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Ho visto Il Migliore dei Mondi di Maccio Capatonda, su PrimeVideo.
La sua comicità mi ha sempre innocuamente divertito, questo film però l'ho trovato modesto, forse il più modesto dei suoi, demerito anche della non-partecipazione dei suoi collaboratori di fiducia.
Con un pizzico di dispiacere, non lo consiglierei.
Metamorphosis, Yōichi Higashi
Ogni tanto sto lì la prima metà del film a domandarmi "mah, non sono convinto, chissà perché" e poi puntualmente il film peggiora esponenzialmente col progredire della narrazione.
In Giapponese un tizio si innamora di una ragazza e poi le cose vanno male. Alla fine del film si "scopre" perché le cose sono andate male. Tutta una serie di informazioni base sono mezzo nascoste in un modo già abbastanza fastidioso. Per riempire questo vuoto si creano tutta una serie di discorsetti sociali infiniti e stucchevoli sull'età blablabla. Mai vissuti ovviamente. La scoperta finale davvero da fare cadere le braccia. Due ore buttate.
Forget Love for Now, Hiroshi Shimizu
Regista famoso che non conosco, questo è un minore. Lei prostituta il bambino lotta con altri bambini. Un po' così, si sente troppo lo studio fra l'altro.
Cruel History of Women’s Torture, Shinya Yamamoto (1976)
Una serie di scenette di donne che finiscono torturate e stuprate in tempi remoti giapponesi. Interessante notare che l'anno precedente Wakamatsu aveva fatto lo stesso identico film (https://letterboxd.com/film/100-years-of-torture-the-history/), solo che quello di Wakamatsu è bellissimo e questo scialbo. Si perde in un gore inutile senza mai lasciare spazio alle situazioni sociali che propone, e le musichette coprono le urla delle persone. Un altro film che dimostra quanto Wakamatsu è riuscito a fare che gli altri, pur provandoci, non sono riusciti.
Mermaid Legend, Toshiharu Ikeda
Non leggete le sinossi che si trovano online e vedete direttamente il film. Meno male che io l'ho letta ma completamente dimenticata.
Una coppia di pescherecci sposati si confronta al progredire dell'industria.
Un film che si tieni in piedi quasi esclusivamente grazie a una poderosa e mai vista sequenza che fa finire l'atto uno ed iniziare l'atto due, molto chiaramente delimitati. Davvero impressionante. Seguono 30 e forse più minuti di stasi totale e confusione umana. La scena non lascia ancora respiro, le successive non sono mai altrettanto interessanti seppur ce ne siano di cariche. Si arriva a un finale pure bellissimo ma che deve sempre a quella scena lì.
Nonostante la narrazione troppo standardizzata temporalmente ha queste esplosioni che davvero restituiscono una situazione umana esistente,
una coppia di cui uno dei due è ucciso per motivi politici con l'altro presente. Ad esempio Shaimaa Sabbagh, l'attivista egiziana massacrata dalla polizia per strada che muore tra le braccia di lui. Una vendetta così completa, seppur insoddisfacente, come quella di Mermaid Legend non succede spesso, mi viene in mente quello che ha ucciso shinzo abe in giappone, ovviamente qui è un altro livello.
Un magnifico documentario giapponese che parte dal regista che decide di filmare una con cui sta/va che se ne è andata in un'altra città portandosi appresso il loro figlio. Da lì le cose si sviluppano con varie cose vissute che non vi spoilero.
La cosa comicissima è che il film è davvero dolce, vissuto con molta molta tranquillità e naturalezza da tutte le persone presenti, e invece le recensioni (anche quelle positive) stanno lì a strepitare minchiate del tipo: o mio dio l'ha seguitaaa (lei chiaramente lo vuole rivedere e ci sta a farsi filmare), o mio dio sta rovinando relazioniiii (e ditelo che vivete col cero in mano), lei femministaaaa (che c'entra? invece l'altra -o lui- sarebbero conservatrici? ma parlate delle questioni precise porco ddd).
E' scioccante vedere come un film che mostra semplicemente la vita intima di varie persone sia percepito come "osceno". C'è davvero gente che passa TUTTA la vita tra stare zitti a lavoro, stare zitti nel gruppo di amici, stare zitti nella coppia. Poi vedono un documentario in cui uno filma la sua ex, lei dice che si vuole scopare dei neri, e o mio dio che scandalo quanto shockkkk la sta forse quasi usandoo.
Dogra Magra, Toshio Matsumoto
Io sono stanco e questi mi mettono un personaggio pazzo che parla con altri forse pazzi o boh. Un casino che non riesce neanche a rendere un artefatto turbine umano, per dire come in Rashomon, e invece diventa strepitio narrativo.
Sayaka: The Cute & Careless Girl, Daigo Udagawa
liceale giapponese in teoria vorrebbe scopare sta tutto il film a dirselo in voice over e a mostrarsi contrita all'immagine. Non si sblocca mai. Peccato perché il cast è bellissimo e anche la regia è solida ma con una scrittura così semplicemente tanto vale stare a casa.
May December, Todd Haynes
Sono andato a vedere l'anteprima di un film recente, non l'avessi mai fatto... Sarebbe una storia anche ok: storia con differenza d'età e un'attrice che va a conoscere la protagonista per interpretarla. Potrebbe avere varie prospettive da seguire, uno snodo centrale divertente. Invece Haynes ne fa una pappa instillata di ansia. Gli elementi umani sono subito ristretti per significare chissà cosa, anche la regia si incolla manco fosse un thriller. Non voglio neanche dire la cosa banale da dire, che è moralista, perché quello che mi colpisce di più è come non riesca mai a svincolarsi nonostante tutto quello che si mette davanti.
edit: leggo le recensioni che esaltano il film e mi fa ancora più schifo
Night of Body’s Model, Hisayasu Satô
Non posso dire di avere capito tutto ma mi è piaciuto perché di notte è molto notturno e di giorno è molto diurno.
Ho visto Il Migliore dei Mondi di Maccio Capatonda, su PrimeVideo.
La sua comicità mi ha sempre innocuamente divertito, questo film però l'ho trovato modesto, forse il più modesto dei suoi, demerito anche della non-partecipazione dei suoi collaboratori di fiducia.
Con un pizzico di dispiacere, non lo consiglierei.
L'ho visto anch'io ieri sera, c'era solo il collaboratore nuovo con la panza di fuori, però concordo... vuole distaccarsi dalla sua classica comicità per fare qualcosa di nuovo, ma boh non mi è piaciuto. Ho mezzo sorriso solo 1 o 2 volte, non mi ha appassionato per niente. La chiusura finale è brutta, Sermonti no comment, e le canzoni di M¥SS KETA... madonna
Ho visto The Family Plan con Mark Wahlberg, su AppleTv. Dopo Uncharted deve averci presto gusto il buon Mark, perché anche questa è una commedia action per la famiglia, con tanto di auguri natalizi nel finale. Nel complesso, per quello che è, intrattiene e diverte. Funziona bene e poi io adoro Wahlberg.
Sopra la sufficienza, consigliato per una serata easy senza troppo impegno.
Le ultime tre sere ho fatto la maratona della prima trilogia de Il Signore degli Anelli, erano anni che non li rivedevo.
La prossima tappa sarà vedere il meno attirante Lo Hobbit, di cui vidi solo il primo al cinema ai tempi dell'uscita.
ho visto finalmente Hollywood party, visione rimandata per anni.
Cioè, non l'ho visto tutto, non son riuscito a finirlo. arrivato a 30 minuti mi aveva già annoiato, ho intuito che il resto del film sarebbe stato su quei tempi. l'ho mollato.
Approfitto della mattinata oziosa per ricapitolare parte dei film visti da ottobre a questa parte, escluse revisioni.
El botón de nácar, Guzmán (2015). Molto importante dare voce a tutte le popolazioni americane cancellate dal mondo e dalla storia. Si tratta di un documentario dal tono quasi lirico su vari aspetti della storia del Sudamerica e del Cile, che ho apprezzato durante la visione anche se forse poco incisivo, e di cui credo che ricorderò solo alcuni dettagli.
Tangerine, Baker (2015). Lo sguardo di Baker sugli strati più infimi della società è qui già pienamente formato e in grado di ritrarre il degrado senza spogliarlo della sua umanità, di costruire un intreccio e dei dialoghi con un irresistibile senso dell'umorismo ma senza mai dimenticare tutta la tristezza, la solitudine, le difficoltà reali e sociali in cui i personaggi sono costretti a muoversi. Un continuo crescendo in cui alla fine il primo pensiero è di ricominciarlo dall'inizio, bellissimo.
Red rocket, Baker (2021). Ero totalmente all'oscuro dell'esistenza di questo film, trovato per caso su Prime Video mentre cercavo Tangerine, ma altra conferma del talento ormai definitivamente affermato di Baker. Inizia in un modo e si trasforma poi in una sorta di Lolita del XI secolo con due attori protagonisti assolutamente magnetici. Quarto film di Baker che vedo e finora per quanto mi riguarda non ne ha sbagliato uno, decisamente uno degli autori più interessanti dell'ultimo decennio.
La maman et la putain, Eustache (1973). Nouvelle vague quintessenziale e fluviale, moderno e schietto al limite del cinismo, le quasi quattro logorroiche ore tendono a confondersi dopo un po' ma resta una visione a suo modo definitiva se si apprezzano lo stile e il periodo che rappresenta.
Le Père Noël a les yeux bleus, Eustache (1966). Un mediometraggio che è un gioiellino, non molto dissimile dai primi Truffaut, non si può sbagliare.
Eight grade, Burnham (2018). Una delle visioni più cringe che mi siano mai capitate, focalizzato su ragazze e ragazzi di terza media ma non per questo conciliatorio, anzi. Ne risulta una visione quasi opprimente, che si apre alla fine forse in maniera un po' improvvisa. Non mi ha convinto molto la scrittura del personaggio del padre, per il resto è tutto dolorosamente credibile, validissimo.
Festen, Vinterberg (1998). Nonostante la ruvidezza dello stile Dogma e il montaggio frenetico (davvero c'è a malapena tempo di respirare dall'inizio alla fine), ogni personaggio è comunque sufficientemente delineato da emergere fra gli altri e insieme agli altri, alludendo a storie personali e condivise che restano implicite nella sceneggiatura ma che ne costituiscono tutto il contesto. La risoluzione finale è profondamente catartica, anche se forse mi è apparsa un po' affrettata alla prima visione. Se non altro, sono sicuro che senza Festen non avremmo avuto né Melancholia di Trier, né Succession di Armstrong, e anche solo per questo sono profondamente grato a Vinterberg.
Anni difficili, Zampa (1948). Appesantito da una trama lineare e da un tono comprensibilmente molto drammatico verso la fine, si tratta comunque di un film profondamente antifascista che trovo non abbia minor valore rispetto a lavori neorealisti meno convenzionali. La vita quotidiana e gli eventi storici si intrecciano organicamente e i personaggi reagiscono come farebbero (e presumibilmente hanno fatto) persone reali in un contesto simile, mostrando una vasta gamma di paure e illusioni rese sempre chiare per il pubblico su cui riflettere e giudicare. Un'opera al tempo stesso urgente e lucida, al risveglio da un incubo ventennale che ha tirato fuori il lato peggiore di ognuno – violenza, ipocrisia, codardia.
I, Daniel Blake, Loach (2016). Applaudo il fatto che storie come questa abbiano la possibilità di raggiungere il grande pubblico, e penso che non ci sia niente intrinsecamente sbagliato nell'avere un'agenda, specialmente quando l'obiettivo di tale agenda è denunciare l'abuso di potere e lo sfruttamento. Ciò detto, ritengo che questo non giustifichi il ricorso a sceneggiature manipolatorie e manichee come quella di Daniel Blake: ci sono personaggi buoni e personaggi cattivi – i primi sostanzialmente santi, i secondi malvagi automi generati da un sistema sadico. Non discuto il fatto che il problema esista, ma è la rappresentazione a non sembrarmi intellettualmente onesta. Ho anche trovato il montaggio grezzo, con alcune dissolvenze davvero strane e una scena finale così brusca da sembrare incompleta nonché involontariamente comica.
Intanto questi, dovrebbero mancarne più o meno altrettanti. Più avanti riprendo con una seconda infornata.
La maman et la putain, Eustache (1973). Nouvelle vague quintessenziale e fluviale, moderno e schietto al limite del cinismo, le quasi quattro logorroiche ore tendono a confondersi dopo un po' ma resta una visione a suo modo definitiva se si apprezzano lo stile e il periodo che rappresenta.
Burning, Lee (2018). Si tratta visibilmente di una versione annacquata e derivativa di una storia bene, intrigante a tratti ma ben lontana dal dire alcunché di vagamente nuovo o interessante.
The general, Keaton, Bruckman (1926). Una pietra miliare della commedia slapstick e in generale cinematografica, con stunts ancora oggi impressionanti per scala e tecnica. Innegabilmente invecchiato ma ancora oggi divertente.
Killers of the Flower Moon, Scorsese (2023). Agghiacciante, angosciante, necessario. Fin quasi alla fine non volevo credere si trattasse di una storia vera, il che ne accresce ulteriormente il valore. Tre ore e mezza sono forse eccessive ma comunque il ritmo tiene, al punto che il finale mi è addirittura sembrato arrivare quasi all'improvviso.
Import/Export, Seidl (2006). Due storie parallele, due viaggi uguali e opposti che terminano inesorabilmente nello stesso, claustrofobico vicolo cieco. Due persone che cercano di mantenere intatta la propria dignità in un sistema in cui ogni relazione viene ridotta ai soli scopi transazionali e sfruttatori, e in cui ogni contatto umano al di fuori di tale disumano perimetro viene prevenuto, e punito. Un sistema degenerato e incancrenito che priva chi è giovane e povero della possibilità di vivere, e chi è ricco e vecchio della possibilità di morire. È una corsa al massimo ribasso e ogni volta che sembra aver già raggiunto il fondo, peggiora. Una visione desolante, ma assolutamente incisiva.
Tulitikkutehtaan tyttö (La fiammiferaia), Kaurismäki (1990). Ho amato le composizioni color pastello, il radicale minimalismo della sceneggiatura, e il fatto che riesce a raccontare la propria storia in un'ora, senza chiedere un minuto più del necessario. Ma il ritratto che dipinge è così irrimediabilmente deprimente, che non so come dovrei sentirmi a riguardo: è una tragedia travestita da commedia, o il contrario? In entrambi i casi sembrerebbe che il regista volesse accanirsi sulla protagonista, e non capisco perché. Mi sono scoperto più volte ridere, per poi immediatamente sentirmi in colpa.
Toni Erdmann, Ade (2016). Così mi immagino la vita del consulente più felice e meno moralmente compromesso. È una visione che a suo modo comunque scorre bene, benché le quasi tre ore siano forse eccessive e benché l'immagine che dipinge sia piuttosto deprimente, al di là della vena umoristica che lo percorre, impersonata dal personaggio del padre. Il finale
sembrerebbe voler alludere a un riscatto della protagonista, sebbene l'unica cosa che cambi è l'azienda in cui lavora, il che mi lascia qualche dubbio.
Plan 9 from outer space, Wood (1957). Niente ha senso e lo adoro ♡
Spider-Man: Across the Spider-Verse, Dos Santos, Thompson, Powers (2023). Ancora esplosivo rispetto al primo, forse un po' troppo? Mi ha lasciato una sensazione non dissimile da Everything everywhere eccetera. Nonostante le due ore e mezza e i multiversi la storia è sempre quella e dopo un po' ho iniziato a perdere interesse. Resta comunque il beneficio del dubbio in attesa del prossimo episodio.
Barbie, Gerwig (2023). Visto in aereo di notte per cui mi riservo una seconda visione, ma il fatto che mi voglia riservare una seconda visione è già un buon segno. Chiaramente è intrinseco e ineliminabile il bipolarismo fra antisessismo impegnato e marketing isterico, ma dato il materiale lo ritengo già un buon risultato. Soprattutto ho apprezzato il fatto che il film non si fermi a fare una morale buonista ed edulcorata ma provi a prendere una posizione antisessista in generale, che è una cosa non banale per molti. Per il resto ho adorato la direzione artistica e ho trovato sinceramente esilaranti molte sequenze e battute. Con tutti i suoi limiti, da parte mia promosso.
Pokémon concierge, Ogawa (2023). Ma che ♡ ma è bellissimooo aaa ♡