Eccomi anch'io!
Appurato che a meno di colpi di scena veramente clamorosi non completerò altri giochi fra stasera e domani,

ecco i dieci titoli del mio 2021. Sono soddisfatto dell'annata, sono riuscito a tenere il ritmo rispetto a un 2020 che, per motivi noti a tutti, mi ha visto tornare a passare molte più ore con il pad in mano – e anche a darmi a un po' di sanissimo retrogaming. Per cui, anche quest'anno riesco tranquillamente a mettere insieme una selezione di dieci giochi, rispetto ai cinque risicati a cui mi ero ormai abituato.
Come già fatto altre volte non sto a fare una classifica secca, perché mettere in ordine titoli tanto diversi provenienti da generazioni diverse è a mio avviso insensato, ancor più che difficile. Li elencherò quindi in un asettico e vigliacco ordine alfabetico, perché è stato già abbastanza faticoso decidere cosa lasciare fuori.

Però voglio almeno scegliere un gioco dell'anno – non necessariamente il migliore, ma quello di cui credo che conserverò il miglior ricordo.
Ecco quindi le liste, con allegati commenti. Metto anche i link ai commenti originali nella discussione sui giochi finiti.
Inizio con la flop che è veloce.
Come flop ho solo tre titoli che avrebbe senso citare. Potrei andare a pescarne altri ma sono giochini talmente piccoli che francamente mi dispiacerebbe mettere in cattiva luce. In ogni caso non si tratta di titoli che ho trovato necessariamente
brutti o fastidiosi, ma che semplicemente non si sono rivelati all'altezza delle mie aspettative, o del loro potenziale. I tre titoli quindi sono, in ordine alfabetico (ma in realtà per pura coincidenza anche in ordine decrescente di demerito&delusione):
FLOP
a.
DEUS EX: MANKIND DIVIDED
Questa è una delusione non tanto perché avessi aspettative altissime (non posso certo dire che i tanti pareri sentiti in rete non mi avessero messo in guardia) ma perché effettivamente una volta giocato mi sono reso conto del potenziale che un’ambientazione come questa Praga avrebbe avuto. I miei migliori ricordi con il gioco, nonché il motivo per cui comunque non rimpiango di averlo giocato (quasi) fino in fondo, sono infatti proprio quelli in cui decidevo di lasciar perdere le missioni principali e semplicemente mettermi ad esplorare, scoprendo nuovi ambienti, collegamenti, possibilità di approccio. Purtroppo però gran parte dei contenuti di gioco sono riservati a una storia che gioca con temi importanti in modo veramente troppo grossolano, e con personaggi, sviluppi e dialoghi a dir poco stantii. Anche i livelli stealth abbastanza deludenti, apprezzabile l’ampiezza e il fatto che non siano proprio (solo) dei corridoi ma il gameplay non è il massimo né come stealth né come shooter, e se si aggiungono i lentissimi caricamenti a ogni nuovo tentativo è difficile non cominciare a provare un po’ di insofferenza. Davvero peccato, amerei un gioco come questo (e in un’ambientazione come questa) ma focalizzato interamente sull’elemento esplorativo/investigativo e non lineare.
b.
FROG FRACTIONS
Capisco perché si sia guadagnato un seguito e ne apprezzo il tentativo di sorprendere, di mescolare i generi e di giocare con il
nonsense, ma per me l’effetto sorpresa è svanito dopo poco e tolto quello non c’è sostanzialmente nient’altro.
c.
YAKUZA 3
Com’era prevedibile, uno (ma anche due o tre) passi indietro rispetto a 0 e Kiwami 2. Contrariamente a molte opinioni lette in giro a me stava piacendo di più la prima parte, dedicata ai piccoli grandi problemi dell’orfanotrofio e della realtà di provincia in cui si trova. Poi però la storia del gemello me l’ha fatto scadere parecchio, e arrivato alla conclusione pure l’antagonista finale si rivela solo un placeholder con la solita storia trita sul desiderio di riscatto, messo lì solo per giustificare il climax. (Peccato perché in generale l’aspetto politico, se non addirittura geopolitico della vicenda era molto interessante e pure ben trattato.) Arrivato alla fine confesso che ero abbastanza stanco, ma non si può certo fargliene una colpa se è (per forza di cose) un gioco meno evoluto rispetto ai successivi.
Passando invece al meglio, stavolta in ordine asetticamente alfabetico:
TOP
a.
KENTUCKY ROUTE ZERO
Finito pochi giorni fa, non ho molto da aggiungere a quanto già (sinteticamente) scritto. È un’esperienza multimediale molto più vicina alla lettura di un romanzo postmoderno che a un videogioco, a cui però le (pressoché ininfluenti) possibilità di interazione donano una dimensione nuova e possibile solo all’interno di questo medium. Non è per tutti, ma lo consiglio caldamente a chiunque ami questo genere letterario, o voglia provare ad approcciarvisi. L’unica raccomandazione che posso darvi in quest’ultimo caso è: non fissatevi sui dettagli e non cercate un senso letterale (o un significato esplicitabile) in ogni passaggio dell’intreccio, soprattutto non aspettatevi che tutti i nodi vengano sciolti nell’atto finale – lasciatevi semplicemente condurre dal lavoro di corrispondenze e di associazioni di idee disseminate nel corso della storia, immergetevi nella sua atmosfera, e godetevi il viaggio. Anche più di una volta.
b.
THE LAST OF US: PART II
Narrativamente mira molto in alto, e purtroppo non sempre centra l'obiettivo. Ciò non toglie che comunque la successione degli eventi e dei luoghi sia di per sé estremamente avvincente, e le fasi di gioco ritmate alla perfezione. E rimanendo in tema di gioco giocato, parliamo di uno dei migliori
sandbox stealth mai creati e sicuramente il migliore da me giocato. La realizzazione tecnica e artistica semplicemente spaventosa e la colonna sonora discreta ma non per questo meno efficace non fanno che elevare ulteriormente un'esperienza di altissimo livello, e che col passare del tempo mi sono accorto essermi rimasta dentro più di quanto non avrei sospettato a caldo.
c.
THE LEGEND OF ZELDA: OCARINA OF TIME 3D
Cosa scrivere che non sia già stato scritto e riscritto nel corso di oltre vent'anni di celebrazioni? È tutt'oggi, per molti punti di vista, lo Zelda definitivo – perlomeno per quanto riguarda le avventure in 3D della saga, e di certo non per demerito degli altri episodi. Quantità e qualità dei contenuti ben oltre quanto potesse essere essere sensato immaginare, e sinceramente temo che non potrò mai capire fino in fondo l'impatto che possa aver avuto su chi lo abbia giocato nel '98. Degli innumerevoli aspetti impressionanti di questo colosso della storia videoludica, forse quella più sorprendente è quanto bene siano invecchiate la formula di gioco e il suo mondo, che ho trovato contro ogni aspettativa ancora oggi fresche e brillanti. In particolare, questa edizione in 3D è sicuramente il modo migliore per giocare OOT oggi: un remake di pregevole fattura che rende giustizia all'originale, rifinendolo in ogni aspetto e donandogli nuovi colori.
d.
METAL GEAR SOLID
E anche qui... che dire? Quando si iniziano a recuperare pietre miliari è difficile trovare nuove parole.

Per i tempi semplicemente visionario, nonché fondativo per una saga che per i successivi dieci anni sarebbe rimasta praticamente inarrivabile dal punto di vista della tecnica e dell'ambizione narrative. Anche dal punto di vista estetico l'ho trovato invecchiato benissimo, a testimonianza di cosa possa significare una direzione artistica che sa cosa vuole ottenere nei limiti che gli sono dati. Ho trovato sorprendentemente piacevole anche il gameplay – anzi, per quanto sia indubbiamente meno sofisticato delle iterazioni successive, ho trovato che questa sua natura più ingenuamente arcade lo renda di più facile approccio rispetto a
Sons of liberty e
Snake eater, in cui i controlli e la gestione della telecamera potevano risultare penalizzanti in certi frangenti. Assolutamente una delle vette più alte della quinta generazione, e non solo.
e.
PIKMIN 3 DELUXE
Finito da poco, non posso che ripetere quanto già scritto a più riprese anche nel vault di sezione. Gioco non perfetto ma estremamente assuefacente e stimolante, specie nelle due campagne extra e nella modalità missioni in cui emerge veramente la vena tattica del gameplay. Scariche di adrenalina vere, le missioni più toste mi lasciavano teso come una corda anche a console spenta – anche se non sono sicuro se sia un bene.
f.
SILENT HILL
Giocato in modalità facile per non guastarmi l’esperienza estetica con inutili frustrazioni, è stata probabilmente la scelta migliore dato che gameplay e controlli non sono proprio il massimo – anche se forse in certi frangenti il livello di sfida era talmente basso da alleviare un po’
troppo la tensione.

Come esperienza ludica in senso stretto non è quindi nulla di particolarmente stimolante, ma il punto è che ciò che rende
Silent hill una pietra miliare e una delle prime e inequivocabili prove di maturità del medium tutto è appunto la componente estetica e sensoriale. Un immaginario di una crudezza brutale che sembra scavare nei più inarticolati e corrotti recessi dell’inconscio collettivo, e che le ambigue poligonalità della PS1 esaltano ulteriormente donandogli una vaga e inquietante indecifrabilità che si sarebbe sicuramente persa con una definizione superiore. Anche la colonna sonora si dimostra all’altezza, perfettamente controllata nell’alternare gli assordanti silenzi a vere e proprie aggressioni uditive nei passaggi più tesi. Bellissimi anche gli inserti in CGI.
g.
SIN & PUNISHMENT: SUCCESSOR OF THE SKIES
Non sono un fan del genere, ma questo è un ottovolante clamoroso. Nella assoluta semplicità della meccanica di base – muoviti bidimensionalmente sullo schermo per evitare i proiettili nemici, e tieni fermo il tuo mirino su di loro – la quantità di idee che viene costantemente vomitata addosso al giocatore ha quasi dell’incredibile. Ritmo perfetto e ottima gestione dei checkpoint (perlomeno alla difficoltà che ho scelto io, se non ricordo male quella intermedia) che mantengono un sano bilanciamento della sfida, sempre stimolante ma mai frustrante. La Wii era la console perfetta per questo genere di giochi e sono felice che abbia avuto l’occasione di dimostrarlo in modo così brillante. Non oso immaginare cosa potrebbe essere un eventuale seguito in realtà virtuale…
h.
THE SPACE BETWEEN
Meccanicamente è soltanto un walking simulator con un livello di definizione sub-PS1, eppure l’esperienza estetica e narrativa è una delle più interessanti che abbia provato negli ultimi anni. L’ispirazione brutalista delle architetture si sposa meravigliosamente con lo stile grafico, e la narrazione, frammentaria e ambigua se non addirittura contraddittoria, dona a ogni singola scena una tensione ineffabile ma palpabilissima, al punto da avvicinarsi a un’esperienza più prettamente horror pur non avendo nulla di per sé spaventoso. Dura meno di un’ora, si può avere letteralmente per due spiccioli su itch.io, e vale assolutamente la pena di essere provato.
i.
SUBNAUTICA
Anche su Subnautica credo di avere scritto più volte, per cui non mi dilungherò. Resta il grave problema del crash sul salvataggio, che mi ha spinto ad abbandonarlo per evitare di finire per odiarlo, ma resta il ricordo dell’esperienza – brevissima ma intensissima – vissuta fino a quel punto. Per quanto non ne apprezzi particolarmente la direzione artistica, che avrei preferito più realistica e meno cartoonesca, resta una delle avventure esplorative più pure e stimolanti che abbia mai provato.
j.
YAKUZA KIWAMI 2
A questo punto ho giocato 0, Kiwami 2 e 3. Il secondo è sicuramente quello a cui tornerei più volentieri. Rispetto allo 0 se vogliamo pecca di un sistema di combattimento meno vario, ma che a mio avviso compensa con una maggiore fluidità e interattività rispetto al mondo e all’esperienza di gioco. La storia è quella che ho preferito (sebbene purtroppo ci sia la solita inverosimile
escalation nell’ultimo atto, con tanto di
plot twist tripli carpiati in avvitamento nonché completamente fini a se stessi) e soprattutto, per quanto superficiale possa suonare, visivamente è stupendo. Ho deciso di acquistare il gioco dopo aver provato la demo e aver passeggiato per pochi minuti nella luminosa notte di Sotenbori e, al di là di alcuni alti e bassi nelle fasi di gioco, questa magia non è mai sparita nel corso delle numerose ore che ho finito per trascorrerci.
Ichi ni sunshineee
Menzione d'onore:
Resident evil remake. Che ovviamente è (come minimo

) fra i migliori dieci per meriti non solo storici ma anche estetici e ludici, insomma
oggettivi… ma essendo una selezione personale mi sarebbe ugualmente dispiaciuto escludere uno dei titoli precedenti. In ogni caso, almeno una citazione era doverosa.
Volendo scegliere un solo gioco dell'anno, o meglio il gioco del mio 2021, credo che direi
THE LAST OF US: PART II. Stesso discorso di qui sopra, sull'esclusione di un indubbio capolavoro e pietra miliare come RE remake – è chiaro che non lo ritenga in assoluto
superiore a mostri sacri quali OOT o MGS,

ma a fine dicembre la sensazione è che quella con TLOU sia stata l'
esperienza che più di ogni altra mi porterò dentro fra quelle di quest'anno. Al netto di tutti i problemi di cui si è già parlato in tutti i modi e i luoghi ben oltre il necessario

come scritto prima il gameplay, il ritmo e la presentazione audiovisiva a mio modo di vedere oscurano tranquillamente alcuni tutto sommato innocui difetti (o forse solo mancati pregi?) di scrittura.
Ci leggiamo l’anno prossimo!