A partire dalla Battaglia del Crimisso si può far partire la fase di trasformazione dell'esercito cartaginese, che portò gli africani a cercare di emulare le novità proposte dai Greci in ambito militare.
Con la creazione del Battaglione Sacro, si intuisce che i cartaginesi iniziarono a guardare sempre più alla scuola di guerra greca, scuola che rimarrà privilegiata fino almeno alla Seconda guerra punica.
Oplita del Battaglione Sacro cartaginese (IV secolo a.C.)
È in questo periodo che si innestano le guerre contro i Siracusani di Agatocle, gli Epiroti di Pirro e successivamente con i Romani, durante la Prima guerra punica.
Dal primo confronto i Cartaginesi impararono una lezione molto importante dal punto di vista difensivo, se in Sicilia infatti non vi erano stati problemi e l'esercito aveva ripetutamente sconfitto i Siracusani, così non si poté dire per gli scontri avvenuti in terra africana.
Per la prima volta i Cartaginesi si trovarono ad affrontare la guerra in casa, rendendosi conto di essere completamente sguarniti dal punto di vista difensivo, anche gli eserciti approntati per assicurare la difesa del territorio e scacciare l'invasore dal suolo africano, si rivelarono completamente inadatti a tale compito, la cosa si risolse attraverso vie diplomatiche.
Il secondo scontro portò Cartagine a conoscere la falange macedone, una formazione che garantiva al proprio esercito una difesa frontale impenetrabile ed una spinta inesorabile, a tale novità si accompagnò quella dello scontro con gli elefanti da guerra di Pirro.
Questa difficoltà fu tuttavia la minore delle tre, sebbene portò i Cartaginesi a perdere grandi parti di territorio, in quanto venne sentita solo in Sicilia.
In tutti i casi, a Cartagine non serviva avere il controllo della terra per vincere sui nemici. Essa viveva sulla talassocrazia, che le permetteva di mantenere il controllo sulle colonie oltremare e soprattutto di difendere totalmente il territorio africano. Questo fino allo scontro coi Romani.
Con la prima guerra punica i Cartaginesi si trovarono a fare i conti con una realtà totalmente differente, era infatti la loro potenza sul mare ad essere minacciata e di seguito a questo, la stessa Cartagine.
Con la Battaglia di Cartagine, che vide contrapposte le legioni di Marco Atilio Regolo all'esercito cartaginese comandato dallo spartano Santippo, si arrivò a capire l'importanza degli elefanti su un campo di battaglia, era infatti questa un'arma volta al potenziamento della parte più debole dell'esercito a cui appartenevano e verranno di volta in volta utilizzati in questo senso, solo Annibale li userà per perseguire una propria strategia.
A seguito della prima guerra punica, Cartagine si trovò ad affrontare la rivolta dei mercenari, una guerra casalinga che portò la città africana sull'orlo della distruzione. In questo caso vennero nuovamente utilizzati cittadini punici.
Nella Battaglia di Tunisi, il comandante cartaginese Amilcare Barca, comandante in capo delle armate e generale invitto della prima guerra punica, utilizzò molto probabilmente per la prima volta, in ambito punico, una falange di tipo macedone.
Nonostante si scontrasse contro forze ribelli molto più numerose, riuscì ad ottenere un'importantissima vittoria, dovuta anche allo sfruttamento della divisione delle forze ribelli in due armate divise e in contatto visivo tra loro, ma completamente scoordinate sul piano dei tempi di attacco, in questa battaglia, Amilcare utilizzò gli elefanti per coprire i fianchi e dare maggiore spinta alla carica della cavalleria.
La grande scuola tattica barcide, che portò Cartagine a vivere un momento di gloria militare, inizia proprio in questo momento.