Ultimo Film Visto | Consigli e Domande Inside

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Naked Killer, Clarence Fok (1992)
Donna diventa assassina, poi assassina migliore, mentre altre donne assassine sono in parte buone in parte cattive e tanto altro.
Un macello tenuto in piedi dal fatto che l'attrice principale è di una bellezza strepitosa. Tutti coloro che amano questo film sono dei porci e li capisco anche, però lei si meritava una migliora sceneggiatura.
 
My Better Half, Yee-Hung Lam (1993)
Tree storie di violenza e sesso in cui delle donne hanno a che fare coi mariti.
Molto insipido e mediocre, che peccato sprecare attrici e attori di Hong Kong così.
 
Ed ecco l'infornata di luglio

La città proibita, Mainetti 2025. In termini di pura azione è forse quanto di meglio si sia visto dai tempi di The raid 2, è però compromesso da una sceneggiatura terribilmente noiosa e invadente e da personaggi insopportabili di cui ci si vorrebbe solo liberare – se non che il film deve durare centotrentotto minuti, e a un certo punto sembra non voler finire più. Nota di demerito per lo spot turistico in vespa, veramente imbarazzante. Grossa occasione sprecata, peccato.

Uncut gems, Josh e Benny Safdie, 2019. Ritratto di un personaggio dipendente dall'adrenalina e dall'azzardo, elevato da una regia cocainomane che si adatta perfettamente al suo soggetto. Non vuole raccontare nulla di nuovo e va benissimo così, pura tensione dall'inizio alla fine, divertentissimo.

La mesías, Calvo e Ambrossi, 2023. Alcuni episodi e sequenze sono memorabili, e per i primi 2-3 episodi sa essere molto intrigante nella gestione delle informazioni e nel creare aspettative per il prosieguo della storia. Nella seconda metà però si adagia un po' e la vicenda si incanala senza scossoni verso il finale. Alla fine non ho trovato il soggetto molto interessante (avrei sinceramente preferito si mantenesse sullo stile dei primi episodi, privi dell'elemento religioso) e andando avanti con gli episodi comincia a soffrire di una marcata ridondanza nelle situazioni presentate. L'ho portata fino alla fine ma non mi sentirei di consigliarla senza riserve.

Better man, Gracey 2024. Tentando di mettere la parte la gimmick della scimmia, l'ho trovato sufficientemente sincero per il tipo di prodotto che è, con alcune delle sequenze musicali abbastanza riuscite. La sceneggiatura esce comunque dal solito stampino e non è esente da ridondanze specie nell'ultima parte. Se si è affezionati alla musica del primo Robbie Williams può valere un tentativo, altrimenti si può passare oltre senza troppi indugi.

The wild robot, Sanders 2024. Soggetto estremamente convenzionale ma ben realizzato. Peccato solo per un climax finale in cui la butta un po' in caciara con delle scene d'azione che davvero non erano necessarie, ma nel complesso resta un buon film capace di parlare a tutte le età e a tratti anche commuovere.

Tale of cinema, Hong Sang-soo 2005. L'espediente narrativo centrale è implementato con una certa eleganza, e dona alle due parti che costituiscono il film livelli di significato ulteriori a quelli letterali. Come al solito con Hong molto è lasciato al non detto o non esplicitato, ma in questo caso ho trovato che l'ambiguità aggiungesse più di quanto sottraesse. Tutti i suoi film che ho visto sono molto simili fra loro in termini di stile e situazioni, e benché non li trovi mai particolarmente memorabili di per sé, li trovo sempre piacevoli da abitare per 80 minuti o giu di lì. In un certo qual modo ci si sente a casa, un po' come mi succede con Ozu. Fa sempre piacere tornare, e questo non fa eccezione.

Akiplėša (Toxic), Bliuvaitė 2024. Classico tranche de vie dalle periferie più profonde dall'Europa dell'est, con annesso degrado umano e materiale e angoscia esistenziale. Non si discosta da altri film analoghi né può vantare storie o personaggi particolarmente memorabili. È comunque ben realizzato, con diverse scene riuscite e con una fotografia più che buona nei limiti del possibile. Probabilmente non ne ricorderò molto da qui a un anno, ma mi sento di promuoverlo nel complesso.

Anora, Baker 2024. Tanta (troppa?) energia nella prima parte, ma davvero tanto ripetitivo da metà in poi. I protagonisti hanno potenziale e sono bene interpretati, ma a mio avviso non vengono sviluppati a sufficienza (o meglio non vengono proprio sviluppati, e in un certo senso la sorpresa è che non c'è nessuna sorpresa) e a tenere le redini del film rimane solo un intreccio decisamente pigro (a parte le urla e le corse per farlo apparire avvincente & frenetico). Nel complesso ho trovato che avesse molto poco da raccontare. Resta una visione gradevole ma per me anche una delusione, probabilmente il Baker che mi ha convinto meno finora.
Per me stanno sullo stesso livello Diamanti grezzi e Anora, due buoni film su cui però non tornerei, è l'effetto che mi fa questo cinema che punta tutto sull'adrenalina del momento... stesso discorso per Victoria di Schipper, anche qui la visione è stata simile a una montagna russa però poi con il tempo l'entusiasmo iniziale si è sgonfiato e mi sono reso conto che mi aveva lasciato veramente poco.

E comunque il migliore di Baker per me è Red Rocket, The Florida Project vive troppo in funzione del finale strappalacrime, il resto è noiosetto.
 
Visto Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo, Nisha Ganatra (2025).

L'ho trovato un filmetto carino, come commedia intrattiene e diverte il giusto.

Finisce con...
Un bel happy ending e va bene così.
 
Weapons

Dopo il molto divertente Barbarian, Zach Cregger voleva fare un altro horror piu pieno, più intricato, più tutto... E sicuramente ha confezionato un film molto divertente. Un film in cui tra l'altro succede ben poco per tutta la prima parte, in cui i personaggi sono più bi che tridimensionali (sfido a empatizzare con qualcuno) ma in cui in qualche modo "si sta al gioco". Perché il meccanismo è ben oliato, il taglio corale e di "indagine" coinvolge e, soprattutto, quando il mistero si svela, lo fa in modo non scontato e con il mai troppo lodato pregio dell'assenza di spiegoni (detti anche "il male assoluto"). E poi si libera nel finale. Fregandosene di sconfinare nel comico, anzi lo vedi che è proprio voluto. Se andate preparati a qualcosa più David Fincher (o Brian De Palma) che "horror che fa paura e lascia col disagio" potreste trovare il prodotto interessante che ci ho trovato io. Bravo bis.


Bring Her Back

Qualche giorno fa, un po' per prepararmi a questo, ho recuperato Talk to me, opera prima dei giovani fratelli Philippou, youtuber in terra australiana. E boh, qualche guizzo ce l'avevo visto ma non granché. Sarà che la dimensione da teen horror non è nelle mie corde, mi era sembrato un Final Destination giusto un filo più evoluto. Ma sgombriamo il campo. Perché non so esattamente da dove gli sia uscito, ma Bring Her Back è un capolavoro.

Horror senza sconti, senza mezzo stacco, tesissimo e tiratissimo. E pienissimo di tanti significati che girano intorno alla perdita, ai legami, in una storia che resta addosso. La costruzione dei personaggi e le interpretazioni sono fuori scala (specie al femminile), la regia è solidissima e tutto l'impianto non sbava di un centimetro. È originale, fa paura, fa pensare, resta addosso. Direi film dell'anno.


Presence

Steven Soderbergh non è un regista che ho bazzicato granché. Colpevolmente? Può darsi. Ho fatto fatica a identificare la sua cifra autoriale. Contagion mi era piaciuto, ma altra roba boh, per dire. Però è un regista sicuramente quadrato e chirurgico, che ha il suo da dire e lo fa bene. Qui lo fa molto bene.
Presence viene spacciato per horror ma, al di là che non faccia assolutamente paura, è un viaggio spirituale nell'elaborazione del lutto e nella scomposizione/ricomposizione di un nucleo famigliare afflitto dalla malattia sociale dei nostri tempi. Certo c'è una presenza. La scelta di seguire la storia dal suo punto di vista è audace, e Soderbergh riesce a governarla con maestria evitando che si riduca a un bell'esercizio di stile, ma restituendo calore, profondità e significato. Mi fermo per rischio spoiler, mi è piaciuto tutto. Molto bello e da vedere.
 
The Cruel Story of a Woman Who Spins and Spins the Wheel, Lee Doo-yong (1984)
Brutalità varie subite da donna coreana di campagna.
Bello per motivi ovvi che non sto a spiegare ma narrativamente confuso, è un po' come Oharu di Mizoguchi e It Was a Faint Dream di Jissoji, ma meno bello. Il suo Mulberry resta molto più preciso e superiore e sta ancora in una delle mie liste di film preferiti.
 
Sex Rider: Wet Highway, Koretsugu Kurahara (1971)
Donna che tradisce si ritrova in cose pericolose.
Embrionale, appena sufficiente.
 
She's Rain, Mitsuhito Shiraha (1993)
Gruppo di amici si innamorano ad intermittenza.
Piatto, senza desiderio, con accettazione totale del vuoto e appena rischia anche solo di succedere qualcosa parte un pugno e finisce lì. Film da niente.
 
Weapons

Dopo il molto divertente Barbarian, Zach Cregger voleva fare un altro horror piu pieno, più intricato, più tutto... E sicuramente ha confezionato un film molto divertente. Un film in cui tra l'altro succede ben poco per tutta la prima parte, in cui i personaggi sono più bi che tridimensionali (sfido a empatizzare con qualcuno) ma in cui in qualche modo "si sta al gioco". Perché il meccanismo è ben oliato, il taglio corale e di "indagine" coinvolge e, soprattutto, quando il mistero si svela, lo fa in modo non scontato e con il mai troppo lodato pregio dell'assenza di spiegoni (detti anche "il male assoluto"). E poi si libera nel finale. Fregandosene di sconfinare nel comico, anzi lo vedi che è proprio voluto. Se andate preparati a qualcosa più David Fincher (o Brian De Palma) che "horror che fa paura e lascia col disagio" potreste trovare il prodotto interessante che ci ho trovato io. Bravo bis.


Bring Her Back

Qualche giorno fa, un po' per prepararmi a questo, ho recuperato Talk to me, opera prima dei giovani fratelli Philippou, youtuber in terra australiana. E boh, qualche guizzo ce l'avevo visto ma non granché. Sarà che la dimensione da teen horror non è nelle mie corde, mi era sembrato un Final Destination giusto un filo più evoluto. Ma sgombriamo il campo. Perché non so esattamente da dove gli sia uscito, ma Bring Her Back è un capolavoro.

Horror senza sconti, senza mezzo stacco, tesissimo e tiratissimo. E pienissimo di tanti significati che girano intorno alla perdita, ai legami, in una storia che resta addosso. La costruzione dei personaggi e le interpretazioni sono fuori scala (specie al femminile), la regia è solidissima e tutto l'impianto non sbava di un centimetro. È originale, fa paura, fa pensare, resta addosso. Direi film dell'anno.


Presence

Steven Soderbergh non è un regista che ho bazzicato granché. Colpevolmente? Può darsi. Ho fatto fatica a identificare la sua cifra autoriale. Contagion mi era piaciuto, ma altra roba boh, per dire. Però è un regista sicuramente quadrato e chirurgico, che ha il suo da dire e lo fa bene. Qui lo fa molto bene.
Presence viene spacciato per horror ma, al di là che non faccia assolutamente paura, è un viaggio spirituale nell'elaborazione del lutto e nella scomposizione/ricomposizione di un nucleo famigliare afflitto dalla malattia sociale dei nostri tempi. Certo c'è una presenza. La scelta di seguire la storia dal suo punto di vista è audace, e Soderbergh riesce a governarla con maestria evitando che si riduca a un bell'esercizio di stile, ma restituendo calore, profondità e significato. Mi fermo per rischio spoiler, mi è piaciuto tutto. Molto bello e da vedere.
Addirittura? Io snobbatissimo perché talk to me m'era sembrato particolarmente sopravvalutato (anche se non come get out). Weapons lo vedrò in settimana
 
List, Hong Sangsoo (2011)
Cortometraggio. Una donna e sua madre sono in villeggiatura al mare e sognano di vari incontri.
L'Hong classico di un po' di anni fa che fa analisi approfondita di cose sociali standard speziate dalle porchellonerie maschili. L'attore è un po' sopra le righe secondo me, rende tutto un po' troppo stereotipato e facilmente digeribile quando invece la ragazza è perfetta. Forse è il marchio stesso di Hong che ricordo poco. Comunque ok.

Luminous Motion, Bette Gordon (1998)
Madre e figlio sono semi criminali e si ritrovano a vivere varie cose con incombenti e minacciose figure maschili.
Abbastanza un casino. Peccato perché la storia non è male ma i dialoghi sono una sequela di frasi ad effetto davvero difficilmente sopportabili. In più la regia è tutta strettissima, le riprese larghe sono rarissime, secondo me per un banale problema di budget e di desiderio di avere luci curatissime che più allarghi più costano. Ah e si fa anche molta fatica a distinguere cosa sia vero e cosa no. Insomma...
 
Love Hunter, Seiichirō Yamaguchi (1972)
Incontri tra una che si vuole sposare o deve sposare (non ho capito) e una coppia.
Forse ero stanco io forse è confuso di suo, la scrittura di Kumashiro è sempre affascinante ma la regia di lui mi sa che mi ha perso per strada.
 
The Night of the Hunted, Jean Rollin (1980)
Una donna senza memoria è salvata da uno e ne conseguono cose.
Poche basi e poco incisivo nelle sue declamazioni.
 
Visto The Order, su PrimeVideo, con Jude Law. Film tratto da una storia vera, un'organizzazione di suprematisti bianchi.
Molta azione, alcuni momenti riflessivi, qualcosina lasciato in sospeso ma nel complesso ottimo ritmo e ottimo film. Consigliato, voto 8.
 
Addirittura? Io snobbatissimo perché talk to me m'era sembrato particolarmente sopravvalutato (anche se non come get out). Weapons lo vedrò in settimana
Anche a me Talk to me ha lasciato molto freddino, questo è proprio completamente un'altra cosa. Pesante e oscuro e con un finale interessante
 
golden cantata da StayC è bella!

madonnina mi sono scordato di commentare un sacco di film


Forbidden Letters, Arthur J. Bressan, Jr. (1979)
Seguito di storia di amore omosessuale.
Bello ma meno bello di quello dove c'è l'emergere dell'amore, qui sono lettere a distanza.

Eros Eterna, Kōji Wakamatsu (1977)
Donna forse pazza tra tempio buddista e spiaggia.
Bello ma troppe storie dentro e non tutte ben gestite. Finale bellissimo.

City Hunter, Wong Jing (1993)
Manga giapponese adattato ad hong kong.
Un macello in cui gli elementi dell'azione si perdono continuamente.

Casualties of Love: The Long Island Lolita Story, John Herzfeld (1993)
Ispirato da una storia vera di amore e violenza tra ragazza giovane e garagista sposato.
E' un film per la tv molto piatto nello stile, il che gli dà un tono di ricerca di equilibrio particolare, con una storia del genere qualcosa devi scegliere a mio avviso, in particolare un peccato che non sia approfondito il tema umano del "perché tutto ciò è successo".

Cause: The Birth of Hero, Gan Lu (2002)
Docu sulla creazione di Hero di Zhan Yimou.
Si concentra solo su scenette di amicizia tra le varie persone e non si vede quasi niente della creazione del film. Un peccato.

Suzaku, Naomi Kawase (1997)
Famiglia rurale giapponese è sconquassata da vari avvenimenti.
Madonna è il primo che vedo di Kawase e già non ne voglio vedere più nessuno. Personaggi silenziosi lasciati tal quale a dare questa impressione di "le emozioni che conosciamo tutti", è come un servizio tv su una famiglia che sopravvive ad un terremoto, terribile.
 
The Wild Daisy, Shinichirô Sawai (1981)
Due giovani giapponesi tra le montagne si amano e sono oppressi.
Il primo di Sawai, bello ma più per la descrizione dei cattivi che per l'amore dei due che è un po' troppo semplice per i miei gusti.
 
Io sono nessuno 2, Timo Tjahjanto (2025)

Bello, come il titolo precedente è un film d'azione alla John Wick con scene d'azione esagerate ma che comunque intrattengono.

Personaggio di Sharon Stone odiosissimo :dsax:
Per fortuna...
Fa la fine che merita :unsisi:
 
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