Sapete perché queste copertine sono così orrende?
Forse c'è una spiegazione dietro.
Ho trovato qualcosa di interessante, in un'intervista rara di Tom duBois, su una rivista francese, chi è Tom duBois?
Era una illustratore, principlamente lavorò con Konami e altre grosse softcompany nipponiche, e il mio interesse alla sua intervista, fu dovuto al fatto che per qualche gioco, illustrò anche Castlevania.
Nella fattispecie, realizzò la copertina di SCIV, considerata da molti fan, una delle migliori (anche se io amo quella NTSC-JAP)
Tom spiegò come funzionava all'epoca, la faccenda delle copertine.
La comunicazione con i giapponesi (anni 90 ma pure anni 80) avveniva quasi sempre tramite fax, i giapponesi usavano scrivere le loro richieste per una cover, in maniera piuttosto sbrigativa, non c'era infatti nessuna figura di intermediazione, tra loro e l'artista.
Questo avveniva perché ai giapponesi interessava relativamente poco nel processo produttivo del gioco in USA oppure Europa. Non si curavano di come il gioco sarebbe stato rappresentato per il mercato estero, e spesso tutto era lasciato alle divisioni locali, per esempio Nintendo America.
Konami USA non esisteva all'epoca, quindi Tom non comunicava ancora con
Ultra Game in Nord America o altre compagnie federate con Konami, ma comunicava direttamente con la casa madre, ovvero Konami Tokyo.
Sul suo fax arrivava una specie di "sintesi" o "sunto" all'artista di cosa c'era nella cover japponese, in modo da non illustrare un pomodoro in un gioco pieno di carote, insomma.
DuBois ricorda che il fax che gli arrivò da Konami sostanzialmente diceva
"guerriero con frusta, mostri, scheletri, logo Super Castlevania IV" e poco altro. Immaginate quindi la difficoltà di elaborare il tutto, senza alcun riferimento grafico, di posa, estetico, di stile, oppure meramente estetico, e poi mandare una copia del disegno, tramite fax, in b/n, ricevere una risposta in tempi celeri, magari con modifiche, era un metodo penoso, lungo e lacunoso. Ma la cosa peggiore è che questa copertina fu quasi fatta per telefono, racconta Tom, con giapponesi che non gli sembravano esattamente interessati, la fece in due settimane, e perse quasi il sonno, ci dice.
C'era un altro problema inoltre, la comunicazione.
Spesso a Tom capitava di parlare con giapponesi che parlavano un pessimo inglese (tutt'ora sentir parlare un giapponese in inglese, è un'esperienza quasi trascendentale) quindi la comunicazione era difficile, imprecisa, anche le telefonate erano confuse, racconta Tom, con rumori, interferenze, e costi proibitivi. Nelle poche telefonate ricevute, Dubois ricordava anche uno scoglio di timidezza e di tipico "lasser fair" nipponico:
"se non ti piace qualcosa, non dire che non ti piace, non dire niente"
Ma un artista deve sapere se sta facendo bene, o no?
Per questi motivi, FORSE queste copertine, alle volte erano così orrende.
Se Konami, che già era un colosso all'epoca, era in questo stato pietoso, immaginatevi una softcompany piccola come Masaya, una Toplan oppure una Hudston, come potevano comunicare con un'azienda che localizzava il loro gioco, o un artista che doveva illustrare il gioco? Non lo facevano. Forse ricevevano solo un titolo "Bomberman" e uscita quella roba orrenda.
Ora le cose sono nettamente cambiate, ma all'epoca, è un miracolo che siano uscite alcune cover USA decenti.
*trovate l'intervista su Shumplation
