La questione Console / Steam è delicata.
Se il gioco esce prima su console e un anno (o più) dopo su Steam, fottesega a nessuno (a parte i fanboy urlanti di entrambi gli schieramenti). All'uscita su console il gioco costa 70, all'uscita su steam il gioco costa, boh, diciamo 40, che è il prezzo che si trova più o meno anche su console a quel punto ed è tutto a posto. Il pubblico console che voleva il gioco l'ha già comprato, gli indecisi sono ancora indecisi, e il pubblico che non aveva la console ma che voleva il gioco lo può finalmente prendere e la casa ci guadagna. Tutti contenti.
Se i giochi escono in contemporanea (o si scopre che uscirà su Steam prima ancora che esca su console), allora la situazione si fa spinosa. IronMike, non a torto, dice che per una casa vendere a 70 euro il gioco fisico o a 40 il gioco digitale non cambia niente. E quindi la casa ci guadagna ugualmente. Il punto è che però su console, la copia digitale non costa 40 euro. Ne costa 60-70. E le vendite di giochi digitali sul PSN stanno, di giorno in giorno, riducendo il gap rispetto alle vendite dei giochi fisici. Il discorso andrebbe fatto titolo per titolo, ma il punto è che pur non essendo intorno a una proporzione di 1:1, la percentuale di vendite digitali su console è bella consistente. E penso sia inutile precisare che se la casa riesce a venderti il gioco digitale a 60-70 ci guadagna ben di più che a vendertelo a 40. Ed ecco che un mare di soldi vanno in fumo da parte di chi gioca sia su Console che su Steam e che la versione digitale console non la compra più perché (logicamente) si prende quella Steam che gli costa quasi la metà. E a rimetterci non è tanto Sony, o Microsoft eh, è la casa produttrice.
Ma il problema vero è un altro.
Qualunque esperto di marketing vi dirà infatti una cosa, che è molto vera. Svalutare conomicamente un prodotto è una cosa che a lungo andare danneggia l'azienda produttrice, e fa fiorire invece il rivenditore che applica lo sconto perché tutti preferiranno lui. Questo non significa che lo sconto non sia una soluzione praticabile, tutt'altro. Sconti anche dell'80% fatti con la logica dell'occasione imperdibile, dell' o adesso o mai più, fanno invece un gran bene sia all'azienda che al rivenditore. Quello che non fa bene all'azienda produttrice è che ci sia la certezza dello sconto (anche consistente), perché rende poi difficilissimo vendere l'oggetto al prezzo "giusto" a clienti ormai abituati al prezzo più basso. Lo sconto folle una volta l'anno non svaluta l'oggetto perché si tratta di occasioni percepite come uniche e irripetibili, e anzi attirano una valanga di indecisi, che alla fine comprano. Non gli capiterà mai più un'occasione così nella vita, no? E meno dura l'offerta, più è da cogliere la volo! Perché se per esempio dura un mese, uno rimanda e poi gli passa di mente, spesso e volentieri. Dopotutto, si parla di gente non realmente interessata, ma che si fa trascinare dalla parola "occasionissima". La continuità costante della pratica dello sconto diventa invece percepita come la normalità in breve tempo. Quando la gente sa che un oggetto sicuramente verrà scontato, lo sconto in sé fa sempre meno leva col passare del tempo: non è più l'occasione da prendere al volo, se perdono questo treno, sicuramente ce ne sarà un altro con lo stesso sconto o magari anche superiore, quindi non c'è fretta. Questo comporta che con il passare del tempo, la gente, ormai non più disposta ad acquistare a prezzo pieno perché abituata a ricevere il titolo scontato nel giro di pochi mesi, non si lancia più sulle offerte perché sono cosa normale e comune. E l'azienda produttrice, che partiva con l'idea di vendere a tanti a basso prezzo, si ritrova obbligata a vendere a basso prezzo perché un prezzo alto ormai risulta inacettabile dalla gente, ma non riesce più a raggiungere i tanti di cui sopra, perché molti di essi acquistavano spinti dall'emozione dell'offerta, che in loro non esiste più.
Questa è realtà, eh. E mostra le sue conseguenze (a seconda del tipo di mercato / pubblico) a distanza di mesi / anni / decenni. Ma che prima o poi li mostra. Steam ci guadagna e fiorirà ancora di più. Le case (che visto il periodo di crisi economica sono interessate solo al guadagno dell'oggi e al domani non ci fanno nemmeno caso), oggi appunto ci guadagnano. Domani chissà. Dopodomani ci perderanno. Questo ovviamente in un ambiente in cui esistesse il solo Steam. Perché dal momento che le tre case produttrici di console non applicano questo modello economico, lì il discorso non si pone e quindi il problema viene arginato. Per questo, fintantoché i jrpg (o chi per loro) usciranno su Console e un anno dopo su Steam, le case ci guadagneranno (in modo diverso) da entrambe le parti e mettere i giochi sia su console che su Steam sarà per loro una scelta vincente. Ma, con l'uscita contemporanea e successivamente con un possibile soppianto delle Console a favore di Steam, a quel punto le case incapaci di reagire in tempo potrebbero trovarsi in difficoltà serie. Al momento la situazione catastrofista descritta sopra è ben lontana dal verificarsi. Ma un'emorragia in massa di esclusive console porterebbe a un abbandono degli occidentali delle Console, a una migrazione in massa su Steam e i risultati, be', sarebbero quelli.