Dalla “rinascita” dell’iPad base con il modello 2017, Apple ha puntato alla diversificazione dei modelli “base” e “pro”.
Il base rappresenta l’80% del totale venduto, ma visto che i Pro costano di più, Apple “premia” chi acquista i modelli più costosi con feature più avanzate: quattro casse, display 120Hz, penna con ricarica induttiva e USB-C, ma soprattutto con un prodotto che essendo visivamente diverso è immediatamente individuabile.
La stessa cosa la noti con gli iPhone: sebbene l’XR di fatto abbia lo stesso “cuore” dell’XS, Apple lo rende immediatamente individuabile come “parente povero” con la singola camera, il bezel più pronunciato e i colori.
I motivi per questa scelta sono diversi, ma probabilmente il marketing conta molto: il riccone che spende 1500 euro per comprare un XS Max non vuole essere confuso con un “pezzente” che si ferma a 800 (il sarcasmo è voluto, trovo che i prezzi di questi prodotti siano facilmente più del doppio del loro valore).
Stesso discorso per l’iPad: l’utente medio si troverà benone con il modello normale, ma chi ha la possibilità di spendere di più si trova in mano un oggetto immediatamente riconoscibile.
Per quanto riguarda il mini, la valutazione è del tutto personale: ho sostituito il mio mini 4 con un Pro 10,5 perché si pensava che il mini sarebbe uscito di produzione, ma mi è rimasto comunque il fastidio di avere un iPad “grande”.
Il form factor del mini è per molti dei miei clienti ideale, e tanti fra quelli che sono passati ad un diverso modello per le necessità più disparate sperano nell’uscita di un mini Pro fullscreen.
Per rispondere al tuo commento: Apple difficilmente renderà identici gli ipad di diverse gamme, perchè così facendo abbasserebbe di molto il vantaggio competitivo dei Pro.
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