utilizzo di ghiaccio secco ad esempio, è bene operare in un ambiente ben areato visto che si sprigiona nell'aria
anidride carbonica, molto pericolosa se accumulata in un ambiente chiuso. Inoltre va evitato il contatto prolungato della pelle col ghiaccio secco, pena ustioni da freddo poco piacevoli.


L'azoto liquido a temperatura e pressione ambiente evapora molto velocemente, e come l'anidride carbonica tende anch'esso a depositarsi in basso. Non è tossico ma soffocante, quindi anche in questo caso è importante lavorare in un ambiente ventilato. Inoltre chi utilizza l'azoto liquido come raffreddamento entra a contatto con esso a temperature vicine ai
-200 °C, ovviamente molto pericolose: va quindi travasato con cautela e con le dovute protezioni, in particolare alle mani, con guanti di materiali adatti, stesso discorso per l'elio liquido. A contatto con la pelle potrebbero causare gravi ustioni da freddo e necrosi.

 

 




PREPARAZIONE DELL'HARDWARE






 


Com'è facile intuire, l'hardware non è progettato per lavorare a temperature parecchio inferiori a quella ambiente, o per lo meno non senza le dovute precauzioni.



Prima di tutto non vanno bene le normali paste termoconduttive, che a certe temperature perdono le loro proprietà: al loro posto in questi casi si usano paste siliconiche che non gelano nemmeno a 200 gradi sottozero.



Quando si scende sotto la temperatura ambiente si vengono a formare nella zona interessata delle gocce d'acqua causate dalla condensa: vicino all'hardware esse sono ovviamente molto pericolose poiché potrebbero causare cortocircuiti, pertanto la zona a rischio va adeguatamente isolata col procedimento solitamente chiamato
coibentazione.


Esso può essere svolto in più modi: se ad esempio vogliamo raffreddare ad azoto liquido il nostro processore dovremmo ricoprire tutta la zona circostante sulla scheda madre. Il materiale più usato è il
neoprene, come in questa foto:

 




20110318155640_coib.jpg


 


Un altro metodo che si è molto diffuso negli ultimi anni fra gli overclockers è quello dell'utilizzo della comune
gomma pane, come in quest'immagine:

 




20110318155819_pane.jpg
 

 


COLDBUG E COLDBOOT



 


Questi sono due dei problemi nei queali si può incappare con i raffreddamenti estremi. Talvolta i microprocessori (o più raramente le schede madri) non sono in grado di avviarsi o di operare a determinate temperature, pertanto è inutile scendere al di sotto di esse.



Per
coldboot s'intende la temperatura più bassa alla quale il sistema è ancora in grado di effettuare il boot, cioè di accendersi, mentre per coldbug s'intende la temperatura più bassa alla quale il PC può funzionare (seppur instabilmente) una volta già avviato.

 

 




TERMOMETRI E SENSORI

 


20110318160148_term.jpg




 


Con certi raffreddamenti è importante monitorare la temperature, per questo sono necessari dei
termometri e delle sonde adatte, di livello semi-professionale.


Di solito si utilizzano una o più sonde di tipo
K, per l'overclock anche estremo è sufficiente una precisione intorno al grado aggiornata ogni secondo.

 

 




CELLE DI PELTIER

 


20110318182409_cella.jpg


 


Come funzionano



 


Le celle di Peltier sono in pratica delle
pompe di calore. Hanno un lato caldo ed un lato freddo, mentre in mezzo vi sono due materiali semiconduttori diversi di tipo P e di tipo N (a seconda del loro drogaggio, cioé del trattamento che hanno subito) collegati sopra e sotto da due lamelle di rame: fornendo ad un lamella una tensione positiva e all'altra una negativa la cella sposterà il calore dal lato freddo al lato caldo.

 


Ecco la struttura in un semplice schema:


 




20110318182725_schemaPelt.jpg


 


Tutto ciò si basa sull'omonimo
effetto Peltier, un fenomeno termoelettrico secondo il quale, per l'appunto, collegando due metalli e facendoli attraversare da una corrente elettrica si ha uno spostamente di calore.

 

 




Utilizzo, caratteristiche, pregi e difetti






 


Le celle di Peltier non vengono usate da sole, del resto montando una cella da sola sopra un microprocessore, il calore si sposterebbe si dal lato freddo a quello caldo, ma da lì dove andrebbe?



Per questo dopo aver montato il lato freddo sul processore (ponendo fra i due una lastra di metallo chiamata
coldplate capace di condurre il calore, per migliorare il trasferimento) si mette un raffreddamento sul lato caldo per dissipare l'energia termica che è stata trasferita. Il raffreddamento in questione può essere sia ad aria che a liquido (come abbiamo già visto nelle relative parti della guida), tuttavia per celle di Peltier potenti è necessario un raffreddamento a liquido di alta qualità.


Esistono anche molti altri utilizzi, le celle di Peltier possono essere teoricamente messe ovunque, basta raffreddare adeguatamente il lato caldo.



La caratteristica principale è la
potenza, espressa in W, che nelle celle utilizzate nei PC arriva solitamente ad un massimo di 300 W. Non è da sottovalutare anche il grande assorbimento di corrente di questi oggetti, per questo in caso di peltier potenti è necessario un alimentatore dedicato solamente ad esse.


In conclusione, questi sistemi rappresentano il modo più economico di raggiungere temperature prossime allo zero, e anche di superarle, ma necessitano come già detto di un'adeguata alimentazione, e talvolta lo smaltimento del calore può rivelarsi piuttosto difficile. Inoltre, più o meno con lo stesso consumo ma con un costo superiore, un sistema di tipo phase change permette prestazioni molto superiori.


 

 




Prodotti ed esperimenti italiani by Ybris



 


Ybris-cooling, nota per i raffreddamenti a liquido ed unica azienda del settore rimasta attiva in Italia dopo la scomparsa di OCLabs e Lunasio, è nota non solo per la qualità della realizzazione, la cura e gli studi sui propri prodotti, ma anche per alcuni progetti realizzati utilizzando celle di Peltier assieme allo staff di PcTuner.net, i quali meritano di essere menzionati.

 


Il primo progetto, risalente al 2003 quando ancora le soluzioni più estreme non erano largamente diffuse, prese il nome
E.S.T.A.S.I., Extreme Solution Technology Asymmetric System Inspire. Si trattava fondamentalmente di un prisma di rame applicato sulla CPU e circondato da 3 waterblock particolare con celle di Peltier integrate da 226W.


Il circuito utilizzò due radiatori, tre alimentatori per fornire la corrente necessaria a Peltier e hardware, una pompa con una portata nominale da ben 1500 l/h ed una tanica d'acqua da 500 litri per rallentare il più possibile il riscaldamento del liquido, con una temperatura di partenza di circa 2 °C e del ghiaccio all'interno. Il sistema si rivelò molto efficace (ma ovviamente inadatto all'uso giornaliero) e le temperature partirono da un minimo di ben -30 °C per poi salire sopra lo zero con un notevole overclock, overvolt e svariate ore di utilizzo; fu registrato anche un record mondiale di overclock per la CPU ed il raffreddamento a Peltier.



Ecco una foto del progetto E.S.T.A.S.I.:


 






 


Il secondo progetto fu il
T-Rex, un waterblock con cella di Peltier da 226 W integrata, con una struttura interna a canalina grande ottimizzata per rendere al massimo con una Peltier. I risultati furono sorprendenti: alimentando la cella a soli 5V, le temperature sotto carico erano all'incirca pari a quelle di un normale impianto a liquido con sistema a riposo. Aumentando la tensione al massimo invece, ovvero a 12V, la temperatura scendeva addirittura sotto lo zero. Il risultato fu un waterblock che poteva garantire prestazioni ottime o estreme tramite la semplice regolazione della tensione d'alimentazione della cella, ecco una foto:

 




20110318183442_trex.jpg
 

 


PHASE CHANGE

 


20110318183610_phasechange.jpg




 


Il phase change è un raffinato sistema di raffreddamento le cui prestazioni variano mediamente dai -20 ai -60 °C. Si presenta, come vediamo dall'immagine, come un parallelepipedo metallico di modeste dimensioni dalla quale fuori esce un grosso tubo (raramente anche 2 o 3) che va a finire sul processore, o in generale sul componente da raffreddare.



Può essere utilizzato giornalmente se si vuole mantenere un overclock piuttosto spinto in ogni circostanza. La rumorosità si attesta di solito su livelli accettabili, massimo come quella di un frigorifero, ed il consumo varia a seconda delle caratteristiche tecnica del phase, in particolare la potenza del compressore.



Questo sistema viene chiamato anche
direct die (poiché raffredda direttamente il componente, a differenza dei chiller (vedi paragrafo relativo) o single stage, in quanto esistono anche soluzioni simili composte da più stadi in cascata (vedi paragrafo sui cascade) .


Il prezzo di questi sistemi varia molto, ad esempio l'italiana
Dimastech produce phase change prodotti con cura a partire da 400 €; va detto però che tali soluzioni sono facilmente acquistabili online usate, con un notevole risparmio.

 

 




Principio di funzionamento



 


Il principio sul quale si basano questi sistemi risiede nell'energia che viene assorbita o rilasciata da un materiale al momento del cambio di stato. Come tutti ben sanno infatti, esistono tre principali stati di un materiale:
solido, liquido e gassoso, a noi in particolare interessano questi ultimi due; va detto inoltre, senza scendere troppo nel dettaglio, che questi fenomeni sono strettamente correlati alla pressione dell'ambiente nel quale avvengono.

 

 




Funzionamento, componenti e manutenzione

 


20110318223423_phase.jpg




 


Molto grossolanamente, lo schema di un phase change è:


 


compressore -> condensatore e radiatore -> capillare -> evaporatore -> ritorno al compressore

 


Partamo dal
compressore: questo componente, che può essere normale o di tipo rotativo (in tal caso si riescono a mantenere più basse le temperature anche sotto carichi elevati), ha il compito di comprimere il gas refrigerante presente all'interno del circuito e spingerlo verso i componenti successivi, con una forza che dipende dalla sua potenza: questo parametro, espresso in cavalli (cv o HP), è molto importante per le prestazioni finali del sistema.


A questo punto il gas, ad alta pressione e temperatura, viene raffreddato dal
radiatore e successivamente arriva al condensatore, dove passa dallo stato gassoso a quello liquido, condensando per l'appunto.


Il liquido attraversa a questo punto un tubo estremamente sottile detto
capillare, mantenendo alta la pressione. Questo tubo arriva dritto dritto nell'evaporatore, una sorta di “camera” chiusa la cui base è a contatto diretto col componente da raffreddare. La rapida espansione del liquido favorisce l'immediato processo di ebollizione grazie al quale la materia ritorna all'originario stato gassoso, ma soprattutto sottrae energia termica dalle pareti dell'evaporatore, fungendo quindi da dissipatore.


A questo punto il gas passa attraverso un filtro chiamato
dryer, montato per evitare che eventuali residui d'acqua entrino nel compressore compromettendone il fuzionamento, ritorna all'inizio del circuito dove viene nuovamente compresso, e così via.


Questo è, in maniera piuttosto semplificata, il funzionamento di un phase change, forse più comprensibile da questo esempio, che rappresenta lo schema di un piccolo phase prodotto dalla
Thermaltake, la quale lo integrò in un particolare modello di case:

 




20110318223822_tt.jpg


 


Dopo un determinato numero di ore di utilizzo, il circuito richiede una ricarica di gas ed eventualmente un cambio dell'olio del compressore.



Molti si costruiscono artigianalmente sistemi come questi, ma ciò richiede una certa conoscenza in questo campo, oltre ovviamente ad una notevole manualità e familiarità con saldature ed impianti a gas, pressioni da gestire ecc...


 

 




CHILLER

 


20110318233532_chiller.JPG




 


Un
water chiller è un raffreddamento simile al phase change, ma in questo caso non c'è un evaporatore che va a raffreddare direttamente il componente, bensì una serpentina che passa in un contenitore di liquido (non acqua poiché potrebbe gelare) per raffreddarlo; a questo punto un raffreddamento a liquido pesca il liquido refrigerato dal contenitore funziona come un normale raffreddamento a liquido. L'unica differenza sta nel fatto che i waterblock, la scheda madre e talvolta i tubi vanno coibentati per evitare pericolosa condensa (leggere paragrafo sulla coibentazione per maggiori informazioni).

 

 




AUTOCASCADE

 


20110318223936_autocascade.jpg




 


Gli autocascade sono sistemi con un solo compressore ma con più
gas diversi, scelti ovviamente secondo le loro caratteristiche. Il sistema è piuttosto complicato in quanto i due gas mescolati prima di entrare nel tubo capillare vengono divisi e condensano per conto proprio nella parte di circuito chiamata interstage, per poi andare nell'ultimo tubo capillare verso l'evaporatore.


Le temperature variano molto a seconda delle miscele e dei compressori utilizzati, si arriva in media intorno ai
-70 °C.

 

 




CASCADE

 


20110318224129_cascade.jpg




 


Un
cascade si basa sugli stessi principi di funzionamento di un phase change, ma in questo caso i compressori sono più di uno: si può immaginare un cascade come due o più phase in cascata, dove uno raffredda l'altro. I cascade normalmente hanno 2 o 3 stadi, ma qualche appassionato (con notevoli conoscenze) è arrivato anche a 4, o addirittura 5 stadi.


Questi sistemi hanno costo elevatissimi (minimo 1500 €), consumi nell'ordine dei KW, rumorosità poco sopportabili e dimensione notevoli. Vengono usati per occasionali test in overclock estremo, come quasi tutti i raffreddamenti descritti in quest'ultima parte della guida, e fungono da alternativa a ghiaccio secco ed azoto: i vantaggi sono ovvi, si aggirano facilmente i problemi di “troppo freddo” (leggere paragrafo su coldbug e coldboot) e una volta acceso il sistema funziona autonomamente; d'altro canto però non tutti possono affrontare una spesa del genere e soprattutto pochi hanno a disposizione una fornitura d'energia elettrica sufficiente.



Per quanto riguarda le temperature, quelli a due stadi arrivano mediamente intorno ai -110 °C, mentre salendo con le stadi diventa più difficile stabilire temperature indicative in quanto il numero di variabili in gioco è alto (compressori, condensatori, gas utilizzati), comunque si arriva anche intorno ai -170 °C, temperature vicine a quelle dell'azoto liquido.



Ecco come si presenta un cascade a due stadi prodotto dalla
Dimastech al costo (minimo) di 1500 €:

 




20110318224406_cascade2.jpg
 


TOLOTTO

 


20110318224511_tolotto.jpg




 


Il
tolotto è fondamentalmente un tubo o un parallelepipedo di rame o alluminio dove viene versato il materiale refrigerante (ghaccio secco, azoto liquido o elio liquido), il quale assorbe il calore generato dal microprocessore e lo disperde nell'aria evaporando o sublimando.


La base è ovviamente a contatto diretto con l'hardware da raffreddare, e lo spessore di quest'ultima e la forma e dimensione dei buchi fatti su di essa dall'altra parte (dall'interno non sulla parte che tocca il processore) determinano la rapidità con la quale il tolotto è in grado di far scendere o far risalire la temperature dell'hardware.



Come già detto esistono problemi a temperature troppo basse con certi processori (leggere il paragrafo riguardante coldboot e coldbug) ed alcuni tolotti hanno al loro interno une
termoresistenza: collegando essa alla corrente, si farà risalire la temperature della CPU, nel caso sia scesa troppo per colpa dell'azoto liquido al punto di compromettere il funzionamento del sistema.


Ecco un tolotto al suo interno:


 




20110318224651_tolottointerno.jpg


 


Normalmente si sottopongono a questi raffreddamenti le CPU e le GPU, ma è possibile farlo anche col chipset della scheda madre è con le RAM.


 

 




GHIACCIO SECCO

 


20110318224857_dice.jpg




 


Il
ghiaccio secco, o detto all'inglese dry ice ed abbreviato in gergo in dice, si utilizza nel campo dell'overclock solitamente sotto forma di pellets, come nell'immagine.


Il ghiaccio secco non è altro che
anidride carbonica allo stato solido, il quale a pressione normale viene raggiunto intorno ai -78 °C. Inoltre l'anidride carbonica ha una particolarità: a pressione atmosferica non si scioglie ma alla suddetta temperatura sublima, cioè passo direttamente dallo stato solido a quello gassoso. E questo è proprio ciò che accade quando lo si versa dentro il tolotto: per migliorarne l'effetto inoltre, è bene versare qualche dito d'alcool sul fondo del tolotto.

 




AZOTO LIQUIDO

 


20110318225134_ln2.jpg




 


L'azoto, largamente presente nella nostra atmosfera sotto forma di gas, ha un ponto di ebollizione molto basso, circa
-196 °C: questo significa che, fino a tale temperatura, si presenta allo stato liquido. L'azoto liquido viene chiamato anche LN2, abbreviazione di Liquid Nitrogen 2, dalla relativa formula chimica.


Ovviamente queste temperature non sono affatto semplici da raggiungere e mantenere, ma come abbiamo già detto le transizioni da uno stato all'altro della materia non sono dettate solo dalla temperatura ma anche dalla pressione: comprimendo l'azoto infatti, è possibile portarlo allo stato liquido (con una temperatura intorno ai -200 °C), per poi trasportarlo sotto tale pressione in appositi contenitori chiamati
dewar:

 




20110318225330_dewar.jpg


 


Si tratta di contenitori le cui pareti contengono uno strato in cui è stato fatto il
vuoto, permettendo un ottimo isolamento termico.


Per quanto riguarda il raffreddamento sull'hardware, l'azoto liquido viene travasato in contenitori via via sempre più piccoli e comodi, fino ad arrivare a semplici
thermos coi quali si versa l'azoto liquido direttamente nel tolotto; va prestata attenzione all'evaporazione: fuori dai dewar, quindi a pressione e temperatura ambiente, l'azoto liquido evapora molto velocemente. E' possibile anche versarlo direttamente dal dewar se esso è dotato di un apposita valvola detta spillatore.

 

 




ELIO LIQUIDO

 


20110318225522_lhe.jpg




 


L'elio liquido rappresenta l'espressione massima del raffreddamento estremo nel campo dell'overclock. Ha un punto di ebollizione che di avvicina incredibilmente allo zero assoluto,
-269 °C: il costo è alto, soprattutto per il trasporto, e questo raffreddamento è stato usato da pochi overclockers, fra i migliori in tutto il mondo.


Per l'elio liquido vale tutto quello detto sull'azoto liquido, semplicemente si tratta di temperature ancora più basse e possibilità di overclock leggermente più alte.


 

 




VIDEO



 


Ecco alcuni video, alcuni recenti altri meno, certi ironici certi seri, tutti riguardanti all'overclock estremo:


 





[video=youtube;Xw2KkuQ-5F4]

http://www.youtube.com/watch?v=Xw2KkuQ-5F4  


[video=youtube;TV-1kYMh2G4]








 
IMPORTANTE, DISCLAIMER E DIRITTI






 


L'autore e tutto lo staff di SpazioGames.it non sono in nessun modo responsabili per eventuali danni di qualsiasi tipo per quanto riguarda gli argomenti trattati nella guida e tutto ciò che ne deriva.

 


Questa guida è frutto di un lungo lavoro ed è in esclusiva per il forum di SpazioGames.it, perciò è assolutamente VIETATA la copia parziale o totale della parte testuale.


 


Qui si chiude la guida, spero che sia utile a qualcuno, che tolga qualche dubbio sull'argomento o che soddisfi semplicemente qualche curiosità.


 


Ovviamente è fondamentale il vostro apporto, e come sempre sono gradite tutte le forme di consigli e critiche costruttive, inoltre ovviamente potete scrivere qui ogni dubbio su qualsiasi tipo di raffreddamenti.


 


A voi la parola!
//content.invisioncic.com/a283374/emoticons/winks.gif

 

 

 




~by FFlegend






 

Ecco un processore prima e dopo un'accurata lappatura:


 




20110316233042_CPUprimalappatura.jpg
20110316233100_CPUdopolappatura.jpg


 

 


Ma la lappatura consiste nel far diventare un processore una fotocamera?? :morristend:

 
Per il momento (non l'ho letta tutta) ti consiglio di scrivere nel paragrafo delle ventole che certe ventole non si avviano se si abbassa di troppo il voltaggio...

Errore di ortografia: partendo dalla carte vetro più spesso > spesse...

Comunque complimenti per il lavoro pazzesco quanto cavolo ci hai messo a scriverla tutta?! :shady:

Ma la lappatura consiste nel far diventare un processore una fotocamera?? :morristend:
No...//content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif Il fatto è che la rugosità superficiale dell'his, dopo una lappatura eseguita bene, è così bassa da rendere il processore a specchio...//content.invisioncic.com/a283374/emoticons/250978_ahsisi.gif

 
ecco a voi il Messia del topic ufficiali //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/Gab3.gif

 
Per il momento (non l'ho letta tutta) ti consiglio di scrivere nel paragrafo delle ventole che certe ventole non si avviano se si abbassa di troppo il voltaggio...Errore di ortografia: partendo dalla carte vetro più spesso > spesse...

Comunque complimenti per il lavoro pazzesco quanto cavolo ci hai messo a scriverla tutta?! :shady:

No...//content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif Il fatto è che la rugosità superficiale dell'his, dopo una lappatura eseguita bene, è così bassa da rendere il processore a specchio...//content.invisioncic.com/a283374/emoticons/250978_ahsisi.gif
intanto grazie per la lettura, i complimenti e le correzioni //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/sisi.gif

Non so se non ci sei ancora arrivato o se ti è sfuggito, comunque sotto il paragrafo "Caratteristiche tecniche delle ventole" c'è scritto qualcosa a riguardo:

range di tensione per il funzionamento (in V): la soglia minima di Volt necessaria al funzionamento della ventola, e la soglia massima che è sempre 12V;

Per l'errore di ortografia, correggo //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/sisi.gif però sarebbe spessA, non spessE //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif

Ci ho messo... un po' //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif

GG 


pochi gazzi:sisi:
//content.invisioncic.com/a283374/emoticons/250978_ahsisi.gif

ecco a voi il Messia del topic ufficiali //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/Gab3.gif
:rickds:

 
Fantastica, grandissimo lavoro FF!
denghiù, ora vai a metterti da parte i soldi tu //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/250978_ahsisi.gif

//content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif

A proposito di raffreddamenti, dato che non posso venderlo come "forse funziona" quasi quasi ritiro fuori il mio phase //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif almeno se funziona decido se tenerlo tutti i giorni o venderlo :unsisi:

o comprarne uno nuovo //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/smile2.png
 
Ora sono un pro //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/sisi.gif Grazie effeeffe.

 
Ora sono un pro //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/sisi.gif Grazie effeeffe.
no, ora sei pronto a spendere tutti i tuoi risparmi //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/smile2.png

//content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif

 
Ancora no //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif Anche perchè i risparmi li ho già spesi, l'anno prossimo se tutto va bene guadagno di più e poi se ne parla :]

 
Ok, deciso, quest'estate si va di liquido eccheccazzo! //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/sisi.gif

 
Ok, deciso, quest'estate si va di liquido eccheccazzo! //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/sisi.gif
l'avevo già sentita :unsisi:

che sbattone scrivere tutta sta roba !!!
ottimo risultato !!!
bisogna diffondere il verbo //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/sisi.gif

grazie //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif

 
Pubblicità
Pubblicità
Indietro
Top