Riguardo alla manutenzione:
(AGENPARL) - Roma, 2 Settembre 2022(AGENPARL) – Roma, 02 settembre 2022 – Gazprom, nel corso dei lavori sull’ultima unità di pompaggio gas Nord Stream funzionante, ha scoperto danni, fino alla riparazione dei quali è costretta a interrompere completamente il pompaggio attraverso il gasdotto, ha...
agenparl.eu
Però, se dobbiamo credere al presidente del consiglio di amministrazione di Gazprom Alexei Miller,
Siemens attualmente non ha praticamente alcuna opportunità di riparare le unità per Nord Stream, semplicemente non ha un posto dove farlo (a causa delle sanzioni occidentali [dichiara lui, ndr]*). Bisogna chiedersi se ciò vale anche per i punti dove sono avvenute le 4 esplosioni, cioè bisogna vedere chi viene coinvolto nelle operazioni di ispezione e manutenzione che si svolgono
lungo l'esterno delle condutture. Le perdite d'olio (anche in questo caso non è esclusa la manomissione volontaria) invece sono avvenute in una stazione di compressione.
*e ricordiamolo: Siemens aveva dichiarato di non comprendere la spiegazione di Gazprom sulla necessità di interrompere il flusso di gas, dicendo che le perdite d'olio potevano essere sigillate in loco e non costituivano motivo di arresto (vedi sotto).
STORIA: Il gasdotto russo Nord Stream 1 non ripartirà fino a quando Siemens Energy non avrà riparato le apparecchiature difettose. -06 settembre 2022 alle 11:24 - MarketScreener
it.marketscreener.com
---
Comunque, riguardo lo svantaggio rappresentato dall'aumento del prezzo del gas internamente agli Stati Uniti, di per sé e in relazione alla campagna elettorale di Biden per le midterm, l'argomentazione presentata da
Theta e ben sostenuta fino alla sua ultima risposta per adesso resta valida, poco da fare. Altro che "non significa granché".
---
Gli ultimi fuoriusciti ucraini dai territori annessi sono arrivati a Zaporizhzhia: "Arrestati e sbattuti in cella a Primorsk", raccontano. "A Vo…
www.repubblica.it
Conosco tutto il contenuto dell'articolo. Qui non posso riportarne pezzi copincollati perché è coperto da paywall, ma posso parafrasarne alcuni e, se avete domande su cosa c'è scritto nel resto dell'articolo che sto lasciando fuori, posso sempre rispondere (parafrasando a parole mie).
Riporta le testimonianze di alcuni ucraini che sono riusciti ad arrivare alla Zaporizhzhia libera (la parte più a nord della regione che a buttare un occhio sulla mappa mi sembra corrispondere a circa il 40% della sua estensione) dai territori occupati dopo essersi rifiutati di votare nei referendum farsa. Yulia, un avvocato di Primorsk (oblast di Zaporizhzhia, 12k abitanti, tra Berdyansk e Melitopol), che - a detta sua - conosceva tutti nella polizia locale e nelle istituzioni (locali, presumo), dice, tra le altre cose, che la scrutatrice indicava cosa marcare. Mantenendo contatti con la resistenza, ha deciso di compiere un'azione azzardata prendendo una foto degli scrutatori,
spesso venduti ai russi, e caricandola su un canale telegram frequentato dai partigiani del sud (della regione, presumo), ma il canale era sorvegliato dai servizi russi. I russi sono andati a casa sua mettendola a soqquadro, l'hanno picchiata, le hanno legato le mani, messo un sacco sulla testa e portata via. Sette giorni presso un commissariato, in prigione, poi liberata per strada dopo averle sottratto passaporto, cellulare e collana, ordinandole di lasciare subito la Zaporizhzhia occupata. Arrivata al confine del territorio occupato dopo 70 km a piedi ed un passaggio in auto, le hanno urlato che aveva a disposizione 20 minuti per lasciare la "Russia", trascorsi i quali l'avrebbero sparata. Ha spiegato anche che molti non si sono fatti trovare a casa e che almeno in 500 avevano lasciato la città (o cittadina) da mesi.
Anche Margaryta, sempre di Primorsk, si è opposta, prendendo foto dei referendum e degli organizzatori. Finita in cella per sei giorni salvando solo il passaporto.
Dmytri, 28 anni, è della regione di Kherson,
dove i partigiani sono più organizzati. Dice che era consapevole delle forzature, che era a casa ma non si è fatto trovare, e personalmente valuta che metà dei votanti è stata costretta o spinta a farlo.
C'è chi, nel parcheggio luogo di arrivo dopo la fuga, ha paura a dare il suo nome e non vuole essere fotografato. Un ragazzo sui trenta racconta che gli occupanti continuavano a chiamarli nazisti (o ucraini nazisti). Quando sono andati a casa sua a prelevarlo per il voto gli hanno chiesto il nome di battesimo e l'hanno chiamato "figlio di Stepan Bandera". Non voleva partecipare ai referendum e pagando 10k grivnie alle autorita occupanti è potuto scappare. Aggiunge che si è votato con la scrutatrice che ti guardava la scheda e il soldato che minacciava "vuoi forse finire in Russia?".
Uno o più membri di due famiglie con bambini hanno detto che loro con i russi non volevano proprio comunicare. Il 29 settembre li hanno lasciati andare via con la loro auto. Da loro c'erano i soldati ceceni e i loro amici hanno votato con il fucile puntato addosso. Stesso fucile puntato anche sugli scrutatori,
costretti a fare quel lavoro da traditori.