Capitan Harlock | Addio maestro Leiji Matsumoto

  • Autore discussione Autore discussione Gouki
  • Data d'inizio Data d'inizio
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Queen Emeraldas
di Leiji Matsumoto
2021, 4 volumi


Queen Emeraldas



Alla guida del vascello spaziale Queen Emeraldas, alter ego femminile dell’Arcadia, l’astronave di Capitan Harlock, Emeraldas, personaggio in cui sono riconoscibili le somiglianze con la Crimilde dei Nibelunghi, è una donna che, perduto il suo unico e vero amore, Tochirô, è destinata a viaggiare tra le stelle per combattere al fianco di oppressi e indifesi. Al centro della narrazione è il suo incontro con Hiroshi Umino, un terrestre giovane e combattivo che ha abbandonato la Terra inseguendo il sogno di volare nello spazio, ed è precipitato su Marte. Un incontro e un viaggio destinati a incidere profondamente nella vita di entrambi, giacché Hiroshi continuerà il viaggio al fianco di lei sulla Queen Emeraldas.
 
Buon viaggio Maestro, che il Galaxy Express possa condurti in nuovo mondo.

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Che il Maestro non stesse bene, si era capito.
Fa male ugualmente però...
 
Dispiace moltissimo e l'unica consolazione è che la bellezza della sua arte ha ispirato moltissimi talenti e continuerà a farlo.
 
Contrariamente a quello che si può pensare, non conobbi il sommo Sensei Leiji Matsumoto con "Harlock" o "Galaxy Express 999" ma con Danguard. Una serie robotica, che vidi su una TV locale nel lontanissimo 1984, saltando ben poche puntate, ne ero assuefatto. La ricordo come una delle serie con una delle peggiori sigle che mi ricordi, ma in possesso di grande fascino.
Molti anni dopo, facendo tante ricerche incrociate sui robottoni, incappai in altre informazioni su Danguard.
Seppi molte cose su questa serie di cui non vidi mai il finale. Anzitutto, Danguard è l'unica serie mecha di Matsumoto, un robot poco conosciuto ma IMPORTANTISSIMO nel genere robotico poiché - e la storia non mente - Danguard anticipò il genere real-robot di qualche decade, mettendo in atto, in 56 serrati ma ripetitivi episodi, un conflitto tra umani (e quindi non invasori alieni) l'idea della continuity fra gli episodi (giù presente nei toku ma non nelle serie mecha) un rapporto conflittuale tra padre e figlio, disciplina militare, e un taglio romantico, alla Matsumoto insomma. Il Danguard è inoltre il primo super-robot in possesso di un espressione facciale, o quantomeno è il primo robottone di stampo "nagaiano" [anche se Toei interruppe i rapporti con Nagai stesso e cercò Matsumoto] a presentare persino i labbroni, almeno che io ricordi. E siamo nel 1977 eh. Che altro dire? la sigla italiana è cantata da una giovanissima Veronica Pivetti se non ricordo male e un certo Shingo Araki al character design. Il Danguard mi piaceva perché era diverso dai robottoni nagaiani, era più cerebrale, più introspettivo. Succedevano cose inaspettate, per certi versi mi ricordava persino delle serie da femmina come Jenny la tennista che seguivo, ma non lo dicevo. La prima parte della storia di Danguard si svolgeva sulla Terra ed era incentrata sul rapporto fra l'istruttore della base Yasdam, ovvero il capitano Dan, un misterioso uomo con una maschera di ferro fuggito dalla base di Doppler, e Takuma Ichimonji che, cresciuto, è diventato uno dei tre aspiranti piloti del robot Danguard. Una cosa piuttosto strana per una serie mecha. La consapevolezza di avere l'abilità o meno, di guidare un robot, o di averne le capacità, non ricordo fosse tipica di quell'epoca. I piloti piovevano sempre dall'alto in tante serie nagaiane. Del resto il capitano della base del Danguard trattava tutti gli allievi molto duramente, sfruttando la loro genuina rivalità, per farli migliorare e fargli dare il massimo. Mi ricordava il perfido istruttore di Mila e Shiro, Daimon, quello che usava catene e sberle :D

 
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