Riflessione Opinioni sulla critica videoludica

Pubblicità
Un recensore Italiano disse di aver messo 9 a Dragon Age: Inquisition perché "all'epoca facevano tutti così"
Per le statuine invece mi riferisco a CD PR che all'E3 di qualche anno fa regalò a praticamente tutti i giornalisti in fiera Statuine di plastica che potevano essere rivendute per svariate centinaia
Quel recensore si spaccia per massimo esperto, oltretutto.
 
Il tuo punto di vista lo capisco ed è chiaro (un po' meno la questione telenovela di tlou), ma la mia critica è figlia di una situazione in cui, prima di un'uscita di un titolo di cui minimamente ho un interesse, posso già prevedere dove andranno a parare le recensioni, i pro e contro, i voti.
Il D1 è una lista della spesa, dove tutti più o meno ripetono le stesse cose, per questo le trovo per lo più inutili e di cui vorrei si ponesse l'accento su altro (poi chiaramente non è un modello applicabile a tutti i generi eh).
Penso che il problema si manifesti quando il messaggio che si vuole veicolare viene alterato da un conflitto d'interessi, da una imposizione mentale, da una qualsiasi ideologia, piuttosto che da un accento maggiore su una caratteristica interna al gioco, rispetto ad un'altra.

Sull'aspetto sottolineato sicuramente giungiamo ad un punto d'incontro, ma del resto una recensione dovrebbe essere un espediente per incitare alla scoperta del media prima ancora di un parere innalzato su un piedistallo sulle diverse caratteristiche di un prodotto.
Ad avermi fatto innamorare del settore ai tempi era la capacita' critica con la quale alcuni redattori scovavano caratteristiche di game design definite, tramutate in standard da capostipiti passati e anche le digressioni che spieghino l'importanza del contesto culturale e del media.
Di fatto quelle poche volte che mi capita di scrivere, cerco di farlo sempre in questi termini. Vado pazzo per quegli autori che per spiegare il successo di Mortal Kombat 2 riescono a delineare il contesto delle sale giochi fumose degli anni 90 e tutto l'apparato socioeconomico circostante.
 
Sull'aspetto sottolineato sicuramente giungiamo ad un punto d'incontro, ma del resto una recensione dovrebbe essere un espediente per incitare alla scoperta del media prima ancora di un parere innalzato su un piedistallo sulle diverse caratteristiche di un prodotto.
Ad avermi fatto innamorare del settore ai tempi era la capacita' critica con la quale alcuni redattori scovavano caratteristiche di game design definite, tramutate in standard da capostipiti passati e anche le digressioni che spieghino l'importanza del contesto culturale e del media.
Di fatto quelle poche volte che mi capita di scrivere, cerco di farlo sempre in questi termini. Vado pazzo per quegli autori che per spiegare il successo di Mortal Kombat 2 riescono a delineare il contesto delle sale giochi fumose degli anni 90 e tutto l'apparato socioeconomico circostante.
Creare qualcosa di simile per le produzioni attuali sarebbe davvero interessante e diverso
 
son l'unico che preferisce guardarsi un possibile gameplay, o giocarsi le demo (motivo che mi spingeva a prendere di tanto in tanto i giornali all'epoca), che non leggere l'opinione di un completo sconosciuto che avrà ovviamente i suoi gusti, i suoi metri di paragone, le sue opinioni in merito ad un genere, titolo, casa di sviluppo?
i peggiori pali li ho presi proprio ascoltando gli altri :asd:
 
Un altro problema a mio avviso presente in questo settore e' rappresentato dall'importanza dei decimali rispetto ai numeri interi, i quali formano una situazione paradossale in cui c'e' piu' differenza fra due giochi che oscillino fra l'8.9 e il 9.1 che non fra due che vadano dal 7 all'8.
Per esempio avevo letto di un redattore di spazio che aveva dato 8.5 a The Witcher 3, lamentando difetti del sistema di combattimento e della struttura delle quest e personalmente nella mia scala di voto sarebbe probabilmente il voto che gli darei anche io. Peccato che poi la stessa persona abbia dato 8.5 a Shadow of Mordor e 9 a Dark Souls 2 :rickds:. Titoli a cui secondo gli stessi metri di giudizio dovresti dare rispettivamente 6.5 e 7 al massimo.
 
La mia opinione sulla critica videoludica è quasi del tutto negativa. Ci può essere una recensione quasi decente di tanto in tanto, ma normalmente si è sempre di fronte a spazzatura. Ultimamente il livello è forse peggiorato grazie a tanti "giornalisti" che avrebbero voluto occuparsi di altre materie (dal cinema alla politica) e sfogano le proprie frustrazioni su questo medium di cui non sanno nulla. Poi ci sono anche altri problemi oltre all'incompetenza: corruzione, riverenza verso le SH più importanti, scarso approfondimento di alcuni titoli minori, non analizzare il gameplay, ecc.
Il modo migliore di informarsi su un nuovo titolo che non si può toccare con mano è il passaparola tra utenti di cui ci si fida nei vari forum, a volte anche qualche video su Youtube può togliere certi dubbi. Non è un processo immediato, ma sempre meglio che affidarsi al "mainstream".
 
Ma sbaglio o negli ultimi anni la critica ha abbassato un pò il tiro? Vedere Far Cry, AC, e altri giochi di massa prendere a volte anche meno di 8, due gen fa sarebbe stata pura follia
 
Ma sbaglio o negli ultimi anni la critica ha abbassato un pò il tiro? Vedere Far Cry, AC, e altri giochi di massa prendere a volte anche meno di 8, due gen fa sarebbe stata pura follia

Se guardassi i volumi delle vendite software di fine sesta gen, noteresti che fossero molto piu' bassi rispetto a quelli dei tripla A attuali nonostante le oltre 100 milioni di PS2 in circolazione.
Fino a quel momento l'eta' media degli utenti consolari era notevolmente piu' giovane di quella attuale e si credeva che raggiunta l'eta' universitaria i videogame non risultassero piu' cosi' interessanti in base ai trend di mercato osservati in passato. Non e' un mistero che quindi due generazioni fa l'interesse delle hardware e software house fosse quello di favorire l'ennesimo ricambio generazionale, il quale tuttavia doveva passare da una semplificazione del medium(qualcuno ha detto Wii?) e una virata nei confronti del multiplayer online, che proprio in quegli anni sarebbe divenuto uno standard ricercato da tutti.
A questo aggiungi l'esplosione dei costi che rese meno competitive le case produttrici giapponesi che avevano spadroneggiato fino a quel momento(ci sarebbe molto da dire in questo senso, ma diverrebbe una digressione lunghissima.) e soprattutto portato le SH a ridurre fortemente l'ammontare dei contenuti disponibili o spezzettarli in pacchetti monetizzabili(DLC), offrendo ai giocatori spesso modalita' multiplayer superflue in cambio.
Quindi si', certamente fa ridere oggi vedere che il primo Gears of War avesse raggiunto 94 punti di media su metacritic o il primo Uncharted 88 e lo faceva anche prima, per lo meno a coloro che avevano vissuto le ben migliori generazioni precedenti. Per non parlare di Skyrim, considerato dalla stampa fra i migliori giochi di tutti i tempi nel 2011 e che oggi viene citato su reddit o su tutti i forum a tema del mondo come un meme game. Qualsiasi cosa avesse maturato un minimo di hype veniva pompata ad arte, ma oggi non possono piu' farlo(o per lo meno nella stessa entita') perche' per la prima volta nella storia l'eta' media dei videogamer per console ha superato i 25 anni.
A leggere le statistiche invece il cliente tipo sono io, con molti piu' soldi da spendere rispetto a 10 anni ma anche dannatamente esigente. Questo significa che un Hollow Knight puo' diventare un hit mondiale, cosi' come un Assassin's Creed costato 100 milioni di dollari considerato un gioco mediocre.
 
Consigli per gli acquisti e nulla più. Non voglio fare il complottista e non credo che la stampa videoludica sia necessariamente venduta nè tanto meno corrotta,queste sono parole forti che lasciano il tempo che trovano.
Innegabile tuttavia che per funzionare,le testate di settore abbiano bisogno di bilanciare una serie di fattori,tra cui:
  • i rapporti con i publisher
  • il rapporto con la propria utenza
  • la linea editoriale della propria testata
Va da sè che chi scrive di un gioco,raramente sarà realmente "sincero",in particolar modo dovrà costantemente mediare la propria soggettività e aspirazione all' oggettività con i fattori di cui sopra.
Senza voler per forza di cose tirare in ballo il già citato Cyberpunk,come dimenticare quanto successo per Anthem o ancora per FFXV,tanto per fare altri 2 esempi.
Questo non si ripercuote unicamente sui giochi testati ma anche sugli oggetti inviati in prova (cuffie,monitor,mouse,tastiere,tv,ecc..).
Và anche ricordato che spesso,chi lavora all'interno di queste testate,non essendo giornalista,non ha alcun ordine deontologico da dover rispettare (d'altra parte questo non avviene neanche per quei giornalisti che lavorano in campi molto lontani da quello videoludico),quindi di fatto non ha alcun obbligo verso la propria utenza,se non quello,invero molto labile,di rispettare la propria onestà intellettuale.
Consigli per gli acquisti lo erano anche prima che la stampa digitale prendesse piede,secondo me molti hanno un ricordo troppo lusinghiero di com'erano le riviste cartacee che uscivano decadi fa e tra l'altro queste avevano anche un costo per l'utente.
Per quel che mi riguarda,sono tanti anni ormai che se devo leggermi un parere,ad esempio su di un gioco,trovo più stimolente spulciare tra i commenti,oppure leggerne all'interno dei forum dedicati.
L'altro giorno uno streamer che seguo con piacere e che tra l'altro lavora proprio per la stampa di settore,diceva una cosa per me assai interessante,diceva che secondo lui le recensioni di videogiochi,quelle che si possono trovare comunemente sui siti dedicati all'argomento,semplicemente non parlano alla nostra tipologia di utenti;sono troppo superficiali,troppo poco approfondite,non aggiungono nulla più a quanto il nostro sguardo riuscirebbe a captare semplicemente osservando un provato.
Aggiungo io: quasi sempre queste recensioni,sono dei contenitori,spesso pieni soltanto di ampollosa forma,atti a portare click,mediare il consenso della la propria utenza e compiacere i publisher con cui s'intrattengono vitali ed imprescindibili rapporti collaborativi.
 
Molto semplicemente la stampa è andata in vacca nel momento in cui il VG è diventato un fenomeno globale e di tendenza al pari di settori come la cinematografia o la moda e non più una nicchia per nerd e giovanissimi.
Oggi è difficilissimo trovare un under 40 che non videogioca neanche minimamente, e questo a portato a una crescita esponenziale del volume economico collegato, facendo diventare dei produttori che prima erano tre programmatori in un garage a vere multinazionali. Il problema nasce nel rapporto folle che esiste tra queste multinazionali e la stampa, senza nessuna regolamentazione. È all'ordine del giorno la bustarella, il ricatto (della serie non ti do più il codice review) e la ricorsa alla uscita al D1. Basterebbe o regolamentare il tutto, obbligando ogni produttore a consegnare i codici entro un determinato periodo a tutte le testate riconosciute, oppure vietare alla radice ogni rapporto tra publisher e giornalista, se non a eventi organizzati.
Il caso CP è stato ovviamente il più eclatante, sbattendo in faccia una disonestà intellettuale enorme e mostrando il marcio che c'è nel giornalismo videoludico in modo palese, ma è almeno da 15 anni che è così. Ricordate il primo AC o Skyrim?
 
Comunque leggendovi ci tengo a fare un appunto: secondo me molti hanno delle aspettative sbagliate in merito a ciò che vorrebbero trovare in una recensione.
Vi cito la definizione da vocabolario di questo tipo di scritto:

Esame critico, in forma di articolo più o meno esteso, di un’opera di recente pubblicazione

Posto che è una definizione molto vaga e che va specificata a seconda del medium, un esame critico (in questo contesto) è qualcosa che si prefigge come obiettivo quello di esprimere una valutazione qualitativa su un videogioco recente, e che è indirizzata a un vasto pubblico. Avendo come intenti principali quello valutativo/informativo, occupandosi di un prodotto recente, ed essendo destinata ad un pubblico vasto, mi sembra anche normale che non possa essere uno scritto che analizza approfonditamente alcuni aspetti di un videogioco, specie quelli che richiedono più tempo per essere analizzati (certe scoperte di gameplay vengono fuori dopo molto tempo)...il tutto tenendo presente anche che il tempo per scriverle è quello che è.
Quindi è anche il lettore che dovrebbe capire cosa sta per leggere: un articolo informativo/valutativo scritto per le masse. In un contesto di questo tipo è impensabile addentrarsi in un certo tipo di analisi, sia perché alla stragrande maggioranza dei lettori questi dettagli non interessano, e poi perché non c'è stato il tempo materiale per farci attenzione.

Le disamine specializzate degli appassionati arrivano dopo, ma fanno tesoro innanzitutto di una conoscenza che privilegia un certo tipo di prodotti (una cosa che non tutti i recensori possono permettersi), ma anche di un target di lettori più ristretto e stimolante.

Con questo non voglio dire che le recensioni non abbiano margini di miglioramento, anzi: il fatto di dover dare sostanzialmente delle impressioni a breve termine non giustifica la vera e propria disinformazione o incapacità di giudizio che caratterizza alcune testate, anche piuttosto pretenziose nella loro esposizione (uscendo così loro stesse dalla zona che gli compete); ma un lettore dovrebbe anche sapere cosa leggerà, e porsi rispetto alla recensione con il giusto spirito.
Ad esempio, Gianp sopra esordisce "Consigli per gli acquisti e nulla più". E io dico: certo, e lo sono anche dichiaratamente. Che male c'è? Il male c'è quando i consigli per gli acquisti sono influenzati dai venditori, ma in quanto alla finalità presa per quella che è, non vedo niente di cui scandalizzarsi.

E se pensate che la cosa non valga per gli appassionati, vi invito a riflettere sul fatto che proprio qui, in Games Dome, esiste il format Udienza Preliminare/Corte Suprema, diviso in due tempi, che tiene proprio conto del fatto che per maturare un certo tipo di considerazioni è necessario tempo: un tempo che un recensore non ha e non può permettersi; e del resto l'acquirente la recensione la vuole al d1 se non prima, non vuole certo aspettare che la maturi. Ma questo serve a ribadire anche che nemmeno gli "esperti" sono esenti da questa regola.
 
Molto semplicemente la stampa è andata in vacca nel momento in cui il VG è diventato un fenomeno globale e di tendenza al pari di settori come la cinematografia o la moda e non più una nicchia per nerd e giovanissimi.
Oggi è difficilissimo trovare un under 40 che non videogioca neanche minimamente, e questo a portato a una crescita esponenziale del volume economico collegato, facendo diventare dei produttori che prima erano tre programmatori in un garage a vere multinazionali. Il problema nasce nel rapporto folle che esiste tra queste multinazionali e la stampa, senza nessuna regolamentazione. È all'ordine del giorno la bustarella, il ricatto (della serie non ti do più il codice review) e la ricorsa alla uscita al D1. Basterebbe o regolamentare il tutto, obbligando ogni produttore a consegnare i codici entro un determinato periodo a tutte le testate riconosciute, oppure vietare alla radice ogni rapporto tra publisher e giornalista, se non a eventi organizzati.
Il caso CP è stato ovviamente il più eclatante, sbattendo in faccia una disonestà intellettuale enorme e mostrando il marcio che c'è nel giornalismo videoludico in modo palese, ma è almeno da 15 anni che è così. Ricordate il primo AC o Skyrim?
Le regolamentazioni sono impossibili da fare lol
I videogiochi con maggior hype dietro sono per lo lo più single player e multiplayer "narrativi", che per essere completati richiedono ore e ore di gioco. Un film al cinema può durare massimo 2/3 ore, mentre un libro puoi recensirlo quando vuoi visto che può rimanere in commercio anche per decenni.
La gente, è il caso Prey lo dimostra, prima di comprare un videogioco ha bisogno delle recensioni, ma queste non possono arrivare una settimana dopo l'uscita del gioco, altrimenti chi lo compra nel periodo di maggior vendita (il Day One), ma allo stesso tempo non possono neanche arrivare il prima possibile, perché altrimenti sono rushate e mettono voti a cazzo (sempre Prey)
La critica videoludica ha lo stesso problema di quella di qualunque critica tecnologica: il prodotto da recensire costa, devi per forza fartelo spedire e non puoi dire cazzate, altrimenti col cazzo che ti arriva altra roba da recensire.
E' una situazione che non si può risolvere semplicemente perché non esiste il problema, ovvero: non puoi migliorare la stampa se questa non esiste
 
Le regolamentazioni sono impossibili da fare lol
I videogiochi con maggior hype dietro sono per lo lo più single player e multiplayer "narrativi", che per essere completati richiedono ore e ore di gioco. Un film al cinema può durare massimo 2/3 ore, mentre un libro puoi recensirlo quando vuoi visto che può rimanere in commercio anche per decenni.
La gente, è il caso Prey lo dimostra, prima di comprare un videogioco ha bisogno delle recensioni, ma queste non possono arrivare una settimana dopo l'uscita del gioco, altrimenti chi lo compra nel periodo di maggior vendita (il Day One), ma allo stesso tempo non possono neanche arrivare il prima possibile, perché altrimenti sono rushate e mettono voti a cazzo (sempre Prey)
La critica videoludica ha lo stesso problema di quella di qualunque critica tecnologica: il prodotto da recensire costa, devi per forza fartelo spedire e non puoi dire cazzate, altrimenti col cazzo che ti arriva altra roba da recensire.
E' una situazione che non si può risolvere semplicemente perché non esiste il problema, ovvero: non puoi migliorare la stampa se questa non esiste
Il problema non è il costo, ma, come dicevi prima, il tempo. Un critico cinematografico anche se non viene invitato all'anteprima può comprare un biglietto alla prima e pubblicare la recensione il giorno dopo; una testata che compra il videogioco al D1 pubblicherà la recensione con un ritardo di almeno 10-15 giorni rispetto il D1 e non è sostenibile per un mercato con vendite front loaded ed utenti che vogliono sapere subito se il gioco vale il prezzo pieno.
 
Il problema non è il costo, ma, come dicevi prima, il tempo. Un critico cinematografico anche se non viene invitato all'anteprima può comprare un biglietto alla prima e pubblicare la recensione il giorno dopo; una testata che compra il videogioco al D1 pubblicherà la recensione con un ritardo di almeno 10-15 giorni rispetto il D1 e non è sostenibile per un mercato con vendite front loaded ed utenti che vogliono sapere subito se il gioco vale il prezzo pieno.
No, il problema è anche il costo
Un biglietto per il cinema costa 10 euro
Un libro una ventina
Un album musicale c'è Spotify a 10 euro al mese (o al massimo anche lì 10/20 euro di album)
Un gioco al Day One te lo buttano a 80 euro, uno smartphone top gamma sta sugli 800, un auto non ne parliamo ecc.
Se per caso ti fai nemico il publisher, questo non ti invia più copie in anticipo e devi anche cacciare bei soldoni :fiore:
Per questo, e non sono l'unico a pensarla così, credo che la stampa videoludica non possa ritenersi tale, perché dipendenti da soggetti terzi (e ciò vale anche per le altre testate tecnologiche)
 
No, il problema è anche il costo
Un biglietto per il cinema costa 10 euro
Un libro una ventina
Un album musicale c'è Spotify a 10 euro al mese (o al massimo anche lì 10/20 euro di album)
Un gioco al Day One te lo buttano a 80 euro, uno smartphone top gamma sta sugli 800, un auto non ne parliamo ecc.
Se per caso ti fai nemico il publisher, questo non ti invia più copie in anticipo e devi anche cacciare bei soldoni :fiore:
Per questo, e non sono l'unico a pensarla così, credo che la stampa videoludica non possa ritenersi tale, perché dipendenti da soggetti terzi (e ciò vale anche per le altre testate tecnologiche)
Ancora con la favola degli 80€ quando si prenota tutto a 50-60? :asd: Ma anche se fosse, può pesare per un blogger per passione, certamente non per testate giornalistiche registrate.
 
Ecco il miglior utilizzo possibile per i fiumi di inutili parole prodotte dall'autoproclamata "critica videoludica".

a-10-year-old-girl-smiles-at-her-pet-parakeet-as-she-changes-the-absorbent-D5DWJA.jpg
 
Quanto pressappochismo che sto leggendo, quasi peggio dell'odio viscerale contro Cage e QD nel topic dei PlayStation Studios :asd:

Sono in parte d'accordo con chi si lamenta di contenuti editoriali approssimativi e spacciati per approfondimenti, della cialtronaggine di alcuni redattori e della corsa al clickbait a discapito della qualità, ma questo vale per l'intero settore editoriale italiano (anche sui siti di musica o di bricolage) e nemmeno a livello internazionale le cose sono tanto diverse. Ma per un incompetente che recensisce un gioco senza averci capito un tubo c'è anche chi invece riesce a fare un analisi lucida e non campata per aria. Generalizzare è comunque sbagliato, perché chi conosce abbastanza bene l'ambiente sa che c'è tanta gente che fa effettivamente le markette e altri che non hanno paura di stroncare un gioco a prescindere dal publisher o dal PR.

Che poi la parola "critica" non è che deve essere intesa come un parolone altisonante, si può usare anche il termine giornalismo ma in realtà nel settore sono in minoranza quelli effettivamente iscritti all'albo e quindi appiopparsi il titolo di giornalista è del tutto erratto. Quando alle fiere o per attività promozionale i PR/publisher/sviluppatori inviano oggetti di merchandising considerate che è una cosa normale, non lo è se il redattore si lascia influenzare nel giudizio dalle collector edition che riceve. Capita, purtroppo, ma considerate che la figura del redattore/critico/giornalista si è evoluta fino a diventare una sorta di influencer, e di personaggi che si atteggiano a webstar ne è pieno il settore, purtroppo. Sui voti concordati bisogna però puntualizzare una cosa, visto che chi è nel settore ha tra i suoi contatti altri redattori e volendo ci sta lo scambio di opinioni, ma se pensate che la maggior parte dei voti è concordate mi sa che siete fuori strada. Al massimo c'è la gara a chi lo mette più alto perché vuole essere citata negli accolade trailer o anche per tenersi buono chi di dovere, ma non capita sempre e ci sono redattori onesti che valutano un gioco per quel che è davvero.

I voti vanno sempre contestualizzati perché capita che un gioco AAA prenda 7 e un indie caruccio 8,5, il punto è che alcune testate non contestualizzano un bel niente e stroncano un gioco anche per un bug quando un AAA strapieno di magagne viene invece lodato a prescindere. Il caso delle recensione console di CP2077 fatte uscire per "bilanciare" i voti di quella PC è una delle più grandi paraculate di sempre, con voti sotto la sufficienza dati più per tenere a bada gli utenti e non per altro. Pollice in su per chi si è accorto che ultimamente i siti di videogiochi si stanno contaminando con altri medium. perché ci manca poco che alcune testate diano notizie di gossip o stilino classifiche sulle razze canine più coccolose di sempre :asd:

Detto questo ci sarà sempre chi deve avere il suo rendiconto e sfrutta la sua indole arrivista per entrare nelle grazie dei publisher, ma dire che le bustarelle sono all'ordine del giorno è una cavolata immensa, perché anche io ho letto di persone pagate fior di quattrini per scrivere delle recensioni entusiastiche ma spesso è gente che fa gare a chi ce l'ha più lungo. La stampa videoludica nostrana è comunque particolare e ci stanno le critiche verso dinamiche che francamente lasciano perplessi, ma non è che ora sono tutti incompetenti, corrotti e leccaculo.
 
Bella discussione che tocca molti argomenti interessanti.

Secondo me ormai il discorso intorno ai videogiochi è maturato abbastanza da aver distinto la critica, in senso più ampio, dalla recensione.

Da una parte questo ha prodotto un arricchimento della discussione che non è più limitata alla recensione del singolo gioco, né alla necessità del voto numerico.

Dall'altra parte, come osservano in molti, il panorama delle recensioni in senso stretto mi sembra molto scaduto o, perlomeno, è rimasto diversi passi indietro rispetto a canali più sofisticati.

Certamente come etica professionale c'è stato un certo degrado, ma è anche fisiologico dato che mentre la carta stampata era finanziata direttamente da chi comprava la rivista, adesso qualunque sito è fondato esclusivamente sulla pubblicità e può trovarsi costretto a ricorrere al clickbait più becero per restare a galla.

Ora, probabilmente la mia percezione è falsata in quanto ormai sono anni che ho smesso di leggere recensioni su siti dedicati, e quando ancora lo facevo era proprio perché non avevo tutti i mezzi che ho adesso per orientarmi da solo e nella recensione e nel voto trovavo un appiglio per decidere i miei acquisti. Ed ero anche molto più appassionato dei numerini di voti e classifiche. :asd: Per questo forse non si è verificato tanto uno scadimento dei siti di recensioni quanto una stagnazione, rispetto alla mia crescita come videogiocatore e a quella del discorso che si è sviluppato su altre piattaforme.

In generale comunque mi sembra che il discorso sia ancora esclusivamente anglofono, anche giocoforza il fatto che essendo la platea centinaia di volte più ampia è molto meno difficile creare e sostenere nicchie un po' più specializzate.

Guardando al panorama generale mi sembra che la situazione sia comunque più interessante di dieci anni fa. Tralasciando piattaforme come i forum che (ahinoi) sono stati almeno in parte sostituiti da social network come reddit etc., la mia principale fonte di contenuto a tema videoludico è Youtube. Negli ultimi anni sto incontrando sempre più di frequente canali che riescono a sviluppare discorsi che, vuoi per la focalizzazione tecnica o per l'impronta personale delle riflessioni, stanno andando a comporre un mosaico sempre più ricco e diversificato. È sempre più facile trovare persone che capiscono il medium e che riescono a elaborare riflessioni interessanti e strutturate.

(Qui si potrebbe parlare del potere che Youtube ha sulla questione, e di come le sue politiche di monetizzazione potrebbero da un giorno all'altro far crollare tutto come un castello di carte, ma non è questo il punto.)

Inoltre, anche quando il contenuto è "solo" una recensione, il formato del canale "personale", contrapposto a quello "istituzionale" del sito, permette di scindere molto meglio e con maggior onestà intellettuale da parte dell'autore il giudizio critico dall'impressione personale. È anche molto più facile per il fruitore distinguere una voce dall'altra, e contestualizzare ciò che sta leggendo/ascoltando in un contesto di opinioni e gusti personali che possono essere o meno affini ai propri.

Tirando le somme il punto è che secondo me non è ancora esistita una vera critica videoludica come può essere quella letteraria o cinematografica, perché, anche in quella che possiamo ricordare come età dell'oro delle recensioni, la maggior parte della produzione ruotava sempre intorno al concetto di recensione. Questo anche per una questione di necessità, in quanto all'epoca era fisiologico che una buona frazione dei testi si soffermasse sulla descrizione di aspetti che adesso chiunque può verificare direttamente nel giro di uno o due clic.

Quindi sebbene il declino della carta stampata abbia sicuramente determinato una forte volgarizzazione della recensione in sé, secondo me le direzioni in cui il discorso si sta sviluppando sono potenzialmente più interessanti di quello che ci siamo lasciati alle spalle.
 
Avete già detto tutto credo.

Ma sollevo anche una questione non inerente alle stampa ma comunque collegata a tutto il discorso poichè va ad impattare su tutto il sistema. Ovvero il fenomeno del preorder.
La gente non si rende conto di quanto fare il preorder di qualcosa dia un enorme potere a chi vende e gratti via privilegi a chi compra.

Non parlo ovviamente del preorder del gioco di nicchia che lo fai perchè non lo trovi in giro, quello che quando lo pronunci al tizio del gamestop ormai abituato a battere a cassa copie di FIFA e COD in stile catena di montaggio, guarda stranito il collega lanciandogli un'occhiata da "Ma che gioco vuole questo?", ma di quelli AAA (che poi sono quelli con più preorder essendo i più venduti) che trovi ovunque in scaffalate al D1.
So che a volte c'è l'offertina qui o li se preordini, ma parlando di grandi numeri non è di certo la regola, e comunque l'offerta o prezzo minore la trovi pure al D1.
Per quanto riguarda invece gli inutilissimi contenuti DLC che spesso vengono propinati non mi soffermo nemmeno, scambiare tale potere per delle pezzotterie che 9 volte su 10 sono roba vagamente utile solo in super early-game o addirittura ottenibile in gioco più avanti, per me è follia.

In un mercato dove il prodotto è già venduto non solo prima che esca, ma spesso anche prima che venga mostrato in maniera completa, vien da se che tutto il sistema di critica inizia a vacillare, perchè come dicevo prima l'ago della bilancia si sposta sempre di più verso chi vende.
Ecco che quindi si vedono sempre più publisher o chi per loro che forniscono i giochi a ridosso del D1, dando pochissimo tempo al recensore per farne un esame degno, per questo si vedono sempre più recensioni rushate e che sembrano sempre più pubblicità/descrizioni del prodotto piuttosto che una critica. Per non parlare del fenomeno, che per chi segue il forum da tempo magari si ricorda miei interventi in merito con prove e controprove, di giochi recensiti ma non finiti e a volte giusto provati.

Io penso che se si agisse diversamente, i publisher avrebbero più premura nel dare i giochi da recensire alle testate, perchè di fatto ci sarebbe più ricerca di qualità ed attenzione verso le recensioni, attenzione che al momento per quello che vedo per gli appassionati è più un appuntamento folkloristico per godere o pernacchiare delle varie medie voto. Perchè tanto intendiamoci, il gioco l'hai già comprato/pagato settimane o mesi prima, quindi la conferma di qualità del prodotto è imho superflua, cosi come lo è probabilmente lo spernacchiamento, del quale vorrai provare magari con mano ugualmente e magari trovare più lati positivi di quel che il prodotto offre perchè appunto, l'hai già comprato a scatola chiusa.
 
Pubblicità
Pubblicità
Indietro
Top