Mi sembra di pensarla in un modo che finora è stato descritto solo parzialmente.
L'avevo capito, ma quell'espressione e il paragone col truzzo non si potevano sentire, scusa ma sono oltretutto irrispettosissimi.

E volevo chiarire.
Anche se hai usato le virgolette, trovo il modo in cui l'hai scritto qui problematico ed infelice per il motivo che ha dato Artorias, lei si sente donna (non è una recita) e c'è tutto il discorso del voler essere percepita come tale. Quindi forse vuoi dire che dovrebbe dirti che è una ragazza transessuale e non una ragazza cis. Questo, al limite, lo trovo comprensibile. Ci sono due diritti in gioco e che si scontrano: il suo, esistenziale, di dare per scontata l'espressione della propria identità di genere e di interagire con le altre persone sulla base di questa, come può fare una persona cis; il tuo, se stai cercando una compagnia femminile cis senza implicazioni sentimentali e sessuali (diciamo che se ci sta preferire uomini o donne cis per una semplice serata in compagnia, credo ci stia avere anche questa preferenza fra ragazza cis e ragazza transessuale), di sapere se incontrerai, appunto, una ragazza cis o una ragazza transessuale. Fra questi due diritti a mio avviso il suo è più importante, per cui sei tu che sulla app, cercando un compromesso fra il superamento della cisnormatività e l'esercizio del tuo diritto, dovresti fare un passo diverso (benché formalmente sembri strano) e chiedere di "qualcuna cis" piuttosto che semplicemente di "qualcuna" (qualora tu abbia la sopracitata preferenza, che comunque io personalmente trovo un po' strana trattandosi di un incontro amichevole).
Dopodiché, mettendomi al posto di Maelstrom (nel senso incluse le sue preferenze) ed una volta scoperto di trovarmi di fronte non una ragazza cis ma una ragazza transessuale avrei provato a fare come dice Veg. Infatti il modo in cui si è espresso Maelstorm mi ha fatto questa impressione:
Maelstorm, in altre parole il tuo racconto suona più o meno così:
La tipa si presenta con una svastica sul petto, ci tende il braccio nel saluto nazista ed inizia a disquisire di leggi razziali, nonostante lo shock facciamo finta di niente e andiamo lo stesso a cena per non trattarlo/a male in un locale. Siamo stati dei veri gentleman a salutarlo/a e poi dirle che avevamo appuntamento con altri amici da un'altra parte, decidendo di andare in un altro evento ed evitando di accompagnarlo/a a casa.
Cioè come se a trattarla nel modo che hai descritto a causa dell'identità di genere che ha espresso le steste facendo un favore, una gentilezza non dovuta (e non fosse semplicemente la base della civiltà) rispetto a ciò che in realtà - nella logica del modo in cui ti sei espresso - si sarebbe meritata o che comunque sarebbe stato "normale" fare (tipo deriderla per la parrucca). O anche come se per questo fosse una vergogna per voi e per sé stessa.