In questi giorni l'ho finito quindi posso fare ulteriori considerazioni su questo quinto capitolo.
Visivamente è straordinario. Non ci sono mezzi termini per descrivere la cura riposta in questo groviglio artistico curato in una miriade di particolari. Il senso di immersione é totali. La CPU gestisce addirittura la vita dei personaggi che non stai controllando direttamente, calando per davvero in mezzo ad una metropoli solare e viva.
Le routine comportamentali generali e la grande fedeltà a cose ed ambienti realmente esistenti mette in luce tutto l’amore che una software house è in grado di riversare al genere free roaming.
Parlo di semplici dettagli, un piccolo bagliore che filtra attraverso gli alberi, un riflesso dannatamente vero sull’auto, un fulmine che fa davvero paura quando lo guardi, una superficie bagnata, uno scorcio montano in un romantico tramonto, una tizia che chiama la polizia perché la stai fissando troppo insistentemente. Magnifico, seriamente. L’immedesimazione è da sempre uno degli aspetti che mi tengono incollato a questo media. Fare quello che difficilmente potrai fare nella realtà, visitare e goderti un panorama da sogno... Sai che non è reale, ma se puoi farlo in un videogame in grado di sospendere l'incredulità, perché tirarsi indietro?
L'idea dei tre personaggi è assolutamente riuscita. Michael a prima vista sembra il Tommy Versetti della situazione. Un quest’uomo adulto, vestito abbastanza bene, alle prese con i suoi problemi familiari e il suo incasinato passato che non fa altro che peggiorare ancora di più le sue relazioni sentimentali. Il figlio è il modo che Rockstar usa per deridere i ragazzini bombardati dagli online-games e con poca cura per se stessi. La figlia invece mostra tutto l’individualismo sfrenato che circola in una mente schiava del successo e del proprio ego, della serie "non importa se vado in Hall of Shame, non importa se scambio favori sessuali con un mancato regista di porno, l’importante è portare sotto ai riflettori la mia squallida esistenza."
Il giovane Franklin è invece un chiaro omaggio al tanto compianto CJ di San Andreas. Un giovane ragazzo che abbandona la gang per mettersi al servizio di Michael. Magari in lui vede una figura paterna, un’opportunità per riscattare la sua vita e per vedere cosa si prova ad affacciarsi dal proprio attico con piscina e osservare un lucente panorama pronto a dare il buongiorno ogni mattina. Tale figura appare inizialmente scontata e banale, quasi un cameo all'insegna della volgarità e dei richiami a San Andreas. Ma ben presto si rivela interessante ai fini narrativi e importante per le vite degli altri protagonisti.
Trevor meriterebbe un post a parte. Semplicemente una iena tarantiniana scatenata e senza scrupoli. Difficile non affezionarsi a questo sublime personaggio, uno dei più riusciti non solo nel brand Rockstar, ma in tutto il panorama videoludico. E’ un character che necessita un po' di sforzo interpretativo. La sua psicosi ha un significato molto più profondo, i suoi dialoghi sono il non plus ultra della satira, al contempo la sua pazzia cela un animo leale e commovente. Qualcuno certamente ci vedrà la classica macchietta psicopatica made in Rockstar messa lì per far rumore, eppure Trevor resta per me una delle cose migliori nella storia di GTAV, una veritiera ed intellettualmente onesta bocca, pronta a sparare volgarità, ad impazzire di rabbia, ma sempre con un cuore e carisma unici.
Lo shooting elimina buona parte delle magagne del quarto capitolo e offre una più sintetica e casualizzata derivata direttamente da quel gioiello di Max Payne 3, senza ovviamente prendersi il disturbo di raggiungere la profondità di un gioco nato come tps realistico a base di bullet tima.
Sempre paragonato al quarto, la difficoltà si è abbassata e non si riscontrano più quei piccoli momenti di frustrazione che, a dirla tutta, nel predecessore erano dovuti anche ad una certa legnosità dei controlli.
Abilità, ricarica parziale dell’energia e checkpoint ben sparsi, ammortizzano un bel po’ la sfida delle quest principali. Correttivi e sistema di medaglie introdotto da Ballad of Gay Tony donano comunque una sfida più corretta e perciò più gratificante grazie ai vari obiettivi da completare in ogni missione per sbloccare la gold medal. Tempo stimato, percentuale di colpi alla testa, no damage dell’auto, no checkpoint e tanti altri parametri permettono di spremere dal titolo difficoltà addizionale a di godere di tutti i benefici derivanti da un buon score-system.
Graditi i ritorni delle statistiche aumentabili e la furtività, peccato solo per la poca valorizzazione in termini di design delle missioni e utilità delle stesse.
La varietà delle cose da fare si conferma ottima. Ritornano in gran numero mezzi aerei e terrestri, attività secondarie, mini-giochi divertenti ed un’interessante schema di missioni basate sulle rapine. Oltre alla storia e alle rapine sono presenti ovviamente tutta una serie di missioni collaterali varie e spassose, tra cui quest secondarie dei folli e sconosciuti ed alcuni eventi casuali durante le nostre gite in macchina.
Ben riusciti anche i vari sport e le attività di intrattenimento praticabili segnalate sulla mappa: partite a tennis, corse, paracadutismo, scuola di volo, caccia, poligono di tiro, freccette, cinema e tanto altro; veri e propri giochi nel gioco che aumenteranno considerevolmente l'ammontare di ore necessario per raggiungere l’agognato 100% nelle statistiche.
Gradita l'eliminazione dell'eccessiva insistenza dei rapporti umani tramite il telefonino. Questa volta non è necessario spegnere il telefono per non deludere qualche amico. Dal punto di vista della guida non è cambiato molto. Abbiamo ancora un sistema di guida che non vuole assolutamente essere tecnico e profondo, semmai arcade e funzionale.
La manovrabilità è semplice ed intuitiva, mentre la fisica ed i danni tollerati dal veicolo sono leggermente più permissivi rispetto al capitolo scorso. Nonostante i segni delle nostre disavventure siano sempre ben visibili sulla carrozzeria, il mezzo di turno resiste ad una maggiore quantità di colpi, si riesce inoltre a scalare improbabili terreni anche con un’auto poco adatta allo scopo.
La polizia e il suo sistema di allerta invece adottano sempre i classici livelli a stelline, ma sfuggirle questa volta è molto più dura. Allontanarsi dal campo visivo delle auto inseguitrici non è difficile, però è aumentato considerevolmente il tempo necessario a far sparire l’allerta.
C'è da dire che capita assai meno frequentemente che in passato di vedere agenti delle forze dell'ordine in giro e che la loro I.A. sembra completamente dimentica dell'atto di arresto. In tutta la campagna principale infatti non mi è mai successo di andare in prigione, davvero strano quando si parla di un GTA.
Il cambio di visuale è davvero semplice da gestire attraverso il click del touchpad PS4, quindi ho sempre variato in base alle esigenze. Uno spazio troppo stretto? Via di prima persona. Una zona mediamente larga? Via di telecamera a spalla di matrice RE4. Volete ammirare un bel panorama ed un bel vestito appena comprato? La visuale che mostra tutto il personaggio al centro è perfetta.
Insomma, per tutte le occasioni si riesce a trovare la telecamera più indicata, facendo di GTAV un prodotto impeccabile in termini di comfort e utilità.
GTAV è un titolo talmente bello da vedere che riesce ad intrattenere anche durante una semplice passeggiata, è talmente psicotico nello gestire i suoi personaggi e cattivo nei dialoghi che non può lasciare indifferenti. E’ un titolo perfettamente accessibile a chiunque, al giocatore pesta vecchiette e basta, a chi che cerca quello spunto di riflessione in più, a chi torna da lavoro e vuole staccare un po’ la spina per immergersi in questa affascinante finta realtà alternativa.
Un cinepanettone videoludico adatto a tutti, che al contempo non dimentica la qualità e l’amore nello sfornare un sandbox di buona fattura.
L’ambientazione, seppur poco sfruttata in tutte le sue meraviglie durante la quest principale, vale da sola il prezzo del biglietto. L'allestimento tecnico della stessa non è perfetto in tutto, c’è ancora dell'aliasing di troppo, alcuni modelli che la popolano sprizzano old-gen da tutti i pori, eppure credetemi, vale la pena perdersi in queste lande e scoprire tutti quei cinici richiami alla società attuale. Vale la pena leggere fra le righe e scoprire sempre più dettagli sulla vita e la filosofia dei nostri beniamini.
Non c’è la sporcizia di Liberty City, perfino le strade sembrano troppo pulite per ospitare simili pazzi, eppure c’è dentro tutto, corruzione ed individualismo sfrenato, brama di potere e tradimenti, corruzione e voglia di rivalsa. Un’era di gente interconnessa ed intrappolata nell’invisibile catena chiamata Internet. Un’era in cui tutti sono nessuno ma tutti si credono qualcuno.
9/10