Riflessione Cosa mi lasci

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Thalmor

Signore
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15 Feb 2013
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Questo thread prosegue una riflessione nata ieri sera mentre giocavo a Nioh. Sono arrivato alla quarta regione e penso proprio che lo dropperò. Al decimo tentativo di battere un boss che praticamente mi oneshottava mi sono chiesto che senso avesse continuare a giocarci.
Cosa mi avrebbe lasciato oltre alla soddisfazione di avere superato una sfida solo per una mera sfida di memoria e riflessi. Penso di avere visto abbastanza per capire che le tot ore mancanti per completarlo non mi lasceranno nulla.

Arriviamo al punto.
Ormai il tempo che posso e voglio dedicare ai videogiochi è poco. Mi piacerebbe giocare di tutto e purtroppo mi è impossibile. Sono alla ricerca di giochi che mi lascino qualcosa, sensazioni, emozioni, anche attraverso il gameplay. I Souls ci sono riusciti, Nioh no, ma è un discorso a parte.
Quindi vi chiedo, quali sono i giochi per voi imprescindibili, che vi hanno lasciato qualcosa anche dopo averli finiti e scaffalati.
E se vi va date anche una spiegazione, possibilmente non spoiler. E se vi va di approfondire, fatelo sotto spoiler.

Inizio io.

NieR: Automata, per la retorica che Taro è riuscito a imbastire sotto la superficie e che esplode nel finale.
Tutto il dolore che ci tocca subire durante l'avventura, il capire che è tutto un ciclo quasi infinito che sembra privo di scopo. Per poi arrivare alla conclusione e capire che è compito nostro trovare uno scopo e uscire dal loop, che la vita non è priva di senso.

Life Is Strange, per quello spaccato di adolescenza che mostra, per far vivere attraverso una storia emozioni che ci toccano tutti.

I giochi From Software (mi manca solo Sekiro), la bellezza di ricostruire mondi attraverso descrizioni e immaginazione (ho apprezzato molto la narrativa silenziosa e opere di approfondimento come quelle di Sabaku). Shadow of The Colossus per motivazioni simili.

SOMA, tratta argomenti fantascientifici e filosofici in maniera non banale e certe cose riesce a farle passare attraverso il gioco.
Il gioco ti chiede opinioni sul trasferimento delle intelligenze artificiali su un'Arca. Le risposte che ho dato a fine gioco erano ben diverse da quelle che ho dato all'inizio. Nel corso dell'avventura avevo cambiato idea.

ATTENZIONE: non è una lista dei vostri giochi preferiti. E' una lista di giochi che vi hanno davvero trasmesso qualcosa. Un gioco può avervi divertito e intrattenuto molto, ma avervi lasciato poco.

Per dirvi lascerei fuori da questa lista un The Witcher 3, che per quanto sia un ottimo gioco, con un gigantesco mondo variegato e una buonissima narrativa, mi ha lasciato abbastanza poco. Poche emozioni, poche riflessioni. Non arrabiatevi, è un'opinione soggettiva, change my mind.
Metterei dentro piuttosto un Red Dead Redemption 2: le vicende di personaggi complessi inseriti in un ben preciso contesto mi ha emozionato molto.
Ovvero il percorso di cambiamento che viviamo attraverso Arthur, la fine della sua vita da gangster (quasi sottomesso a Dutch), la sua redenzione compiuta grazie alla malattia e alla presa di coscienza di ciò che davvero vale. Il tutto nella cornice della fine del Far West.

Anche la saga di God of War mi ha lasciato qualcosa, in modo particolare l'ultimo capitolo.
In cui vediamo un Kratos adulto, padre. Un Kratos che come noi è cresciuto dall'ultima iterazione della saga.

Lascio fuori dalla lista anche i giochi di Cage, la serie Batman Arkham, i vari Darksiders.

A voi, spero sia una riflessione che possa interessarvi.
 
Ultima modifica da un moderatore:
La riflessione è interessante, però mi permetto di farla "deragliare" un minimo dicendo che secondo me è riduttivo che un giocatore si concentri sulle cose che i giochi gli hanno lasciato tagliando fuori proprio la componente più importante, che è proprio quella ludica...il mezzo si chiama video-gioco, eppure quando si fanno discussioni che cercano di esaltarne le qualità ad un livello minimo di spessore si cerca sempre di minimizzare o nascondere la parte ludica, come se fosse una cosa di poco conto o qualcosa di cui vergognarsi, alla ricerca di una riprova sociale sullo stesso piano di altre arti "impegnate".

Faccio tutta questa premessa proprio per specificare che per me un gioco può trasmettere qualcosa anche semplicemente divertendo, questo qualcosa non deve dovrebbe sempre e per forza assumere la forma di una riflessione o di un contenuto morale (per me), pur mantenendo un grande valore personale...perché in ogni caso il divertimento nei videogiochi molto spesso passa per l'immedesimazione, e quindi una forma di trasmissione c'è necessariamente (e poi il divertimento è una grande e preziosa emozione!)

Detto questo, anche io a volte rifletto su quali videogiochi mi abbiano lasciato qualcosa alla fine della loro fruizione e quali no, per capire se sono valsi il tempo investito, e valutare le mie scelte future.

Così come ci sono giochi che magari divertono ma non lasciano impressioni particolarmente trascendentali, ci sono anche giochi più "pretenziosi" che però finiscono per lasciare indifferenti. Per parlare di me, quest'ultimo caso mi è capitato con giochi sui quali avevo indubbiamente riposto aspettative in tal senso: mi vengono in mente The Last Guardian o Journey: giochi che pur essendo orientati in questa direzione alla fine, oltre a dei picchi legati ad un paio di momenti (sempre sul finale), tutto sommato mi hanno lasciato meno di quanto mi aspettassi.
Per citare invece dei casi meno convenzionali di quanto sembri, potrà sembrare assurdo ma ci sono stati dei momenti mentre giocavo ad alcuni musou della serie warriors (nello specifico quelli basati sulla versione romanzata dei fatti storici) che sono riusciti ad emozionarmi: ne ricordo almeno un paio in DW8XL; il primo è la difesa di He Fei da parte di Zhang Liao, un assedio degno del Signore degli Anelli cinematografico (la leggenda oppone 10000 attaccanti a soli 800 difensori!) che mi ha fatto amare questo personaggio, altrimenti perso nel marasma dei millemila generali del gioco...l'altro evento invece è la battaglia finale di Lu Bu, un personaggio noto puramente per essere la "powerhouse" della serie. In generale trovo molto stimolanti queste storie di ascesa e caduta di grandi personaggi del passato, quale che sia la loro cultura di appartenenza...e il sapere che questi fatti non sono veri, ma hanno una pretesa di verosimiglianza, per me è un valore aggiunto inestimabile. E solo questo genere può veicolare la sensazione del "one man-army" che sfida orde e orde di nemici (talvolta vanamente), che per quanto assurdamente sopra le righe e fittizia ha un valore aggiunto su uno sfondo drammatico.

Per il resto, per ricollegarmi ai giochi dell'op, sicuramente Automata è riuscito a lasciarmi qualcosa di molto importante...la cosa affascinante è che fino a che non sono arrivato al finale E stavo per decretare il tutto come un buco nell'acqua da questo punto di vista, ma quel finale mi ha fatto rivalutare in una luce diversa tutto ciò che avevo vissuto fino a quel momento, e complice il particolare periodo storico in cui l'ho giocato, posso dire che quella di Automata è stata un'esperienza forse irripetibile.

Significativo anche God of War, per il dilemma etico non banale che arriva a porre sul finale, quando finisce per imbastire uno scenario tragico dal relativismo molto più pronunciato che in passato, perché questa volta l'empatia nei confronti di Kratos è stata saldamente cementata nel corso di un gioco intero (anzi, di una serie intera), e lui è a sua volta diventato un personaggio molto più credibile, del quale sono riuscito stavolta a condividere un genuino senso di spaesamento e la volontà di fare "la cosa giusta"...e a me non è mai sceso Kratos nella trilogia.

Cito questi giusto per fare alcuni esempi al volo, anche perché il post è già un wot e non voglio allungarlo ulteriormente :asd:
 
Io sono uno che si fa prendere molto dalle emozioni, uno che da molta importanza a quello che un titolo vuole raccontare o trasmettere, do più valore all’opera e a quello che mi lascia dentro che al gioco.
Non m’interessa se un titolo viene universalmente ritenuto un fallimento o mediocre, per me contano le emozioni.

L’ultimo della lista è stato TlofusII che, tralasciando i valori produttivi enormi, mi ha proprio emozionato.
Altri esempi recenti Death Strandig, Hellblade, Nier Automata, Red Dead Redemption 2, Final Fantasy XV, The Last Guardian, mentre altri meno recenti come Red Dead Redemption, Deadly Premonition, Final Fantasy VII/VIII, tutti i Metal Gear (nessuno escluso), i primi 4 Silent Hill e la trilogia Mass Effect (il 3 in particolare).
Questi sono quelli che, per una serie di motivi, più mi hanno emozionato.
 
Butto là un what remains of edith finch, piccolo bellissimo saggio sul provare ad esorcizzare la morte
 
Io a volte ho periodi in cui videogiocare mi "stanca" e stufa, ma per il motivo opposto al tuo, Gioco decisamente troppo (anche 6/8 ore al giorno) quando sento che i videogiochi mi stanno stancando, metto su un gioco Nintendo di quelli belli davvero e mi ritorna la voglia di giocare.
 
La riflessione è interessante, però mi permetto di farla "deragliare" un minimo dicendo che secondo me è riduttivo che un giocatore si concentri sulle cose che i giochi gli hanno lasciato tagliando fuori proprio la componente più importante, che è proprio quella ludica...il mezzo si chiama video-gioco, eppure quando si fanno discussioni che cercano di esaltarne le qualità ad un livello minimo di spessore si cerca sempre di minimizzare o nascondere la parte ludica, come se fosse una cosa di poco conto o qualcosa di cui vergognarsi, alla ricerca di una riprova sociale sullo stesso piano di altre arti "impegnate".

Faccio tutta questa premessa proprio per specificare che per me un gioco può trasmettere qualcosa anche semplicemente divertendo, questo qualcosa non deve dovrebbe sempre e per forza assumere la forma di una riflessione o di un contenuto morale (per me), pur mantenendo un grande valore personale...perché in ogni caso il divertimento nei videogiochi molto spesso passa per l'immedesimazione, e quindi una forma di trasmissione c'è necessariamente (e poi il divertimento è una grande e preziosa emozione!)

Detto questo, anche io a volte rifletto su quali videogiochi mi abbiano lasciato qualcosa alla fine della loro fruizione e quali no, per capire se sono valsi il tempo investito, e valutare le mie scelte future.

Così come ci sono giochi che magari divertono ma non lasciano impressioni particolarmente trascendentali, ci sono anche giochi più "pretenziosi" che però finiscono per lasciare indifferenti. Per parlare di me, quest'ultimo caso mi è capitato con giochi sui quali avevo indubbiamente riposto aspettative in tal senso: mi vengono in mente The Last Guardian o Journey: giochi che pur essendo orientati in questa direzione alla fine, oltre a dei picchi legati ad un paio di momenti (sempre sul finale), tutto sommato mi hanno lasciato meno di quanto mi aspettassi.
Per citare invece dei casi meno convenzionali di quanto sembri, potrà sembrare assurdo ma ci sono stati dei momenti mentre giocavo ad alcuni musou della serie warriors (nello specifico quelli basati sulla versione romanzata dei fatti storici) che sono riusciti ad emozionarmi: ne ricordo almeno un paio in DW8XL; il primo è la difesa di He Fei da parte di Zhang Liao, un assedio degno del Signore degli Anelli cinematografico (la leggenda oppone 10000 attaccanti a soli 800 difensori!) che mi ha fatto amare questo personaggio, altrimenti perso nel marasma dei millemila generali del gioco...l'altro evento invece è la battaglia finale di Lu Bu, un personaggio noto puramente per essere la "powerhouse" della serie. In generale trovo molto stimolanti queste storie di ascesa e caduta di grandi personaggi del passato, quale che sia la loro cultura di appartenenza...e il sapere che questi fatti non sono veri, ma hanno una pretesa di verosimiglianza, per me è un valore aggiunto inestimabile. E solo questo genere può veicolare la sensazione del "one man-army" che sfida orde e orde di nemici (talvolta vanamente), che per quanto assurdamente sopra le righe e fittizia ha un valore aggiunto su uno sfondo drammatico.

Per il resto, per ricollegarmi ai giochi dell'op, sicuramente Automata è riuscito a lasciarmi qualcosa di molto importante...la cosa affascinante è che fino a che non sono arrivato al finale E stavo per decretare il tutto come un buco nell'acqua da questo punto di vista, ma quel finale mi ha fatto rivalutare in una luce diversa tutto ciò che avevo vissuto fino a quel momento, e complice il particolare periodo storico in cui l'ho giocato, posso dire che quella di Automata è stata un'esperienza forse irripetibile.

Significativo anche God of War, per il dilemma etico non banale che arriva a porre sul finale, quando finisce per imbastire uno scenario tragico dal relativismo molto più pronunciato che in passato, perché questa volta l'empatia nei confronti di Kratos è stata saldamente cementata nel corso di un gioco intero (anzi, di una serie intera), e lui è a sua volta diventato un personaggio molto più credibile, del quale sono riuscito stavolta a condividere un genuino senso di spaesamento e la volontà di fare "la cosa giusta"...e a me non è mai sceso Kratos nella trilogia.

Cito questi giusto per fare alcuni esempi al volo, anche perché il post è già un wot e non voglio allungarlo ulteriormente :asd:
In realtà concordo assolutamente con la tua premessa, il lato ludico è fondamentale in un'opera.
Mi sono reso conto, però, che dopo una decina di ore di gioco se vedo che questo non ha dalla sua anche una bella narrazione e/o qualche "filosofia" nascosta dietro il velo mi stanco. Esempi recenti sono Nioh e Hades, complici una certa ripetitività di fondo ora mi sono stufato di entrambi.
E ora c'è una certa sovrabbondanza di opere e poco tempo, vorrei dedicarlo a giochi che veramente mi ripaghino bene il tempo investito, perché droppare un gioco mi lascia veramente un brutto retrogusto. Mi da fastidio lasciare lì un'opera senza averne visto l'ultima pagina (discorso valido anche per serie, film e libri).

Negli anni ho portato a termine numerosi videogiochi che mi hanno divertito molto divertenti, senza che questi avessero chissà quale pretesa (Borderlands 2, Infamous, vari AC tanto per fare qualche esempio).

Vedi trovo molto interessante il discorso che mi fai sui musou :sisi:
La percezione che abbiamo giocando può essere molto soggettiva. Se trovi il "giusto" modo di interpretarla, un'opera può lasciarti molto.
Ad esempio il primo Dark Souls è un'opera che per me ha assunto un grandissimo valore dopo averlo terminato, grazie all'Anima Oscura che mi ha dato la giusta chiave di lettura del gioco.

Io sono uno che si fa prendere molto dalle emozioni, uno che da molta importanza a quello che un titolo vuole raccontare o trasmettere, do più valore all’opera e a quello che mi lascia dentro che al gioco.
Non m’interessa se un titolo viene universalmente ritenuto un fallimento o mediocre, per me contano le emozioni.

L’ultimo della lista è stato TlofusII che, tralasciando i valori produttivi enormi, mi ha proprio emozionato.
Altri esempi recenti Death Strandig, Hellblade, Nier Automata, Red Dead Redemption 2, Final Fantasy XV, The Last Guardian, mentre altri meno recenti come Red Dead Redemption, Deadly Premonition, Final Fantasy VII/VIII, tutti i Metal Gear (nessuno escluso), i primi 4 Silent Hill e la trilogia Mass Effect (il 3 in particolare).
Questi sono quelli che, per una serie di motivi, più mi hanno emozionato.
Uguale, è il motivo per cui sono rimasto molto legato ad un'opera come LiS.
Visto lo sconto sullo store mi sa proprio che è arrivato l'ora di recuperare questo TLOU II.

Butto là un what remains of edith finch, piccolo bellissimo saggio sul provare ad esorcizzare la morte
Non l'ho citato, ma l'ho giocato un anno fa ed è effettivamente una piccola perla,
sia per come racconta la storia dei vari personaggi della famiglia, sia per come costruisce un alone di mistero intorno al loro tragico destino, quando io direi che in realtà è solo la casualità della vita, siamo noi a cercare delle spiegazioni. Per poi arrivare al finale stupendo della nascita della protagonista.
 
In realtà concordo assolutamente con la tua premessa, il lato ludico è fondamentale in un'opera.
Mi sono reso conto, però, che dopo una decina di ore di gioco se vedo che questo non ha dalla sua anche una bella narrazione e/o qualche "filosofia" nascosta dietro il velo mi stanco. Esempi recenti sono Nioh e Hades, complici una certa ripetitività di fondo ora mi sono stufato di entrambi.
E ora c'è una certa sovrabbondanza di opere e poco tempo, vorrei dedicarlo a giochi che veramente mi ripaghino bene il tempo investito, perché droppare un gioco mi lascia veramente un brutto retrogusto. Mi da fastidio lasciare lì un'opera senza averne visto l'ultima pagina (discorso valido anche per serie, film e libri).

Negli anni ho portato a termine numerosi videogiochi che mi hanno divertito molto divertenti, senza che questi avessero chissà quale pretesa (Borderlands 2, Infamous, vari AC tanto per fare qualche esempio).

Vedi trovo molto interessante il discorso che mi fai sui musou :sisi:
La percezione che abbiamo giocando può essere molto soggettiva. Se trovi il "giusto" modo di interpretarla, un'opera può lasciarti molto.
Ad esempio il primo Dark Souls è un'opera che per me ha assunto un grandissimo valore dopo averlo terminato, grazie all'Anima Oscura che mi ha dato la giusta chiave di lettura del gioco.
Capisco molto bene il discorso che fai, ed è il motivo per cui in linea di massima non riesco a dedicarmi ai giochi che "non finiscono", ai gaas, ai giochi online, ai giochi di puro farming...non è un genere al quale sono estraneo eh, anche perché ne ho giocati diversi. Ma nel 90% dei casi, quando arriva il momento "ok, adesso ho aperto il gioco, è il momento di farmare all'infinito" mi stanco prima di quanto creda.
In genere a tenermi agganciato è sempre una componente cooperativa, specie con qualcuno che conosco personalmente. Un esempio che calza perfettamente è Monster Hunter: l'unico al quale sono riuscito a dedicarmi per circa 170 ore è stato World, perché avevo la possibilità di giocarlo con mio fratello, procedendo parallelamente. Quando l'ha droppato lui, finito un numero sufficiente di missioni, mi sono stufato di grindare perché mi sembrava un'operazione fine a sé stessa.
Per me è indispensabile avere una trama, uno svolgimento, un punto di inizio e di fine intendiamoci...altrimenti non mi sento abbastanza motivato.
Un'altra eccezione è costituita dai picchiaduro, ma anche qui...sono giochi nei quali entro ed esco, e che gioco soprattutto se ho amici che ci giocano...quando lasciano loro lascio anche io, non riesco a mettermi a farmare punti di classificate online, avrò fatto 2 eccezioni in vita mia.
Sicuramente è complice anche il poco tempo a disposizione, perché vedo questi giochi e spesso penso "ah, quando sfoltirò il backlog magari lo terrò come gioco in cui passare il tempo", ma la verità è che questo momento non arriva (e forse non arriverà) mai.
Il fatto che giocare parallelamente a qualcuno riesca in qualche modo a darmi questa motivazione in effetti può essere a sua volta visto come una forma di motivazione, perché è come se proiettasse al di là del gioco un sistema di "ruoli" non previsti, creando sane rivalità e storiche collaborazioni, e mettendo su a tutti gli effetti...una storia.
Penso ai magici incontri di Tekken che hanno popolato tutta la mia adolescenza e sporadicamente saltano fuori ancora oggi...a un certo punto io e i miei amici non siamo più solo noi, siamo noi e siamo rappresentati ANCHE da quei personaggi che storicamente utilizziamo, e questo fa nascere un immaginario di scontri a l'ultimo sangue tra personaggi che magari nel gioco stesso non si cagano di striscio :asd: ma è la NOSTRA storia!
Oppure penso a chi magari a lungo tempo ha giocato online con un clan o una gilda in qualche gioco cooperativo...anche lì, l'incontro tra realtà e infrastruttura di gioco in qualche modo crea a sua volta una storia e dà una cornice (o forse sarebbe meglio dire un nucleo) all'esperienza.

Quindi interpretandoli così, persino i giochi cooperativi/competitivi possono lasciare qualcosa :asd:
 
Io non sono così " profondo " nel cercare qualcosa di mirato in un gioco . Certo ci sono titoli che mi hanno emozionato e li ho finiti di gusto . Devo però ammettere che ormai il 90% dei giochi single player mi stufano dopo qualche ora e non so perchè ( anche se oggettivamente sono belli) . Forse perchè ho passato gli ultimi anni a giocare praticamente solo mmorpg ...o perchè come te non trovo un fine comune nel continuarlo o semplicemente sarà la mia età :bah:. Sicuramente alcuni li droppo volutamente perchè trovo determinate scelte di gameplay ridicole , cosi come alcuni giocatori.

L'esempio Nioh2 . Giochi volutamente un souls perchè ami le sfide , ok . Sai che è altamente punitivo. Però il gioco e totalmente rompibile con build ridicole ( roba che passi da 6 minuti di fight con un boss con build normali a 17 secondi di fight con build rotta) , e alla fine quelle rotte sono le build più utilizzate . Il senso ? nessuno . :hmm:
Ami le sfide ma poi ti riduci a giocare in easy mode ..in un souls ? bah
 
Io non sono così " profondo " nel cercare qualcosa di mirato in un gioco . Certo ci sono titoli che mi hanno emozionato e li ho finiti di gusto . Devo però ammettere che ormai il 90% dei giochi single player mi stufano dopo qualche ora e non so perchè ( anche se oggettivamente sono belli) . Forse perchè ho passato gli ultimi anni a giocare praticamente solo mmorpg ...o perchè come te non trovo un fine comune nel continuarlo o semplicemente sarà la mia età :bah:. Sicuramente alcuni li droppo volutamente perchè trovo determinate scelte di gameplay ridicole , cosi come alcuni giocatori.

L'esempio Nioh2 . Giochi volutamente un souls perchè ami le sfide , ok . Sai che è altamente punitivo. Però il gioco e totalmente rompibile con build ridicole ( roba che passi da 6 minuti di fight con un boss con build normali a 17 secondi di fight con build rotta) , e alla fine quelle rotte sono le build più utilizzate . Il senso ? nessuno . :hmm:
Ami le sfide ma poi ti riduci a giocare in easy mode ..in un souls ? bah
non ti puntano la pistola a rompere il gioco .
 
è una bellissima iniziativa! parto però dicendo che per come ho imparato a vedere io i videogiochi, quelli che mi hanno lasciato di più, sono diventati inevitabilmente i miei preferiti, quasi tutti.

piccola parentasi per Nioh, è stata la mia nemesi per qualche mese. ho giocato circa 130 ore e l'ho completato tutto, tutti i boss ovunque ignorando totalmente la parte del building. mi mettevo addosso quello che mi migliorava e basta (non conoscevo proprio questa meccanica) e alla fine il counter delle morti segnava più di 1400. MILLEQUATTROCENTO morti. non sono poche. alcuni boss li ho ripetuti anche 50 volte, l'ultimo dei dlc ad esempio ma anche molti altri. nonostante tutto l'ho voluto finire. nel bene e nel male mai nessun gioco mi aveva fatto provare tante sensazioni contrastanti ma ad esempio, questo non è assolutamente tra i miei preferiti. partiamo:

1. DARK SOULS
IL mio gioco. potrei parlarne per ore. è un gioco a cui sono particolarmente affezionato perché mi ha salvato da un periodo nero. la sua difficoltà ai tempi (il mio primo souls, potete immaginare) mi aveva tenuto molto impegnato e mi ha aiutato tantissimo a distrarmi. non solo a livello di gameplay, anche a livello di storia. ricostruire tutti i pezzi, studiarlo, rifarlo mille volte con tutte le varie possibilità. insomma, qua si va oltre al videogioco. questa per me è un'opera incredibile. inutile dire che è il mio gioco preferito in assoluto e quello che mi ha dato una visione 2.0 dei giochi.

1.5 BLOODBORNE
Vedi sopra, senza però il periodo difficile. quando lo giocai per fortuna stavo bene :D e sono stato totalmente immerso dal suo mondo surreale. ci entri dentro e non ne esci più. altra opera incredibile.

2. THE WITCHER 3
Beh, seguo Geralt dai tempi del primo titolo, col terzo hanno raggiunto vette, a mio avviso, non ancora superate da nessun rpg. mi ha lasciato intense emozioni, lunghi viaggi in paesaggi incredibili; trattare con chiunque era come farlo con una persona vera, la complessità e lo sviluppo dei dialoghi e i momenti divertenti col Gwent e gli amici. top.

3. RED DEAD REDEMPTION 2
Non il mio genere, dicevo. Visti però gli enormi complimenti e il periodo di magra di giochi di quel periodo, gli ho dato una possibilità, per fortuna. Un giooco che mi ha tenuto incollato allo schermo. Ero in una storia vera! Il finale è stato qualcosa che mi ha commosso e succede molto raramente per queste cose. emozioni a livello umano proprio. una storia bellissima.

4. NIER AUTOMATA
Unico capitolo della saga che ho giocato (non so neanche quanti sono in realtà) e mi ha stupito. La.. come dire... fragilità dei personaggi, la delicatezza di certi dialoghi mi hanno preso. Le ambientazioni sono assurde e la colonna sonora (che mi riascolto spesso e volentieri) mi riportano in quel mondo così trsiste e "strano". Poi io sono un amante delle cose contorte e non esposte alla luce del sole, mi piacciono le storie che vanno studiate, capite e interpretate magari vedendo le stesse scene più e più volte.

5. POKEMON PLATINO & HEARTH GOLD
Breve menzione anche a pokemon dei quali sono un fan dall'inizio dei tempi. Questi capitoli mi riportano alla mente serate a casa di un amico, grandi ricordi e forti amicizie.

questi titoli a memoria sono quelli che mi hanno lasciato di più in assoluto :)
 
Proviamo a dire per esempio cosa mi ha lasciato Death Stranding:
  • Innanzitutto è stata una cavalcata meravigliosa, folle e spericolata dal reveal all'uscita, in cui si sono rincorse le peggio teorie, strabuzzato gli occhi per ogni trailer, ed è stato emotivamente una delle attese più cariche della mia carriera da gamer
  • In game è stato un mix di sensazioni contrastanti, da una parte ho adorato visceralmente setting, i temi e idee, dall'altra ci ho lottato parecchio perchè l'ho trovato spesso frustrante e ripetitivo. Una gran paura che il gioco si sputtanasse o mi deludesse all'improvviso, dico la verità, ci tenevo troppo che sta storia andasse in porto per bene (e fortuna così è stato).
  • Tutti i personaggi (tranne Fragile) li porterò sempre con me, come gran parte dei personaggi di MGS.
  • Un episodio che forse indica più di tutti quel che mi ha lasciato DS, o meglio dove è finito ad incistarsi DS nella mia memoria di vita: primi di aprile 2020, dovevano essere i giorni della venuta di FFVIIR e invece era lockdown. Ero in procinto per cominciare un nuovo lavoro come guardia medica covid. Mascherina, guanti, autocertificazione, come i giorni prima del resto. In 20 minuti di strada, il deserto. Un paio di posti di blocco, un'ambulanza, forse un raider e 3-4 auto, contesto davvero spettrale. Chiamatemi idiota, ma mi sono fatto tutto il viaggio con le OST a pensare a quella intro. Un mix di tristezza, timore e incredulità, in una situazione che non avevo ancora del tutto metabolizzato. Don't be so serious, I'll keep coming, Asylum for the feelings.... fino chiaramente al finale speranzoso col pop dei CHVRCHES :asd: Forse era solo per esorcizzare il disagio di quel momento, ma boh, esperienza davvero potente che non sarebbe stata lo stesso se DS non mi avesse scavato dentro
 
Cmq se si parla di giochi che lasciano qualcosa io devo per forza citare le opere di Ueda, che ritengo l'unico vero Autore con la maiuscola e in senso stretto di tutto il settore.

Ossia qualcuno che ha una sua poetica ben chiara e organica, incentrata su mondi e linguaggi immaginari, visionari e fuori dal tempo, in cui riesce a farti immergere, a trasmetterti emozioni e a farti percepire la forza dei legami tra i personaggi SENZA MAI USARE UNA SINGOLA PAROLA.

E questa, signori, io la chiamo arte.
 
Non voglio fare classifiche, ma giocate SOMA. Ho finito una marea di titoli, quello è uno dei pochi che mi piace ricordare.
 
Non voglio fare classifiche, ma giocate SOMA. Ho finito una marea di titoli, quello è uno dei pochi che mi piace ricordare.
Bello, stava in sconto a 3 euro fino a pochi giorni fa. Un po' un peccato che ludicamente è fin troppo schelettrico, ma il messaggio di fondo è potente, così come il colpo di scena finale. Con più contorno ludico sarebbe una bella bomba alla bioshock
 
Io sin dai tempi di PS2 sono stato un droppatore seriale di giochi. Soprattutto da ragazzino ho sempre avuto problemi a farmi prendere dalle trame. Non sono mai riuscito ad immedesimarmi troppo, solo in certi momenti. Per questo non riesco nemmeno a definirmi un gamer visto che non ho giocato praticamente il 98% dei must. Sono sempre stato più per gli sportivi e i simulativi. Sempre a livelli di difficoltà altissimi perché ovviamente ci passavo le giornate. Le mie storie, i miei ricordi e i miei momenti più emozionanti coi videogames li ho vissuti lì. Per questo ho apprezzato le parole di Sparda nel suo primo post. Per me i videogiochi erano l'evasione, il luogo dove sentirmi bravo, dove sentirmi in grado di giocare col mio destino e gli sportivi spesso e volentieri ti prendevano per mano, non ti fornivano un personaggio nel quale specchiarti e provare ad immedesimarti, ma ti davano carta bianca. È una cosa molto stupida ma ricordo benissimo i miei primissimi ottavi di finale di Champions League su PES. Credo fosse il primo con la licenza ufficiale. La capacità di un gioco di fondersi con la realtà creando questa sorta di universo parallelo che ci appare così verosimile è la ragione per cui ancora oggi se apro un gioco come F1 2018 e parte la sigla della F1, ci sono i telecronisti reali, vedo il mio cognome accanto a quello dei piloti reali, mi emoziono. E per questo mi arrabbio da morire quando le SH non investono sull'immersività, ma aggiungo esultanze stupide, parchi virtuali dove shoppare roba, modalità online con le figurine e simili. Potrei letteralmente passare ore a raccontarvi di come mi preparavo per una partita a FIFA o per una gara cercando di motivarmi e caricarmi a palla. Non riprovavo mai, era sempre buona la prima e quindi dovevo concentrarmi sul serio per fare tutto bene. Era il mio momento magico, me ne stavo da solo nella mia camera e non pensavo ad altro che a quello. La fissa per l'online non l'ho mai avuta. Ogni tanto mi ci sono buttato perché comunque competere con altre persone è sempre stimolante, però ho sempre preferito la magia dell'offline e dell'immaginazione. Non posso dire di aver avuto momenti particolarmente brutti, però ricordo benissimo quante volte per scaricare la rabbia e la frustrazione 0facevo partire quelle infinite gare di due ore su F1 2015 ed ero obbligato a concentrarmi solo lì, non c'era verso. Anche perché sono un perfezionista su queste cose ed esserlo nei giochi di corse ti porta a passare ore a studiare le piste, le traiettorie, i tempi, i tempi degli avversari. Le soddisfazioni che NBA 2K, FIFA, PES ed F1 mi hanno dato negli anni sono impagabili. Tutto questo l'ho capito andando via di casa. Un laptop scrauso, una scheda video dedicata morta dopo pochissimo, mi sono ritrovato col bisogno viscerale di giocare. Ho provato tutto: libri, film, sport. Tutto aiutava, ma nulla era lo stesso. E mi ricordo quando qualche mese fa finalmente ho aperto F1 2018, configurato tutto e ho avviato una gara. Spesso gli sportivi sono considerati giochi di serie B, giochi per la massa, giochi poco profondi. Capisco il perché, ma non mi trovo d'accordo.
Crescendo qualcosina ho cercato di recuperare, però in generale ho giocato davvero pochissimi classici, come dicevo. Mi piacciono moltissimo le cose verosimili, non sono mai riuscito ad amare il genere fantasy, purtroppo. Ricordo benissimo i miei tentativi disperati con Mass Effect o Resident Evil. Gioconi, ma che purtroppo non mi prendevano.
Quindi vi do solo due titoli. Entrambi molto imperfetti, ma con una colonna sonora molto bella, un'atmosfera che ho sempre trovato curatissima e degli sprazzi di realismo qua e la. I due titoli sono: Mafia II ed LA Noire. Il primo è davvero tra i miei preferiti di sempre. Ci ho letteralmente vissuto. Spesso andavo soltanto in giro senza una meta, magari a cercare macchine che ancora non avevo guidato o quelle riviste Playboy (probabilmente tra le pochissime cose collezionabili di un gioco che mi hanno davvero spinto a cercarle tutte). Poi il fatto che avesse uno stacco in mezzo e che la storia riprendesse anni dopo è sempre stato un tocco di classe non da poco. Infatti è d'obbligo recuperare il primo Mafia. Riguardo LA Noire ci sarebbe molto altro da dire. Alcuni giochi li ho amati per il periodo in cui li ho giocati. E mi sono innamorato di cose che non riguardano la trama. Cole Phelps è un tipo un po' strano e le sue scelte nel gioco non mi hanno fatto impazzire, però l'ambientazione, le dinamiche del gioco e soprattutto la regia le ho sempre trovate davvero belle. Ricordo certe missioni per l'adrenalina che ho provato nel farle. Mi piace l'idea di curva d'apprendimento dei giochi, però ricordo benissimo la goduria nell'aver fatto in particolare una missione a primo colpo. Sono entrambi due giochi imperfetti, però hanno significato moltissimo per me, soprattutto per il loro realismo. Erano giochi dove potevi andare in giro, visitare posti, investigare, fare stupidaggini tipo fare benzina o portare una macchina allo sfasciacarrozze. E ancora oggi tutte quelle cose stupide sono le cose che più cerco nei videogiochi.
 
Nonostante la mia natura da droppatore seriale (al punto che ho avuto un periodo di allontanamento totale dai giochi se non quelli online con gli amici), do il mio contributo, con la premessa che difficilmente porto un gioco a termine se non mi lascia qualcosa... però ecco una piccola selezione.

Ecco The Dolphin: Avevo 5 o 6 anni o giù di lì. Questo gioco credo fu il primo che oltre a divertirmi mi fece provare qualcosa. Ero già un bambino sensibile (e avevo le stimmate del futuro insegnante di filosofia), ma ricordo che mi emozionai quando incontrai la balena. Mi fece provare un senso di scoperta e allo stesso tempo di solitudine, una balena così grande tutta sola in questo sfondo infinitamente blu, con una musica minimale e intima. Sicuramente qualcosa di puramente soggettivo e accentuato dagli occhi del bambino che ero, ma il fatto che lo ricordi ancora così nitidamente indica proprio quanto mi ha lasciato.

Final Fantasy VII: Il mio primo FF, il mio primo gioco di ruolo. Lo giocai in spagnolo pur non sapendo lo spagnolo (ma ai tempi non sapevo manco l'inglese quindi sticazzi), capendo la storia alla bene e meglio ma cavolo che botta. Per la prima volta vidi il videogioco come un mezzo per raccontare una storia potente, sfaccettata e non scontata, con avvenimenti drammatici con conseguenze irreversibili. Per la prima volta mi veniva voglia di saperne di più, complici anche negli anni successivi i primi siti internet e una community a tema FF dove ho stretto amicizie che ancora durano. Indimenticabile

Ultima Online: UO per me è stato l'equivalente del bar del quartiere, o della piazzetta dove andavo a giocare a pallone da piccolo. In un periodo dove internet era agli albori, giocare online era qualcosa di futuristico. Mondi popolati da centinaia di persone, chat vocali mentre si giocavano, il gioco che continuava sui forum: semplicemente clamoroso. Credo che non ho mai più dedicato così tanto tempo e attenzione a un gioco come a UO e da un punto di vista ludico, non sono mai riuscito a trovare in un altro mmorpg quello che ho trovato nel gioco di Richard Garriot. Credo che nessuno sia riuscito a bissare quella sensazione di totale libertà e interazione con gli altri giocatori e col mondo, nè credo sia possibile farlo adesso, dove il modello degli mmorpg è totalmente diverso e tutto tarato verso la monetizzazione e il "Coccolare" i giocatori.

Bioshock: Per Bioshock faccio un discorso analogo a quello fatto per Ecco the Dolphin, ma con la maturità di un 20 enne. Mi ero riavvicinato ai videogiochi da qualche anno e l'impatto con Rapture mi lasciò a bocca aperta. Senso di scoperta, dilemmi morali, una storia criptica ma che si apre in maniera scioccante, un mondo di gioco incredibile e i Big Daddy che reputo tra le creature più iconiche incontrate in un videogioco.

Infine Death Stranding, Red Dead Redemption 2 e The Last of Us 2: Per tutti e 3 vale un discorso analogo, ovvero quello di avere portato ad un livello superiore il concetto di narrazione all'interno di un videogioco. TLOU2 secondo me è un gioco perfetto in ogni suo aspetto, mentre i primi 2 hanno evidenti problemi sotto l'aspetto del gameplay, ma tutti e 3 sono riusciti a farmi empatizzare con i personaggi e a farmi dire "Cavolo, i videogiochi riescono ancora a stupirmi". In particolare per RDR2 sono stato proprio MALE, ma non scendo nei dettagli per non rovinare a nessuno la storia (ma chi ha giocato il gioco avrà capito).
 
Io sin dai tempi di PS2 sono stato un droppatore seriale di giochi. Soprattutto da ragazzino ho sempre avuto problemi a farmi prendere dalle trame. Non sono mai riuscito ad immedesimarmi troppo, solo in certi momenti. Per questo non riesco nemmeno a definirmi un gamer visto che non ho giocato praticamente il 98% dei must. Sono sempre stato più per gli sportivi e i simulativi. Sempre a livelli di difficoltà altissimi perché ovviamente ci passavo le giornate. Le mie storie, i miei ricordi e i miei momenti più emozionanti coi videogames li ho vissuti lì. Per questo ho apprezzato le parole di Sparda nel suo primo post. Per me i videogiochi erano l'evasione, il luogo dove sentirmi bravo, dove sentirmi in grado di giocare col mio destino e gli sportivi spesso e volentieri ti prendevano per mano, non ti fornivano un personaggio nel quale specchiarti e provare ad immedesimarti, ma ti davano carta bianca. È una cosa molto stupida ma ricordo benissimo i miei primissimi ottavi di finale di Champions League su PES. Credo fosse il primo con la licenza ufficiale. La capacità di un gioco di fondersi con la realtà creando questa sorta di universo parallelo che ci appare così verosimile è la ragione per cui ancora oggi se apro un gioco come F1 2018 e parte la sigla della F1, ci sono i telecronisti reali, vedo il mio cognome accanto a quello dei piloti reali, mi emoziono. E per questo mi arrabbio da morire quando le SH non investono sull'immersività, ma aggiungo esultanze stupide, parchi virtuali dove shoppare roba, modalità online con le figurine e simili. Potrei letteralmente passare ore a raccontarvi di come mi preparavo per una partita a FIFA o per una gara cercando di motivarmi e caricarmi a palla. Non riprovavo mai, era sempre buona la prima e quindi dovevo concentrarmi sul serio per fare tutto bene. Era il mio momento magico, me ne stavo da solo nella mia camera e non pensavo ad altro che a quello. La fissa per l'online non l'ho mai avuta. Ogni tanto mi ci sono buttato perché comunque competere con altre persone è sempre stimolante, però ho sempre preferito la magia dell'offline e dell'immaginazione. Non posso dire di aver avuto momenti particolarmente brutti, però ricordo benissimo quante volte per scaricare la rabbia e la frustrazione 0facevo partire quelle infinite gare di due ore su F1 2015 ed ero obbligato a concentrarmi solo lì, non c'era verso. Anche perché sono un perfezionista su queste cose ed esserlo nei giochi di corse ti porta a passare ore a studiare le piste, le traiettorie, i tempi, i tempi degli avversari. Le soddisfazioni che NBA 2K, FIFA, PES ed F1 mi hanno dato negli anni sono impagabili. Tutto questo l'ho capito andando via di casa. Un laptop scrauso, una scheda video dedicata morta dopo pochissimo, mi sono ritrovato col bisogno viscerale di giocare. Ho provato tutto: libri, film, sport. Tutto aiutava, ma nulla era lo stesso. E mi ricordo quando qualche mese fa finalmente ho aperto F1 2018, configurato tutto e ho avviato una gara. Spesso gli sportivi sono considerati giochi di serie B, giochi per la massa, giochi poco profondi. Capisco il perché, ma non mi trovo d'accordo.
Crescendo qualcosina ho cercato di recuperare, però in generale ho giocato davvero pochissimi classici, come dicevo. Mi piacciono moltissimo le cose verosimili, non sono mai riuscito ad amare il genere fantasy, purtroppo. Ricordo benissimo i miei tentativi disperati con Mass Effect o Resident Evil. Gioconi, ma che purtroppo non mi prendevano.
Quindi vi do solo due titoli. Entrambi molto imperfetti, ma con una colonna sonora molto bella, un'atmosfera che ho sempre trovato curatissima e degli sprazzi di realismo qua e la. I due titoli sono: Mafia II ed LA Noire. Il primo è davvero tra i miei preferiti di sempre. Ci ho letteralmente vissuto. Spesso andavo soltanto in giro senza una meta, magari a cercare macchine che ancora non avevo guidato o quelle riviste Playboy (probabilmente tra le pochissime cose collezionabili di un gioco che mi hanno davvero spinto a cercarle tutte). Poi il fatto che avesse uno stacco in mezzo e che la storia riprendesse anni dopo è sempre stato un tocco di classe non da poco. Infatti è d'obbligo recuperare il primo Mafia. Riguardo LA Noire ci sarebbe molto altro da dire. Alcuni giochi li ho amati per il periodo in cui li ho giocati. E mi sono innamorato di cose che non riguardano la trama. Cole Phelps è un tipo un po' strano e le sue scelte nel gioco non mi hanno fatto impazzire, però l'ambientazione, le dinamiche del gioco e soprattutto la regia le ho sempre trovate davvero belle. Ricordo certe missioni per l'adrenalina che ho provato nel farle. Mi piace l'idea di curva d'apprendimento dei giochi, però ricordo benissimo la goduria nell'aver fatto in particolare una missione a primo colpo. Sono entrambi due giochi imperfetti, però hanno significato moltissimo per me, soprattutto per il loro realismo. Erano giochi dove potevi andare in giro, visitare posti, investigare, fare stupidaggini tipo fare benzina o portare una macchina allo sfasciacarrozze. E ancora oggi tutte quelle cose stupide sono le cose che più cerco nei videogiochi.

Nonostante la mia natura da droppatore seriale (al punto che ho avuto un periodo di allontanamento totale dai giochi se non quelli online con gli amici), do il mio contributo, con la premessa che difficilmente porto un gioco a termine se non mi lascia qualcosa... però ecco una piccola selezione.

Ecco The Dolphin: Avevo 5 o 6 anni o giù di lì. Questo gioco credo fu il primo che oltre a divertirmi mi fece provare qualcosa. Ero già un bambino sensibile (e avevo le stimmate del futuro insegnante di filosofia), ma ricordo che mi emozionai quando incontrai la balena. Mi fece provare un senso di scoperta e allo stesso tempo di solitudine, una balena così grande tutta sola in questo sfondo infinitamente blu, con una musica minimale e intima. Sicuramente qualcosa di puramente soggettivo e accentuato dagli occhi del bambino che ero, ma il fatto che lo ricordi ancora così nitidamente indica proprio quanto mi ha lasciato.

Final Fantasy VII: Il mio primo FF, il mio primo gioco di ruolo. Lo giocai in spagnolo pur non sapendo lo spagnolo (ma ai tempi non sapevo manco l'inglese quindi sticazzi), capendo la storia alla bene e meglio ma cavolo che botta. Per la prima volta vidi il videogioco come un mezzo per raccontare una storia potente, sfaccettata e non scontata, con avvenimenti drammatici con conseguenze irreversibili. Per la prima volta mi veniva voglia di saperne di più, complici anche negli anni successivi i primi siti internet e una community a tema FF dove ho stretto amicizie che ancora durano. Indimenticabile

Ultima Online: UO per me è stato l'equivalente del bar del quartiere, o della piazzetta dove andavo a giocare a pallone da piccolo. In un periodo dove internet era agli albori, giocare online era qualcosa di futuristico. Mondi popolati da centinaia di persone, chat vocali mentre si giocavano, il gioco che continuava sui forum: semplicemente clamoroso. Credo che non ho mai più dedicato così tanto tempo e attenzione a un gioco come a UO e da un punto di vista ludico, non sono mai riuscito a trovare in un altro mmorpg quello che ho trovato nel gioco di Richard Garriot. Credo che nessuno sia riuscito a bissare quella sensazione di totale libertà e interazione con gli altri giocatori e col mondo, nè credo sia possibile farlo adesso, dove il modello degli mmorpg è totalmente diverso e tutto tarato verso la monetizzazione e il "Coccolare" i giocatori.

Bioshock: Per Bioshock faccio un discorso analogo a quello fatto per Ecco the Dolphin, ma con la maturità di un 20 enne. Mi ero riavvicinato ai videogiochi da qualche anno e l'impatto con Rapture mi lasciò a bocca aperta. Senso di scoperta, dilemmi morali, una storia criptica ma che si apre in maniera scioccante, un mondo di gioco incredibile e i Big Daddy che reputo tra le creature più iconiche incontrate in un videogioco.

Infine Death Stranding, Red Dead Redemption 2 e The Last of Us 2: Per tutti e 3 vale un discorso analogo, ovvero quello di avere portato ad un livello superiore il concetto di narrazione all'interno di un videogioco. TLOU2 secondo me è un gioco perfetto in ogni suo aspetto, mentre i primi 2 hanno evidenti problemi sotto l'aspetto del gameplay, ma tutti e 3 sono riusciti a farmi empatizzare con i personaggi e a farmi dire "Cavolo, i videogiochi riescono ancora a stupirmi". In particolare per RDR2 sono stato proprio MALE, ma non scendo nei dettagli per non rovinare a nessuno la storia (ma chi ha giocato il gioco avrà capito).
Complimenti per questi due post, leggendoli mi sono veramente riuscito ad immedesimare in quello che penso voleste trasmettere!
 
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