La scopa del sistema, David Foster Wallace
ho capito di trovarmi di fronte a un capolavoro dopo avere letto mezza pagina. finito il primo capitolo volevo già piangere per la commozione (e l'ammirazione).
la scrittura di Wallace è folgorante, è puro e immenso amore dall'inizio alla fine e ha la grandiosa capacità di essere naturalmente (e sottolineo: naturalmente, senza alcuna forzatura) malleabile e sfruttabile a dovere in base al sempre vario intento. in queste 500 pagine c'è un gioco di registri linguistici e stilistici che è fuori parametro, qualcosa che ricorda non poco gli Esercizi di Queneau ma che a mio avviso è molto più intelligente e ragionato. ogni personaggio ha un modo completamente suo di esprimersi, e ogni personaggio è allo stesso tempo tremendamente fuori di testa, e queste due cose, unite, sono devastanti. è notevole e rinfrescante anche il continuo passaggio da una forma narrativa a un'altra: ora si affrontano delle esagerate e splendidamente eccessive descrizioni di paesaggi ed eventi, ora i personaggi dialogano per intere pagine e al lettore non è dato alcuno riferimento spaziale, ora ci si ritrova a leggere resoconti, racconti dentro il racconto, botta-e-risposta teatrali, trascrizioni di sedute psichiatriche. e il tutto avviene come se ci si trovasse dentro una centrifuga, il tutto viene lanciato al lettore allo stesso momento e richiede un certo lavoro di costruzione e ricostruzione: nessun dettaglio è lasciato al caso, e la lettura diventa notevolmente attiva e stimolante. nonché maledettamente originale, mi permetto di aggiungere.
questo libro è veramente un vortice di emozioni fatto di sintassi e parole unici, un'esperienza che coinvolge tutti i sensi e fa percepire sensazioni sempre nuove: si ride, ci si emoziona, si riflette; e si adora Lenore Beadsman - tantissimo -, e si adora Wallace, parola dopo parola.
splendida scoperta. il 2017 non poteva iniziare in modo migliore.
ho capito di trovarmi di fronte a un capolavoro dopo avere letto mezza pagina. finito il primo capitolo volevo già piangere per la commozione (e l'ammirazione).
la scrittura di Wallace è folgorante, è puro e immenso amore dall'inizio alla fine e ha la grandiosa capacità di essere naturalmente (e sottolineo: naturalmente, senza alcuna forzatura) malleabile e sfruttabile a dovere in base al sempre vario intento. in queste 500 pagine c'è un gioco di registri linguistici e stilistici che è fuori parametro, qualcosa che ricorda non poco gli Esercizi di Queneau ma che a mio avviso è molto più intelligente e ragionato. ogni personaggio ha un modo completamente suo di esprimersi, e ogni personaggio è allo stesso tempo tremendamente fuori di testa, e queste due cose, unite, sono devastanti. è notevole e rinfrescante anche il continuo passaggio da una forma narrativa a un'altra: ora si affrontano delle esagerate e splendidamente eccessive descrizioni di paesaggi ed eventi, ora i personaggi dialogano per intere pagine e al lettore non è dato alcuno riferimento spaziale, ora ci si ritrova a leggere resoconti, racconti dentro il racconto, botta-e-risposta teatrali, trascrizioni di sedute psichiatriche. e il tutto avviene come se ci si trovasse dentro una centrifuga, il tutto viene lanciato al lettore allo stesso momento e richiede un certo lavoro di costruzione e ricostruzione: nessun dettaglio è lasciato al caso, e la lettura diventa notevolmente attiva e stimolante. nonché maledettamente originale, mi permetto di aggiungere.
questo libro è veramente un vortice di emozioni fatto di sintassi e parole unici, un'esperienza che coinvolge tutti i sensi e fa percepire sensazioni sempre nuove: si ride, ci si emoziona, si riflette; e si adora Lenore Beadsman - tantissimo -, e si adora Wallace, parola dopo parola.
splendida scoperta. il 2017 non poteva iniziare in modo migliore.
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