Questa è una domanda senza risposta secondo me. Possono sembrare simili ad occhio incauto, ma sono diversi come il giorno e la notte. Analogia perfettamente azzeccata devo dire, perchè sono in effetti due facce della stessa medaglia.
1984 è un monito. Ti pone davanti al peggio. Il peggio derivante dal peggio. già al tempo di George Orwell l'aspetto peggiore delle dinamiche internazionali era la ricerca di potere: C'è un preciso limite oltre il quale le azioni dei governi sono fini al potere stesso, ovvero perdono la connotazione di utilità per il popolo. Orwell compie lo step successivo elevando questo comportamento ad una vera e propria filosofia, quella della classe dirigente dell'impero distopico dove è ambientato il suo libro. Non sembra esserci uscita da questo baratro per l'umanità di 1984.
Brave New World invece spinge a riflessioni diverse: nel suo futuro gli esseri umani sono praticamente vuoti, ma felici. E' molto importante questo fatto. Sono tutti felici, letteralmente dalla nascita alla morte, tanto l'ultimo degli spazzini quanto il supremo reggente del mondo. La domande insita nel libro risulta: è auspicabile? E' necessario? Abbandonare praticamente tutto ciò che rende gli esseri umani tali in cambio della fine delle sofferenze? Di tutte le sofferenze, comprese guerre epidemie e carestie?
Un'analogia tra i due libri è che entrambi gli scenari, sia lo pseudo-inferno sia lo pseudo-paradiso. Hanno completamente arrestato lo sviluppo intellettuale umano. La sopravvivenza è diventata in entrambi i casi il fulcro dell'esistenza della specie umana. L'uomo non ha esplorato lo spazio, non ha più formulato teorie matematiche o fisiche e nemmeno creato opere d'arte. La razza umana non si è estinta ma per l'universo è come se lo fosse.