Mi permetto di chiedere qualcosa, di intavolare una discussione.
Rientrato da poco nel mondo videoloudico, dopo tanti anni di pausa tra il 2004 e il 2017, pur conoscendolo, recupero prima una Ps3 usata e poi una Ps4, con cui nel poco tempo possibile sto recuperando i migliori giochi usciti e da poco ho vissuto Death Stranding in contemporanea, per la prima volta dall'adolescenza, con soddisfazione.
Nel "rientrare" nel mondo e leggerne le discussioni, mi chiedo da tempo qualcosa sul tema "platinare" declinato in tutto il mondo achievements.
Mia premessa: non me ne frega niente, gioco per finire il gioco.
Mia domanda: ma quanto è "collezionismo" e quanto è piacere il platinare? Ci riflettevo su un paio di giochi che ho giocato (non li nomino per non far scivolare in discussioni su quel singolo gioco, che non è il focus) e leggevo di post di utenti sfiancati, di noia per raggiungere l'ultimo obiettivo per il platino, di persone con 200, 300 ore di giochi completati e sviscerati in ogni angolo.
Che ci sta, non è il male e che sta anche nella libertà di averne il tempo, eppure mi chiedo quanto non sia fine a sè stesso.
Non parlo di difficoltà, esempio, faccio The Last of Us a livello normale, poi un mese prima del due provo a rifarlo magari a difficile o leggendario, per riviverlo e sfidarlo ora lo conosco.
Parlo magari di open world dove il platino di un gioco sta nella ricerca di 40 collezionabili strani, nel terminare il gioco senza un'arma, nel sbloccare ognuno dei 140 estratti di diario e perdere per dire 5 ore per trovare l'ultimo, da 139 a 140, con gioco finito da un mese.
Escludendo di fare questo "platinamento" con guide, il fatto di dedicare così tanto tempo, quasi più di quell'avventura di 15, 30 o 40 ore pensate, per il solo raggiungimento di sterili obiettivi fini a sè stessi, a cosa porta? Soddisfazione? Frustazione? Sembra di doverlo fare?
Così, fatemi sapere :-)
Rientrato da poco nel mondo videoloudico, dopo tanti anni di pausa tra il 2004 e il 2017, pur conoscendolo, recupero prima una Ps3 usata e poi una Ps4, con cui nel poco tempo possibile sto recuperando i migliori giochi usciti e da poco ho vissuto Death Stranding in contemporanea, per la prima volta dall'adolescenza, con soddisfazione.
Nel "rientrare" nel mondo e leggerne le discussioni, mi chiedo da tempo qualcosa sul tema "platinare" declinato in tutto il mondo achievements.
Mia premessa: non me ne frega niente, gioco per finire il gioco.
Mia domanda: ma quanto è "collezionismo" e quanto è piacere il platinare? Ci riflettevo su un paio di giochi che ho giocato (non li nomino per non far scivolare in discussioni su quel singolo gioco, che non è il focus) e leggevo di post di utenti sfiancati, di noia per raggiungere l'ultimo obiettivo per il platino, di persone con 200, 300 ore di giochi completati e sviscerati in ogni angolo.
Che ci sta, non è il male e che sta anche nella libertà di averne il tempo, eppure mi chiedo quanto non sia fine a sè stesso.
Non parlo di difficoltà, esempio, faccio The Last of Us a livello normale, poi un mese prima del due provo a rifarlo magari a difficile o leggendario, per riviverlo e sfidarlo ora lo conosco.
Parlo magari di open world dove il platino di un gioco sta nella ricerca di 40 collezionabili strani, nel terminare il gioco senza un'arma, nel sbloccare ognuno dei 140 estratti di diario e perdere per dire 5 ore per trovare l'ultimo, da 139 a 140, con gioco finito da un mese.
Escludendo di fare questo "platinamento" con guide, il fatto di dedicare così tanto tempo, quasi più di quell'avventura di 15, 30 o 40 ore pensate, per il solo raggiungimento di sterili obiettivi fini a sè stessi, a cosa porta? Soddisfazione? Frustazione? Sembra di doverlo fare?
Così, fatemi sapere :-)
Ultima modifica da un moderatore: