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Giants Uprising - Recensioni degli Utenti

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Giants Uprising
I've got the power!

Giants Uprising è l’ultima fatica (ancora in Early Access) del team indie polacco Varsav Game Studios, già autori di Bee Simulator, e esponente del sottogenere conosciuto come Eurojank.

L’Eurojank è una corrente di produzioni provenienti dall’Europa -solitamente dell’Est- caratterizzata da titoli con grandi ambizioni, strutturalmente dal gameplay complesso, ma che sono mancanti sul fronte del polishing o l’ottimizzazione, risultando in opere più conosciute per i loro bug, e conseguenti meme, che per la loro offerta ludica.

Molte volte però il “fascino” di queste produzioni nasconde il loro grande potenziale, e come le serie Stalker o Gothic hanno dimostrato, solo con future iterazioni la visione iniziale si espande e raggiunge livelli di qualità sufficiente per far entrare questi videogiochi nell’olimpo delle esperienze più acclamate dai giocatori.

Scopriamo assieme quanto di buono, e quanto d’osceno, Giants Uprising ha da offrire.

Wurstel e Golia

Giants Uprising è ambientato in un periodo fantasy medievale dove il popolo degli umani è riuscito a soggiogare le comunità di giganti, schiavizzandoli e sfruttandoli come macchine da guerra. Nel ruolo di Rogbar, un gigante sfuggito alla prigionia, il nostro obbiettivo sarà quello di liberare le terre e i popoli soggiogati da un tiranno.

Ad aiutarci nell’impresa sarà l’umano Kiełbasa -che prende il nome da un tipico insaccato della Polonia- anche lui reietto della società e incontrato durante la nostra prigionia. Con una così semplice premessa Giants Uprising prova comunque a illustrare una narrativa intricata, introducendo personaggi durante le cutscene disegnate a mano, fallendo miseramente nell’esposizione dei fatti e creando solo ulteriore caos.

Fin dalle prime fasi di tutorial il loop di gampleay risulta molto chiaro: distruggere tutto.

Nulla ha realmente senso in Giants Uprising. Saremo letteralmente delle macchine di morte e distruzione, e nonostante gli obbiettivi potrebbero apparire vagamente diversificati, presentando leve da tirare, o rocce da far rotolare lungo una discesa, alla fine ci ritroveremo sempre a schiacciare umani e mucche, radere al suolo abitazioni e strutture, e tirare qualche pugno all’occasionale gigante schiavo nemico.

Se guidare il gigante Rogbar nella sua crociata verso la libertà -o il genocidio, scegliete voi- risulta tutto sommato galvanizzante, durante lo scontro con altri giganti il titolo ci presenta delle opzioni di combattimento molto elaborate. Parate, schivate, montanti di diverso tipo; tutte chicche di gameplay che non useremo mai. Basta appunto indietreggiare durante l’animazione d’attacco del nemico e colpirlo in testa come nei più classici film di Bud Spencer e Terence Hill fino a quando la barra della vita non arriva a zero.

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Risulta invece incredibilmente soddisfacente la possibilità di raccogliere determinati oggetti dal suolo e scaraventarli contro ignari gruppi di poveri arcieri, che pensano d’avare un vantaggio tecnologico, e la presenza di un tasto dedicato solamente all’estinzione dei soldati armati di stuzzicadenti, che libera un potente pestone a terra.

Per eseguire ogni attacco viene richiesto di dosare una barra della stamina, ma a ogni atto di distruzione e omicidio rigenera parte della vita di Rogbar. Si viene quindi a creare un grottesco loop assuefacente che vede il nostro gigante correre come un folle, caricando qualsiasi cosa si muova o possa essere rasa al suolo, intervallato a istanti di pausa, dove ricarichiamo la nostra stamina, prima di tornare a cercare sangue e detriti per riottenere la vita persa mentre si attendeva la ripresa della resistenza.

È presente anche un sistema di abilità che potrebbe risultare del tutto inutile, e una volta completata la brevissima storia –meno di 3 ore- si può accedere a una modalità a missioni, che ci riporta lungo gli scenari della campagna nel tentativo di completare diversi obbiettivi, di cui molti buggati, e interessanti situazioni che ci vedono sgattaiolare in un villaggio in piena notte, far esplodere un deposito cittadino di dinamite, o trasportare un carro lungo diversi villaggi.

Un grande pennello

Giants Uprising utilizza tutta la potenza dell’Unreal Engine per disintegrare gli FPS a schermo. Non importa quale scheda video, quale CPU o quanta RAM siano presenti a bordo del vostro PC; la mole di nemici, detriti, ed effetti a schermo trasformeranno alcuni scontri in stupende slideshow degne delle migliori presentazioni in PowerPoint.

Fenomeni di stutter, compenetrazioni poligonali, texture spalmate, qualsiasi orrore grafico moderno diviene solo una feature in questo prodotto. Anche il comparto animazioni sembra soffrire di questi problemi, presentando saltuariamente situazioni che illustrano chiaramente i motivi che portano il gioco ad essere catalogato come Eurojank.

Se può sembrare divertente vedere saltare per aria ogni cosa sullo schermo, la mancanza di una chiara direzione artistica, e la confusione che si viene a creare, possono generare un forte senso di disorientamento nell’individuare i pochi obbiettivi quando appaiono diversi dalla distruzione.

Il tentativo di puntare verso il realismo tecnico porta con sé interessanti effetti pirotecnici, con esplosioni e nubi di polvere ed effetti particellari particolarmente piacevoli, che però cozzano in malo modo con ambienti spesso lineari, dove la ripetizione degli assets rovina -o accentua- il “non stile” del gioco facendo apparire tutto preso dall’Assets Store di Unreal e incollato alla rinfusa.

Divertente la possibilità di personalizzare il gigante Rogbar, andandone a modificare il vestiario nei minimi dettagli, con l’aggiunta di cappelli, sandali, tatuaggi, e persino potendone modificare la capigliatura e la barba.

Il comparto audio è solo funzionale, e dopo aver sentito le stesse identiche urla strazianti di dolore, i muggiti agonizzanti delle mucche, e i loop ridondanti delle poche musiche in sottofondo per più di una decina di minuti, potremmo comodamente mutare i suoni dalle opzioni senza sentirci in colpa.


+ Una manna per gli amanti dell’Eurojank
+ Morte e Distruzione
+Potrebbero farne un sequel



- Presenza di meccaniche del tutto inutili
- Dura veramente poco
- Potrebbero farne un sequel


Giants Uprising è un bellissimo disastro, esemplare di prima razza nella categoria Eurojank. Un titolo completamente fuori scala che ci chiede solamente di spegnere il cervello e divertirci: la materializzazione delle pubblicità dei giochi casual su cellulare. Con la differenza che il gigante Rogbar non c’invita a giocare a Coin Master o Gardenscapes, ma vuole che nuclearizziamo qualsiasi cosa a schermo. C’è chi aspetta Grand Theft Auto 6, noi aspettiamo Giants Uprising 1.0; duplicate pure il voto alla sua uscita dall’Early Access.


VOTO: 5
 
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