Ufficiale Andrzej Sapkowski - Witcher Saga letteraria

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Finito "La Signora del Lago"Niente, magari un commento più esaustivo lo faccio dopo o domani. Per ora ringrazio il Sap per questa bellissima saga e vado a piangere nell'angolino //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/1.gif
Beh, com'è andata allora? :fear2:

Sto leggendo "La torre della rondine" (mi sto leggendo in libri così da assaporare meglio il videogioco)
Maaa, solo io ritengo che Sapkowski sia uno scrittore decisamente mediocre?
Mhh perché pensi sia mediocre? Lo stile? Oppure l'organizzazione della storia? Personalmente ho trovato il suo stile scostante solo nel primo libro visto che quei racconti sono stati scritti in anni diversi, ma per il resto narrativamente parlando, specialmente dal secondo libro, mi ha conquistato, soprattutto riguardo la caratterizzazione dei personaggi e i dettagli su di loro o sulla trama, anche nei dialoghi, raramente messi per caso, in quanto utili a spiegare le loro azioni e alcuni avvenimenti. Stilisticamente non dico che sia privo di difetti o perfettamente pulito, ma il sapersi destreggiare tra pause ad effetto, momenti tragici, comici o banali in modo naturale supera i difetti dati da alcune scene d'azione confusionarie o dalla "iperaggettivazione" presente in certi punti. Inoltre temo che con la traduzione dal polacco, come purtroppo succede con tutte le traduzioni, nonostante l'ottimo lavoro della nostra traduttrice, si perdano alcuni effetti, alcuni giochi di parole (arcaici o per neologismi) o battute.

Personalmente poi trovo strano avere questa sensazione soprattutto in La Torre della Rondine, come struttura narrativa è per me il migliore. :kep88:

Finita la rilettura dei primi due libri prima di iniziare Il Sangue degli Elfi, ammetto che con un pò di attenzione in più rispetto il mio primo approccio ho colto molto di più (e si riconfermano come i migliori fantasy che abbia mai letto in vita mia).
Ora si parte con l'intera saga, avete per caso qualche consiglio su dove procurarsi i libri a qualche euro in meno online?
Ho finito la rilettura dei primi due libri giusto di recente e non posso che concordare, con più attenzione si riscoprono dettagli e dialoghi significativi.

 
Mhh perché pensi sia mediocre? Lo stile? Oppure l'organizzazione della storia? Personalmente ho trovato il suo stile scostante solo nel primo libro visto che quei racconti sono stati scritti in anni diversi, ma per il resto narrativamente parlando, specialmente dal secondo libro, mi ha conquistato, soprattutto riguardo la caratterizzazione dei personaggi e i dettagli su di loro o sulla trama, anche nei dialoghi, raramente messi per caso, in quanto utili a spiegare le loro azioni e alcuni avvenimenti. Stilisticamente non dico che sia privo di difetti o perfettamente pulito, ma il sapersi destreggiare tra pause ad effetto, momenti tragici, comici o banali in modo naturale supera i difetti dati da alcune scene d'azione confusionarie o dalla "iperaggettivazione" presente in certi punti. Inoltre temo che con la traduzione dal polacco, come purtroppo succede con tutte le traduzioni, nonostante l'ottimo lavoro della nostra traduttrice, si perdano alcuni effetti, alcuni giochi di parole (arcaici o per neologismi) o battute.
Personalmente poi trovo strano avere questa sensazione soprattutto in La Torre della Rondine, come struttura narrativa è per me il migliore. :kep88:
Sono quasi alla fine de La Signora del Lago! Appena l'avrò terminato farò un post spiegando il tutto

P.S. condivido, La Torre della Rondine è il migliore

 
Perdonate il doppio post

Allora, partiamo dai primi due libri (Il Guardiano degli Innocenti e La Spada del Destino) che non sono altro che una raccolta di racconti. Tenendo conto anche della pentalogia, questi due sono gli unici che ho apprezzato fino in fondo (a parte un paio di scelte di cui parlerò sotto). Vero che lo stile risulta abbastanza semplice e che la caratterizzazione dei personaggi è superficiale, ma i dialoghi sono ben fatti e sempre interessanti e la brevità dei singoli racconti fa sì che la narrazione sia sempre in crescendo fino a raggiungere il climax presente in ogni racconto.

Passando agli aspetti negativi: il riferimento ad alcune fiabe, seppur simpatico, non l’ho apprezzato. Altro aspetto che non ho gradito, per usare un eufemismo, è l’infatuazione provata da Geralt nei confronti di Occhietto (nel racconto “un piccolo sacrificio” nel libro La Spada del Destino). L’ho trovato abbastanza “stomachevole”, visto come era stato caratterizzato lo strigo e come era stato descritto il suo amore per Yennefer. Siccome, però, si tratta di una raccolta di storie, è probabile non badasse molto alla coerenza dei personaggi.

Veniamo ora ai romanzi. Trovo che siano stati scritti in modo, a dir poco, osceno. Partiamo, però, dagli aspetti positivi. L’autore sa creare personaggi interessanti e ha creato un mondo interessante. Fine degli elementi positivi.

Passiamo a quelli negativi collegandoci ai positivi. L’autore sa creare personaggi interessanti ma non è capace a caratterizzarli in modo profondo e nessun personaggio (nemmeno i protagonisti) ha un suo sviluppo durante l'arco narrativo. L'autore ha creato un mondo interessante ma anche questo superficiale, non approfondito. Geograficamente, inoltre, è tutto abbastanza confuso. Sappiamo che a sud dello Jaruga ci sono i territori di Nilfgaard e a Nord vari regni (Temeria, Redania) ma non sappiamo le distanze e ove siano collocate. Facendo un esempio pratico, quando Ciri era con i Ratti e Geralt la vedeva in sogno, l'autore non si era minimamente preoccupato di dire al lettore quanto distasse lo strigo dalla bambina.

Andiamo avanti. Nota dolente: i punti di vista. Lo scrittore inizia raccontando la storia, dal punto di vista di Triss, Geralt, Ranuncolo, Ciri, ecc., al presente. Con il passare dei capitoli e dei libri decide di cambiare espedienti: racconta dal punto di vista delle memorie scritte da Ranuncolo, racconta dal punto di vista di un vecchio che sta narrando la leggenda di Ciri, Geralt e Yennefer, racconta dal punto di vista di "sognatrici" (passatemi il termine) che rievocano la storia tramite i sogni (questa poi è una tale stronzata che a momenti smettevo di leggere l'ultimo libro). Inoltre, col passare dei libri, non stabilizza i punti di vista, ma anzi li aumenta a dismisura, rendendo complicata la lettura, anche perché talvolta sono decisamente repentini.

Passiamo a descrizioni e dialoghi: le prime sono molto superficiali e ripetitive quasi all'ossessione (mi veniva mal di testa ogniqualvolta leggevo Ciri fare una piroetta, il fuoco mugghiare e la dannatissima giumenta morella). Le descrizioni degli scontri sono abbastanza confusionarie. I dialoghi, invece, hanno alti e bassi, senza infamia e senza lode diciamo.

La storia è lenta quando dovrebbe essere rapida e veloce quando dovrebbe essere lenta. La riunione a Thanedd non era neanche iniziata che già era finita. Invece il viaggio a sud di Geralt e il peregrinaggio di Ciri sono stati strazianti. Lunghissimi! Anche perché, soprattutto quello di Geralt, non hanno portato a niente. Accorciandoli ci sarebbe stato a dir poco un libro in meno.

Male la gestione della guerra. O meglio, sarebbe anche andata bene, se si fosse limitato a trattarla come contorno. Invece ha voluto scrivere capitoli fini a stessi, messi a caso in vari libri, che mostravano la strategia dei vari re, Djikstra che va ad elemosinare denaro, Jarre che va in guerra.

Inaccettabili i riferimenti agli irlandesi e ai sassoni (che caspita c'entrano?), nonché l'uso di termini latini.

Infine un pensiero sulla "regia" (passatemi il termine) dei libri. Potrei sbagliarmi ma, tranne La Torre della Rondine, gli altri libri non terminano con un cliffhanger, quasi fossero libri tagliati per lucrare sulla vendita separata. Invece l'ultimo libro è orrendo. Essendo l'ultimo libro della saga non dovevano esserci tempi morti, doveva far tenere incollato il lettore al libro trasportandolo verso il finale. Invece no! Vengono aggiunti nuovi punti di vista e addirittura ci sono tantissime pagine su Jarre e sulla guerra (il primo visto per pochissime pagine fino ad allora, la seconda solo di contorno), facendo perdere il ritmo al lettore.

Considerazioni varie maggiormente soggettive

La saga racconta dello strigo Geralt. A parte il fatto che Geralt si veda ben poco per essere il protagonista, ma strigo dove? Di nome, perché di fatto non fa nulla "da strigo". Le pozioni le usa, se non vado errato, una sola volta (nello scontro con Rience) e la spada d'argento in un breve momento nell'ultimo libro. Durante pressoché tutta la pentalogia passa il tempo a camminare verso sud per salvare Ciri. Combatte poco e più che altro passa il tempo a filosofeggiare e a struggersi. Inoltre viene fatto passare per un'idiota visto che si ostina a credere che Ciri sia a Nilfgaard, quando tutti, compreso lui, vedono nei sogni che si trova da tutt'altra parte. Ma lui non crede ai sogni. Din don Geralt! Sveglia! Non ti pare strano che tutti facciate lo stesso sogno?

Collegandoci a Ciri, a me personalmente non piacciono i libri che ruotano attorno a una profezia. Trovo che, a causa di essa, diventino troppo concettuali e poco concreti, causando obbrobri a livello registico.

Non ho nulla, invece, contro i mondi paralleli, ma devono esserci fin dall'inizio e sviluppati in seguito. In questa saga per contro compaiono solo nell'ultimo libro e raggiungibili solo da una persona grazie a un potere mistico. Bah!

Non mi è piacciuto nemmeno Emhir=Duny...che addirittura voleva scoparsi la figlia!!! In più tutto finisce in qualche pagina perché ci ripensa. Ma perché fare questa scelta allora? Non l'ho capita...

Anche il finale un po' meh. Non ho capito perché Geralt, in punto di morte, possa guarire cambiando spazio-tempo. (Se qualcuno ha capito me lo può spiegare?)

Per ultimo ho lasciato una delle più grandi cagate (perdonatemi il termine) che abbia mai letto: Re Artù e Camelot. Non aggiungo altro...

In definitiva un mio pensiero su questa saga e più in generale sulle saghe fantasy: se vuoi creare un mondo fantastico, profondo, con personaggi caratterizzati per bene ci sono bisogno di tante, ma tante, pagine. Pagine che non ha la saga di Sapkowski.

P.S. Regis in assoluto mio personaggio preferito. Peccato sia stato sfruttato poco

P.P.S Perdonate la lunghezza e gli eventuali errori grammaticali

 
Perdonami il mio lungo post ma mi trovo in disaccordo su moltissime e cose e ti do ragione solo per un paio di considerazioni. Avendo riletto quasi tutti libri per due volte, molte cose mi sono più chiare e tenterò di spiegarti le mie impressioni e cosa mi è rimasto dalla lettura, cosa a te non è piaciuto e a me sì, e i difetti che ho trovato in generale, sebbene li abbia sommariamente espressi già prima. :kep88:

Perdonate il doppio post
Allora, partiamo dai primi due libri (Il Guardiano degli Innocenti e La Spada del Destino) che non sono altro che una raccolta di racconti. Tenendo conto anche della pentalogia, questi due sono gli unici che ho apprezzato fino in fondo (a parte un paio di scelte di cui parlerò sotto). Vero che lo stile risulta abbastanza semplice e che la caratterizzazione dei personaggi è superficiale, ma i dialoghi sono ben fatti e sempre interessanti e la brevità dei singoli racconti fa sì che la narrazione sia sempre in crescendo fino a raggiungere il climax presente in ogni racconto.

Passando agli aspetti negativi: il riferimento ad alcune fiabe, seppur simpatico, non l’ho apprezzato. Altro aspetto che non ho gradito, per usare un eufemismo, è l’infatuazione provata da Geralt nei confronti di Occhietto (nel racconto “un piccolo sacrificio” nel libro La Spada del Destino). L’ho trovato abbastanza “stomachevole”, visto come era stato caratterizzato lo strigo e come era stato descritto il suo amore per Yennefer. Siccome, però, si tratta di una raccolta di storie, è probabile non badasse molto alla coerenza dei personaggi.
Il riferimento alla fiabe serve qui, come negli altri libri dove sono presenti anche riferimenti storici, per smontare il classico e la favoletta tipica. Smonta il tema classico sfruttandolo per una atmosfera e una moralità austera, piena di amara ironia o simpatici riferimenti.

Eh, ho Un piccolo sacrificio abbastanza fresco in mente, avendolo riletto alcuni giorni fa e l'infatuazione di Geralt per Occhietto è difficile da considerare tale (dal punto di vista dello strigo, perché per Essi è tutta un'altra storia), il tutto nasce da una malsano pensiero secondo il quale lui stesso è diverso dagli altri e quindi le persone che lo circondano sono "attratte" da lui spinti da una qualche curiosità. Ecco il motivo del bacio sul pontile. Del non poter dare poi un piccolo sacrifico per Essi, perché lei non è Yennefer. Proprio in questo secondo libro si assiste ad una lenta caduta della maschera emozionale di Geralt che si nasconde dietro un integerrimo ma assolutamente inesistente codice degli strighi che altro è che un suo codice morale ed emozionale usato per tirarsi fuori da conversazioni spiacevoli o per rifiutare un lavoro che a lui non sembra consono. E' un concetto che viene ripetuto più volte nei primi due libri, e proprio nella storia Un piccolo sacrificio viene spiegato nero su bianco. Quindi la caratterizzazione dello strigo non è statica e il tutto risponde a precise regole comportamentali ma solo di facciata, perché è proprio nelle storie del secondo libro che il vero lato emotivo di Geralt viene alla luce.

La coerenza nella caratterizzazione dei personaggi c'è quindi.

Veniamo ora ai romanzi. Trovo che siano stati scritti in modo, a dir poco, osceno. Partiamo, però, dagli aspetti positivi. L’autore sa creare personaggi interessanti e ha creato un mondo interessante. Fine degli elementi positivi.Passiamo a quelli negativi collegandoci ai positivi. L’autore sa creare personaggi interessanti ma non è capace a caratterizzarli in modo profondo e nessun personaggio (nemmeno i protagonisti) ha un suo sviluppo durante l'arco narrativo. L'autore ha creato un mondo interessante ma anche questo superficiale, non approfondito. Geograficamente, inoltre, è tutto abbastanza confuso. Sappiamo che a sud dello Jaruga ci sono i territori di Nilfgaard e a Nord vari regni (Temeria, Redania) ma non sappiamo le distanze e ove siano collocate. Facendo un esempio pratico, quando Ciri era con i Ratti e Geralt la vedeva in sogno, l'autore non si era minimamente preoccupato di dire al lettore quanto distasse lo strigo dalla bambina.
Qui mi trovi assolutamente in disaccordo. I personaggi, soprattutto i protagonisti, hanno un loro sviluppo durante l'arco narrativo, Geralt, Ciri e Yennefer su tutti, essendo i protagonisti. Già la Yennefer del Sangue degli Elfi è un personaggio più approfondito rispetto alla sua comparsa in Una scheggia di ghiaccio. Il Geralt emotivamente incoerente ma con la sua facciata, crolla definitivamente dal quinto libro in poi. Ma nonostante tutto tenta invano di portare da solo il fardello, motivo per il quale il gruppo si fa bonariamente beffe di lui.

Ciri va incontro ad un processo da principessa viziata, al suo pellegrinaggio post seconda guerra al suo periodo a Kaer Morhen. Questi tre fattori si combinano per dare vita praticamente ad un mostro: e se già nell'arena di Claremont Bonhart lo ribadisce, lo stesso vecchietto che racconta la storia ai bambini alla fine del quinto libro mette in chiaro questo aspetto. Il suo periodo con i Ratti peggiora di gran lunga la situazione perché rappresenta il periodo "adolescenziale" difficile e violento di una Ciri che si sente abbandonata. Lo stesso sentimento ribelle che la ragazza tenta di sfogare su Vysogota, altro personaggio che contribuirà molto alla maturazione di Ciri.

Nella Torre della Rondine si scoprono dettagli sul passato di Yennefer, così come la scena della tortura che conferma senza ombra di dubbio il legame con Geralt e Ciri. Il tutto, insieme al flashback ne La Signora del Lago, mette in luce un personaggio ambiguo, amaro, e definitivamente non piatto. Per i personaggi secondari: non tutti sono approfonditi allo stesso modo, ma non li ho trovati poco interessanti eccezion fatta per Cahir, che mi è sempre sembrato un pesce fuor d'acqua, relegato al ruolo del cavaliere senza macchia ma con una paura simulata. Sulla caratterizzazione dei secondari ci sono effettivamente alti e bassi, ma non manca mai, proprio grazie a piccoli dettagli che dicono in realtà molto. Basta poco per rendere un personaggio terrificante per le sensazioni del lettore: Bonhart ne è l'esempio.

L'autore con il punto di vista di Geralt mentre sognava Ciri non poteva fornire una indicazione esatta della distanza.

E' vero e ti do ragione comunque, sulla delusione per l'assenza della mappa stilata dall'autore stesso, è stata una scelta volontaria e confermata in una intervista e in varie conferenze. Però eccola qui alla fine http://i.imgur.com/u4tYqS4.jpg

Regis uber alles comunque.

Andiamo avanti. Nota dolente: i punti di vista. Lo scrittore inizia raccontando la storia, dal punto di vista di Triss, Geralt, Ranuncolo, Ciri, ecc., al presente. Con il passare dei capitoli e dei libri decide di cambiare espedienti: racconta dal punto di vista delle memorie scritte da Ranuncolo, racconta dal punto di vista di un vecchio che sta narrando la leggenda di Ciri, Geralt e Yennefer, racconta dal punto di vista di "sognatrici" (passatemi il termine) che rievocano la storia tramite i sogni (questa poi è una tale stronzata che a momenti smettevo di leggere l'ultimo libro). Inoltre, col passare dei libri, non stabilizza i punti di vista, ma anzi li aumenta a dismisura, rendendo complicata la lettura, anche perché talvolta sono decisamente repentini.
In realtà ho apprezzato questi espedienti perché per me spezzano brevemente e piacevolmente il ritmo evitando che i libri siano effettivamente troppo prolissi per spiegare certi avvenimenti che chiudono il cerchio anche di un personaggio minore o di un breve arco narrativo. Faccio un breve esempio: La Caccia Selvaggia. Sembra che l'arco narrativo sia rimasto aperto ma è proprio grazie alle sognatrice che si sa quale sarà il futuro di Ciri con Eredin, gli Aen Elle hanno bisogno di lei per potere accedere di nuovo all'Ard Gaeth, e ci riusciranno perché Nimue racconta di come l'Ard Gaeth venne aperto e tutti gli elfi andarono via. Per aprire questo cancello ci vuole... il potere spazio temporale, e se alla fine gli Aen Elle ne sono in possesso... vuol dire che Eredin prima o poi ha incontrato Ciri nella Spirale.

Per i punti di vista minori, spesso sono presenti per avere uno sguardo esterno sui nostri personaggi principali, come il primo capitolo de Il Tempo della Guerra. Parlando dell'ultimo libro è importante considerare che ogni libro della saga, specialmente i primi due, ha un riferimento ad una storia, una leggenda, con vari richiami più realistici che la distinguono dalla fiaba vera e propria. L'ultimo libro dimostra che anche la storia di Geralt e Ciri è un racconto, una leggenda o intesa come tale. Con vari richiami alla realtà. L'obiettivo sta nel capire quale sia la versione più accurata... e di come sia realmente finita. Ma come ogni leggenda che si rispetti, ci sono diverse interpretazioni. Vuoi quella del Libro Nero di Ellander, vuoi quella più fantasiosa e semplice di una piccola Nimue o Condwiramus. Le due sognatrici sono i lettori. Una storia nella storia. Sotto questo aspetto, La Signora del Lago è molto vicino all'atmosfera dei primi due libri.

Posso comunque darti ragione per il livello dei punti di vista aumentati a dismisura: era qualcosa su cui l'autore poteva risparmiarsi tranne dove fosse stato effettivamente necessario, sicuramente non introducendone di nuovi nell'ultimo libro, ma anticipandoli.

Passiamo a descrizioni e dialoghi: le prime sono molto superficiali e ripetitive quasi all'ossessione (mi veniva mal di testa ogniqualvolta leggevo Ciri fare una piroetta, il fuoco mugghiare e la dannatissima giumenta morella). Le descrizioni degli scontri sono abbastanza confusionarie. I dialoghi, invece, hanno alti e bassi, senza infamia e senza lode diciamo.La storia è lenta quando dovrebbe essere rapida e veloce quando dovrebbe essere lenta. La riunione a Thanedd non era neanche iniziata che già era finita. Invece il viaggio a sud di Geralt e il peregrinaggio di Ciri sono stati strazianti. Lunghissimi! Anche perché, soprattutto quello di Geralt, non hanno portato a niente. Accorciandoli ci sarebbe stato a dir poco un libro in meno.

Male la gestione della guerra. O meglio, sarebbe anche andata bene, se si fosse limitato a trattarla come contorno. Invece ha voluto scrivere capitoli fini a stessi, messi a caso in vari libri, che mostravano la strategia dei vari re, Djikstra che va ad elemosinare denaro, Jarre che va in guerra.

Inaccettabili i riferimenti agli irlandesi e ai sassoni (che caspita c'entrano?), nonché l'uso di termini latini.

Infine un pensiero sulla "regia" (passatemi il termine) dei libri. Potrei sbagliarmi ma, tranne La Torre della Rondine, gli altri libri non terminano con un cliffhanger, quasi fossero libri tagliati per lucrare sulla vendita separata. Invece l'ultimo libro è orrendo. Essendo l'ultimo libro della saga non dovevano esserci tempi morti, doveva far tenere incollato il lettore al libro trasportandolo verso il finale. Invece no! Vengono aggiunti nuovi punti di vista e addirittura ci sono tantissime pagine su Jarre e sulla guerra (il primo visto per pochissime pagine fino ad allora, la seconda solo di contorno), facendo perdere il ritmo al lettore.
Anch'io ho trovato eccessiva una ripetizione dei termini in alcune parti, come ho detto nel post precedente, quindi alcune di quelle descrizioni non mi andavano giù, per il resto le ho trovate brevi ma essenziali, piacevoli. Note speciale per la descrizione di Tir na Lia, molto bella. Le descrizioni confusionarie degli scontri si fermano al primo libro, andando avanti le ho trovate abbastanza chiare, con un picco nella battaglia del ponte sullo Jaruga e nella battaglia di Brenna, nulla da dire a proposito. //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif

Per i punti morti nella Signora del Lago devo darti ragione: ci sono, è innegabile, in più scelte forzate di trama (vedasi il cap. 4 con Geralt che all'improvviso sa per pura fortuna come continuare il suo viaggio) e la caratterizzazione di Vilgefortz che diventa molto banale, le sue scene sembrano quasi recitate da macchiette e lo scontro non mi ha entusiasmato granché. Credo che non perdonerò mai all'autore questo calo di stile. Devo però spezzare una lancia in favore di questo brusco cambio di qualità della caratterizzazione del mago: il personaggio stesso ammette di essere banale. Sembra quasi una presa in giro, se vogliamo metterla così. Ma non fatta con la cura che ci si aspetterebbe. Se comunque dopo anni sono riuscita a perdonare l'unicorno nel deserto (orrore! come spezzare un climax!) lo sviluppo di Vilgefortz negli ultimi due libri è decisamente una delusione per me, proprio nero su bianco.//content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif

Attenzione, la riunione di Thanedd occupa un intero capitolo per evento che dura un paio di ore, trovo sia uno dei capitoli meglio scritti dell'intera saga, con continui alti e nessun basso. Il viaggio di Geralt e della sua hansa dura invece più di un mese! Ma non serve tanto a far passare un mese, quanto ad approfondire sulle conseguenze e sul disastro provocato dalla guerra e dal golpe su Thanedd, e concentrandoci come dicevo prima sul personaggio di Geralt, che esce fuori dallo scontro ferito sia fisicamente che nell'animo. Per Ciri, idem come ho detto più sopra. Non sono capitoli fini a se stessi, se l'autore avesse accorciato la vicenda avrebbe letteralmente tagliato la caratterizzazione dei personaggi e lo scenario politico attorno a loro, e in più per dare una visione della guerra: importante è la metafora dei quadri ad inizio libro. Il Battesimo del Fuoco è un libro di passaggio, tra vari eventi che hanno messo a repentaglio i personaggi.

Per i termini latini e i riferimenti irlandesi e anglosassoni: de gustibus, li hai trovati inaccettabili. Per me sono solamente un modo per l'autore di rendere omaggio al relativo folklore con qualche simpatia e riferimento alla nostra storia, a pensarci bene il mondo dello strigo ha dei piani paralleli e la contaminazione di termini che possono sembrare alieni è una cosa che ho apprezzato. Ma capisco che non ti possano essere piaciuti.

Eccezion fatta per Il Sangue degli Elfi, non ho trovato gli altri libri interrotti nel senso che hai fatto intendere, in fondo la storia è unica e doveva essere suddivisa. Il Battesimo del Fuoco ha un finale che non è nè tagliato ma non è allo stesso tempo un cliffangher ad esempio.

Il capitolo sei con Jarre è infatti inutile, eppure nella sua inutilità ci fornisce informazioni sugli schieramenti, il morale e la situazione, ragion per cui poteva comunque essere accorpato nel capitolo 8 senza spezzare il ritmo con il capitolo 6. La descrizione e il modo in cui è stata affrontata la guerra e la battaglia mi è piaciuta molto, come ho detto prima: non c'è una glorificazione, e il punto di vista è affidato spesso a personaggi semplici, o al medico da campo dando un'altra angolazione della battaglia e della guerra. Inoltre l'autore ne ha approfittato per far schiattare un altro strigo, Coen.

Considerazioni varie maggiormente soggettiveLa saga racconta dello strigo Geralt. A parte il fatto che Geralt si veda ben poco per essere il protagonista, ma strigo dove? Di nome, perché di fatto non fa nulla "da strigo". Le pozioni le usa, se non vado errato, una sola volta (nello scontro con Rience) e la spada d'argento in un breve momento nell'ultimo libro. Durante pressoché tutta la pentalogia passa il tempo a camminare verso sud per salvare Ciri. Combatte poco e più che altro passa il tempo a filosofeggiare e a struggersi. Inoltre viene fatto passare per un'idiota visto che si ostina a credere che Ciri sia a Nilfgaard, quando tutti, compreso lui, vedono nei sogni che si trova da tutt'altra parte. Ma lui non crede ai sogni. Din don Geralt! Sveglia! Non ti pare strano che tutti facciate lo stesso sogno?

Collegandoci a Ciri, a me personalmente non piacciono i libri che ruotano attorno a una profezia. Trovo che, a causa di essa, diventino troppo concettuali e poco concreti, causando obbrobri a livello registico.

Non ho nulla, invece, contro i mondi paralleli, ma devono esserci fin dall'inizio e sviluppati in seguito. In questa saga per contro compaiono solo nell'ultimo libro e raggiungibili solo da una persona grazie a un potere mistico. Bah!

Non mi è piacciuto nemmeno Emhir=Duny...che addirittura voleva scoparsi la figlia!!! In più tutto finisce in qualche pagina perché ci ripensa. Ma perché fare questa scelta allora? Non l'ho capita...

Anche il finale un po' meh. Non ho capito perché Geralt, in punto di morte, possa guarire cambiando spazio-tempo. (Se qualcuno ha capito me lo può spiegare?)

Per ultimo ho lasciato una delle più grandi cagate (perdonatemi il termine) che abbia mai letto: Re Artù e Camelot. Non aggiungo altro...
Escludendo i primi due libri Geralt-centrici, nei romanzi non c'è solo lui, o meglio, non solo Geralt, Ciri e compagni, c'è un mondo che è stato costruito nei primi due libri (le antologie) e si è andato sempre più sviluppando dal terzo libro in poi. La pentalogia tratta più ciò che circonda Geralt che lo strigo stesso.

Hai detto bene: ormai è uno strigo solo di nome, e non voglio dilungarmi anche qui ma lo scopo di Geralt è adesso un altro, sebbene sia questa la sua professione, per spiegarlo bene dovrei fare riferimenti a vari momenti nei libri ma il succo è che sì, fa poco lo strigo ci sono pochi momenti "strigosi", escludendo l'ultimo libro.

Riflettiamoci: se ci fai caso, nella Torre della Rondine dopo la scena del rogo ad opera dei druidi, Geralt dice di non essere più uno strigo, che ha snaturato se stesso e la sua professione. Il filosofeggiare è un difetto che viene fatto notare dalla sua hansa, e da Yennefer stessa durante un dialogo con Crach, prevedendo così anche la sua fine. Occhio eh, Geralt smette di credere che Ciri sia a Nilfgaard già nel quinto libro e viene confermato nel sesto.

E a proposito della profezia! Qui, Sapkowski applica al tema da lui utilizzato, ma ormai abusato e strabusato una curiosa interpretazione, esattamente lo stesso processo che opera quando smonta le fiabe nei primi due libri. Ti copio-incollo la spiegazione ho messo un po' ovunque //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif Ciri non salverà il mondo dalla catastrofe, lei stessa è una distruttrice, vuoi con i personaggi stessi (esempio, il messaggero Applegatt, chi se lo ricorda?) vuoi con il mondo intero: chi ha portato la Catriona? Questo aspetto di Ciri viene portato a compimento, in un modo tanto velato quando furbo a mio parere.*

Lei non avrebbe dovuto far nulla, ma solo dare alla luce un bambino, che secondo Ithlinna avrebbe rappresentato la rinascita del mondo, opposto alle azioni della Distruttrice.*

Come ho detto, si sa però che il Bianco Gelo è in realtà un evento climatico naturale paragonabile ad una glaciazione. Infatti la colpa è tutta della profezia elfica a cui molti credono, e stracredono, ma il tutto viene smontato da Nimue. Persino il Bianco Gelo viene relegato a evento climatico e non magico, un evento totalmente naturale. Il primo però che aveva smontato il tutto era stato Geralt dicendo "sono tutte stron*ate"*

Vilgefortz vuole, da mago trasformato in pessimo scienziato pazzo, acquisire il Sangue Antico per tentare di controllarlo. Emhyr viene convinto da Vilgefortz ed è per questo che attua il suo piano culminato poi nella catastrofe degli Abissi del Sedna. Vilgefortz si rivela essere un pazzo che vuole acquisire il potere del sangue antico in modo prettamente banale, e che per me ha abbassato la stima per il lavoro svolto dall'autore nella costruzione di questo personaggio. Emhyr con quell'infelice pensiero, è un'altra vittima della profezia, a pensarci. Comunque a me il colpo di scena sulla sua vera identità è piaciuto così tanto che sono quasi caduta dalla sedia quando l'ho letto la prima volta. //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif

Perché ci ripensa? Perché viene messo di fronte ai suoi errori sia come imperatore che come padre da Geralt e Yennefer, all'ultimo istante trova quell'umanità e quel pizzico di istinto paterno che gli è rimasto, il pentimento viene messo ancora in luce quando ripiega su un altro piano per compiere la ragione di stato: la falsa Ciri.

Su Artù e Camelot ti capisco benissimo sul perché non ti sia piaciuto :rickds: Ma anche qui c'è una spiegazione: Ciri, in definitiva è una metafora del Graal, è lo scopo di Geralt e Yennefer, è una ragazza trovata da un cavaliere di ventura: l'intera vicenda è paragonabile alla ricerca del Graal e siccome Sapkowski è un fanboy arturiano convinto ha calcato troppo la mano su questo aspetto, fornendo addirittura nomi e ambientazioni, invece di fare come aveva sempre fatto: velati riferimenti e omaggi ad opere.

Per Geralt e Yen, anche qui ti faccio un copia-incolla di una spiegazione che ho già fornito:

Non è detto che siano vivi o morti, se Ciri abbia detto una bugia. Ma Yennefer e Geralt si trovano su una isola che ricorda moltissimo Avalon, si può dire che siano vivi lì, in quella specie di limbo dove il tempo non passa, ma tecnicamente morti nell'universo dello "Strigo". C'è qualcosa che impedisce loro di riunirsi. Ciri stessa, nel primo capitolo, dice di aver alterato il destino e che non tornerà tanto presto nel suo mondo.

Si tratta di un finale aperto, ed entrambe le interpretazioni possono essere ben delineate grazie ai vari indizi lasciati da Sapkowski nel capitolo finale e nel primo. Non è detto che Ciri dica la verità, vuoi per le risposte evasive sulle macchie di sangue sulla sua camicia, vuoi per le lacrime e le bugie che dice a Galahad nel finale. Metto un commento di uno dei CDPR a proposito:

I still favor the explanation that Geralt and Yennefer actually died, then awakened in the afterlife on Avallach. Avallach, which is the island of apple trees, Arthurian Avalon, is a place of the dead, not the almost dead (but getting better). But I do not think the distinction is decisive enough to spend too much argument on.

 


I also prefer this interpretation and I think, that cessation of vital functions is not the point here. I like to think, that Sapkowski didn't care about realism when he was writing this part. He just sent his tired and exploited characters to retire and didn't care about reader's opinion.


 


(...)


 


And that's (more or less) what Ciri does at the end of Lady of the Lake. She visits literary works and she delivers her dearly departed to the best place for deceased fictional (or mythic) characters - to Avalon. It's no loger a real story of Geralt and Yennfer, but a farewell to the protagonist and the woman he was bound to by destiny or magic, or true love. Rationalization of this even is poinless for me. Sapkowski did it, because he wanted to honor his characters.


In definitiva un mio pensiero su questa saga e più in generale sulle saghe fantasy: se vuoi creare un mondo fantastico, profondo, con personaggi caratterizzati per bene ci sono bisogno di tante, ma tante, pagine. Pagine che non ha la saga di Sapkowski.
P.S. Regis in assoluto mio personaggio preferito. Peccato sia stato sfruttato poco

P.P.S Perdonate la lunghezza e gli eventuali errori grammaticali
Imho lo stile risulta semplice all'apparenza perché già da una rilettura della saga che si colgono dettagli e riferimenti a personaggi e/o libri successivi. Non posso parlare per ogni saga perché non c'è un metro comune (tante pagine, buona caratterizzazione) perché si può essere anche prolissi, non vorrei confondere l'affezionarsi ai personaggi con la lunghezza delle pagine. Io direi che dipende dall'autore e dal tipo di storia che si va a raccontare. Prenderei ad esempio Joe Abercrombie che in tre libri sulla Prima Legge ha imbastito una trama fitta come se fosse una saga e ha caratterizzato bene i suoi personaggi.

In definitiva non è assolutamente una saga perfetta, con errori e un paio di orrori innegabili, con alti e bassi, ma mi ha lasciato molto. Per mie considerazioni soggettive La Spada del Destino è il migliore, ed è il libro bilanciato in maniera migliore per quanto riguarda trama, stile e ritmo costante per tutto il libro. Bilanciamento che l'autore non ha perfettamente integrato nei successivi, a mio parere. La Torre della Rondine, come già detto comunque, tocca la stessa solida struttura narrativa.

 
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Il riferimento alla fiabe serve qui, come negli altri libri dove sono presenti anche riferimenti storici, per smontare il classico e la favoletta tipica. Smonta il tema classico sfruttandolo per una atmosfera e una moralità austera, piena di amara ironia o simpatici riferimenti.
Il riferimento alle fabie e a eventi storici realmente accaduti (esempio, la citazione poco velata di Cesare che attraversa il rubicone) è una cosa che personalmente proprio non mi piace. Si tratta ovviamente di un parere personale, se a te piaciono non ti prendo a male parole. ;p Semplicemente la penso in questo modo: quando si crea un mondo fantasy, non deve avere contatti con la realtà. Mi sta bene che l'autore prenda spunto o addirittura trasformi in chiave fantastica un fatto realmente accaduto (ad esempio nel narrare una battaglia). Non mi sta bene che vengano fatte citazioni palesi.

Qui mi trovi assolutamente in disaccordo. I personaggi, soprattutto i protagonisti, hanno un loro sviluppo durante l'arco narrativo, Geralt, Ciri e Yennefer su tutti, essendo i protagonisti. Già la Yennefer del Sangue degli Elfi è un personaggio più approfondito rispetto alla sua comparsa in Una scheggia di ghiaccio. Il Geralt emotivamente incoerente ma con la sua facciata, crolla definitivamente dal quinto libro in poi. Ma nonostante tutto tenta invano di portare da solo il fardello, motivo per il quale il gruppo si fa bonariamente beffe di lui.Ciri va incontro ad un processo da principessa viziata, al suo pellegrinaggio post seconda guerra al suo periodo a Kaer Morhen. Questi tre fattori si combinano per dare vita praticamente ad un mostro: e se già nell'arena di Claremont Bonhart lo ribadisce, lo stesso vecchietto che racconta la storia ai bambini alla fine del quinto libro mette in chiaro questo aspetto. Il suo periodo con i Ratti peggiora di gran lunga la situazione perché rappresenta il periodo "adolescenziale" difficile e violento di una Ciri che si sente abbandonata. Lo stesso sentimento ribelle che la ragazza tenta di sfogare su Vysogota, altro personaggio che contribuirà molto alla maturazione di Ciri.

Nella Torre della Rondine si scoprono dettagli sul passato di Yennefer, così come la scena della tortura che conferma senza ombra di dubbio il legame con Geralt e Ciri. Il tutto, insieme al flashback ne La Signora del Lago, mette in luce un personaggio ambiguo, amaro, e definitivamente non piatto. Per i personaggi secondari: non tutti sono approfonditi allo stesso modo, ma non li ho trovati poco interessanti eccezion fatta per Cahir, che mi è sempre sembrato un pesce fuor d'acqua, relegato al ruolo del cavaliere senza macchia ma con una paura simulata. Sulla caratterizzazione dei secondari ci sono effettivamente alti e bassi, ma non manca mai, proprio grazie a piccoli dettagli che dicono in realtà molto. Basta poco per rendere un personaggio terrificante per le sensazioni del lettore: Bonhart ne è l'esempio.
A proposito dei personaggi protagonisti: posso trovarmi d'accordo con Yennefer, assolutamente non con Geralt e con Ciri faccio fatica. Trovo che Geralt dopo Thanedd cambi (e ovviamente ci sta), però fino al termine della saga rimane sempre uguale, in viaggio senza una meta precisa, quasi in depressione (come hai anche detto tu, lo prendono in giro quando filosofeggia). Geralt, durante la saga, è ben lungi dall'essere il personaggio "cool" dei primi due libri. Gli viene dato poco spazio per essere IL protagonista e in battaglia combatte come un uomo "quasi normale". Ci sono un po' rimasto male per questo.

Ciri, invece, trovo che abbia avuto sviluppi troppo rapidi: quando incontra i Ratti diventa immediatamente Falka; quando le dicono che i nilfgaardiani stanno cercando la principessa Ciri, allora torna Ciri (tra l'altro non ho gradito per nulla il fatto che fosse invidiosa, seppur per un breve istante, della finta Ciri futura moglie dell'imperatore. Ho trovato la cosa estranea al personaggio). Coerente e apprezzabile invece la sua maturazione nella capanna di Vysogota. Sebbene nell'ultimo libro sia maturata a tal punto da parlare come una donna vissuta (anche se si può sempre usare la scusa dello spazio-tempo ;p).

Sui personaggi secondari devo fare mea culpa. Ho dimenticato Bonhart, il personaggio meglio caratterizzato insieme a Regis ("Attacca, musica!" :rickds:). Personalmente avrei voluto vedere lo scontro tra Bonhart e Geralt con pozioni, per vedere negli "occhi da pesce" di Bohnart la paura, ma non fa niente, ci stava che Ciri avessa la sua vendetta.

In realtà ho apprezzato questi espedienti perché per me spezzano brevemente e piacevolmente il ritmo evitando che i libri siano effettivamente troppo prolissi per spiegare certi avvenimenti che chiudono il cerchio anche di un personaggio minore o di un breve arco narrativo. Faccio un breve esempio: La Caccia Selvaggia. Sembra che l'arco narrativo sia rimasto aperto ma è proprio grazie alle sognatrice che si sa quale sarà il futuro di Ciri con Eredin, gli Aen Elle hanno bisogno di lei per potere accedere di nuovo all'Ard Gaeth, e ci riusciranno perché Nimue racconta di come l'Ard Gaeth venne aperto e tutti gli elfi andarono via. Per aprire questo cancello ci vuole... il potere spazio temporale, e se alla fine gli Aen Elle ne sono in possesso... vuol dire che Eredin prima o poi ha incontrato Ciri nella Spirale.
Per i punti di vista minori, spesso sono presenti per avere uno sguardo esterno sui nostri personaggi principali, come il primo capitolo de Il Tempo della Guerra. Parlando dell'ultimo libro è importante considerare che ogni libro della saga, specialmente i primi due, ha un riferimento ad una storia, una leggenda, con vari richiami più realistici che la distinguono dalla fiaba vera e propria. L'ultimo libro dimostra che anche la storia di Geralt e Ciri è un racconto, una leggenda o intesa come tale. Con vari richiami alla realtà. L'obiettivo sta nel capire quale sia la versione più accurata... e di come sia realmente finita. Ma come ogni leggenda che si rispetti, ci sono diverse interpretazioni. Vuoi quella del Libro Nero di Ellander, vuoi quella più fantasiosa e semplice di una piccola Nimue o Condwiramus. Le due sognatrici sono i lettori. Una storia nella storia. Sotto questo aspetto, La Signora del Lago è molto vicino all'atmosfera dei primi due libri.

Posso comunque darti ragione per il livello dei punti di vista aumentati a dismisura: era qualcosa su cui l'autore poteva risparmiarsi tranne dove fosse stato effettivamente necessario, sicuramente non introducendone di nuovi nell'ultimo libro, ma anticipandoli.
Riguardo i punti di vista. L'espediente di Nimue e Condwiramus proprio non mi è andato giù (come avrai già capito ;p). Non per l'espediente in sé, ma perché è stato aggiunto nell'ultimo libro. Secondo me se si inizia in un modo, così lo si deve finire. Quindi, avendo iniziato con vari punti di vista al presente, doveva finire così. Oppure, volendo usare l'espediente delle sognatrici, doveva usarlo sin dal primo libro.

Poi, va da sé, io adoro Martin, che su questo è assolutamente chiaro e schematico. Ogni capitolo ha il punto di vista di quel personaggio e il lettore lo sa fin dall'inizio (visto che i capitoli portano il nome del personaggio protagonista)

Credo che non perdonerò mai all'autore questo calo di stile. Devo però spezzare una lancia in favore di questo brusco cambio di qualità della caratterizzazione del mago: il personaggio stesso ammette di essere banale. Sembra quasi una presa in giro, se vogliamo metterla così. Ma non fatta con la cura che ci si aspetterebbe. Se comunque dopo anni sono riuscita a perdonare l'unicorno nel deserto (orrore! come spezzare un climax!) lo sviluppo di Vilgefortz negli ultimi due libri è decisamente una delusione per me, proprio nero su bianco.
Attenzione, la riunione di Thanedd occupa un intero capitolo per evento che dura un paio di ore, trovo sia uno dei capitoli meglio scritti dell'intera saga, con continui alti e nessun basso. Il viaggio di Geralt e della sua hansa dura invece più di un mese! Ma non serve tanto a far passare un mese, quanto ad approfondire sulle conseguenze e sul disastro provocato dalla guerra e dal golpe su Thanedd, e concentrandoci come dicevo prima sul personaggio di Geralt, che esce fuori dallo scontro ferito sia fisicamente che nell'animo. Per Ciri, idem come ho detto più sopra. Non sono capitoli fini a se stessi, se l'autore avesse accorciato la vicenda avrebbe letteralmente tagliato la caratterizzazione dei personaggi e lo scenario politico attorno a loro, e in più per dare una visione della guerra: importante è la metafora dei quadri ad inizio libro. Il Battesimo del Fuoco è un libro di passaggio, tra vari eventi che hanno messo a repentaglio i personaggi.
Gli unicorni li ho odiati pure io! :rickds:

Thanedd è stata fatta molto bene, però, a mio avviso, poteva essere allungata un po' di più, mostrando più da vicino al lettore il mondo dei maghi e cercando di approfondirlo. Mentre il viaggio, che come hai detto è durato molto, secondo me poteva essere accorciato, oppure avrebbe dovuto mostrare avvenimenti più importanti. Le sensazioni che ho avuto sono state lentezza e inutilità.

E a proposito della profezia! Qui, Sapkowski applica al tema da lui utilizzato, ma ormai abusato e strabusato una curiosa interpretazione, esattamente lo stesso processo che opera quando smonta le fiabe nei primi due libri. Ti copio-incollo la spiegazione ho messo un po' ovunque Ciri non salverà il mondo dalla catastrofe, lei stessa è una distruttrice, vuoi con i personaggi stessi (esempio, il messaggero Applegatt, chi se lo ricorda?) vuoi con il mondo intero: chi ha portato la Catriona? Questo aspetto di Ciri viene portato a compimento, in un modo tanto velato quando furbo a mio parere.*Lei non avrebbe dovuto far nulla, ma solo dare alla luce un bambino, che secondo Ithlinna avrebbe rappresentato la rinascita del mondo, opposto alle azioni della Distruttrice.*

Come ho detto, si sa però che il Bianco Gelo è in realtà un evento climatico naturale paragonabile ad una glaciazione. Infatti la colpa è tutta della profezia elfica a cui molti credono, e stracredono, ma il tutto viene smontato da Nimue. Persino il Bianco Gelo viene relegato a evento climatico e non magico, un evento totalmente naturale. Il primo però che aveva smontato il tutto era stato Geralt dicendo "sono tutte stron*ate"*

Vilgefortz vuole, da mago trasformato in pessimo scienziato pazzo, acquisire il Sangue Antico per tentare di controllarlo. Emhyr viene convinto da Vilgefortz ed è per questo che attua il suo piano culminato poi nella catastrofe degli Abissi del Sedna. Vilgefortz si rivela essere un pazzo che vuole acquisire il potere del sangue antico in modo prettamente banale, e che per me ha abbassato la stima per il lavoro svolto dall'autore nella costruzione di questo personaggio. Emhyr con quell'infelice pensiero, è un'altra vittima della profezia, a pensarci. Comunque a me il colpo di scena sulla sua vera identità è piaciuto così tanto che sono quasi caduta dalla sedia quando l'ho letto la prima volta.

Perché ci ripensa? Perché viene messo di fronte ai suoi errori sia come imperatore che come padre da Geralt e Yennefer, all'ultimo istante trova quell'umanità e quel pizzico di istinto paterno che gli è rimasto, il pentimento viene messo ancora in luce quando ripiega su un altro piano per compiere la ragione di stato: la falsa Ciri.

Su Artù e Camelot ti capisco benissimo sul perché non ti sia piaciuto Ma anche qui c'è una spiegazione: Ciri, in definitiva è una metafora del Graal, è lo scopo di Geralt e Yennefer, è una ragazza trovata da un cavaliere di ventura: l'intera vicenda è paragonabile alla ricerca del Graal e siccome Sapkowski è un fanboy arturiano convinto ha calcato troppo la mano su questo aspetto, fornendo addirittura nomi e ambientazioni, invece di fare come aveva sempre fatto: velati riferimenti e omaggi ad opere.

Per Geralt e Yen, anche qui ti faccio un copia-incolla di una spiegazione che ho già fornito:

Non è detto che siano vivi o morti, se Ciri abbia detto una bugia. Ma Yennefer e Geralt si trovano su una isola che ricorda moltissimo Avalon, si può dire che siano vivi lì, in quella specie di limbo dove il tempo non passa, ma tecnicamente morti nell'universo dello "Strigo". C'è qualcosa che impedisce loro di riunirsi. Ciri stessa, nel primo capitolo, dice di aver alterato il destino e che non tornerà tanto presto nel suo mondo.

Si tratta di un finale aperto, ed entrambe le interpretazioni possono essere ben delineate grazie ai vari indizi lasciati da Sapkowski nel capitolo finale e nel primo. Non è detto che Ciri dica la verità, vuoi per le risposte evasive sulle macchie di sangue sulla sua camicia, vuoi per le lacrime e le bugie che dice a Galahad nel finale.
Grazie per avermi spiegato profezia e finale. Purtroppo è un mio gusto personale, i libri che si basano tanto su profezie non li riesco a digerire.

Su Emhyr=Duny, l'ho trovato un colpo di scena fine a stesso visto che non ha avuto conseguenze. Come se l'autore avesse detto: "cià, mettiamo un colpo di scena assurdo e inaspettato!"

Imho lo stile risulta semplice all'apparenza perché già da una rilettura della saga che si colgono dettagli e riferimenti a personaggi e/o libri successivi. Non posso parlare per ogni saga perché non c'è un metro comune (tante pagine, buona caratterizzazione) perché si può essere anche prolissi, non vorrei confondere l'affezionarsi ai personaggi con la lunghezza delle pagine. Io direi che dipende dall'autore e dal tipo di storia che si va a raccontare. Prenderei ad esempio Joe Abercrombie che in tre libri sulla Prima Legge ha imbastito una trama fitta come se fosse una saga e ha caratterizzato bene i suoi personaggi.
In definitiva non è assolutamente una saga perfetta, con errori e un paio di orrori innegabili, con alti e bassi, ma mi ha lasciato molto. Per mie considerazioni soggettive La Spada del Destino è il migliore, ed è il libro bilanciato in maniera migliore per quanto riguarda trama, stile e ritmo costante per tutto il libro. Bilanciamento che l'autore non ha perfettamente integrato nei successivi, a mio parere. La Torre della Rondine, come già detto comunque, tocca la stessa solida struttura narrativa.
Secondo me quello che manca a questa saga è proprio l'affezionarsi ai suoi personaggi. Ovviamente non escludo che sia solo a causa mia! ;p

Anche per me il migliore è La Spada del Destino (sebbene mi siano piaciuti moltissimo anche altri racconti del primo: Geralt e la strige, il carnefice di Blaviken) e La Torre della Rondine il migliore della saga.

P.S. Ti faccio i complimenti per il post. Si nota facilmente che hai una grande conoscenza di questi libri e, sebbene ci troviamo in disaccordo su vari punti, ho apprezzato molto le tue risposte e le tue opinioni. Finisco con una domanda: sei una fan sfegatata della saga? Oppure mi avresti dato risposte così approfondite anche per altri libri che hai letto? //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/laugh.png Nel secondo caso, chapeau! :ave:

 
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Grazie Elaine, mi hai risparmiato un textwall di risposta :rickds: (e per rusty, dal nick e dall'immagine profilo un paio di euro sul fatto che sia fan della serie li metto).

Battute a parte, Vilgefortz ha un evoluzione negli ultimi due libri che può non piacere, ma era inevitabile. Il suo obiettivo è da sempre Ciri, più esattamente il Sangue Ancestrale. Che i suoi obiettivi siano il diventare signore dei mondi può apparire banale, ma in fondo il punto non è il semplice "conquistare il potere", è la volontà di sentirsi un *** agli occhi delle persone (portatore di sventure o salvatore magnanimo, come dice lui). Per dire, Akar Kessell nel primo libro su Drizzt Do'Urden può apparire un Vilgefortz scritto con meno stile, ma a mio parere il personaggio di Sapkowski mostra comunque uno spessore maggiore. E poi in soldoni tutto si riduce alla ricerca del potere, per i maghi in particolare.

Ciò che non ho veramente gradito di Vilgefortz è stato un piccolo particolare: la bavetta. Ogni dialogo o monologo che fa mostrano o sicurezza o (presunta) superiorità o cinismo. Persino il suo monologo con Ciri prima dell'arrivo dell'Hansa era accettabile, per quel suo riconoscere la banalità dei propri obiettivi (e non escludo una volontà del Sapko di fare metaletteratura prendendo in giro i villain fantasy in generale). E' la bava agli angoli della bocca che stona, anche perchè la battuta successiva (rinforzi all'ultimo secondo, roba che accade solo in recite di seconda mano) è stupenda, come il suo fare arrogante nello scontro subito dopo.

Più che altro ho una domanda per Elaine: se non sbaglio hai consigliato diverse volte La Prima Legge (letto l'anno scorso in meno di un mese, poi ho comprato anche Heroes). Se Vilgefortz ti è scaduto Bayaz dove lo mettiamo? Sviluppo anticlimatico da manuale, interesse che vira verso l'antipatia e la noia, fastidio per come mandi avanti i suoi piani...Quella secondo me è stata una gestione discutibile. Ma anche lì è valida l'obiezione che Abercrombie abbia voluto fare metaletteratura e ironia sui maghi "alla Gandalf"

 
Allora, chiedo venia per il mostruoso ritardo ma ero in piena sessione esami :rickds: Avviso spoiler! Non leggete se non avete finito la saga!

Il riferimento alle fabie e a eventi storici realmente accaduti (esempio, la citazione poco velata di Cesare che attraversa il rubicone) è una cosa che personalmente proprio non mi piace. Si tratta ovviamente di un parere personale, se a te piaciono non ti prendo a male parole. ;p Semplicemente la penso in questo modo: quando si crea un mondo fantasy, non deve avere contatti con la realtà. Mi sta bene che l'autore prenda spunto o addirittura trasformi in chiave fantastica un fatto realmente accaduto (ad esempio nel narrare una battaglia). Non mi sta bene che vengano fatte citazioni palesi.
Certo a questo punto si parla di gusto personale, personalmente adoro queste citazioni e anche quelle sibilline. Esempio, il casus belli per la seconda guerra è la conquista della fortezza Glevitzingen, non suona simile al pretesto con il quale la Germania invase la Polonia nel 1939, l'incidente di Gleiwitz? //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/tongue.png

A proposito dei personaggi protagonisti: posso trovarmi d'accordo con Yennefer, assolutamente non con Geralt e con Ciri faccio fatica. Trovo che Geralt dopo Thanedd cambi (e ovviamente ci sta), però fino al termine della saga rimane sempre uguale, in viaggio senza una meta precisa, quasi in depressione (come hai anche detto tu, lo prendono in giro quando filosofeggia). Geralt, durante la saga, è ben lungi dall'essere il personaggio "cool" dei primi due libri. Gli viene dato poco spazio per essere IL protagonista e in battaglia combatte come un uomo "quasi normale". Ci sono un po' rimasto male per questo.Ciri, invece, trovo che abbia avuto sviluppi troppo rapidi: quando incontra i Ratti diventa immediatamente Falka; quando le dicono che i nilfgaardiani stanno cercando la principessa Ciri, allora torna Ciri (tra l'altro non ho gradito per nulla il fatto che fosse invidiosa, seppur per un breve istante, della finta Ciri futura moglie dell'imperatore. Ho trovato la cosa estranea al personaggio). Coerente e apprezzabile invece la sua maturazione nella capanna di Vysogota. Sebbene nell'ultimo libro sia maturata a tal punto da parlare come una donna vissuta (anche se si può sempre usare la scusa dello spazio-tempo ;p).

Sui personaggi secondari devo fare mea culpa. Ho dimenticato Bonhart, il personaggio meglio caratterizzato insieme a Regis ("Attacca, musica!" :rickds:). Personalmente avrei voluto vedere lo scontro tra Bonhart e Geralt con pozioni, per vedere negli "occhi da pesce" di Bohnart la paura, ma non fa niente, ci stava che Ciri avessa la sua vendetta.
Hai fatto centro anche se non sei d'accordo, ciò che ci viene presentato nella saga, dopo Thanedd, è un Geralt nuovamente solo senza una meta mentre cerca di trovarne una (ecco perché parte come un disperato, per recuperare ciò che finalmente lo aspettava alla fine della strada) e non si rende conto né da all'inizio peso a ciò che i suoi compagni vogliono dargli, il supporto, un aiuto per portare il fardello (citazione voluta). Non vuole coinvolgere nessuno. Non ti voglio annoiare ma ci ritroviamo il Geralt senza obiettivo che possiamo notare nel secondo libro

«Strigo, voglio farti una domanda», disse a un tratto Tre Taccole.


«Dimmi pure.»



«Perché non torni sui tuoi passi?»



Lo strigo lo fissò per un istante senza parlare. «Vuoi proprio saperlo?»



«Sì», rispose Tre Taccole girando il viso verso di lui.



«Rimango qui perché sono un golem senza volontà. Perché sono un fascio di stoppie che il vento sospinge lungo la strada. Dove devo andare, dimmi? E a che prò? Qui almeno c'è una compagnia di persone con cui parlare. Che non interrompono la conversazione quando mi avvicino. Che, se non mi amano, me lo dicono in faccia, non mi tirano sassi da dietro gli steccati. Le seguo per lo stesso motivo per cui ho seguito te alla locanda degli zatterieri. Perché tutto mi è indifferente. Non ho un posto dove andare. Non c'è uno scopo alla fine del mio cammino.»



Tre Taccole si schiarì la gola. «Alla fine di ogni cammino c'è uno scopo. Ce l'hanno tutti. Perfino tu, anche se credi di essere diverso.»



«Adesso ti faccio io una domanda.»



«Avanti.»



«Tu hai uno scopo alla fine del cammino?»



«Sì.»



«Sei fortunato.»



«La fortuna non c'entra, Geralt. C'entra in cosa credi e a cosa ti consacri. Nessuno dovrebbe saperlo meglio di... di uno strigo.»



Geralt sospirò. «Oggi non faccio che sentir parlare di vocazione. La vocazione di Niedamir è impadronirsi di Malleore. La vocazione di Eyck di Denesle è proteggere la gente dai draghi, mentre Dorregaray si sente chiamato a qualcosa di completamente opposto. Yennefer, a causa di certi cambiamenti subiti dal suo organismo, non può esaudire la sua vocazione ed è in tremende angustie. Maledizione, solo gli Irriducibili e i nani non sentono nessuna vocazione, se non quella di riempirsi le tasche. Forse per questo sono così attratto da loro?»



«Non sei attratto da loro, Geralt di Rivia. Non sono cieco né stupido. Non è il suono dei loro nomi che ti ha fatto tirare fuori la borsa sul ponte. Credo...»



«Nessuno ti ha pregato di credere qualcosa», disse lo strigo senza ira.



«Scusami.»


Essere da solo, con il suo "destino", nessun obiettivo, semplicemente girovagare, trovare nuovo lavoro e poi andare avanti, forse avendo amici e insieme ai suoi compagni strighi... ma manca qualcosa di più, qualcosa che lo avrebbe convinto di non essere solo sulla sua strada, di non essere "solo" un mostro.

Yennefer ha realizzato la stessa cosa, si può chiaramente comprendere sia a Belleteyn, e poi, dopo essere stata accecata nella battaglia di Colle Sodden. Conoscendo Geralt sa che anche lui si ritrova solo.


« (...) Ti voglio troppo bene, ti sono troppo riconoscente...»



«È già la seconda volta che lo dici. Per cosa mi sei riconoscente, Yennefer?»



La maga girò la testa e rimase a lungo in silenzio. «Hai viaggiato con lui. Grazie a te non era solo. Gli sei stato amico. Sei stato con lui.»



Il bardo abbassò lo sguardo. «Non ne ha ricavato granché. Non ha avuto grandi vantaggi da questa amicizia. Gli ho procurato più guai che altro. Doveva sempre tirarmi fuori da qualche pasticcio, aiutarmi...»



La maga si chinò sul tavolo, mise una mano sulla sua e gliela strinse forte senza dire una parola. I suoi occhi erano pieni di rammarico.


Geralt così ha paura che Ciri diventi come lui, da sola. Ed è quello che succederà a Ciri, che vaga senza una meta con i Ratti, svegliando i suoi istinti più violenti che culmineranno nell'incontro con Bonhart.

«Ce ne andiamo?»


Lo strigo gli gettò le briglie di Pegaso. «Tu te ne vai. Addio, Ranuncolo. Le driadi risaliranno il fiume con te per un paio di miglia, così non rischierai d’imbatterti nei soldati di Brugge, che di certo si aggirano ancora sull’altra riva.»



«E tu? Rimani qui?»



«No. Non rimango.»



«Hai scoperto qualcosa. Dagli Scoiattoli. Hai saputo qualcosa su



Ciri, non è vero?»



«Addio, Ranuncolo.»



«Geralt... Ascoltami...»


«Cosa devo ascoltare?» gridò lo strigo. «Non posso... Non posso lasciarla al suo destino. È completamente sola... Non può restare sola, Ranuncolo. Tu non puoi capire. Nessuno può capirlo, ma io lo so. Se resterà sola, le succederà quello che le è già successo una volta... E che una volta è successo anche a me... Non puoi capirlo...»

«Lo capisco. Per questo vengo con te.»


«Sei impazzito. Lo sai dove sono diretto?»



«Lo so. Geralt, io... Io non ti ho detto tutto... Mi sento in colpa. Non ho fatto nulla, non sapevo cosa bisognasse fare... Ma ora lo so. Voglio venire con te. Voglio accompagnarti. (...)»

Per Bonhart, ecco mi trovi d'accordo, sinceramente non saprei come Sapkowski avrebbe gestito un eventuale scontro Bonhart-Geralt, quindi preferisco alla lunga che si sia scontrato con Ciri. :rickds: Per Ciri, vale quello che ho detto prima, nella spirale di violenza scatenata nel suo inconscio vengono fuori anche le sue nobili origini e capricci regredendo rispetto all'educazione impartitagli dagli strighi. Si vede anche quando strappa la spilla alla nobile Casadei. :rickds:

Ricordo che Sapkowski stesso disse che Ciri era metaforicamente un mostro. Appena ritrovo la citazione la copio qui.

Riguardo i punti di vista. L'espediente di Nimue e Condwiramus proprio non mi è andato giù (come avrai già capito ;p). Non per l'espediente in sé, ma perché è stato aggiunto nell'ultimo libro. Secondo me se si inizia in un modo, così lo si deve finire. Quindi, avendo iniziato con vari punti di vista al presente, doveva finire così. Oppure, volendo usare l'espediente delle sognatrici, doveva usarlo sin dal primo libro.Poi, va da sé, io adoro Martin, che su questo è assolutamente chiaro e schematico. Ogni capitolo ha il punto di vista di quel personaggio e il lettore lo sa fin dall'inizio (visto che i capitoli portano il nome del personaggio protagonista)
Sì sì assolutamente e sono d'accordo. I punti di vista esterni non erano nuovi ma uno così eclatante poteva quantomeno essere anticipato un po' nel libro precedente, invece di avere solo una piccola Nimue che ascolta i racconti del nonno del villaggio.

Gli unicorni li ho odiati pure io! :rickds:
:rickds::rickds::rickds:

Grazie per avermi spiegato profezia e finale. Purtroppo è un mio gusto personale, i libri che si basano tanto su profezie non li riesco a digerire.
Su Emhyr=Duny, l'ho trovato un colpo di scena fine a stesso visto che non ha avuto conseguenze. Come se l'autore avesse detto: "cià, mettiamo un colpo di scena assurdo e inaspettato!"
Alla fine la profezia si riduce a semplici creduloni e a pretesti per imbastire giochi politici. Eh quel colpo di scena bisogna considerarlo non solo per l'ultimo libro ma per tutti i cinque romanzi. La distruzione di Cintra, la missione di Cahir etc... Si spiegano molte cose, ma ecco se Emhyr non avesse lasciato Ciri andare non sarebbe stato fine a se stesso dopo Stygga, del resto lui sposa una Ciri, alla fin fine.

P.S. Ti faccio i complimenti per il post. Si nota facilmente che hai una grande conoscenza di questi libri e, sebbene ci troviamo in disaccordo su vari punti, ho apprezzato molto le tue risposte e le tue opinioni. Finisco con una domanda: sei una fan sfegatata della saga? Oppure mi avresti dato risposte così approfondite anche per altri libri che hai letto? //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/laugh.png Nel secondo caso, chapeau! :ave:
Beh sono a contatto con questo universo da 4 anni e averne parlato e straparlato ha fatto sì che notassi molte più cose di quelle che possono venir fuori ad una prima semplice lettura, a volte basta solo rifletterci e collegare non solo i dettagli di un libro ma di tutta la saga e si capisce come Sapkowski abbia davvero costruito il tutto secondo una precisa scala, che poi abbia trattato tutti punti con la stessa cura, beh quello è un altro discorso. Se il finale fosse stato ancora più curato e con qualche pagina in più sarebbe stato perfetto per me, perché tratta dei temi molto interessanti ai fini della saga (ehe gioco di parole)

In realtà ti ho spiegato veramente poco del finale, perché ci sarebbe tanta roba da dire, ma solo il destino post pogrom di Rivia, e a proposito questo evento è molto amaro e pieno di riferimenti e di ironia sul destino, soprattutto guardando i trascorsi e i pensieri del personaggio di Geralt. Un paio di esempi:

Geralt "muore" nel momento in cui decide di abbandonare definitivamente la sua Via promettendo di non richiare più la pelle, portando a compimento lo scopo dopo aver recuperato tutto ciò che aveva perso dopo Thanedd. Ebbene, incontra la sua fine per mano di un semplice contadino, lo stesso tipo di persona che aveva difeso durante la sua carriera, accettando contratti ed eliminando mostri. Ironia della sorte, muore a Rivia, la sua patria inventata. Viene colpito a discapito della sua velocità e della sua professionalità, rimanendo bloccato nella folla e cadendo nella stessa pietà e nello stesso altruismo che lui aveva appeso al chiodo insieme alla sua spada nella locanda.

Yennefer muore nel dare la vita, ricollegandosi al cruccio che la maga ha portato per tutta la vita: il non poter dare alla luce un bambino per via della sua infertilità.

Cerco di dare risposte approfondite quando posso, per di più se un qualcosa mi appassiona, dipende molto da quello che capisco e che riesco a leggere tra le righe (se c'è ovviamente).

Ringrazio te, è raro avere discussioni così tranquille con chi la pensa diversamente! //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/bzv7yXY.png

Grazie Elaine, mi hai risparmiato un textwall di risposta :rickds: (e per rusty, dal nick e dall'immagine profilo un paio di euro sul fatto che sia fan della serie li metto).
Battute a parte, Vilgefortz ha un evoluzione negli ultimi due libri che può non piacere, ma era inevitabile. Il suo obiettivo è da sempre Ciri, più esattamente il Sangue Ancestrale. Che i suoi obiettivi siano il diventare signore dei mondi può apparire banale, ma in fondo il punto non è il semplice "conquistare il potere", è la volontà di sentirsi un *** agli occhi delle persone (portatore di sventure o salvatore magnanimo, come dice lui). Per dire, Akar Kessell nel primo libro su Drizzt Do'Urden può apparire un Vilgefortz scritto con meno stile, ma a mio parere il personaggio di Sapkowski mostra comunque uno spessore maggiore. E poi in soldoni tutto si riduce alla ricerca del potere, per i maghi in particolare.

Ciò che non ho veramente gradito di Vilgefortz è stato un piccolo particolare: la bavetta. Ogni dialogo o monologo che fa mostrano o sicurezza o (presunta) superiorità o cinismo. Persino il suo monologo con Ciri prima dell'arrivo dell'Hansa era accettabile, per quel suo riconoscere la banalità dei propri obiettivi (e non escludo una volontà del Sapko di fare metaletteratura prendendo in giro i villain fantasy in generale). E' la bava agli angoli della bocca che stona, anche perchè la battuta successiva (rinforzi all'ultimo secondo, roba che accade solo in recite di seconda mano) è stupenda, come il suo fare arrogante nello scontro subito dopo.

Più che altro ho una domanda per Elaine: se non sbaglio hai consigliato diverse volte La Prima Legge (letto l'anno scorso in meno di un mese, poi ho comprato anche Heroes). Se Vilgefortz ti è scaduto Bayaz dove lo mettiamo? Sviluppo anticlimatico da manuale, interesse che vira verso l'antipatia e la noia, fastidio per come mandi avanti i suoi piani...Quella secondo me è stata una gestione discutibile. Ma anche lì è valida l'obiezione che Abercrombie abbia voluto fare metaletteratura e ironia sui maghi "alla Gandalf"
Cavoletti, ci hai preso in pieno, finalmente hai praticamente espresso un pensiero che non riuscivo a formulare: la bavetta, la macchia. Eppure se noti l'aura di superiorità è presente anche a Thanedd, ma è decisamente trattata meglio!

Bayaz non mi è caduto, forse perché avevo sentore che ci fosse qualcosa sotto, ma non ho trovato il suo cambiamento mal gestito. Saranno gusti, saranno impressioni, ma ecco... Sai che goduria quando capto un velato riferimento al nostro pelatone anche nei libri successivi? //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif

 
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il twist su Bayaz in sè ci può stare, è il come viene presentato che mi lascia insoddisfatto se non peggio. Diciamo che l'aura di catastrofismo/mondo maledetto che aleggia sull'ambientazione di The First Law in quel caso si espande allo stile. Se prendi Heroes (miglior battaglia mai letta, forse giusto sotto Brenna, corta ma Sapkowski ha il raro dono della sintesi) il tutto è grigio se non nero, sa di marcio e sporco. Ecco, a tratti anche l'incedere della trama mi dà quella sensazione.

Nimue e Condwiramurs possono essere anticlimatiche (per qualcuno) ma i loro capitoli non sono scritti male. Possono sembare una digressione in sè, ma non sono (altro esempio) i banchetti di Martin, dove non solo la trama quasi non va avanti ma si perdono anche decine di pagine sul cibo

 
Finito di leggere "Il tempo della guerra".

Devo dire che più proseguo e meno mi prende :tristenev: Le prime due opere di racconti mi erano piaciute da morire, il primo libro della storia l'ho già letto con più fatica, questo qui invece dove c'è Ciri come protagonista non mi ha entusiasmato, gli ultimi capitoli non mi passavano più. Ridatemi Geralt :tragic:

 
20 ottobre arriva l'ultimo libro: "la stagione delle tempeste" //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/laugh.png

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http://www.amazon.it/stagione-delle-tempeste-Andrzej-Sapkowski/dp/8842928534/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1474922547&sr=8-1&keywords=la+stagione+delle+tempeste

 
Hype caxxo :ivan: Due anni fantastici per lo strigo :ivan:

E ovviamente D1 anche per questo:stema:

scusate l'ignoranza, ma da dove esce questo? dove si colloca in linea temporale?
Prequel di tutto //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/sisi.gif Anche se da quel che ho sentito ha

dei collegamenti diretti con la saga dei 5, quindi va letto per ultimo.:kep88:
 
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il twist su Bayaz in sè ci può stare, è il come viene presentato che mi lascia insoddisfatto se non peggio. Diciamo che l'aura di catastrofismo/mondo maledetto che aleggia sull'ambientazione di The First Law in quel caso si espande allo stile. Se prendi Heroes (miglior battaglia mai letta, forse giusto sotto Brenna, corta ma Sapkowski ha il raro dono della sintesi) il tutto è grigio se non nero, sa di marcio e sporco. Ecco, a tratti anche l'incedere della trama mi dà quella sensazione.
Nimue e Condwiramurs possono essere anticlimatiche (per qualcuno) ma i loro capitoli non sono scritti male. Possono sembare una digressione in sè, ma non sono (altro esempio) i banchetti di Martin, dove non solo la trama quasi non va avanti ma si perdono anche decine di pagine sul cibo
Sì, infatti per questo mi è piaciuto: era perfettamente in linea con quanto presentato e quanto già aleggiava nell'aria dal primo libro, magari non all'inizio ma già verso i capitoli finali. //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif

Finito di leggere "Il tempo della guerra".Devo dire che più proseguo e meno mi prende :tristenev: Le prime due opere di racconti mi erano piaciute da morire, il primo libro della storia l'ho già letto con più fatica, questo qui invece dove c'è Ciri come protagonista non mi ha entusiasmato, gli ultimi capitoli non mi passavano più. Ridatemi Geralt :tragic:
Nel prossimo libro ci sarà più Geralt //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/wink.png Lo stacco dal secondo al terzo libro è comunque forte perché i romanzi non sono più Geralt-centrici, e il terzo fa più da prologo. Le ultime cento pagine del quarto sono dedicate a Ciri, ma Geralt è uscito in grande stile per me.

Geralt con gli alveari nell'armatura fa molto apicoltore che non ha mai smesso di sognare. :rickds:

 
Geralt con gli alveari nell'armatura fa molto apicoltore che non ha mai smesso di sognare. :rickds:
Che poi è ESATTAMENTE l'armor base dello Strigo di TW3, poi riusata e scurita

nell'Armor della Vipera (HoS).
Solo che, invece di fare la cotta di maglia, hanno fatto la versione alveare :rickds::rickds::rickds:

 
Che poi è ESATTAMENTE l'armor base dello Strigo di TW3, poi riusata e scurita
nell'Armor della Vipera (HoS).
Solo che, invece di fare la cotta di maglia, hanno fatto la versione alveare :rickds::rickds::rickds:
Vogliamo essere buoni, ma adesso Nord ha pure usato armatura e medaglione del gioco nella copertina del libro :rickds:

Se qualcuno la vedesse... :rickds:

 
Vogliamo essere buoni, ma adesso Nord ha pure usato armatura e medaglione del gioco nella copertina del libro :rickds:
Se qualcuno la vedesse... :rickds:
Vero pure il Medaglione :rickds: Magari qualcuno pensa che sia TW4... "Che strano in questa confezione di gioco, non trovo né DVD né Blue Ray... Solo carta" //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/rJjoqET.gif

Come biasimarli, obiettivamente sfruttare almeno in parte l'immagine ludica dello Strigo (ormai divenuto un PG cult), può fargli vendere qualcosa in più//content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif Ma tanto di cappello a loro che in sti 2 anni si sono sbattuti portandoci tutti e 3 gli ultimi libri in tempi record, onore al merito //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/bzv7yXY.png

 
Vero pure il Medaglione :rickds: Magari qualcuno pensa che sia TW4... "Che strano in questa confezione di gioco, non trovo né DVD né Blue Ray... Solo carta" //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/rJjoqET.gif
Come biasimarli, obiettivamente sfruttare almeno in parte l'immagine ludica dello Strigo (ormai divenuto un PG cult), può fargli vendere qualcosa in più//content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif Ma tanto di cappello a loro che in sti 2 anni si sono sbattuti portandoci tutti e 3 gli ultimi libri in tempi record, onore al merito //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/bzv7yXY.png
Sicuramente, onore al loro enorme lavoro e alla nostra traduttrice :kep88:

Adesso portateci la trilogia per favore :leroi:

 
Sicuramente, onore al loro enorme lavoro e alla nostra traduttrice :kep88:
Adesso portateci la trilogia per favore :leroi:
Speriamo mantengano alto il ritmo e ci portino in tempi umani pure la trilogia //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/1.gif Che cavalchino il successo del Sap fino in fondo pleeeeease //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/1.gif La voglia di leggerla è tanta:sisi:

 
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Speriamo mantengano alto il ritmo e ci portino in tempi umani pure la trilogia //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/1.gif Che cavalchino il successo del Sap fino in fondo pleeeeease //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/1.gif La voglia di leggerla è tanta:sisi:
Io e un altro gruppo stiamo pensando di scrivere alla Nord a proposito della trilogia, siamo arrivati a questo punto. //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif

 
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E' una buonissima idea... Poi ora come ora la Saga di Gerry è esaurita, ma il nome del Sap risuona parecchio nei lettori, quindi buttarsi sulal Trilogia mi sembra quanto mai appropriato... E' un crimine letterario snobbarla :sad2:

 
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