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Visto, sinceramente non mi ritrovo con dei commenti letti online che dicono che non si capisce assolutamente nulla, si c'è qualche passaggio più fumoso ma è un film a cui fondamentalmente della trama gli importa il giusto, (infatti è pure affrettato sul finale), ma il messaggio è chiaro. A livello di mera storia comunque pur cambiando il messaggio è praticamente un Mash up di più produzioni di Miyazaki, non mi ha colpito particolarmente, un film che non rivedrei se non per sfizio magari un'altra volta in lingua originale, onesto 6.5/7.
La colonna sonora però tanta roba, quella la riascolterei volentieri
Tecnicamente allucinante, un dipinto animato.
Personalmente non mi ha fatto impazzire e francamente non lo rivedrei, ma ne riconosco gli ovvi meriti produttivi.
Ha già incassato il triplo di tutti gli altri Ghibli in Italia e potrebbe scalzare Pokémon e Harlock come maggior incasso dell'animazione giapponese. Chissà magari in Lucky Red staranno facendo due riflessioni sulle passate scelte di adattamento.
Ha già incassato il triplo di tutti gli altri Ghibli in Italia e potrebbe scalzare Pokémon e Harlock come maggior incasso dell'animazione giapponese. Chissà magari in Lucky Red staranno facendo due riflessioni sulle passate scelte di adattamento.
Ha già incassato il triplo di tutti gli altri Ghibli in Italia e potrebbe scalzare Pokémon e Harlock come maggior incasso dell'animazione giapponese. Chissà magari in Lucky Red staranno facendo due riflessioni sulle passate scelte di adattamento.
Già è un film criptico di suo, se ci stava pure Cannarsi c’era da spararsi direttamente
Visto ieri sera comunque, un film che mi è parso molto personale e pieno di simboli non facilmente interpretabili. Riferimenti a temi ed estetica di opere passate, senza però cadere nel facile autocitazionismo fine a se stesso. Sa molto di testamento
Incollo qui un commento che avevo fatto altrove su IG, ma…a me non è piaciuto tantissimo.
La mia “presunzione” è l’aver desiderato dopo tutti questi anni qualcosa che si avvicinasse ai suoi vecchi lavori, in termini di concretezza.
Invece è come se fosse non solo una summa di tutti i suoi lavori, ma un LUNGO viaggio metaforico di quella che è la sua carriera.
Miyazaki pensa molto alla morte.
Non in termini negativi come viene elaborata soprattutto dal mondo occidentale, ma come qualcosa di estremamente naturale che prima o poi andrà ad avvolgere ogni cosa.
E pensa talmente tanto alla morte che questo film è come se fosse la sua incoronazione di questi pensieri.
Parliamoci chiaro, è un grosso dito medio al pubblico.
Questa è la storia che LUI voleva raccontare per sé stesso. Ed è una storia di un uomo che palesemente non sa se riuscirà a pubblicare altro, anche e soprattutto per via dell’età.
Lo zio è lui, pochi cazzi. La paura del non saper a chi poter affidare il mondo (lo studio) è figlia dei suoi pensieri.
Forse per questo mi ha spiazzato, perché è stato un Miyazaki distratto dai suoi pensieri e che lo hanno portato a fare qualcosa di molto, molto più onirico rispetto al passato.
E onirico significa anche accettare incongruenze di trama, solo che quando si parla di intangibilità non puoi nemmeno parlare di incongruenze. Perché…è così che va. Perché la spiegazione è la tua interpretazione e blablabla, ergo lo si giustifica perché sì
(si guardi ad esempio all’airone visto come preconcetto del viaggio interiore et similia)
Imho è un film che vive o muore in base a ciò che si cerca dallo studio Ghibli.
Paradossalmente è quello che più osa, pur non apportando novità. Osa nel…non essere Ghibli, sempre per via del misticismo.
Veniamo catapultati in un mondo con proprie leggi e regole (detto da Mahito stesso) eppure il tutto resta nell’ombra perché non c’è dato sapere.
Ecco, forse avrei preferito meno tempo alla prima parte, proprio per rimpolpare il mondo parallelo (che è quello che ha fatto anche nella città incantata) e sentirmi più legato ad esso.
Invece tutto è stato uno strumento ai fini narrativi.
Una narrativa…magra.
E quindi boh, mi sento come se avessi visto qualcosa di terribilmente bello esteticamente, ma vuoto.
Come se avessi visto il tutto dall’esterno.
“Vedere, ma non toccare”
7.5/10.
Non il mio preferito, non uno dei peggiori.
Esiste, tanto basta.
Mi è piaciuto il giusto, probabilmente avrò bisogno di una nuova visione quando uscirà in home video (ricordo che il Castello errante di Howl non mi disse nulla e non ci capii niente ). Non lo metto tra i migliori dello Studio Ghibli, per me non regge minimamente il confronto con La Città incantata o la Principessa Mononoke. Ho sofferto un po' il delirio visivo di questo film, anche se certe scene (oltre all'animazione stupenda) sono veramente allucinanti. Il messaggio del film si dipana solo alla fine (e veramente non so perché abbiano cambiato il titolo originale del film, il nostro non c'entra praticamente nulla) ed è un po' un'occasione sprecata secondo me. Se fosse stato più chiaro il messaggio di Miyazaki, per me ne avrebbe giovato tutto il film. Che comunque resta un ottimo film. Ma, appunto, non lo reputo tra i migliori del maestro e dello studio.
Incollo qui un commento che avevo fatto altrove su IG, ma…a me non è piaciuto tantissimo.
La mia “presunzione” è l’aver desiderato dopo tutti questi anni qualcosa che si avvicinasse ai suoi vecchi lavori, in termini di concretezza.
Invece è come se fosse non solo una summa di tutti i suoi lavori, ma un LUNGO viaggio metaforico di quella che è la sua carriera.
Miyazaki pensa molto alla morte.
Non in termini negativi come viene elaborata soprattutto dal mondo occidentale, ma come qualcosa di estremamente naturale che prima o poi andrà ad avvolgere ogni cosa.
E pensa talmente tanto alla morte che questo film è come se fosse la sua incoronazione di questi pensieri.
Parliamoci chiaro, è un grosso dito medio al pubblico.
Questa è la storia che LUI voleva raccontare per sé stesso. Ed è una storia di un uomo che palesemente non sa se riuscirà a pubblicare altro, anche e soprattutto per via dell’età.
Lo zio è lui, pochi cazzi. La paura del non saper a chi poter affidare il mondo (lo studio) è figlia dei suoi pensieri.
Forse per questo mi ha spiazzato, perché è stato un Miyazaki distratto dai suoi pensieri e che lo hanno portato a fare qualcosa di molto, molto più onirico rispetto al passato.
E onirico significa anche accettare incongruenze di trama, solo che quando si parla di intangibilità non puoi nemmeno parlare di incongruenze. Perché…è così che va. Perché la spiegazione è la tua interpretazione e blablabla, ergo lo si giustifica perché sì
(si guardi ad esempio all’airone visto come preconcetto del viaggio interiore et similia)
Imho è un film che vive o muore in base a ciò che si cerca dallo studio Ghibli.
Paradossalmente è quello che più osa, pur non apportando novità. Osa nel…non essere Ghibli, sempre per via del misticismo.
Veniamo catapultati in un mondo con proprie leggi e regole (detto da Mahito stesso) eppure il tutto resta nell’ombra perché non c’è dato sapere.
Ecco, forse avrei preferito meno tempo alla prima parte, proprio per rimpolpare il mondo parallelo (che è quello che ha fatto anche nella città incantata) e sentirmi più legato ad esso.
Invece tutto è stato uno strumento ai fini narrativi.
Una narrativa…magra.
E quindi boh, mi sento come se avessi visto qualcosa di terribilmente bello esteticamente, ma vuoto.
Come se avessi visto il tutto dall’esterno.
“Vedere, ma non toccare”
7.5/10.
Non il mio preferito, non uno dei peggiori.
Esiste, tanto basta.
Concordo quasi su tutto, ed è per questo che per me si può sedere al tavolo dei grandissimi. A me ha dato tantissime, ma proprio tantissime, vibe de La Città Incantata.
Spider-Man per quanto bello è anche una parte "2 di 3" senza finale, e anche questo può incidere. Il primo ha già vinto e potrebbero decidere di tenere in canna eventuali premi per il terzo, come fecero con TLOTR.
Parliamoci chiaro, è un grosso dito medio al pubblico.
Questa è la storia che LUI voleva raccontare per sé stesso. Ed è una storia di un uomo che palesemente non sa se riuscirà a pubblicare altro, anche e soprattutto per via dell’età.
Lo zio è lui, pochi cazzi. La paura del non saper a chi poter affidare il mondo (lo studio) è figlia dei suoi pensieri.
è palesemente Miyazaki, ma così come è anche Mahito (padre ingegnere, scenario di guerra, madre malata/morta). Ma così come allo stesso tempo Mahito sono Goro Miyazaki, Yoshifumi Kondo o Anno.
E' un film che ha diversi layer di interpretazione, e varia a seconda dello spettatore di come vive questo viaggio onirico e di come si conosce la carriera e la figura di Miyazaki.
In tal senso, sono d'accordissimo che uno degli strati è chiaramente la vita e carriera di Miyazaki. Ma la cosa più impressionante secondo me, è come sia cambiata da questa visione la prospettiva su alcuni temi chiave che sono ruotati per quasi tutta la sua vita.
La ricerca di questo fantomatico erede secondo me qua non è più un ossessione, Mahito rifiuta di ereditare il palazzo (che secondo me, più che lo studio Ghibli rappresenta proprio il talento dell'artista) e i 13 blocchi (Miyazaki contando Conan ha prodotto 13 opere), ma non finisce a tragedia...finisce e basta. Lo si accetta e si ritorna alla realtà che il prozio ha tanto rifiutato in questi anni.
Lo si potrebbe vedere anche come una sorta di scusa a tutti questi fantomatici candidati eredi (Kondo c'è morto per sta cosa, ricordiamolo).
Sto film imho è proprio il prodotto delle riflessioni di un uomo che ormai quasi alla fine della sua vita, medita su quello che è riuscito e non è riuscito a portare a casa.
Il mondo è un posto migliore grazie ai miei film? Decisamente no
L'erede è stato trovato? Decisamente no
Ma alla fine importa? Secondo me Miyazaki dice che alla fine non importa più di tanto, e i Ghibli così come anche tutta l'animazione giapponese può continuare senza l'ossessione di trovare un Miyazaki n.2. L'importante è che si coltivino le nuove menti in giro, ma con il loro stile e loro idee e senza per forza dover emulare un grande maestro ormai alla fine della sua carriera.
E a rafforzo di quest'ultima tesi, sapete chi ha dato supporto alla lavorazione di questo film? Non solo lo studio ghibli ma anche, Production I.G (Mamoru Oshii), Studio Ponoc (Studio formato da ex ghibli), Studio Khara (Hideaki Anno) e Studio Chizu (Mamoru Hosoda). Questo lo rende ancora di più uno dei lasciti più forti di sempre alle nuove generazioni di artisti e animatori.
Poi che sia stato anche un film fatto per se stesso chiarissimo, a riprova di questo anche il marketing nullo per tutto il periodo pre rilascio. E capisco che non è che si può sapere vita e morte di una persona per capire un minimo il film, ma questa filosofia imho è arte allo stato puro.