Anche se è una discussione ciclica, mi piace discutere dei souls; per comodità, visto quanto si è allargata la famiglia, mi limiterò a parlare della trilogia (che del resto è l'oggetto del topic mi pare di capire).
Ci sono dei luoghi comuni "consolidati" che ormai ritengo abbastanza veritieri:
1) il primo Souls giocato spesso resta il preferito
2) le esperienze riguardo la difficoltà possono cambiare parecchio tra un giocatore e l'altro.
Fatta questa premessa, dico che il mio punto di partenza con la saga è stato
Dark Souls: conoscevo Demon's, e mi attirava molto, ma la fama che si era fatto su internet (alla quale ho scioccamente creduto, senza approfondire) me ne ha fatto tenere alla larga, per paura di un'esperienza frustrante. Provai il primo Dark da un mio amico che ne era estasiato, e decisi di buttarmici anche io: avevo preso talmente sul serio il discorso sulla difficoltà che mi misi di impegno a uccidere il boss del prologo usando la spada rotta

ma in ogni caso, quello che poi ho trovato è stato un gioco in grado di prendermi visceralmente e di testa, di farmi pensare sempre a lui, di farmi avere voglia di giocare e di aspettare la prossima sessione, come non mi succedeva dall'era ps2. Nasceva un amore che sarebbe durato fino a oggi.
Del primo Dark ho amato l'estetica, l'ambientazione, il mondo di gioco, le armi, il senso di progressione, i personaggi, i boss; e soprattutto, ho amato l'avermi introdotto nei souls e nelle loro meccaniche, in quel mondo che cerca di spaventarti con minacce di difficoltà insormontabili, ma che finisci per dominare,o con la forza bruta o con l'astuzia, e al termine del viaggio non sei più in grado di staccartene, in una specie di ipnotico masochismo

non a caso sono tra i giochi sui quali ho speso più tempo nelle ultime due generazioni nonostante la longevità, e tra i giochi che ho rigiocato più spesso e più volentieri.
C'è qualcosa di tremendamente affascinante in quel mondo dark fantasy...avrà sicuramente contribuito il suo sembrarmi per certi versi l'ideale successore di un gioco-simbolo della mia infanzia, il leggendario e mai troppo ricordato
Severance: Blade of Darkness...forse è per questo che l'amore dura ancora oggi.
Detto questo, Dark Souls 1 resta sicuramente il capitolo più equilibrato della trilogia, e nonostante sia il successore spirituale di Demon's, il rapporto di derivazione è decisamente meno forte che altrove; ma forse ne parlerò dopo.
Arrivò poi il momento di
Dark Souls 2. Ricordo quanto lo aspettai, e ricordo che mi informai deliberatamente poco. Ricordo che una volta comprato, dovetti aspettare un po' prima di cominciarlo, e quando finalmente lo iniziai non ero più nella pelle. L'impatto iniziale fu positivo, ricordo ancora il senso di fiducia e di gratificazione nel muovermi in dei panni e in un sistema che già conoscevo. Ma fu quando arrivai ad Heide che iniziai a dirmi che forse qualcosa non funzionava come avrebbe dovuto: passavo da un'area all'altra, e ogni volta ciclicamente si ripeteva la stessa situazione...l'area in questione era più piccola di quanto credessi, in fondo non c'era quell' "elemento decisivo" che credevo ci avrei trovato, o c'era qualcosa che non aveva senso che ci fosse (per esempio mi viene in mente il Guanto della Piromanzia sulla nave), l'area dopo spesso mancava di omogeneità con la precedente, si lasciava un posto senza averlo approfondito abbastanza...ogni incontro con un nuovo boss si rivelava facile, deludente e banale, e non riuscivo a vedere un filo conduttore che collegasse tutto. Arrivato ormai a metà gioco, avevo realizzato che avevo davanti un gioco denso di contenuti, ma ottenuto da un semplice e secco accumulo per giustapposizione. Setting e personaggi mancavano di quell'accattivante fascino che aveva caratterizzato il predecessore, salvo alcune rarissime eccezioni (a livello di npc Lucatiel, e a livello di lore Vendrick, Sir Alonne o Aldia - prima che lo rovinassero)
Ma nonostante avessi notato questo, e non fosse un ragionamento frutto di una rilettura a posteriori, devo dirlo: il gameplay e la formula di gioco hanno continuato ad esercitare su di me il loro fascino magnetico...c'era comunque una grande quantità di armi, il dual wielding, grandi possibilità di personalizzazione, il pvp migliore che la serie abbia mai prodotto (anche se ho sempre preferito la coop), una community dedicata e attiva. E in ogni caso il gioco aveva una gran quantità di cose da offrire, e qui e là c'erano anche scorci e parti del gioco più ispirati che rifacevo volentieri. Di fatto alla fine è risultato il capitolo al quale ho giocato più tempo in assoluto, soprattutto perché vissuto nel pieno del suo divenire (ricordo ancora tutte le speculazioni ai tempi dell'uscita a pezzi dei dlc). Sostanzialmente conclusi la mia avventura con DS2 prima dell'uscita ufficiale della Scholar; ho ripreso anche il remaster su ps4, e forse un giorno lo rigiocherò. C'è infine da notare che i dlc hanno comportato un innalzamento qualitativo del pacchetto notevole, ma non senza un prezzo: contengono alcuni dei picchi di difficoltà che ricordo meno con piacere del gioco, e alcuni dei boss più brutti e cheap (proprio a livello di realizzazione).
Il periodo che portò a
Dark Souls 3 fu attraversato dalla grande novità Bloodborne: non posso negare che questo ebbe un effetto...nelle fasi di prerelease del gioco, ero sorpreso da quanto poco lo aspettassi. Non fraintendiamoci: ero sicuro che mi sarebbe piaciuto, riponevo una cieca fiducia su questo titolo, ma semplicemente quello che vedevo - ancora, volutamente poco - non riusciva ad esaltarmi come in passato. Per giunta, anche dopo l'uscita, dovetti aspettare parecchio tempo prima di poterlo giocare, rosicando molto nell'attesa. Quando finalmente lo comprai, lo giocai dopo una dura fase della mia vita, quindi potendo completamente immergermi: ho letteralmente divorato il gioco, godendo ancora una volta del grande senso di familiarità che sentivo nel tornare ancora una volta in quel mondo e in quel sistema di gioco, sentendomi un veterano che affronta la sua ennesima avventura, e la struttura del gioco, fortemente derivativa, spesso in bilico tra l'omaggio e il riciclo, contribuiva a formare questa sensazione. Ma a differenza del 2 qui, man mano che andavo avanti il tutto mi ha convinto sempre di più: un sistema di combattimento più dinamico e più action (laddove la varietà del 2 talvolta mi aveva deluso per l'esiguità del moveset di alcune armi), una omogeneità stilistica degna di considerazione, gratificazione nel senso di esplorazione, aberrazioni nascoste in ogni dove, un paesaggio che valeva la pena osservare, come a tenere traccia di un racconto silenzioso e parallelo tutto intorno a noi...Dark Souls era tornato. Grande sorpresa furono anche i boss: epici, gratificanti, ben caratterizzati...niente a che vedere con i girotondi intorno agli umanoidi con spada nella maggior parte dei boss di DS2. Ebbi poi anche la fortuna di giocare ai dlc già fatti e finiti: penso che lo scontro finale di Ringed City mi rimarrà impresso per sempre ogni volta che ripenserò alla saga.
In ogni caso, non è stato tutto rose e fiori: sorprendentemente, in proporzione il 3 è forse quello che mi è "durato" di meno (parliamo comunque di oltre 150 ore di gioco), anche se forse è quello che rigiocherei più volentieri. Non so se sia stata la familiarità stilistica con Bloodborne o semplicemente il fatto di avere davanti una formula al suo capolinea: fattostà che trovo giusto che Dark Souls 3 sia e rimanga la chiusura della trilogia, e che auspico che da ora si vada avanti.
Tornando a monte, nota su Demon's: quando lo recuperai (dopo il primo Dark) fu una totale sorpresa. Concept e meccaniche saranno simili, ma gli intenti creativi e la distanza stilistica sono veramente profondi: c'è qualcosa di Demon's che non è mai più stato ripetuto in nessuno dei successivi capitoli. Secondo me basterebbe paragonare le rispettive soundtrack per capire cosa intendo...laddove Dark è una finestra su un mondo che richiama più l'high fantasy, Demon's è qualcosa di più suggestivo e inquietante. Seppure oggi tecnicamente arranchi, questo non impedisce di notare il grande lavoro che fu fatto in quanto a game design, atmosfera, tono generale: sono sicuro che abbia ancora più di una cosa da dire. E ho rimpianto di non averlo giocato per primo, sia perché non ho potuto godere di alcune chicche di game design assolutamente geniali, sia perché inevitabilmente il senso di stupore che il gioco mi ha generato ne è uscito ridimensionato...e considerato quanto mi è piaciuto, questo è ancora più sorprendente...chissà, forse oggi sarebbe lui il mio preferito.
Ma stando così le cose, confermo che ad oggi il "posto speciale" lo occupa ancora Dark Souls 1; ma ho deciso di scrivere comunque questa retrospettiva, per cercare di spiegare come in qualche modo io sia legato in maniera particolare a ciascuno di questi titoli, anche al tanto schifato DS2, che seppure riletto oggi come prodotto "fatto e finito" all'interno della saga stoni veramente molto, nonostante tutto faccio veramente fatica a considerarlo un brutto gioco, anche se certamente visto quanto oggi è sdoganato il concetto di "souls-like", finisce per vedersela brutta persino con alcuni dei suoi epigoni.