Ultimi acquisti per quest'anno, che potrebbe riservare qualche ultimo fuoco d'artificio.
Acquistati.
The legend of heroes: Trails in the sky |
20 €
Limbo |
0 €
The witcher 3: Wild hunt |
29 €
The last guardian |
71 €
Inside |
9 €
The vanishing of Ethan Carter |
8 €
Giocati.
The legend of heroes: Trails in the sky | ***
Dead space | ****
The witcher 3: Wild hunt | ****
Transistor | ***
Legenda: - Scadente | * Passabile | ** Buono | *** Ottimo | **** Eccellente | ***** Eccezionale
Dopo un'annata tutto sommato votata al risparmio (se non fosse per l'acquisto di PS4) eccomi cedere proprio all'ultimo chilometro a causa dell'irresistibile steelbook di
The last guardian e a degli improvvisi sconti a tradimento sul PS Store.
The vanishing of Ethan Carter e
Inside hanno avuto la meglio, ma avevo praticamente tutta la lista dei desideri a metà prezzo. È stata dura.
Nel frattempo ho giocato
Transistor, altro gioco che attendevo da anni. Cosa dire? Il gameplay in sé non è nulla di trascendentale: tante possibilità di approccio ma in fin dei conti sempre simili a sé stesse e non particolarmente originali. Nonostante questo, chiunque abbia un minimo di dimestichezza con il
game design non potrà non riconoscere in
Transistor un lavoro di una finezza più unica che rara. Come ho detto, le meccaniche sono tutte lì, nella loro semplicità: ciò che è straordinario è come gli sviluppatori sono riusciti a interlacciarli fra di loro, incentivando (ma attenzione: mai
forzando) il giocatore a variare il proprio stile, a sperimentare nuove tecniche. Il bilanciamento fra rischi e premi è di una precisione maniacale. La cosa è evidente soprattutto nel meccanismo dei limitatori, che permette di ottenere punti esperienza extra a fronte di penalità o appunto, limitazioni in combattimento a scelta dell'utente stesso. In secondo luogo la possibilità di combinare le diverse abilità fra loro, utilizzandole come tecniche d'attacco primarie, come potenziamenti di altre tecniche, o infine come bonus passivi – in ognuno dei quali casi l'effetto sarà ovviamente differente, dando vita ad un'enorme numero di combinazioni possibili. Ma l'idea che più mi è piaciuta, nella sua assoluta trascurabilità a livello di gameplay, è quella di legare ogni abilità ad un personaggio del mondo di
Transistor, e di svelarne la storia a meno a mano che si utilizza la relativa funzione. Un ulteriore stimolo ad abbandonare schemi già rodati; invisibile al giocatore occasionale, irresistibile per chi quell'ermetico mondo lo vuole, per quanto possibile, sviscerare.
Un paio di parole sulla storia. La storia di
Transistor si pone circa a metà strada fra il banale e l'inintellegibile. Ma, via via che ci si addentra nel gioco, questo suo ermetismo, questi enormi spazi bianchi che lascia inspiegati finiscono per rappresentarne proprio il valore aggiunto. Le voci malinconiche, i sonnacchiosi monologhi, impercettibilmente venati di disperazione e follia, avvolgono la narrazione in un'atmosfera densa, onirica, che carica di potere suggestivo quei pochi, essenziali elementi che affiorano da questo mondo appena abbozzato. Non so in che misura tutto questo fosse voluto, o previsto; magari qualcun altro lo troverà pigro e insignificante, e chissà – potrebbe anche aver ragione. Fatto sta che sul finale mi sono commosso, nonostante in fin dei conti sia banale quanto tutto il resto.
Ma più del bilanciamento del gameplay, più delle finezze di game design, più dell'atmosfera e della narrazione, è un'altra la ragione per cui questo gioco rimarrà per me indimenticabile. L'estetica, chiaramente. Giocando a
Transistor ero costantemente sopraffatto dallo splendore delle immagini, dalla ricercatezza dello stile (una sorta di liberty futuristico di cui è impossibile non innamorarsi, meraviglioso omaggio a una corrente artistica terribilmente sottovalutata a mio modo di vedere). Procedevo quasi a malincuore, cercando di riempirmi gli occhi di ogni area di gioco per poi venir infallibilmente conquistato dalla successiva. E cosa dire della meravigliosa, meravigliosa
colonna sonora composta da Darren Korb e accompagnata dalla voce di Ashley Barrett, che in queste settimane ha continuato ad accompagnarmi anche a console spenta – e della quale appena possibile vorrei comprare il CD, manco a dirlo confezionato perfettamente. Probabilmente ho passato più ore ad ascoltare la colonna sonora di quante non ne abbia spese nel gioco vero e proprio. Basti dire che c'è un'area, nel gioco, in cui è possibile scegliere le tracce da ascoltare (pure queste ottenibili superando alcune sfide, e torniamo al discorso precedente) e semplicemente sdraiarsi a guardare le albe e i tramonti di un cielo privo di senso. Sublime.