One-Eyed Uncle
Take It Easy
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2015
- Batman: Arkham City (PS3), voto ****
- Super Mario Bros. (WiiU), voto ****
- Metroid Prime (Wii), voto *****
- Call of Duty (PC), voto ****
- DOOM (PC), voto *****
- Captain Toad:Treasure Tracker (WiiU), voto ***
- The Walking Dead (PC), voto ****
- God of War HD (PS3), voto ****
- Tomb Raider: A Survivor is Born (PC), voto ***
- Super Mario 64 (WiiU), voto *****
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Batman: Arkham City (PS3), voto ****
Più grande non sempre è migliore. Approdato nel free roaming, il titolo perde la compattezza che aveva fatto la fortuna di Arkham Asylum, colpa di una introduzione al mondo di gioco carente e caotica e di una narrativa che poco combacia con la preponderanza di attività secondarie che il gioco propone. Si farà comunque ricordare per la cura certosina di ogni dettaglio, il netto miglioramento delle meccaniche della saga e alcuni geniali usi della struttura free roaming.
Metroid Prime (Wii), voto *****
Fedele adattamento in 3D del genere, dal gameplay action-platform al (macro e micro) level design, fino alla tipica asciutezza (anche se arricchito di un'interessante narrazione passiva). Non tutto è perfetto, con alcuni combattimenti poco interessanti, ambienti 3D che inevitabilmente perdono l'immediatezza di quelli 2D e l'asciutezza è a tratti straniante (abituati come siamo a giochi spesso inutilmente carichi), ma che non reggono il confronto con la fedeltà, originalità e unicità del (riuscito) tentativo.
Più grande non sempre è migliore. Approdato nel free roaming, il titolo perde la compattezza che aveva fatto la fortuna di Arkham Asylum, colpa di una introduzione al mondo di gioco carente e caotica e di una narrativa che poco combacia con la preponderanza di attività secondarie che il gioco propone. Si farà comunque ricordare per la cura certosina di ogni dettaglio, il netto miglioramento delle meccaniche della saga e alcuni geniali usi della struttura free roaming.
Metroid Prime (Wii), voto *****
Fedele adattamento in 3D del genere, dal gameplay action-platform al (macro e micro) level design, fino alla tipica asciutezza (anche se arricchito di un'interessante narrazione passiva). Non tutto è perfetto, con alcuni combattimenti poco interessanti, ambienti 3D che inevitabilmente perdono l'immediatezza di quelli 2D e l'asciutezza è a tratti straniante (abituati come siamo a giochi spesso inutilmente carichi), ma che non reggono il confronto con la fedeltà, originalità e unicità del (riuscito) tentativo.
2015
Finiti 2015
Rigiocati 2015
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Bioshock (PS3), voto ****
Coinvolgente e immersivo nelle parti più riuscite (Steinman, Cohen, Ryan) ma si sente tutta la ripetitività nelle altre... quando ti accorgi che il tuo apprezzamento del gioco oscilla come un pendolo insieme alla qualità di scrittura e atmosfera evidentemente c'è qualcosa che non va nelle meccaniche di gioco: gunplay così così, molti plasmidi inutili, tonici poco incisivi. Rimane però un'ottima esperienza ma troppo allungata per quel che il gameplay offre.
X-COM: Enemy Within (PC), voto ****
Come mio primo approccio alla strategia a turni l'ho gradito molto, mi è pesato solo alla lunga causa ripetitività di fondo (qualche tipologia di missione in più o più missioni non procedurali non avrebbero guastato) e da un bs inevitabilmente dominato dall'RNG per quanto controllabile (problema acuito rispetto ai normali rpg dall'avere in bella vista la % di colpire, con conseguenti bestemmioni quando si missano tre 80% di fila). La carenza di una trama complessa è ottimamente compensata dalla sensazione di star realmente gestendo un'invasione, dall'attaccamento che genera per la propria squadra e dall'azzeccata idea di dar volto alle varie strutture della base.
Dragon's Crown (PS3), voto ***
Niente da fare, non fa per me... è indubbiamente il titolo Vanillaware più riuscito come gameplay, audiovisivamente è come da tradizione da urlo, ma giocato così in singolo non riesce proprio a prendermi.
Beyond Good and Evil HD (PS3), voto ****
Un ottimo adventure dalle meccaniche piuttosto semplici ma supportate da una buona varietà, da un gustoso hub (il Beluga
Max Payne (PC), voto ****
Divertentissimo tutt'oggi da giocare, grazie a delle meccaniche che richiedono si assimilazione ma senza risultare eccessivamente tecniche (almeno per le difficoltà più basse) supportate da un buon level design. Un po' deluso dal fronte narrativo, il setting e l'atmosfera noir ci sono tutte, alcune scene sono memorabili, ma il plot si riduce al compitino da revenge movie con persino qualche personaggio di troppo.
Diablo III: Reaper of Souls (PC), voto -
L'ho apprezzato molto di più rispetto alla run vanilla a normale dell'anno scorso, col semplice accorgimento di alzare mano a mano la difficoltà diventa un prodotto estremamente godibile anche senza distruggersi di endgame e il nuovo atto merita assai. Probabile che ci butterò ancora un bel po' di ore.
Uncharted Drake's Fortune (PS3), voto ***
Un discreto sparamuretto, a cui manca l'esplosione di ritmo, fluidità, spettacolarità e level design che caratterizza il seguito, ma graziato da un'ottima narrativa, nella sua semplicità, e da cui già traspare la cura al dettaglio dei Naughty Dog. Per questo e per un po' di affetto personale una stellina in più se la merità.
Uncharted 2: Among Thieves (PS3), voto *****
Alla sua seconda uscita la saga fa il botto, trovando la sua identità a livello di meccaniche (fluidità, corpo a corpo, ciclo delle armi) supportate da level design e set pieces di qualità ludica eccelsa, da una narrativa che scandisce ritmi mai in contrasto con il giocato e dalla solita cura a tutto tondo di ND. Capolavoro.
Uncharted 3: Drake's Deception (PS3), voto ****
Terzo capitolo che investe molte delle sue risorse nell'offrire una narrazione più curata e coinvolgente: se l'approfondimento di Drake può considerarsi soddisfacente lo stesso non si può dire della trama, che rimane tutto sommato negli standard della serie. Troppo poco considerando quanto sia stato sacrificato a livello di ritmo, pensato evidentemente più in funzione della narrativa che del giocato. Purtroppo anche le meccaniche di gioco risultano appesantite da alcune aggiunte, come il nuovo corpo a corpo o il rilancio delle granate, andando a perdere la fluidità assoluta del predecessore. Peccato considerando come i set pieces rimangano di ottima qualità e il level design raggiunga le vette della saga.
Dark Messiah of Might and Magic (PC), voto ***
Sicuramente molto originale, ma pecca molto in rifinitura risultando solo gradevole. Le meccaniche di combattimento sono ben congegniate ma non abbastanza valide da reggersi da sole, ne consegue che è la qualità del level e mission design a scandire il ritmo altalenante di apprezzamento del gioco. Potrei rivalutarlo in positivo con un po' di sperimentazione con le build, sulla carta sembrano ottime ma non so in pratica quanto certe vie siano supportate (in particolare quella da rogue).
Castlevania: Order of Ecclesia (NDS), voto ****
La mancanza di una struttura propriamente alla metroidvania (tranne nel gustoso stage finale) lo fanno calare un po' nelle mie preferenze personali, ma il resto è talmente ben studiato da compensare alla grande, compatto e impegnativo il giusto. Superbo come sempre il comparto audiovisivo.
Lost Planet: Extreme Condition (PC), voto **
Un'occasione sprecata, ottime meccaniche come l'energia T (che ben introduce un minimo di survival), il rampino (che consente un level design spesso interessante) e l'uso dei mezzi senza soluzione di continuità ma che non riescono mai a dare un risultato finale realmente soddisfacente, colpa soprattutto di un'IA nemica veramente basilare (non pesa tanto con i semplici pattern degli Akrid ma moltissimo con i nemici umani, per compensare infarciti di lanciarazzi e altre armi che vi faranno passare metà dei combattimenti stunnati). Non aiuta anche la struttura di gioco ferma al preistorico binomio cutscene>missione>cutscene, cosa acuita dalla trama insulsa che fa pesare ogni singola cinematica. Nota positiva il gran numero di enormi boss, salvo lo scimmiottamento finale a ZOE.
Metal Gear (PS3), voto ***
Godibile, più di quanto l'età lasci immaginare, nonostante alcune situazioni votate al trial&error e alcune meccaniche poco intuitive (e mettiamolo un numerino su ste porte / chimare Jennifer / R-R-L-R-LL-echicazzoseloricorda,) compensate però dalla vocazione adventure e dal gioco filologico del ritrovare gli avi delle future meccaniche e kojimate della serie.
Metal Gear 2: Solid Snake (PS3), voto ****
Evolve e amplia la formula del predecessore, portandola probabilmente al limite prima della virata story driven della serie Solid: nonostante la narrazione più curata e strutturata, frenata però dai limiti tecnologici (molto evidente nelle bossfight) e da alcune scelte poco felici (criceti velenosi...?), il vero motore del gioco rimane ancora infatti il level design e il continuo ottenimento di chiavi e apertura di nuove aree. Il conseguente massiccio backtracking non risulta però essere particolarmente pesante grazie a poche shortcut e alla natura più esplicitamente puzzle dello stealth che permette di memorizzare velocemente come superare le varie schermate.
Metal Gear Solid (PS1), voto *****
Con il suffisso Solid la serie cambia faccia e non solo graficamente. Abbandonato il complesso level design degli episodi MSX (di cui mantiene però inalterate le meccaniche), la trama diventa il vero motore del procedere, determinando situazioni e ritmi di gioco, creando una situazione in cui narrativa e giocato (pur rimanendo distinti nella forma cutscene-gameplay) vivono di una perfetta simbiosi in cui l'uno è la naturale conseguenza dell'altro. Questo, unito ad un comparto audiovisivo eccezionale (dalla colonna sonora alla freddissima palette cromatica) rendono Metal Gear Solid uno dei migliori giochi story driven mai creati.
Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty (PS3), voto *****
Quello che avrebbe potuto essere il semplice e lineare sequel del successo Metal Gear Solid ne diventa invece la sua completa destrutturazione postmoderna. Kojima prende i canoni narrativi di genere da lui stesso consolidati nel media e li trasforma nella trappola con cui risucchiare il giocatore nella geniale metanarrativa, per quanto forse affetta da un eccesso di tematiche ed esposizione. Dal lato ludico nuove meccaniche e possibilità di interazione traghettano definitivamente la saga nell'ambiente tridimensionale, gettando - insieme al ritrovato approccio sandobox - le basi per il proseguo della saga.
Metal Gear Solid 3: Snake Eater (PS3), voto *****
Gioco prudente dal punto di vista narrativo (dopo MGS2 si ritorna alla comunque ottima narrazione di genere di MGS), decisamente più sperimentale dal punto di vista ludico, costituendo il vero punto di svolta della serie. Si rinuncia al level design organico in favore di una progressione lineare ma paradossalmente più libera, data dall'ampiezza delle nuove aree all'aperto e dai nuovi strumenti messi a disposizione del giocatore. Non mancano le magagne come controlli ancora macchinosi, la frammentazione dell'azione data dal menù o un aspetto survival non bilanciatissimo ma che sbiadiscono di fronte a tanta libertà, varietà e cura.
Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots (PS3), voto *****
Sofferto epilogo della saga, carico del compito impossibile di dare un senso letterale alla narrazione di un gioco che faceva della mancanza di senso letterale la sua cifra stilistica e di ampliare e modernizzare la rivoluzione ludica della saga iniziata da MGS3. Il risultato finale non è senza ombre: ottimi personaggi e momenti ispirati convivono con discutibili cambi di registro e una certa prolissità; le ottima meccaniche di base (risultato di uno snellimento e resa in tempo reale di quelle viste in MGS3) non trovano sempre felice applicazione nella struttura di gioco dominata dalla narrativa. Ma guardano alla totalità dell'opera, si può salutare Solid Snake con un "missione compiuta".
Deadlight (PC), voto **
Solito puzzle-platform a scorrimento con la solita apocalisse zombie a fare da cornice. Non aiuta dal lato ludico la generale semplicità delle meccaniche e l'abbondante trial&error, così come dal lato narrativo la scelta di relegare molto del background ad un testo scritto. Il risultato finale è godibile, grazie anche ad un apprezzabile lato estetico, ma tutto sommato dimenticabile.
Return to Castle Wolfenstein (PC), voto ***
Sparattutto classico dal solido gunplay arcade che però non si fa mancare alcune modernità, come un mission design un poco articolato e il possibile approccio stealth. Avrebbe sicuramente giovato di una maggior varietà di armi e nemici.
Mark of the Ninja (PC), voto ****
Ottimo stealth per meccaniche, level design e possibilità d'approccio, anche se inevitabilmente il 2D fa risaltare la sua natura puzzle, andando quindi un po' a togliere le situazioni da improvvisazione a sangue freddo tipica del genere. Buono anche l'aspetto audiovisivo, anche se lo stile alla Tartakovsky gli sia riuscito solo in parte.
The Legend of Zelda: Majora's Mask (3DS), voto *****
Non conosco con esattezza la ricezione che ebbe all'uscita originaria, ma sentendo parlare di revisione posso ipotizzare che sia stato uno Zelda frainteso. Fraintesa l'apparente carenza di dungeon, fonte di compattezza e qualità, relegando gli enigmi "alla avventura grafica" alle sidequest. Frainteso il limite dei tre giorni, strumento indispensabile per creare contesto e caratterizzare la routine degli abitanti di Termina. Fraintesa la narrativa mancante della visione epica d'insieme di OoT, rivolta tutta alle sofferenze banali e individuali che giorno dopo giorno ci vediamo scorrere davanti. Uno Zelda indubbiamente ostico e non esente da problemi, ma che proprio per la sua atipicità difficilmente non lascia qualcosa.
- Bioshock (PS3), voto ****
- X-COM: Enemy Within (PC), voto ****
- Dragon's Crown (PS3), voto ***
- Beyond Good and Evil HD (PS3), voto ****
- Max Payne (PC), voto ****
- Diablo III: Reaper of Souls (PC), voto -
- Dark Messiah of Might and Magic (PC), voto ***
- Castlevania: Order of Ecclesia (NDS), voto ****
- Lost Planet: Extreme Condition (PC), voto **
- Metal Gear (PS3), voto ***
- Metal Gear 2: Solid Snake (PS3), voto ****
- Deadlight (PC), voto **
- Return to Castle Wolfenstein (PC), voto ***
- Mark of the Ninja (PC), voto ****
- The Legend of Zelda: Majora's Mask (3DS), voto *****
Rigiocati 2015
- Portal 2 (PC), voto *****
- Uncharted: Drake's Fortune (PS3), voto ***
- Uncharted 2: Among Thieves (PS3), voto *****
- Uncharted 3: Drake's Deception (PS3), voto ****
- Metal Gear Solid (PS1), voto *****
- Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty (PS3), voto *****
- Metal Gear Solid 3: Snake Eater (PS3), voto *****
- Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots (PS3), voto *****
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Bioshock (PS3), voto ****
Coinvolgente e immersivo nelle parti più riuscite (Steinman, Cohen, Ryan) ma si sente tutta la ripetitività nelle altre... quando ti accorgi che il tuo apprezzamento del gioco oscilla come un pendolo insieme alla qualità di scrittura e atmosfera evidentemente c'è qualcosa che non va nelle meccaniche di gioco: gunplay così così, molti plasmidi inutili, tonici poco incisivi. Rimane però un'ottima esperienza ma troppo allungata per quel che il gameplay offre.
X-COM: Enemy Within (PC), voto ****
Come mio primo approccio alla strategia a turni l'ho gradito molto, mi è pesato solo alla lunga causa ripetitività di fondo (qualche tipologia di missione in più o più missioni non procedurali non avrebbero guastato) e da un bs inevitabilmente dominato dall'RNG per quanto controllabile (problema acuito rispetto ai normali rpg dall'avere in bella vista la % di colpire, con conseguenti bestemmioni quando si missano tre 80% di fila). La carenza di una trama complessa è ottimamente compensata dalla sensazione di star realmente gestendo un'invasione, dall'attaccamento che genera per la propria squadra e dall'azzeccata idea di dar volto alle varie strutture della base.
Dragon's Crown (PS3), voto ***
Niente da fare, non fa per me... è indubbiamente il titolo Vanillaware più riuscito come gameplay, audiovisivamente è come da tradizione da urlo, ma giocato così in singolo non riesce proprio a prendermi.
Beyond Good and Evil HD (PS3), voto ****
Un ottimo adventure dalle meccaniche piuttosto semplici ma supportate da una buona varietà, da un gustoso hub (il Beluga
Max Payne (PC), voto ****
Divertentissimo tutt'oggi da giocare, grazie a delle meccaniche che richiedono si assimilazione ma senza risultare eccessivamente tecniche (almeno per le difficoltà più basse) supportate da un buon level design. Un po' deluso dal fronte narrativo, il setting e l'atmosfera noir ci sono tutte, alcune scene sono memorabili, ma il plot si riduce al compitino da revenge movie con persino qualche personaggio di troppo.
Diablo III: Reaper of Souls (PC), voto -
L'ho apprezzato molto di più rispetto alla run vanilla a normale dell'anno scorso, col semplice accorgimento di alzare mano a mano la difficoltà diventa un prodotto estremamente godibile anche senza distruggersi di endgame e il nuovo atto merita assai. Probabile che ci butterò ancora un bel po' di ore.
Uncharted Drake's Fortune (PS3), voto ***
Un discreto sparamuretto, a cui manca l'esplosione di ritmo, fluidità, spettacolarità e level design che caratterizza il seguito, ma graziato da un'ottima narrativa, nella sua semplicità, e da cui già traspare la cura al dettaglio dei Naughty Dog. Per questo e per un po' di affetto personale una stellina in più se la merità.
Uncharted 2: Among Thieves (PS3), voto *****
Alla sua seconda uscita la saga fa il botto, trovando la sua identità a livello di meccaniche (fluidità, corpo a corpo, ciclo delle armi) supportate da level design e set pieces di qualità ludica eccelsa, da una narrativa che scandisce ritmi mai in contrasto con il giocato e dalla solita cura a tutto tondo di ND. Capolavoro.
Uncharted 3: Drake's Deception (PS3), voto ****
Terzo capitolo che investe molte delle sue risorse nell'offrire una narrazione più curata e coinvolgente: se l'approfondimento di Drake può considerarsi soddisfacente lo stesso non si può dire della trama, che rimane tutto sommato negli standard della serie. Troppo poco considerando quanto sia stato sacrificato a livello di ritmo, pensato evidentemente più in funzione della narrativa che del giocato. Purtroppo anche le meccaniche di gioco risultano appesantite da alcune aggiunte, come il nuovo corpo a corpo o il rilancio delle granate, andando a perdere la fluidità assoluta del predecessore. Peccato considerando come i set pieces rimangano di ottima qualità e il level design raggiunga le vette della saga.
Dark Messiah of Might and Magic (PC), voto ***
Sicuramente molto originale, ma pecca molto in rifinitura risultando solo gradevole. Le meccaniche di combattimento sono ben congegniate ma non abbastanza valide da reggersi da sole, ne consegue che è la qualità del level e mission design a scandire il ritmo altalenante di apprezzamento del gioco. Potrei rivalutarlo in positivo con un po' di sperimentazione con le build, sulla carta sembrano ottime ma non so in pratica quanto certe vie siano supportate (in particolare quella da rogue).
Castlevania: Order of Ecclesia (NDS), voto ****
La mancanza di una struttura propriamente alla metroidvania (tranne nel gustoso stage finale) lo fanno calare un po' nelle mie preferenze personali, ma il resto è talmente ben studiato da compensare alla grande, compatto e impegnativo il giusto. Superbo come sempre il comparto audiovisivo.
Lost Planet: Extreme Condition (PC), voto **
Un'occasione sprecata, ottime meccaniche come l'energia T (che ben introduce un minimo di survival), il rampino (che consente un level design spesso interessante) e l'uso dei mezzi senza soluzione di continuità ma che non riescono mai a dare un risultato finale realmente soddisfacente, colpa soprattutto di un'IA nemica veramente basilare (non pesa tanto con i semplici pattern degli Akrid ma moltissimo con i nemici umani, per compensare infarciti di lanciarazzi e altre armi che vi faranno passare metà dei combattimenti stunnati). Non aiuta anche la struttura di gioco ferma al preistorico binomio cutscene>missione>cutscene, cosa acuita dalla trama insulsa che fa pesare ogni singola cinematica. Nota positiva il gran numero di enormi boss, salvo lo scimmiottamento finale a ZOE.
Metal Gear (PS3), voto ***
Godibile, più di quanto l'età lasci immaginare, nonostante alcune situazioni votate al trial&error e alcune meccaniche poco intuitive (e mettiamolo un numerino su ste porte / chimare Jennifer / R-R-L-R-LL-echicazzoseloricorda,) compensate però dalla vocazione adventure e dal gioco filologico del ritrovare gli avi delle future meccaniche e kojimate della serie.
Metal Gear 2: Solid Snake (PS3), voto ****
Evolve e amplia la formula del predecessore, portandola probabilmente al limite prima della virata story driven della serie Solid: nonostante la narrazione più curata e strutturata, frenata però dai limiti tecnologici (molto evidente nelle bossfight) e da alcune scelte poco felici (criceti velenosi...?), il vero motore del gioco rimane ancora infatti il level design e il continuo ottenimento di chiavi e apertura di nuove aree. Il conseguente massiccio backtracking non risulta però essere particolarmente pesante grazie a poche shortcut e alla natura più esplicitamente puzzle dello stealth che permette di memorizzare velocemente come superare le varie schermate.
Metal Gear Solid (PS1), voto *****
Con il suffisso Solid la serie cambia faccia e non solo graficamente. Abbandonato il complesso level design degli episodi MSX (di cui mantiene però inalterate le meccaniche), la trama diventa il vero motore del procedere, determinando situazioni e ritmi di gioco, creando una situazione in cui narrativa e giocato (pur rimanendo distinti nella forma cutscene-gameplay) vivono di una perfetta simbiosi in cui l'uno è la naturale conseguenza dell'altro. Questo, unito ad un comparto audiovisivo eccezionale (dalla colonna sonora alla freddissima palette cromatica) rendono Metal Gear Solid uno dei migliori giochi story driven mai creati.
Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty (PS3), voto *****
Quello che avrebbe potuto essere il semplice e lineare sequel del successo Metal Gear Solid ne diventa invece la sua completa destrutturazione postmoderna. Kojima prende i canoni narrativi di genere da lui stesso consolidati nel media e li trasforma nella trappola con cui risucchiare il giocatore nella geniale metanarrativa, per quanto forse affetta da un eccesso di tematiche ed esposizione. Dal lato ludico nuove meccaniche e possibilità di interazione traghettano definitivamente la saga nell'ambiente tridimensionale, gettando - insieme al ritrovato approccio sandobox - le basi per il proseguo della saga.
Metal Gear Solid 3: Snake Eater (PS3), voto *****
Gioco prudente dal punto di vista narrativo (dopo MGS2 si ritorna alla comunque ottima narrazione di genere di MGS), decisamente più sperimentale dal punto di vista ludico, costituendo il vero punto di svolta della serie. Si rinuncia al level design organico in favore di una progressione lineare ma paradossalmente più libera, data dall'ampiezza delle nuove aree all'aperto e dai nuovi strumenti messi a disposizione del giocatore. Non mancano le magagne come controlli ancora macchinosi, la frammentazione dell'azione data dal menù o un aspetto survival non bilanciatissimo ma che sbiadiscono di fronte a tanta libertà, varietà e cura.
Metal Gear Solid 4: Guns of the Patriots (PS3), voto *****
Sofferto epilogo della saga, carico del compito impossibile di dare un senso letterale alla narrazione di un gioco che faceva della mancanza di senso letterale la sua cifra stilistica e di ampliare e modernizzare la rivoluzione ludica della saga iniziata da MGS3. Il risultato finale non è senza ombre: ottimi personaggi e momenti ispirati convivono con discutibili cambi di registro e una certa prolissità; le ottima meccaniche di base (risultato di uno snellimento e resa in tempo reale di quelle viste in MGS3) non trovano sempre felice applicazione nella struttura di gioco dominata dalla narrativa. Ma guardano alla totalità dell'opera, si può salutare Solid Snake con un "missione compiuta".
Deadlight (PC), voto **
Solito puzzle-platform a scorrimento con la solita apocalisse zombie a fare da cornice. Non aiuta dal lato ludico la generale semplicità delle meccaniche e l'abbondante trial&error, così come dal lato narrativo la scelta di relegare molto del background ad un testo scritto. Il risultato finale è godibile, grazie anche ad un apprezzabile lato estetico, ma tutto sommato dimenticabile.
Return to Castle Wolfenstein (PC), voto ***
Sparattutto classico dal solido gunplay arcade che però non si fa mancare alcune modernità, come un mission design un poco articolato e il possibile approccio stealth. Avrebbe sicuramente giovato di una maggior varietà di armi e nemici.
Mark of the Ninja (PC), voto ****
Ottimo stealth per meccaniche, level design e possibilità d'approccio, anche se inevitabilmente il 2D fa risaltare la sua natura puzzle, andando quindi un po' a togliere le situazioni da improvvisazione a sangue freddo tipica del genere. Buono anche l'aspetto audiovisivo, anche se lo stile alla Tartakovsky gli sia riuscito solo in parte.
The Legend of Zelda: Majora's Mask (3DS), voto *****
Non conosco con esattezza la ricezione che ebbe all'uscita originaria, ma sentendo parlare di revisione posso ipotizzare che sia stato uno Zelda frainteso. Fraintesa l'apparente carenza di dungeon, fonte di compattezza e qualità, relegando gli enigmi "alla avventura grafica" alle sidequest. Frainteso il limite dei tre giorni, strumento indispensabile per creare contesto e caratterizzare la routine degli abitanti di Termina. Fraintesa la narrativa mancante della visione epica d'insieme di OoT, rivolta tutta alle sofferenze banali e individuali che giorno dopo giorno ci vediamo scorrere davanti. Uno Zelda indubbiamente ostico e non esente da problemi, ma che proprio per la sua atipicità difficilmente non lascia qualcosa.
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