Fusenr
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Ragazzi, sono molto curioso di sapere e capire come la pensate, cosa sentite e come vi comportate riguardo i tre argomenti del titolo. Mi esprimerò attraverso una serie di domande suddivise in paragrafi numerati. Invito tutti, anche quando non lo chiedo esplicitamente nelle domande, a motivare le risposte dando quindi per quanto possibile scontata la richiesta del “perché” alle vostre affermazioni. Naturalmente, se ritenete che la dicotomia netta di alcune domande vi sia di impedimento per rispondere come desiderate, sono molto ben accette anche risposte “grigie” formulate ad esempio sulla falsariga del “dipende”. Anzi, incoraggio in pari misura questo tipo di riflessioni.
1. Percezione del voto
Quanta importanza attribuite all’assegnazione (vostra o altrui) di un voto numerico a un gioco ed eventualmente quale ordine di grandezza (unità, scaglioni di mezzo punto, tutti i decimali, etc) pensate che vi serva per sentirvi abbastanza sicuri che ciò che avete detto o scritto corrisponde con approssimazione soddisfacente a ciò che avete in testa?
Se notate che qualcuno vuole farsi un’idea su un gioco e si rivolge a voi in cerca di informazioni per capire se potrebbe piacergli o meno, cercate di essere il più obiettivi possibile oppure esprimete liberamente la vostra soggettività convinti che spetti già al richiedente metterla in conto? Una via di mezzo? Se in questa dinamica l’interlocutore non vi chiede esplicitamente di assegnare un voto, sentite la necessità di farlo ugualmente per avere la sensazione che il giudizio fornito sia più utile e completo, oppure no?
Se nessuno vi chiede niente ma volete parlare o scrivere per essere comunque ascoltati o letti (per intenderci, non stiamo trattando un diario personale e privato i cui destinatari siete soltanto voi), come vi viene istintivo comportavi oppure, se vogliamo, qual è la forma di comunicazione che vi mette maggiormente a vostro agio, che permetta di non dovervi curare, o di arginare il rischio della comparsa, di eventuali ripensamenti su quanto volete esprimere dopo che l'avete fatto?
Infine, esulando dal rapporto con le altre persone, sentite il bisogno di assegnare un voto mentalmente anche semplicemente per chiarire a voi stessi che opinione finale (magari considerandola come una prima stesura, non per forza quella definitiva) vi siete fatti sul gioco?
2. Confronto fra voti
Pensate che abbia senso, che sia lecito confrontare voti assegnati da voi stessi o da altri a giochi distinti? Se sì, quando, quali pensate siano le condizioni, i requisiti che autorizzano a farlo? Se invece no, perché? Vi è mai capitato di essere colti dal dubbio “vorrei dare tot a questo gioco, ma come faccio se ho già dato tot a quest’altro?”? Oppure ogni gioco vive in una dimensione a sé stante e così fanno le regole che seguite nell’assegnare ciascun voto, con la conseguenza che la medesima cifra ha un valore completamente diverso in base al singolo caso?
3. Significato, funzionamento e scopo di una recensione
Quali pensate siano il ruolo e il compito di un recensore in veste “ufficiale”/"professionale" e non? Se esiste ed è possibile rispettare un margine di oggettività, lo desiderate e/o lo pretendete? Se sì, in quali contesti?
Pensate che avere dalla propria un bagaglio culturale con punti di riferimento (passati o contemporanei) attinenti al gioco da valutare corrisponda automaticamente a maggiori e migliori strumenti per valutarlo con competenza e cognizione di causa? Per esempio, se si tratta di valutare un Indivisible che, ipotizzo, raccoglie l’eredità del gameplay di un Valkyrie Profile, alle vostre orecchie il suono della voce di qualcuno che ha giocato quest’ultimo è più autorevole di quello di una seconda voce che non lo ha giocato?
Cosa cercate in una recensione, una mera esposizione di informazioni che riassumano esaustivamente tutti gli aspetti del gioco o qualcosa di più? Secondo voi esistono casi in cui una recensione, cioè un testo di critica, può essere assimilata a un prodotto artistico? Sì, no, in parte?
4. Significato e impatto della parola “capolavoro”
Cosa rappresenta questa parola per voi? Può essere usata sia soggettivamente che oggettivamente? A quale voto numerico la fate corrispondere?
Pensate che venga usata troppo alla leggera?
La usate come sinonimo di “eccellente” o pensate che esprima qualcosa che va oltre questo concetto? L’eccellenza è unica e irripetibile oppure è la perfezione matematica di un lavoro che tuttavia non è necessariamente capace di lasciare un segno indelebile nella storia del medium e nel cuore dei giocatori? Se accettiamo la seconda definizione di eccellenza, soggettivamente si può concepire un capolavoro che ne faccia a meno?
Capolavoro è una parola che custodisce e richiama sempre un legame affettivo? Esistono casi in cui siete disposti ad ammettere che un determinato gioco è un capolavoro anche se, dopo averlo finito, personalmente non lo ritenete tale? In questo caso si configurerebbe come un capolavoro oggettivo e il fatto che non sia riuscito a toccarvi nel profondo dipenderebbe soltanto dalla vostra sensibilità che vibra a frequenze diverse?
Pensate che ragionare in termini di eccellenze assolute lasci il tempo che trova in quanto sostenitori dell'idea che si possa sempre alzare l'asticella e il futuro possa sempre riservare l'imposizione di nuovi apici che superano i precedenti, oppure no?
---
Chiedo scusa se non parlo per primo per la quasi totalità dei punti toccati. Ultimamente però ho riflettuto sul concetto di eccellenza e sulla variante soggettiva della parola capolavoro. A mio avviso, numericamente parlando, l’eccellenza è un 10/10, mentre il capolavoro ha un valore aggiunto, più complesso da definire, che lo colloca fuori scala e fuori dalla quantificazione disciplinata. Voglio indicare tale valore con 11/10. Quell'1 sommato al 10 è e non è un numero, cresce all'occorrenza, è costituito da una materia che si allunga per compensare l'abbassamento del voto standard dovuto a problemi che io stesso riconosco. In tal modo posso avere un gioco che al netto di pregi e difetti/limitazioni/elementi grezzi non raggiungerebbe il tetto massimo consentito (es: 8), ma grazie alle proprietà della materia di cui sopra (stesso es: 1 diventa 3) lo sfonda uscendo dall'edificio che lo vorrebbe contenere per tramutarsi in qualcos'altro (stesso es: 8 + 3 = 11). Per fare un rapido esempio senza allontanarmi troppo dall’ambito dei videogiochi devo rivolgere lo sguardo verso le colonne sonore, in cui ho consolidato l’opinione che, per la mia sensibilità, la OST del primo NieR, anche indipendentemente dal suo utilizzo nel gioco, è da 11/10.
Se mi viene in mente qualcosa che mi sono dimenticato di scrivere fra le domande, potrei volerla segnalare in post successivi e integrarla in questo.
1. Percezione del voto
Quanta importanza attribuite all’assegnazione (vostra o altrui) di un voto numerico a un gioco ed eventualmente quale ordine di grandezza (unità, scaglioni di mezzo punto, tutti i decimali, etc) pensate che vi serva per sentirvi abbastanza sicuri che ciò che avete detto o scritto corrisponde con approssimazione soddisfacente a ciò che avete in testa?
Se notate che qualcuno vuole farsi un’idea su un gioco e si rivolge a voi in cerca di informazioni per capire se potrebbe piacergli o meno, cercate di essere il più obiettivi possibile oppure esprimete liberamente la vostra soggettività convinti che spetti già al richiedente metterla in conto? Una via di mezzo? Se in questa dinamica l’interlocutore non vi chiede esplicitamente di assegnare un voto, sentite la necessità di farlo ugualmente per avere la sensazione che il giudizio fornito sia più utile e completo, oppure no?
Se nessuno vi chiede niente ma volete parlare o scrivere per essere comunque ascoltati o letti (per intenderci, non stiamo trattando un diario personale e privato i cui destinatari siete soltanto voi), come vi viene istintivo comportavi oppure, se vogliamo, qual è la forma di comunicazione che vi mette maggiormente a vostro agio, che permetta di non dovervi curare, o di arginare il rischio della comparsa, di eventuali ripensamenti su quanto volete esprimere dopo che l'avete fatto?
Infine, esulando dal rapporto con le altre persone, sentite il bisogno di assegnare un voto mentalmente anche semplicemente per chiarire a voi stessi che opinione finale (magari considerandola come una prima stesura, non per forza quella definitiva) vi siete fatti sul gioco?
2. Confronto fra voti
Pensate che abbia senso, che sia lecito confrontare voti assegnati da voi stessi o da altri a giochi distinti? Se sì, quando, quali pensate siano le condizioni, i requisiti che autorizzano a farlo? Se invece no, perché? Vi è mai capitato di essere colti dal dubbio “vorrei dare tot a questo gioco, ma come faccio se ho già dato tot a quest’altro?”? Oppure ogni gioco vive in una dimensione a sé stante e così fanno le regole che seguite nell’assegnare ciascun voto, con la conseguenza che la medesima cifra ha un valore completamente diverso in base al singolo caso?
3. Significato, funzionamento e scopo di una recensione
Quali pensate siano il ruolo e il compito di un recensore in veste “ufficiale”/"professionale" e non? Se esiste ed è possibile rispettare un margine di oggettività, lo desiderate e/o lo pretendete? Se sì, in quali contesti?
Pensate che avere dalla propria un bagaglio culturale con punti di riferimento (passati o contemporanei) attinenti al gioco da valutare corrisponda automaticamente a maggiori e migliori strumenti per valutarlo con competenza e cognizione di causa? Per esempio, se si tratta di valutare un Indivisible che, ipotizzo, raccoglie l’eredità del gameplay di un Valkyrie Profile, alle vostre orecchie il suono della voce di qualcuno che ha giocato quest’ultimo è più autorevole di quello di una seconda voce che non lo ha giocato?
Cosa cercate in una recensione, una mera esposizione di informazioni che riassumano esaustivamente tutti gli aspetti del gioco o qualcosa di più? Secondo voi esistono casi in cui una recensione, cioè un testo di critica, può essere assimilata a un prodotto artistico? Sì, no, in parte?
4. Significato e impatto della parola “capolavoro”
Cosa rappresenta questa parola per voi? Può essere usata sia soggettivamente che oggettivamente? A quale voto numerico la fate corrispondere?
Pensate che venga usata troppo alla leggera?
La usate come sinonimo di “eccellente” o pensate che esprima qualcosa che va oltre questo concetto? L’eccellenza è unica e irripetibile oppure è la perfezione matematica di un lavoro che tuttavia non è necessariamente capace di lasciare un segno indelebile nella storia del medium e nel cuore dei giocatori? Se accettiamo la seconda definizione di eccellenza, soggettivamente si può concepire un capolavoro che ne faccia a meno?
Capolavoro è una parola che custodisce e richiama sempre un legame affettivo? Esistono casi in cui siete disposti ad ammettere che un determinato gioco è un capolavoro anche se, dopo averlo finito, personalmente non lo ritenete tale? In questo caso si configurerebbe come un capolavoro oggettivo e il fatto che non sia riuscito a toccarvi nel profondo dipenderebbe soltanto dalla vostra sensibilità che vibra a frequenze diverse?
Pensate che ragionare in termini di eccellenze assolute lasci il tempo che trova in quanto sostenitori dell'idea che si possa sempre alzare l'asticella e il futuro possa sempre riservare l'imposizione di nuovi apici che superano i precedenti, oppure no?
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Chiedo scusa se non parlo per primo per la quasi totalità dei punti toccati. Ultimamente però ho riflettuto sul concetto di eccellenza e sulla variante soggettiva della parola capolavoro. A mio avviso, numericamente parlando, l’eccellenza è un 10/10, mentre il capolavoro ha un valore aggiunto, più complesso da definire, che lo colloca fuori scala e fuori dalla quantificazione disciplinata. Voglio indicare tale valore con 11/10. Quell'1 sommato al 10 è e non è un numero, cresce all'occorrenza, è costituito da una materia che si allunga per compensare l'abbassamento del voto standard dovuto a problemi che io stesso riconosco. In tal modo posso avere un gioco che al netto di pregi e difetti/limitazioni/elementi grezzi non raggiungerebbe il tetto massimo consentito (es: 8), ma grazie alle proprietà della materia di cui sopra (stesso es: 1 diventa 3) lo sfonda uscendo dall'edificio che lo vorrebbe contenere per tramutarsi in qualcos'altro (stesso es: 8 + 3 = 11). Per fare un rapido esempio senza allontanarmi troppo dall’ambito dei videogiochi devo rivolgere lo sguardo verso le colonne sonore, in cui ho consolidato l’opinione che, per la mia sensibilità, la OST del primo NieR, anche indipendentemente dal suo utilizzo nel gioco, è da 11/10.
Se mi viene in mente qualcosa che mi sono dimenticato di scrivere fra le domande, potrei volerla segnalare in post successivi e integrarla in questo.
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