ormai la Costituzione è carta straccia, siamo diventati tutti apolidi nella nostra terra, ti dicono a che ora rincasare, quante persone devono stare in casa tua, tra poco ti diranno pure a che ora uscire o forse è sottinteso.
Ieri sono venuti i carabinieri a controllare perché avevano detto loro che c'erano più di 6 persone nella mia abitazione. Cosa falsa ovviamente e apprezzo l'iniziativa del Sindaco Leghista.
Paolo Tiramani, deputato della Lega e sindaco di Borgosesia (Vercelli), interviene contro gli «spioni» che segnalano assembramenti di oltre sei persone nelle case. «Oggi (mercoledì, ndr) ho deciso di fare un’ordinanza contro i delatori da Dpcm», ha scritto su Facebook, «sono stufo… non è giusto ricevere continue segnalazioni che fanno perdere tempo prezioso alla nostra polizia municipale. Chi farà una segnalazione totalmente infondata, sarà passibile di multa». “Visto che molte delle segnalazioni ricevute sono risultate prive di fondamento, e dovute esclusivamente a cattivi rapporti di vicinato – dice – ho deciso di intervenire. La parte del Dpcm sui ‘delatori’ crea problemi non indifferenti, come peraltro avevo temuto fin da subito. Le segnalazioni infondate hanno impegnato senza motivo la nostra Polizia Municipale per le opportune verifiche, facendoci sprecare tempo e denaro, per non parlare poi dell’aggravarsi delle tensioni sociali e del clima di allarmismo nei confronti dell’emergenza sanitaria. Ho quindi provveduto ad emettere immediata ordinanza per stabilire che le segnalazioni devono essere circostanziate ed effettuate in modo ufficiale”. Se effettivamente si tratterà di violazione del Dpcm, proseguono dal Comune, si interverrà opportunamente. “In caso contrario si verificherà se i segnalatori siano perseguibili per procurato allarme, e quindi passibili di ammenda da 10 a 516 euro
Arrivati a questo punto credo che la situazione sia già ampiamente fuori controllo. Solamente un nuovo lockdown potrebbe ristabilizzare la situazione, ma chissà quanto dovrebbe durare per essere efficiente (due mesi come in primavera non possiamo affatto permetterceli). L’immunità di gregge sembra non essere una strada percorribile, nonostante il grande numero degli asintomatici, perché il nostro sistema immunitario non rimane efficace a lungo termine e quindi c’è il rischio di ammalarsi di nuovo a distanza di qualche mese dalla prima infezione. Sono sempre più convinto che passeremo un inverno in isolamento, cercando di limitare i danni causati nelle ultime settimane/mesi. Quindi qual è la soluzione? Credo che possiamo affidarci solo ad un vaccino per stabilizzare la situazione e creare un’effettiva immunità di gregge per sconfiggere il virus. Non possiamo certamente continuare a vivere in questo modo, dove periodicamente il virus ritorna e crea disagi a tutti.
a me pare che la Cina ha già risolto, tutto è aperto e tutti vivono normalmente.
21 ottobre la Commissione nazionale per la salute ha riportato appena 39 nuovi casi di coronavirus in Cina, tutti «importati», un lieve peggioramento rispetto ai 26 del giorno precedente. I numeri sono impressionanti se paragonati a quelli dei paesi europei e americani. Mentre tutto il mondo ragiona su quali servizi chiudere e se imporre o meno nuovi lockdown, a costi devastanti per l’economia e la salute psicologica delle persone, il paese che per primo ha confinato i suoi abitanti e dove la pandemia ha avuto origine sembra essersi perfino dimenticato dell’esistenza del Covid 19.
Bar e ristoranti aperti, lezioni regolari a scuola, uffici pieni, mezzi di trasporto perfettamente funzionanti, rispetto (ma neanche troppo) dell’obbligo di portare la mascherina: l’immagine che ci arriva dalla Cina è quella di un paese che si è lasciato alle spalle la paura. Lo dicono gli articoli (in particolare questo dello Spiegel) e le immagini dei servizi dei corrispondenti stranieri e dei blogger di tutto il mondo – siano essi di stanza a Wuhan, Chongqing, Pechino, Shanghai o Urumqi -, lo ricorda la stampa locale e lo certificano i dati economici: nel terzo trimestre il Pil cinese è cresciuto del 4,9% rispetto allo stesso periodo del 2019 e tra le maggiori economie del mondo, quella cinese è l’unica che si avvia a chiudere il 2020 con un “più” davanti.
Parlare di “ritorno alla normalità” per la Cina è fin troppo poco. Durante la Settimana d’oro, i sette giorni di festa concessi ogni anno per celebrare la nascita della Repubblica popolare l’1 ottobre, metà della popolazione, circa 637 milioni di persone, hanno viaggiato liberamente in tutto il paese. A due settimane di distanza da questo spostamento di massa (altro che vacanze di Natale!) il dato dei contagi non registra alcuna impennata, anzi.
Se la pandemia ha davvero rallentato in Cina fino quasi a scomparire, questo non fa che aggravare le responsabilità del governo di Xi Jinping per aver colpevolmente permesso, pur avendo i mezzi per contrastare il contagio, che la pandemia si diffondesse in tutto il mondo, insabbiando per oltre un mese la presenza del primo focolaio a Wuhan e punendo i medici che avevano cercato di avvisare le autorità sanitarie e la popolazione.
A fronte, poi, della sfavillante ripresa economica cinese, che non potrà che migliorare ora che tutto il mondo si avvia verso un secondo lockdown, è impossibile negare che il Covid 19 si sta rivelando una gallina dalle uova d’oro per il Dragone. Al di là del vantaggio economico rispetto ai concorrenti americani ed europei, il gigante asiatico pregusta già l’affare miliardario rappresentato dal vaccino. La Cina ha già sperimentato il suo prototipo su almeno un milione di persone. Zheng Zhongwei, membro della task force della Commissione nazionale per la salute che sta sviluppando la cura, ha dichiarato mercoledì che entro la fine del 2020 il Dragone sarà in grado di produrre 610 milioni di dosi all’anno e la capacità «aumenterà ancora l’anno prossimo». Il vaccino, ha aggiunto, sarà venduto a un prezzo «giusto e ragionevole».
Come affermato anche dal leader Xi Jinping, il vaccino cinese sarà «un bene pubblico globale», qualsiasi cosa questo voglia dire. Di sicuro, al di là dei ricavi che ne potrà trarre, il Dragone lo considera come un’arma preziosa da utilizzare nel suo progetto di espansione. Il ministro degli Esteri Wang Yi, ad esempio, ha dichiarato a luglio che i paesi latinoamericani e caraibici riceveranno prestiti dalla Cina fino a 1 miliardo di dollari per comprare le dosi necessarie a immunizzare la popolazione. Pakistan e Indonesia invece, che stanno ospitando i test clinici del siero, avranno accesso a corsie preferenziali e a prezzi d’occasione. Le prime dosi saranno inviate a questi paesi tra due settimane.
Aspettiamoci quindi che questa crisi avrà termine quando lo decide la cina, ovvero quando la situazione di vantaggio accumulato rispetto agli altri Paesi sarà ritenuto soddisfacente e venderà a tutti il suo agente immunizzante, ovvero inizio 2021