Per un periodo ho lavorato a Milano.
Al contrario di ciò che il titolo fa presupporre, c'è poco di mega man e molto di medio man: si, facevo il consulente.
Tuttavia c'è stato un periodo che saprei indicare con una gregoriana precisione attorno a Settembre 2019, in cui avevo sgamato grazie all'internette una prodigiosa promozione: Gamestop, la famosa catena rea di mille peccati venali e non nei confronti dei videogiocatori, decide di liberare gli scaffali e svendere a quattro soldi tutta la propria offerta di giochi fisici, anche titoli nuovissimi, a pochi euro.
Quale migliore occasione di sputtanarsi le migliori serate post lavoro non nella socializzazione pre/post aperitivo ma nel girare metro e trammini di Milano per cercare di accaparrarsi vere perle stercorare.
E quindi niente: appena cade la penna (che a Milano in consulenza è indicativamente fissata verso le 19, che il buon Dio li condanni per l'eternità a pulirsi il culo con la carta a un velo) io esco, inforco la prima metro e scelgo le mie vittime da rapinare.
Dovevate vedere che bellezza Milano, in tarda estate, un freschino simpatico, il cielo quasi terso, l'imbrunire arancioide che fa assomigliare piazza Duomo a Anor Londo.
All'inizio la spietatezza di sfoga, come un Lucarelli qualsiasi può testimoniare, nel silenzio del vicinato: il Gamestop di Cesano Boscone. Sfioro la morte attraversando la statale a scorrimento veloce scendendo dal bus, per ritrovarmi nel centro commerciale Milanese tipo, con i giochi per bambini incrostati di ruggine à la Silent Hill, le quindicenni milanesi a panza de fori e i capelli colorati e i serbocroati a fumare all'ingresso.
Li recupero un dignitoso Saints Row IV, Resident Evil Operation Raccoon City (brividi intestinali) e Street Fighter 30th Anniversary Collection.
Ogni sera, dopo il lavoro, l'urbex a declinazione trammini milanesi si ripete: scelgo un Gamestop a cazzo, entro, faccio razzia di giochi a 2-3€ e torno a casa contento sfrecciando attorno ai russi in vacanza con la voglia di comprare pellicce alle mogli con le labbra rifatte e le ragazzette truccate con la pistola a vernice in uscita dagli Zara.
Ne avrei un altro paio in cui ricordo indistintamente di essere stato ma il mio preferito è lui: il Gamestop vicino Piazzale Lodi.
Il motivo è presto detto: in primis perchè vicino la metro gialla e quindi comodo per gli accumulatori videoludici seriali, in secondo luogo perché nel tempo si è rifornito di bei capolavori intascati a qualche copeco, e ultimo ma non ultimo per una bellissima scenetta: tra i titoli, vedo un Wolfenstein Youngblood a 40€ appena uscito, ma sapevo da internet che rientrava nella promozione (per forse qualche errore di data entry?) e quindi sono andato a prezzarlo tronfio che avrei abbassato a 5€ l'intera vicenda.
Il commesso mi guarda, mi fa << ma sei sicuro? Guarda che viene 40€ >>.
Visto il cameratesco avviso, mi chiedo ancora se ha subodorato in anticipo che merda che era, chi lo sa.
<< Vai tra...>>
Passa il codice a barre e sbem: 5€. Tra l'altro versione Deluxe, con anche codice per giocarci gratuitamente con un amico. Intasco e porto a casa.
Ricordo ancora la faccia incredula del commesso; che spettacolo.
Assieme agli altri colpacci (un Sunset Overdrive con copertina cartonata) prendo il titolo in oggetto, alla vertiginosa cifra di 2€.
Per inciso, in un elegantissimo cofanetto (scatola di plastica cinese puzzolente, senza manuale e con un bell'adesivo Gamestop schiaffato al centro della copertina come la svastica in testa a Charles Manson) raccolta "Mega Man Legacy Collection".
Tanto a noi ci piace il retrogaming, i giapponesi, Capcom, il megaman buster e ste cose qua nerd, no?
Passano solamente 6 anni.
Fa fresco, sono in ferie.
Nel frattempo non lavoro più a Milano. Ma ci sono anche dei lati negativi.
Ammettiamolo: non ho un cazzo da fare. E quindi, nel silenzio della mia stanza in campagna in Abruzzo, ben lontano dallo sferruzzare della Metro gialla, io installo "Mega Man Legacy Collection" con la malsana intenzione di provare a prendere ALMENO l'obiettivo più popolare della collection: finire Mega man 1.
Trofeo che ha solo il 15% dei giocatori.
Presto capirò perché.
Io non sono in se per se fan di Mega Man, specialmente quelli in 2D classici a scorrimento orizzontale: mi è ovviamente capitato di giocarci scorrendo le immense collection assolutamente legali di giochi a tema, ma la mia è una conoscenza superficiale e circostanziale a passare qualche minuto di zapping nel catalogo videoludico.
Stavolta, il campo di gioco è diverso.
Con Mega Man, si viene riportati a una triste realtà: la vita è ingiusta.
Il sornione sorrisone del nostro robottino nipponico, e di riflesso del giocatore, si frantuma quando ad andare incontro al nostro avatar ludico che incede felice c'è lui:
un qualsiasi cosa a caso.
Con dei movimenti studiati dal demonio, i nemici si muovono nello schermo per farti il culo a strisce come un Paolo Rossi incalzato dalle bollette del gas e dai morsi della fame dei figli. Se i nemici non si muovono, sono comunque piazzati in modo tale da spararti con la stessa precisione di un sollecito dell'IMU non pagato, con la certezza di beccarti sempre in modo tale da non poterti difendere.
Se non ci sono nemici allora, esattamente come in quell'esame a crocette li all'università che ti toglie i punti se metti la risposta sbagliata o anche se non rispondi proprio, devi vedere come cazzo ti muovi, perché ogni bordo dello schermo ha un olezzo mortifero.
Ogni cosa è PENSATA per stecchirti. E i nemici fanno MALE: con pochi colpi, si è costretti a ripetere lo schema da capo.
Farei anche un bel discorso su musica e grafica, elementi ottimi per l'epoca, tuttavia rischierei di parlare di qualcosa che va totalmente in secondo piano rispetto alla brutalità del gameplay.
I nemici escono da tutte le parti, le sezioni platform sono difficili e da completare con una precisione millimetrica (millemetrica dico), con pochi colpi si viene formattati male, ogni caduta è morte istantanea, le vite sono contate come quelle di un gatto in tangenziale, ad ogni colpo il nostro eroe viene sbalzato all'indietro (spesso dentro un fosso) e con un'espressione da chi se l'è fatta nei pantaloni alle 8 ma si è alzato alle 9.
Tutto ciò è figlio di un tempo dove i giochi costavano caro, e per allungare il brodo non c'era la possibilità di inserire quest procedurali o collezionabili della minchia: bisognava imparare letteralmente ogni pattern di attacco di ogni nemico, conoscere ogni segreto, ogni trucchetto, avere una memoria muscolare al limite, possedere conoscenze su cosa battere e come muoversi in modo quasi esoterico, conoscenze scambiate tra amici al bar o nei pochi giornali di settore esistenti allora.
Queste conoscenze sono la base per anche solo sperare di campare all'interno di quadri che sono sostanzialmente una dichiarazione dei redditi: sezioni scivolose, nemici che spawnano nel modo peggiore possibile al momento peggiore possibile, sezioni platform improbabili, roba che ti freeza o da la scossa, nemici pucciosi che al contatto ti brutalizzano la barra della vita come una gotica culona.
La collection che ho dispone di alcune funzionalità moderne che ovviamente i poveri ragazzini dell'epoca, e parliamo del 1987, non disponevano: la possibilità di fare rewind e quindi correggere i propri errori, e la possibilità di salvare e riprendere più tardi.
Ciò che mi chiedo è in che modo qualsiasi essere umano, dotato di sinapsi e riflessi nella norma, abbia potuto completare un titolo del genere ai tempi.
Due anni dopo l'uscita di Mega Man, il muro di Berlino è crollato
Probabilmente a furia di bestemmie.
Il gioco, senza trame o fronzoli esagerati per l'epoca, inizia già con la prima trappola: l'illusione della scelta.
Come prima azione, è possibile scegliere l'ordine dei livelli da affrontare, tra ben 6 scelte, ognuna graficamente rappresentata col boss di fine livello che si andrà ad affrontare.
In uno strano parallelo con il numero di proiettili contenuti in un revolver però puntato al proprio scroto, in realtà quello che nessuno ti spiega è che c'è un solo ordine intelligente di completare i livelli.
Infatti, i boss di fine livello una volta sconfitti rilasciano un'arma speciale che il nostro eroe può equipaggiare in ogni momento per facilitarsi la vita durante i quadri o affrontare più agevolmente altri boss. Queste armi speciali sono la chiave di volta per affrontare sua volta altri boss di fine livello, e questa tecnica è sostanzialmente l'unico modo per sperare di cavarsela nelle bossfight senza trasformare il nostro Mega Man in un cumulo di sogni e speranze.
Va da se che nel malaugurato caso li si affronti in ordine sbagliato, e che quindi non si abbia l'arma di fuoco per contrastare Ice Man o - peggio ancora - il Bomb Blaster per contrastare i tizi dei centri sociali, auguri ad affrontare una battaglia di una difficoltà sostanzialmente verticale.
Ovviamente ciò non basta: è anche sostanzialmente OBBLIGATORIO raccogliere un potenziamento, nascosto specificatamente in uno specifico quadro. Questo potenziamento serve a crearsi delle piattaforme su cui saltare nei quadri successivi, e specialmente nel livello finale.
Giusto, parliamo del livello finale.
Una volta completati tutti e 6 i quadri, è possibile ascendere all'olimpo dei resilienti affrontando quella che, come in tanti giochi classici che hanno bisogno di sentirti urlare ADRIANAA mentre vieni pigliato a schiaffi da Ivan Drago, è la shitstorm definitiva: qualsiasi cosa, tanto, tutto assieme.
E quindi c'è una serie di piccoli (nell'animo) livelli in cui si affrontano DI NUOVO tutti i boss già affrontati, uno di fila all'altro, un clone di se stesso dotato degli stessi propri poteri, nuovi boss speciali e figli del meretricio (per i più studiati: Yellow Devil richiede di imparare i pattern del boss nemmeno il cinque maggio alle elementari), quadri in cui ritengo impossibile passare senza essere bastonati sui denti, salti e spuntoni a bizzeffe, fiamme, fulmini, fuoco, ghiaccio, sezioni platform ove le piattaforme stesse sono da crearsi da soli a volo pena una rovinosa rottamazione TAN 0% TAEG 12,5% a inizio livello.
Come premio, alla fine una bella boss battle da dover completare con il Fire Storm il prima possibile (come? E' scarico perché l'avete usato durante tutte le boss battle precedenti? Eh raghi, spedite cosa ne pensate via lettera alla sede Capcom a Osaka).
Il sapere COSA fare e come affrontare il gioco non è una cosa utile da sapere, ma letteralmente, il minimo sindacale.
Alla fine del gioco, i crediti che scorrono e il nostro Mega Man che fa jogging con in sfondo le città del Giappone futuristico, lo stesso jogging nella neve di Rocky in Rocky IV (1985) per il suo allenamento contro Ivan Drago, lo stesso metaforico allenamento affrontato da decine di migliaia di ragazzini che sono stati in grado di completare anni or sono un'impresa che mi ha improvvisamente ricordato che giochi facili generano giocatori deboli.
Qua si mangiano pixel e si cagano bossfight.
E tutto ciò riuscivano a farlo dei ragazzini.
Chissà cosa avrebbero realizzato nella società e nell'economia se solo non fosse arrivata la Mediaset e Bim Bum Bam.