(@repubblica) Nell’indagine della procura di Perugia su quel che appare essere la più grande violazione di banche dati statali della storia recente in Italia colpisce tanto il numero (5.000 accessi nel giro di cinque anni, 800 quelli ritenuti abusivi) quanto il timing: le ricerche su informazioni finanziarie e giudiziarie sono state effettuate dal luogotenente della Guardia di Finanza, Pasquale Striano, «senza alcun motivo di servizio». Ma sempre in momenti precisi. Si stava formando un governo? Venivano interrogate gli archivi per conoscere dati sensibili sui possibili ministri e sui loro familiari. C’era uno scandalo giornalistico o giudiziario? Si cercavano documenti sui vip in prima pagina.
Gran parte di quelle carte è finita a cinque giornalisti che utilizzavano il finanziere come una sorta di banca dati personale. Una volta ottenuti i documenti, i cronisti hanno fatto il loro mestiere: li hanno pubblicati. Anche se la Procura ritiene che così facendo abbiano concorso nel reato. Un’altra parte è servita per dare il via a indagini che, altrimenti, non sarebbero partite. Il resto è stato usato per ragioni personali. È questa all’osso l’accusa che la procura di Perugia muove a Striano (59 anni, ora rimosso dall’ufficio), e al suo ex capo, il magistrato della Direzione nazionale antimafia, Antonio Laudati.
Striano ha controllato personalità dello spettacolo e dello sport, con particolare interesse per la Juventus (Andrea Agnelli, Massimiliano Allegri e Ronaldo).
La sindrome di accerchiamento cit. Chiedetevi perché solo voi siete sempre indagati cit.
Maiali.