Riflessione Voti numerici ai giochi, recensioni e uso della parola “capolavoro”

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Ragazzi, sono molto curioso di sapere e capire come la pensate, cosa sentite e come vi comportate riguardo i tre argomenti del titolo. Mi esprimerò attraverso una serie di domande suddivise in paragrafi numerati. Invito tutti, anche quando non lo chiedo esplicitamente nelle domande, a motivare le risposte dando quindi per quanto possibile scontata la richiesta del “perché” alle vostre affermazioni. Naturalmente, se ritenete che la dicotomia netta di alcune domande vi sia di impedimento per rispondere come desiderate, sono molto ben accette anche risposte “grigie” formulate ad esempio sulla falsariga del “dipende”. Anzi, incoraggio in pari misura questo tipo di riflessioni.

1. Percezione del voto

Quanta importanza attribuite all’assegnazione (vostra o altrui) di un voto numerico a un gioco ed eventualmente quale ordine di grandezza (unità, scaglioni di mezzo punto, tutti i decimali, etc) pensate che vi serva per sentirvi abbastanza sicuri che ciò che avete detto o scritto corrisponde con approssimazione soddisfacente a ciò che avete in testa?

Se notate che qualcuno vuole farsi un’idea su un gioco e si rivolge a voi in cerca di informazioni per capire se potrebbe piacergli o meno, cercate di essere il più obiettivi possibile oppure esprimete liberamente la vostra soggettività convinti che spetti già al richiedente metterla in conto? Una via di mezzo? Se in questa dinamica l’interlocutore non vi chiede esplicitamente di assegnare un voto, sentite la necessità di farlo ugualmente per avere la sensazione che il giudizio fornito sia più utile e completo, oppure no?

Se nessuno vi chiede niente ma volete parlare o scrivere per essere comunque ascoltati o letti (per intenderci, non stiamo trattando un diario personale e privato i cui destinatari siete soltanto voi), come vi viene istintivo comportavi oppure, se vogliamo, qual è la forma di comunicazione che vi mette maggiormente a vostro agio, che permetta di non dovervi curare, o di arginare il rischio della comparsa, di eventuali ripensamenti su quanto volete esprimere dopo che l'avete fatto?

Infine, esulando dal rapporto con le altre persone, sentite il bisogno di assegnare un voto mentalmente anche semplicemente per chiarire a voi stessi che opinione finale (magari considerandola come una prima stesura, non per forza quella definitiva) vi siete fatti sul gioco?

2. Confronto fra voti

Pensate che abbia senso, che sia lecito confrontare voti assegnati da voi stessi o da altri a giochi distinti? Se sì, quando, quali pensate siano le condizioni, i requisiti che autorizzano a farlo? Se invece no, perché? Vi è mai capitato di essere colti dal dubbio “vorrei dare tot a questo gioco, ma come faccio se ho già dato tot a quest’altro?”? Oppure ogni gioco vive in una dimensione a sé stante e così fanno le regole che seguite nell’assegnare ciascun voto, con la conseguenza che la medesima cifra ha un valore completamente diverso in base al singolo caso?

3. Significato, funzionamento e scopo di una recensione

Quali pensate siano il ruolo e il compito di un recensore in veste “ufficiale”/"professionale" e non? Se esiste ed è possibile rispettare un margine di oggettività, lo desiderate e/o lo pretendete? Se sì, in quali contesti?

Pensate che avere dalla propria un bagaglio culturale con punti di riferimento (passati o contemporanei) attinenti al gioco da valutare corrisponda automaticamente a maggiori e migliori strumenti per valutarlo con competenza e cognizione di causa? Per esempio, se si tratta di valutare un Indivisible che, ipotizzo, raccoglie l’eredità del gameplay di un Valkyrie Profile, alle vostre orecchie il suono della voce di qualcuno che ha giocato quest’ultimo è più autorevole di quello di una seconda voce che non lo ha giocato?

Cosa cercate in una recensione, una mera esposizione di informazioni che riassumano esaustivamente tutti gli aspetti del gioco o qualcosa di più? Secondo voi esistono casi in cui una recensione, cioè un testo di critica, può essere assimilata a un prodotto artistico? Sì, no, in parte?

4. Significato e impatto della parola “capolavoro”

Cosa rappresenta questa parola per voi? Può essere usata sia soggettivamente che oggettivamente? A quale voto numerico la fate corrispondere?

Pensate che venga usata troppo alla leggera?

La usate come sinonimo di “eccellente” o pensate che esprima qualcosa che va oltre questo concetto? L’eccellenza è unica e irripetibile oppure è la perfezione matematica di un lavoro che tuttavia non è necessariamente capace di lasciare un segno indelebile nella storia del medium e nel cuore dei giocatori? Se accettiamo la seconda definizione di eccellenza, soggettivamente si può concepire un capolavoro che ne faccia a meno?

Capolavoro è una parola che custodisce e richiama sempre un legame affettivo? Esistono casi in cui siete disposti ad ammettere che un determinato gioco è un capolavoro anche se, dopo averlo finito, personalmente non lo ritenete tale? In questo caso si configurerebbe come un capolavoro oggettivo e il fatto che non sia riuscito a toccarvi nel profondo dipenderebbe soltanto dalla vostra sensibilità che vibra a frequenze diverse?

Pensate che ragionare in termini di eccellenze assolute lasci il tempo che trova in quanto sostenitori dell'idea che si possa sempre alzare l'asticella e il futuro possa sempre riservare l'imposizione di nuovi apici che superano i precedenti, oppure no?

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Chiedo scusa se non parlo per primo per la quasi totalità dei punti toccati. Ultimamente però ho riflettuto sul concetto di eccellenza e sulla variante soggettiva della parola capolavoro. A mio avviso, numericamente parlando, l’eccellenza è un 10/10, mentre il capolavoro ha un valore aggiunto, più complesso da definire, che lo colloca fuori scala e fuori dalla quantificazione disciplinata. Voglio indicare tale valore con 11/10. Quell'1 sommato al 10 è e non è un numero, cresce all'occorrenza, è costituito da una materia che si allunga per compensare l'abbassamento del voto standard dovuto a problemi che io stesso riconosco. In tal modo posso avere un gioco che al netto di pregi e difetti/limitazioni/elementi grezzi non raggiungerebbe il tetto massimo consentito (es: 8), ma grazie alle proprietà della materia di cui sopra (stesso es: 1 diventa 3) lo sfonda uscendo dall'edificio che lo vorrebbe contenere per tramutarsi in qualcos'altro (stesso es: 8 + 3 = 11). Per fare un rapido esempio senza allontanarmi troppo dall’ambito dei videogiochi devo rivolgere lo sguardo verso le colonne sonore, in cui ho consolidato l’opinione che, per la mia sensibilità, la OST del primo NieR, anche indipendentemente dal suo utilizzo nel gioco, è da 11/10.

Se mi viene in mente qualcosa che mi sono dimenticato di scrivere fra le domande, potrei volerla segnalare in post successivi e integrarla in questo.

 
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Vado con ordine.

1. Il voto, e lo dico senza mezzi termini, è diventato ahimè essenziale. Fermo restando che il "numero" è a tutti gli effetti un accessorio, col passare del tempo il voto è diventato parte integrante della recensione stessa. Il numero ha sempre risolto parecchi dubbi, ed ha anche inevitabilmente portato a paragonare un titolo con altri. 

Con tutta franchezza il voto, almeno per me, risulta importante. Attraverso la recensione scritta, il redattore di turno ti da, se può, l'opportunità di capire se il gioco ha dei punti negativi o meno. Il voto finale non è altro che un giudizio coerente con ciò che il recensore ha scritto, instillando al lettore paragoni/confronti con altri prodotti. Paragoni sia fra le recensioni dello stesso gioco sparse per internet, sia fra recensioni di giochi diversi, ma che rientrano nello stesso genere ludico.

2. Il voto ovviamente non può rappresentare l'oggettività. Le sensazioni che un gioco è in grado di offrire non saranno mai le stesse. Quello che un gioco X può offrire non è detto che si ripeta in futuro. Il voto che assegnerò ad un gioco si limita all'esperienza che ho avuto di quel prodotto in quel preciso istante. Faccio 2 esempi, il primo letto su un forum. 1)MGS2. Molti, non avendolo capito appieno per X fattori, in quel momento non sono inclini a valutarlo nella stessa maniera in cui, in un futuro non troppo distante riuscirebbero a cogliere la sua essenza. Stesso gioco, 2 esperienze diverse, 2 voti diversi. 2) (personale) Metal Slug. Anno '97, per me era Dio sceso in terra. Avessi dato un voto avrei detto "9". Oggi quel voto non lo assegnerei. All'epoca morire per salvare un prigioniero era la normalità. Oggi, cercare di salvare un prigioniero per poi essere accoppato da una stupida granata mi risulta snervante. Stesso gioco, 2 esperienze diverse, 2 voti diversi. 

Di conseguenza, alla tua domanda (se ho dato tot a quello, come posso dare tot a questo?) non rispondo perché appunto il voto ha una natura molto relativa.

3. Dalla recensione pretendo professionalità, qualità che sinceramente sta mancando in questi ultimi anni. Colpa di internet e dei social? Non so, non sta a me dirlo. Fatto sta che, nonostante io sia il primo ad affermare che la figura del recensore/redattore sia importantissima, di recensioni io al momento ne leggo davvero poche. La mia non è certo pigrizia, ma ho notato troppo spesso che i punti di vista degli utenti (anche qui su questo forum) risultino più "sincere" rispetto a quelle di un professionista. Ovviamente non sto facendo di tutta l'erba un fascio, ma l'obbiettività riscontrata su un gioco indipendente non è la stessa di un gioco presente negli ads commercial. Come detto precedentemente l'obbiettività nuda e pura non esiste, ma in cuor nostro sappiamo che i pesi devono essere in qualche modo bilanciati. 

Esistono casi in cui una recensione può essere assimilato a un prodotto artistico? Non saprei cosa dire.

4. "Capolavoro" non ha un numero. Per me Demon's Souls e Dark Souls sono due capolavori, ma non sono esenti da difetti. Ultimamente ho giocato a Blasphemous. Per me questo indie è un piccolo capolavoro, ma anche lui ha dei difetti. 

In sostanza il "capolavoro" almeno per me non equivale ad un 10/10, ma neanche ad un 11/10 (impossibile per me). E' una qualità che lo differenzia dalla massa.

Il capolavoro ha una valenza soggettiva e al tempo stesso duratura; forse è capolavoro quando raggiunge un grado di eccellenza riconosciuto da molti(ssimi), ma oltre a questo non saprei spiegarlo.

Ovviamente tutto ciò che ho scritto sta sotto il sempre-verde "imho".

 
Già solo pensare ad un 11/10 fa capire quanto sia sballata la percezione dei voti nei videogiochi. E dopo l’11 cosa c’è? 13/10? 15? Poi 20/10?

Purtroppo il meccanismo porta in quella direzione, troppi 9 e 10 fanno si che i veri 10 non vengano più percepiti come tali

 
Già solo pensare ad un 11/10 fa capire quanto sia sballata la percezione dei voti nei videogiochi. E dopo l’11 cosa c’è? 13/10? 15? Poi 20/10?

Purtroppo il meccanismo porta in quella direzione, troppi 9 e 10 fanno si che i veri 10 non vengano più percepiti come tali
Dopo l'11 non c'è niente, non sottintendevo nessun meccanismo, mi sa che hai frainteso oppure mi sono spiegato male io. Proprio perché 11/10 non esiste non stavo facendo calcoli, ma voleva essere una sorta di metafora numerica paradossale in un discorso estremamente soggettivo per dire che il capolavoro avrebbe un valore aggiunto che non può essere espresso in maniera intelligibile dalle scale di valori comunemente usate. Insomma, non è diverso da buona parte di quello che ha scritto diennea al punto 4. Ho un rapporto ambiguo con l'assegnazione di voti, recensioni cosiddette professionali non ne leggo quasi mai e vado molto cauto nel definire qualcosa un capolavoro.

Ad ogni modo grazie ad entrambi per le risposte, in particolare diennea per l'attenzione che ci ha messo.

Comunque capito il tuo discorso: i 10 pienamente meritati si confondono in mezzo a una folla di 9 e 10 assegnati con troppa leggerezza o per altre ragioni come sensazionalismo etc.

 
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mi concentro solo sui punti 3 e 4.

da una recensione mi aspetto una descrizione critica del gioco, che mi spieghi chiaramente cosa si fa e cosa e quanto funziona o non funziona secondo il recensore. mi aspetto quindi che il recensore sia competente nel tal genere, cioè sia in grado di giocarlo ad alti livelli (cosa fondamentale soprattutto in alcuni generi) ed abbia una conoscenza approfondita della storia e dei migliori esponenti di quella tipologia di gioco. non credo sia necessario però che abbia giocato praticamente ogni gioco o, nel caso si verifichi un' ipotesi di questo tipo, che abbia giocato il gioco dal quale il titolo da recensire prende qualche spunto.

quanto al termine capolavoro invece, anzitutto credo che gli si dia troppa importanza e lo si rivesta di chissà che significato. e poi credo che venga storpiato.

la definizione del vocabolario è questa:

La migliore in una serie di opere di un artista, di uno scrittore, o di un’età, di una scuola, ecc.: questo romanzo è ritenuto il suo c.; i cdella pittura ferrareseb. Opera (e per estens. anche azione, impresa, comportamento) eccellente in genere: quadrosculturaprogetto che è un vero c.; la sua relazione al congressola sua lettera al presidentela sua risposta è stata un c., un autentico c.; un cdi finezzadi graziadi precisione; iron.: quest’articolo è un cdi bestialitàhai fatto proprio un bel capolavoro! 

e a questa secondo me dovremmo rifarci tutti, non reinterpretarla come più ci pare...

quello che per me è importante è sempre specificare il contesto, ossia se si sta parlando del genere di appartenenza, della gen, della storia dei videogiochi o anche solo della tal sh...

 
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mi concentro solo sui punti 3 e 4.

da una recensione mi aspetto una descrizione critica del gioco, che mi spieghi chiaramente cosa si fa e cosa e quanto funziona o non funziona secondo il recensore. mi aspetto quindi che il recensore sia competente nel tal genere, cioè sia in grado di giocarlo ad alti livelli (cosa fondamentale soprattutto in alcuni generi) ed abbia una conoscenza approfondita della storia e dei migliori esponenti di quella tipologia di gioco. non credo sia necessario però che abbia giocato praticamente ogni gioco o, nel caso si verifichi un' ipotesi di questo tipo, che abbia giocato il gioco dal quale il titolo da recensire prende qualche spunto.

quanto al termine capolavoro invece, anzitutto credo che gli si dia troppa importanza e lo si rivesta di chissà che significato. e poi credo che venga storpiato.

la definizione del vocabolario è questa:

La migliore in una serie di opere di un artista, di uno scrittore, o di un’età, di una scuola, ecc.: questo romanzo è ritenuto il suo c.; i cdella pittura ferrareseb. Opera (e per estens. anche azione, impresa, comportamento) eccellente in genere: quadrosculturaprogetto che è un vero c.; la sua relazione al congressola sua lettera al presidentela sua risposta è stata un c., un autentico c.; un cdi finezzadi graziadi precisione; iron.: quest’articolo è un cdi bestialitàhai fatto proprio un bel capolavoro! 

e a questa secondo me dovremmo rifarci tutti, non reinterpretarla come più ci pare...

quello che per me è importante è sempre specificare il contesto, ossia se si sta parlando del genere di appartenenza, della gen, della storia dei videogiochi o anche solo della tal sh...
Se posso permettermi però, additare a “capolavoro” una qualsiasi opera è già di per se una interpretazione soggettiva della stessa. Nella definizione che hai riportato, ad ogni esempio scritto nel vocabolario, non vedo alcun tipo di oggettività. 
Essendo un appellativo piuttosto soggettivo, e quindi facilmente interpretabile, la reinterpretazione in senso stretto non ha senso proprio perché non poggia su questioni o motivi oggettivi. 
Per te il libro Moby Dick (per fare un esempio) può essere un capolavoro. Per me assolutamente no. È definito “capolavoro” per la massa? Non lo so.

Esempio videoludico: quando uscì Demon’s Souls alcuni recensori non erano inclini a dargli un ottimo voto perché troppo punitivo. Ora quel gioco, per molti è ritenuto un capolavoro. I motivi sono molteplici, ma chiaramente, come in tutti i titoli, anche lui ha dei pro e dei contro, eppure quel “capolavoro” destinato a creare un intero filone/moda, agli inizi non è stato ben accettato da tutti, proprio perché le recensioni non possono essere obbiettive al 100%, esattamente come affibbiare a capolavoro una qualsiasi opera.

 
Dico la mia per quanto riguarda il termine capolavoro, una parola indubbiamente abusata, ma (secondo me) cos'è effettivamente un capolavoro? A mio avviso si tratta di quel titolo, non per forza privo di difetti, che oggetivamente ha alzato l'asticella, defininendo un nuovo genere oppure dettando nuove regole, nuovi standard per generi già esistenti, e che è diventata la fonte d'ispirazione per tutti i titoli successivi oltre ad essere un titolo memorabile NON necessariamente famoso commercialmente parlando (perchè spesso accade che molti conoscono un ottimo titolo, ma non la fonte d'ispirazione).  Per fare degli esempi Street Fighter II, in ambito picchiaduro, è un capolavoro perchè ha anche definito le regole e gli schemi del picchiaduro com'è conosciuto oggi ed infatti tutti i picchiaduro usciti successivamente hanno si reso le mosse più coreografice, aggiunto le iterazioni ambientali, sfruttato la forza di hardware più potenti, ma non si esce dallo schema imposto da SF II, ossia due lottatori che combattono in un'arena più o meno limitata (anche se molti sono ottimi giochi) . Dopo ci sono casi in cui un gioco dello stesso genere alza l'asticella definendo degli standard nuovi, per esempio nonostantr era già uscito qualche Run 'n' Gun Contra è definito capolavoro in quanto ha definito le regole del Run 'n' Gun, poi è arrivato Metal Slug che ha definito nuovi standard diventando a sua volta capolavoro in quanto ha alzato l'asticella e diventata fonte d'ispirazione per tutti (o la maggioranza) dei Run 'n' Gun usciti successivamente. Super Mario Bros, raggiuendo la forma perfetta col 3, è capolavoro memorabile in quanto ancora oggi è fonte d'ispirazione per tutti i platform (anche della stessa serie di Super Mario) mentre un Crash Bandicoot è un ottimo gioco, ma non ha inventato nulla di nuovo. Dopo l'età di un gioco non deve in nessun modo togliere la corona di capolavoro ad un gioco in quanti i titoli capolavori (che non tutti hanno la fortuna di invecchiare bene, vedi il primo Devil May Cry o Double Dragon) devono essere sempre visti nell'ottica del periodo in cui sono usciti e se non sono godibili ancora oggi lo saranno i titoli nati grazie ai titoli capolavori (per esempio Bayonetta non sarebbe mai nata se non fosse esistito il primo Devil May Cry che ha definito il genere dell'Action Stilysh ottenendo la nomea di capolavoro). Poi secondo me mentre un ottimo o brutto titolo può essere rivalutato a distanza di anni, un titolo capolavoro resta tale anche a distanza di anni. 

 
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1) Ritengo il voto numerico del tutto superfluo e limitante ad una scaletta priva di senso. Le parole sono descrittive, il numero è sterile aritmetica.

2) Pertanto lo stesso confronto fra voti diventa irrilevante. Io posso essere di manica stretta, avere la stessa identica opinione di un altro recensore ma dare un voto o due in meno. Se uno si basasse solo su quello penserebbe a due opinioni differenti, invece non è così. Mi dirai che ad oggi, quantomeno "la stampa", tende ad uniformare il valore del numeretto, se di valore si parla. Ci sono recensioni in cui si massacra un gioco (o lo si elogia inverosimilmente) e poi stranamente esce un 7 o 8 che parifica con altri voti dati altrove...ok campione. 

3) La recensione la dividerei sempre in due: una parte meramente tecnica e descrittiva in senso stretto ed una parte più aperta all'opinione del recensore sulla base del suo costrutto di cultura videoludica (pertanto sì, la propria cultura in tal senso aumenta il valore che se ne ricava nello scritto, presupponendo una certa onestà intellettuale altrimenti diventa un'arma a doppio taglio). In questo modo si può rimanere ancorati a valori puri senza poi scadere in recensioni acritiche o fatte di sterili elenchi. Ovviamente il tutto escluso da qualunque tipo di perbenismo, censura e soprattutto atteggiamento benpensante che non farebbe altro che appiattire (e lo fa troppo spesso, in realtà) il tutto.

4) La parola capolavoro è palesemente abusata, ma lo è sempre stata no? Quanti libri vengono definiti capolavori? Opere d'arte? Una marea sconfinata. Probabilmente si può arrivare a tirarne le somme in maniera quanto più oggettiva possibile, ma nella stragrande maggioranza dei casi lo troverei un lavoretto sterile. Quindi direi che può tranquillamente avere una valenza parzialmente soggettiva. Io tendo a non abusarne, anzi tendo proprio a non usarlo preferendo altre terminologie descrittive (o lo uso solo per "sezioni", tipo che un gioco esteticamente è un masterpiece)  :asd:  Però ecco se proprio ne dovessi dire uno direi MGS2. Perché non lo era all'epoca, ma lo è stato nel tempo. Ci sono quelle opere che non hanno tutto questo valore nell'immediato ma che nel futuro diventano iconiche. I messaggi veicolati in quell'opera si sono rivelati così dannatamente sul pezzo e perennemente attuali che difficilmente non lo definirei capolavoro, l'estrema autorialità e complessità di intenti è veramente fuori scala. Eppure non è né perfetto né in una sterile scala numerica meriterebbe il 10/11/44. O personalmente citerei un Chrono Trigger, per il semplice fato che se dopo più di 20 anni non sei invecchiato di una virgola ma rimani fresco oh...gg. Però anche lui non è perfetto, tende anche ad essere semplicistico in alcuni aspetti.

 
Per ora vorrei esprimermi solo su due questioni:

1) trovo che il voto numerico dovrebbe essere inteso sempre relativamente a chi lo formula e al genere d'appartenenza, perché è inevitabile che da parte tanto di chi lo formula quanto di chi lo interpreta ci sia sempre un forte filtro di soggettività

2) se qualcosa sia o meno un "capolavoro" dovrebbe essere stabilito, nel senso più oggettivo del termine, da chi ha gli strumenti per decodificare adeguatamente il lavoro di cui si parla, non ci si può basare solo sulla percezione personale e "sentimentale": nella realizzazione di qualcosa ci sono sempre troppi fattori in gioco, ed è ingiusto nonché poco realistico pretendere di avere, da semplici spettatori "amatori", le chiavi di decodifica per quasiasi prodotto non solo per quel che riguarda i suoi contenuti, ma anche il modo nel quale è stato realizzato.

 
Leggo tanti interventi assennati che contribuiscono a sollevare questioni interessanti che si intrecciano fra loro, e mi fa molto piacere. Ho scuoricinato un po’ tutti semplicemente per questo motivo, ciò non vuol dire che sia d’accordo ovunque mi giri altrimenti andrei inevitabilmente incontro a qualche problema di dissonanza cognitiva. :asd:  E non lo faccio perché voglio essere "amico di tutti". :rickds:  

Sulla scia di Sparda anch’io chiedo asilo al “per ora” :trollface:  in attesa di aggiungere altro alla prossima occasione.

quanto al termine capolavoro invece, anzitutto credo che gli si dia troppa importanza e lo si rivesta di chissà che significato. e poi credo che venga storpiato.

la definizione del vocabolario è questa:

La migliore in una serie di opere di un artista, di uno scrittore, o di un’età, di una scuola, ecc.: questo romanzo è ritenuto il suo c.; i cdella pittura ferrareseb. Opera (e per estens. anche azione, impresa, comportamento) eccellente in genere: quadrosculturaprogetto che è un vero c.; la sua relazione al congressola sua lettera al presidentela sua risposta è stata un c., un autentico c.; un cdi finezzadi graziadi precisione; iron.: quest’articolo è un cdi bestialitàhai fatto proprio un bel capolavoro! 
Beh, insomma, nella prima accezione riportata dal vocabolario mi sembra che il termine rappresenti il più alto elogio che si possa rivolgere a un’opera o a una sua parte, cioè considerarla la migliore in riferimento a un determinato contesto al quale appartiene. Di conseguenza, in questo caso, mi viene spontaneo, per logica, conferire al termine non solo molta, ma potrei dire la massima importanza.

Quindi l’unico modo che mi rimane per accettare la tua asserzione “gli si dà troppa importanza e lo si riveste di chissà quale significato” è dedurre la possibilità che tu sostieni una fra queste due cose: o che venga usata la seconda accezione (“eccellente in genere”), ma questa scelta indicherebbe nuovamente un uso corretto della parola e ciò non corrisponde al fatto che credi anche che venga storpiata rispetto alla definizione del vocabolario; oppure dovresti spiegare in cosa consiste questa storpiatura, che dovrebbe collocarsi esternamente ad entrambe le definizioni date.

e a questa secondo me dovremmo rifarci tutti, non reinterpretarla come più ci pare...

quello che per me è importante è sempre specificare il contesto, ossia se si sta parlando del genere di appartenenza, della gen, della storia dei videogiochi o anche solo della tal sh...
Condivido, però intanto ricordiamoci che il vocabolario stesso non è un testo perfettamente rigido e immutabile, piuttosto si evolve nel tempo con l’inserimento di nuove voci o modifiche/aggiunte a quelle già presenti. Prendendo in prestito un termine usato da Sparda in un altro topic, non è completamente prescrittivo rispetto ai capricci della lingua parlata.

Detto ciò, più che sul significato vorrei richiamare l’attenzione sull’efficacia della comunicazione in rapporto all'epoca attuale, perché anche di questa stiamo parlando e non a caso nelle domande, ad un certo punto, ho escluso i diari personali e privati. Se espongo un’opinione o scrivo una recensione qual è il mio obiettivo primario oltre all’affermazione della mia esistenza? Raggiungere ed essere utile al maggior numero di persone? Uno scambio di punti di vista? Un desiderio di ricevere risposta? Se almeno una di queste tre eventualità è vera, allora chi mi assicura che ciascuno dei miei destinatari abbia scolpito nella mente, in ogni momento compreso quindi quello dell’ascolto o della lettura, il rigore della definizione cruschesca alla voce “capolavoro”? Al contrario, qui è emerso che avviene tutt’altro, è emerso che la comunità è soggetta all'influenza dei costumi linguistici correnti che peraltro essa stessa tende ad alimentare. Allora cosa posso fare? O non la uso o, se decido di usarla, oltre a segnalare il contesto, diventa necessario cercare di ridurre al minimo il rischio di possibili equivoci spiegando nella maniera più accurata ed esaustiva possibile cosa intendo io con questa parola sia in generale che nel caso specifico del gioco in esame, il che mi consentirebbe subito dopo di evidenziare le caratteristiche per cui lo ritengo tale. Inoltre la non totale aderenza alla definizione ufficiale, se fatta presente, può assumere la forma temporanea di un mezzo in più per capirsi.

O no? 

1) Ritengo il voto numerico del tutto superfluo e limitante ad una scaletta priva di senso. Le parole sono descrittive, il numero è sterile aritmetica.

2) Pertanto lo stesso confronto fra voti diventa irrilevante. Io posso essere di manica stretta, avere la stessa identica opinione di un altro recensore ma dare un voto o due in meno. Se uno si basasse solo su quello penserebbe a due opinioni differenti, invece non è così. Mi dirai che ad oggi, quantomeno "la stampa", tende ad uniformare il valore del numeretto, se di valore si parla. Ci sono recensioni in cui si massacra un gioco (o lo si elogia inverosimilmente) e poi stranamente esce un 7 o 8 che parifica con altri voti dati altrove...ok campione. 
Confesso che, pur restando aperto a quante più posizioni possibili, speravo di trovare almeno una persona che su questi due punti la pensasse così senza compromessi. :asd:  Da quel grassetto nella prima riga quotata nasce precisamente il mio rapporto talvolta ambiguo e talaltra conflittuale con i voti numerici, nonostante ultimamente mi sia sforzato io stesso di usarli.

@diennea2 Come concili la risposta al punto 2 di Markedge con la tua? In particolare questa parte:

Il voto finale non è altro che un giudizio coerente con ciò che il recensore ha scritto, instillando al lettore paragoni/confronti con altri prodotti. Paragoni sia fra le recensioni dello stesso gioco sparse per internet, sia fra recensioni di giochi diversi, ma che rientrano nello stesso genere ludico.
Non pensi che partendo dal presupposto di cui sopra questi paragoni siano, almeno in parte, fuorvianti?

 
Ultima modifica da un moderatore:
@diennea2 Come concili la risposta al punto 2 di Markedge con la tua? In particolare questa parte:

Non pensi che partendo dal presupposto di cui sopra questi paragoni siano, almeno in parte, fuorvianti?
Semplicemente, non si concilia.  :pig:

Nel caso il recensore si accanisca al gioco, ma che gli da un numero relativamente buono (es. un 7) allora significa che, come scritto nel mio primo post, il redattore non è professionale in quanto i due linguaggi utilizzati (alfabetico e numerico) non coincidono in alcun modo. Se il numero non è coerente, il lettore a quale “parte” della recensione si deve attaccare? Checche se ne dica, se il redattore ha l’intenzione di utilizzare ANCHE il numero, significa che quel voto è la traduzione simbolica di ciò che lui ha scritto. Se le 2 parti cozzano, significa che c’è un problema di fondo: o non sa rappresentare cosa ha scritto, o peggio ancora non sa esprimersi nella maniera appropriata. Markedge ed altri chiaramente hanno la loro opinione, ovvero che il numero sia una parte futile, per me assolutamente no. I paragoni che un videogiocatore si fa nella propria testa appaiono anche senza necessariamente leggere le recensioni. Quante volte capita di giocare a più giochi dello stesso genere e dire “Ho preferito questo invece che quell’altro per x motivi...” o magari a dargli un voto? Se dite “mai”, io non vi credo. Mi pare abbastanza palese il fatto che esista nell’aria una specie di bilancia immaginaria che, seppur personale, riesca ad indicare alla massa cosa faccia schifo e cosa no. Il gioco di Rambo uscito tempo fa è una schifezza, e molti approveranno questa mia dichiarazione. La stragrande maggioranza della gente, nonostante i singoli pareri soggettivi, sa che Rambo non arriva alla sufficienza. In base a cosa si dice questo?

Paragoni. Sensati, ovviamente. 

In finale, questi paragoni non possono essere fuorvianti, anzi, paradossalmente aiutano ad essere più critici o ad “inciccionire” le nostre informazioni basilari per ulteriori critiche future. 

Il voto è solamente una rappresentazione aritmetica della critica scritta dal recensore. Se uno si legge solamente il numero significa che, oltre ad essere pigro, non ha le basi per poter “decodificare” quel numeretto rendendo inutile il lavoro fatto dal giornalista. Dare un voto, non solo fa parte della nostra cultura in senso largo, ma aiuta a “catalogare” nella mente tutti quei prodotti che potrebbero interessarci. Ripeto, potrebbero interessarci, non “che ci interessano”.
Se poi il recensore non è professionale nel suo lavoro, che sia in mala fede o meno, quello è tutto un altro problema. 

 
Ultima modifica da un moderatore:
Il voto servirebbe ad oggettivizzare un'analisi ma purtroppo recensire un videogame, specialmente in questa generazione, non è facile. Molti redattori cadono in due tranelli: la fretta professionale(aka fiato sul collo del capo: sono costretti a completare delle righe senza metabolizzare quello che giocano) e descrizioni per neofiti(modello di recensione in voga fino alla gen precedente: si spara con R1, si salta con X, la nuova feature del raggio distruttore con triangolo, etc...). Questi problemi si risolverebbero dando più tempo ai redattori e pagando contenuti di qualità scritti da persone competenti, ma il tutto ha un costo molto alto.

Un capolavoro dovrebbe essere un titolo chiave che abbia ispirato il media in molteplici epigoni o almeno che rappresenti in modo indiscusso la summa di uno specifico genere. Dark Souls a mio avviso è un capolavoro nella prima intenzione e Tekken 5: DR nella seconda casistica, mentre Tekken 7 a mio avviso non lo è perché nonostante sia un ottimo picchiaduro, non migliora sotto nessun aspetto il predecessore citato se non nelle infrastrutture di rete.

 
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IMPORTANZA ATTRIBUITA ALL'ASSEGNAZIONE DI UN VOTO NUMERICO AD UN GIOCO

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Una recensione è una opinone personale. La prendo per quella che è. So valutare con i miei occhi un videogioco.

QUANTO SENSO HA CONFRONTARE I VOTI DEI GIOCHI

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Sarebbe come confrontare due opinioni sul tema: è più buona una mela o un kiwi?

SIGNIFICATO E SCOPO DI UNA RECENSIONE

Assegnare un voto numerico a qualcosa che non è misurabile è una idiozia

SIGNIFICATO E IMPATTO DELLA PAROLA CAPOLAVORO

Viviamo in un mondo in cui tutto è EPICO, CAPOLAVORO, IMPERDIBILE. Le parole hanno un peso diverso a seconda di chi le pronuncia.

 
Beh, insomma, nella prima accezione riportata dal vocabolario mi sembra che il termine rappresenti il più alto elogio che si possa rivolgere a un’opera o a una sua parte, cioè considerarla la migliore in riferimento a un determinato contesto al quale appartiene. Di conseguenza, in questo caso, mi viene spontaneo, per logica, conferire al termine non solo molta, ma potrei dire la massima importanza.

Quindi l’unico modo che mi rimane per accettare la tua asserzione “gli si dà troppa importanza e lo si riveste di chissà quale significato” è dedurre la possibilità che tu sostieni una fra queste due cose: o che venga usata la seconda accezione (“eccellente in genere”), ma questa scelta indicherebbe nuovamente un uso corretto della parola e ciò non corrisponde al fatto che credi anche che venga storpiata rispetto alla definizione del vocabolario; oppure dovresti spiegare in cosa consiste questa storpiatura, che dovrebbe collocarsi esternamente ad entrambe le definizioni date.

Condivido, però intanto ricordiamoci che il vocabolario stesso non è un testo perfettamente rigido e immutabile, piuttosto si evolve nel tempo con l’inserimento di nuove voci o modifiche/aggiunte a quelle già presenti. Prendendo in prestito un termine usato da Sparda in un altro topic, non è completamente prescrittivo rispetto ai capricci della lingua parlata.

Detto ciò, più che sul significato vorrei richiamare l’attenzione sull’efficacia della comunicazione in rapporto all'epoca attuale, perché anche di questa stiamo parlando e non a caso nelle domande, ad un certo punto, ho escluso i diari personali e privati. Se espongo un’opinione o scrivo una recensione qual è il mio obiettivo primario oltre all’affermazione della mia esistenza? Raggiungere ed essere utile al maggior numero di persone? Uno scambio di punti di vista? Un desiderio di ricevere risposta? Se almeno una di queste tre eventualità è vera, allora chi mi assicura che ciascuno dei miei destinatari abbia scolpito nella mente, in ogni momento compreso quindi quello dell’ascolto o della lettura, il rigore della definizione cruschesca alla voce “capolavoro”? Al contrario, qui è emerso che avviene tutt’altro, è emerso che la comunità è soggetta all'influenza dei costumi linguistici correnti che peraltro essa stessa tende ad alimentare. Allora cosa posso fare? O non la uso o, se decido di usarla, oltre a segnalare il contesto, diventa necessario cercare di ridurre al minimo il rischio di possibili equivoci spiegando nella maniera più accurata ed esaustiva possibile cosa intendo io con questa parola sia in generale che nel caso specifico del gioco in esame, il che mi consentirebbe subito dopo di evidenziare le caratteristiche per cui lo ritengo tale. Inoltre la non totale aderenza alla definizione ufficiale, se fatta presente, può assumere la forma temporanea di un mezzo in più per capirsi.
ma no, perchè è necessariamente il più alto elogio? è il contesto che determina il valore dell' elogio, non la parola capolavoro in sè (se seguita dalla specificazione), se invece dico che è un capolavoro assoluto è un discorso diverso...

esempio: se dico che è il capolavoro (inteso come opera migliore) di tizio che è nulla più che un valido artista?

per portare l' esempio in ambito videogiochi... ho amato tantissimo la gen di ps2, cubo, dc e xbox, probabilmente la mia preferita di sempre. tuttavia il genere platform secondo me in quella gen è andato in crisi, tra sostanziale assenza di esponenti 2d ed esponenti 3d che non convincevano troppo...

ora però, se me lo si chiedesse direi scegliere tra mario sunshine, il primo jak e un ratchet il platform migliore di quella gen (quindi il capolavoro di quella gen, inteso come opera migliore di quel periodo storico nell' ambito di quel genere), tuttavia nessuno di questi lo citerei mai se mi si chiedessero i capolavori del genere platform (inteso di ogni epoca) nè, a maggior ragione, i capolavori della storia dei videogiochi o anche solo i capolavori di quella particolare gen. siamo lontanissimi da quei livelli anzi.

quindi per me è sempre il contesto a fare la differenza per capire quanto è grande come elogio.

per il resto per me capolavoro in senso assoluto vale "gioco di altissima qualità". non dev' essere perfetto nè devo sentirmi in dovere di andare in tribunale a difendere il titolo di capolavoro da ogni accusa

 
Leggo tanti interventi assennati che contribuiscono a sollevare questioni interessanti che si intrecciano fra loro, e mi fa molto piacere. Ho scuoricinato un po’ tutti semplicemente per questo motivo, ciò non vuol dire che sia d’accordo ovunque mi giri altrimenti andrei inevitabilmente incontro a qualche problema di dissonanza cognitiva. :asd:  E non lo faccio perché voglio essere "amico di tutti". :rickds:  

Sulla scia di Sparda anch’io chiedo asilo al “per ora” :trollface:  in attesa di aggiungere altro alla prossima occasione.

Beh, insomma, nella prima accezione riportata dal vocabolario mi sembra che il termine rappresenti il più alto elogio che si possa rivolgere a un’opera o a una sua parte, cioè considerarla la migliore in riferimento a un determinato contesto al quale appartiene. Di conseguenza, in questo caso, mi viene spontaneo, per logica, conferire al termine non solo molta, ma potrei dire la massima importanza.

Quindi l’unico modo che mi rimane per accettare la tua asserzione “gli si dà troppa importanza e lo si riveste di chissà quale significato” è dedurre la possibilità che tu sostieni una fra queste due cose: o che venga usata la seconda accezione (“eccellente in genere”), ma questa scelta indicherebbe nuovamente un uso corretto della parola e ciò non corrisponde al fatto che credi anche che venga storpiata rispetto alla definizione del vocabolario; oppure dovresti spiegare in cosa consiste questa storpiatura, che dovrebbe collocarsi esternamente ad entrambe le definizioni date.

Condivido, però intanto ricordiamoci che il vocabolario stesso non è un testo perfettamente rigido e immutabile, piuttosto si evolve nel tempo con l’inserimento di nuove voci o modifiche/aggiunte a quelle già presenti. Prendendo in prestito un termine usato da Sparda in un altro topic, non è completamente prescrittivo rispetto ai capricci della lingua parlata.

Detto ciò, più che sul significato vorrei richiamare l’attenzione sull’efficacia della comunicazione in rapporto all'epoca attuale, perché anche di questa stiamo parlando e non a caso nelle domande, ad un certo punto, ho escluso i diari personali e privati. Se espongo un’opinione o scrivo una recensione qual è il mio obiettivo primario oltre all’affermazione della mia esistenza? Raggiungere ed essere utile al maggior numero di persone? Uno scambio di punti di vista? Un desiderio di ricevere risposta? Se almeno una di queste tre eventualità è vera, allora chi mi assicura che ciascuno dei miei destinatari abbia scolpito nella mente, in ogni momento compreso quindi quello dell’ascolto o della lettura, il rigore della definizione cruschesca alla voce “capolavoro”? Al contrario, qui è emerso che avviene tutt’altro, è emerso che la comunità è soggetta all'influenza dei costumi linguistici correnti che peraltro essa stessa tende ad alimentare. Allora cosa posso fare? O non la uso o, se decido di usarla, oltre a segnalare il contesto, diventa necessario cercare di ridurre al minimo il rischio di possibili equivoci spiegando nella maniera più accurata ed esaustiva possibile cosa intendo io con questa parola sia in generale che nel caso specifico del gioco in esame, il che mi consentirebbe subito dopo di evidenziare le caratteristiche per cui lo ritengo tale. Inoltre la non totale aderenza alla definizione ufficiale, se fatta presente, può assumere la forma temporanea di un mezzo in più per capirsi.

O no? 

Confesso che, pur restando aperto a quante più posizioni possibili, speravo di trovare almeno una persona che su questi due punti la pensasse così senza compromessi. :asd:  Da quel grassetto nella prima riga quotata nasce precisamente il mio rapporto talvolta ambiguo e talaltra conflittuale con i voti numerici, nonostante ultimamente mi sia sforzato io stesso di usarli.

@diennea2 Come concili la risposta al punto 2 di Markedge con la tua? In particolare questa parte:

Non pensi che partendo dal presupposto di cui sopra questi paragoni siano, almeno in parte, fuorvianti?
Può anche essere la migliore opera di un determinato artista.

Esempio: una SH che fa solo giochi mediocri, se ne esce infine con un gioco abbastanza valido e divertente.

Quel gioco è il SUO capolavoro

 
Io utilizzo un mio personale schema di valutazione

Premesse

1: Un videogioco NON può essere paragonato a qualsiasi forma d’arte

2: Ogni gioco ha una valutazione INDIPENDENTE da qualsiasi altri titolo

3: Se un videogioco è F2P, MMO, Online ecc. va valutato normalmente

4: Le microtransazioni, estetiche o no, vanno recensite ed influiscono sulla valutazione

5: Voti da una scala da 1 a 10 con mezzo voto consentito

6: Capolavoro è un videogioco che ha un voto pari o superiore a 9,5

7: I GaaS devono avere due voti (uno al lancio e uno dopo uno o due anni)

Modello

Introduzione (storia dietro lo sviluppo del titolo, presentazione dell’opera ecc.)

Trama (importanza bassa)

Narrazione-Atmosfera (importanza media)

Gameplay (Valore più importante)

Tecnica (Importanza media)

Conclusione (riassunto della recensione)

Pro

Contro

Voto

Nelle chiacchierate da Bar do comunque valutazioni soggettive, ma quando si tratta di parlare seriamente uso lo schema sopra 

 
7: I GaaS devono avere due voti (uno al lancio e uno dopo uno o due anni)


Più che restringere questo discorso ai GaaS, è il caso di fare una considerazione: dalla scorsa gen a oggi si sta imponendo diffondendo molto più e molto più che in passato la pratica di far proseguire il "ciclo di vita" di un gioco ben oltre il suo lancio sul mercato, e non di rado un gioco arriva a migliorare sensibilmente rispetto al momento in cui è uscito; e i giocatori ne sono ben consapevoli, visto che questi miglioramenti li chiedono a gran voce (come anche i dlc, pratica che fino alla scorsa gen era vista con diffidenza, quando non disprezzo e orrore).

A questo punto mi viene un dubbio...può un gioco in questo modo DIVENTARE un capolavoro? A memoria non ricordo niente di vagamente simile (anche perché, per le caratteristiche intrinseche che sembrano emergere dal concetto di "capolavoro", non mi sembra un qualcosa che si possa ottenere con delle banali limature o con l'aggiunta di contenuti, ma qualcosa che doveva essere a monte del concepimento del titolo), ma sicuramente la "recensione al lancio" diventa sempre più vicina a un'istantanea del prodotto piuttosto che a una sua descrizione.

 
A questo punto mi viene un dubbio...può un gioco in questo modo DIVENTARE un capolavoro? A memoria non ricordo niente di vagamente simile (anche perché, per le caratteristiche intrinseche che sembrano emergere dal concetto di "capolavoro", non mi sembra un qualcosa che si possa ottenere con delle banali limature o con l'aggiunta di contenuti, ma qualcosa che doveva essere a monte del concepimento del titolo), ma sicuramente la "recensione al lancio" diventa sempre più vicina a un'istantanea del prodotto piuttosto che a una sua descrizione.
Secondo me no. È vero che con gli update (di varia natura) un gioco può migliorare, però un gioco deve presentarsi al lancio nel miglior modo possibile, ossia essere godibile fin da subito nella sua forma base (altrimenti può essere criticabile l'operato degli sviluppatori nel non aver offerto un valido titolo "base") . Dopo personalmente parlando un titolo definibile capolavoro (cosa assai rara al giorno d'oggi visto che negli ultimi anni NESSUNO, fino ad ora , ha proposto nuovi modi di giocare, abbiamo visto ottimi giochi, ma che prendono i prestito caratteristiche di gioco viste e riviste dagli anni '90/primi 2000 fino ad oggi seppur assemblati e proposti in mille varianti diverse) dovrebbe essere istantaneo l'effetto (o quasi). 

 
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