Sono d'accordo sulla questione che tali pratiche siano utilizzate dai benpensanti come un pretesto per attaccare il medium tutto, del resto si tratta della tipica generalizzazione campanilista che osserviamo in qualsiasi settore su prodotti che sfidano l'etica contemporanea, siano innovativi o semplicemente non protetti da una lobby nazionale.
Vedi per esempio che alcolici e carni trasformate sono molto piu' pericolose per la salute dei videogiochi, eppure al minimo accenno di regolamentazione le lobby italiane partono con la solita retorica dell'attacco all'eccellenza del paese, etc.
A mio avviso pero' gli operatori del settore e noi videogiocatori non dobbiamo chiudere gli occhi verso quelle che sono pratiche oggettivamente dannose.
Questo è sacrosanto. Come ho detto: la regolamentazione serve, e banalmente già c'è il suo problema è il non essere vincolante.
La questione della tutela genitoriale e' uno scaricabarile, perche' per quanto sia lapalissiano che ad esercitare la prima forma di controllo ed indirizzo sia la famiglia e vale sia per l'istruzione, che per l'alimentazione, la vita sociale, etc. D'altro canto uno stato che funziona dovrebbe creare le condizioni per le quali se queste figure non dovessero risultare all'altezza del compito, ci sia una rete di sicurezza che impedisca la proliferazione di comportamenti smodati che nel lungo termine danneggeranno la societa'.
Le mie figlie dovrebbero avere delle opportunita' a prescindere dal fatto che io sia un padre di merda(e spero di non esserlo).
Non so trovo comoda l'idea che ci sia una regolamentazione (non vincolante) ma tali giochi arrivino nelle mani di presunti bambini e la colpa sia "del sistema".
Il sistema è più che giusto che venga regolamentato (e in alcuni paesi già stanno arrivando dei vincoli soprattutto sulle MTX e le Lootboxes proprio per le commistioni sul gambling), ma torno a bomba se il gioco è PEGI-18 e tuo figlio lo compra e tu fai spallucce (applicabile anche al: il gioco è PEGI3 ma lui ci gioca 10 ore al giorno 7 giorni su 7), e questa cosa accade a lui e pochi altri e non è epidemica, be' forse forse il tutore di turno ha una buona dose di colpa e il sistema cosa può fare se non dirti "questo prodotto non è adatto a lui" (
l'unica cosa extra che può fare [e dovrebbe farlo] è rendere vincolante ex lege il vincolo d'età, o vietare in toto determinate meccaniche). Il paragone alimentare funziona fino ad un certo punto secondo me (per quanto pure qui si possa esercitare un controllo normale), bruciare 10 ore su Fortnite è qualcosa di estremamente visibile, e arginabile (molto più di un sistema alimentare americano dove le merendine sono diffuse in ogni dove e costano drasticamente meno del cibo sano, incentivando una diffusione globale e un'epidemia di obesità).
Perche' se riempiamo i supermercati di merda e un genitore se ne frega, il ciccione di 50 anni e le relative spese mediche ce le accolleremo noi di fatto. Anche la correlazione che porti sulle generazioni precedenti non la trovo particolarmente adatta, se non altro perche' l'esplosione del mobile o delle micro invece sono relativamenti recenti e quel poco di ricerca in merito prevede danni incalcolabili.
Non vedo però questa esplosione epidemica della dipendenza da videogiochi. I videogiochi esistono da una vita, e titoli pensati per "appiccicare" allo schermo esistono almeno da 3 Gen (a volte ci si scorda quando sia nato Roblox). Il Mobile ha divorato una fetta enorme del mercato Portable nell'epoca post DS, ed è diventato indubbiamente massivo ma non mi sembra dati alla mano che abbia capitalizzato una fetta dominante della popolazione under18:
(e dai rilievi di statistico a seguire i gruppi immediatamente vicini sono i 18-24 e i 35-40, 3 fasce di età che non comprendono i bambini oggetto della causa in esame)
Prendendo i dati americani recenti (
e considerando che la Causa in corso è in USA il dato mi sembra attinente) mi sembra che la catalizzazione del Mobile (il settore videoludico dove maggiormente si concentrano le politiche predatorie) sia ancora una volta nella fascia 30s (e dintorni), ossia la fascia che si suppone sia in grado di esercitare un controllo sulle proprie pulsioni (patologie permettendo).