I miei timori su un Boris che ripete se stesso in forma di tormentone si sono ridimensionati. Ovviamente succede, tra un "F4 basito" e un "troppo italiano", pienamente consapevoli delle migliaia di volte in cui queste frasi sono state utilizzate da quando Boris è diventato un cult. Ma era inevitabile e gli sceneggiatori, almeno fino ad ora, non ne hanno abusato.
Allo stesso tempo, per tutta una serie di fattori, non è lo stesso Boris di dieci anni fa, che non vuole essere un'affermazione ottusamente nostalgica che guarda ai bei tempi andati: si è perso un pezzo di quella qualità di scrittura in grado di imprimersi nella cultura popolare, di rappresentare un certo modo di essere e di fare in Italia. Si è perso, per dirla terra terra, quel "qualcosa in più" e la serie ha più l'aspetto di una bella riunione di vecchi amici, in una situazione in cui questi possano essere messi in difficoltà, stressati da un mondo nuovo che non capiscono, da un ribaltamento delle certezze (anche quelle più squallide

) .
Parte di questa cosa è a causa della scelta di un tema sicuramente molto attuale, quello delle piattaforme streaming, ma meno in grado di fornire spunti per raccontare quello di cui sopra. Laddove la parodia della fiction Rai serviva da spunto per raccontare le cialtronerie, l'ombra costante della politica, le nevrosi, l'ignoranza e al contempo la comicità spontanea dei tic e dei modi di fare italiani. L'ormai obsoleta struttura verticale degli episodi (ed anche il maggior numero) permetteva di inserire sempre nuovi micro temi e personaggi e di arricchire il quadro.
Per quel che riguarda gli attori: alcuni hanno un po' perso il personaggio e li ho trovati un po' spenti rispetto al passato (vedi Pietro Sermonti/Stanis, che era tra i miei preferiti), altri sono ascesi addirittura ad un livello superiore. E parlo di un Ninni Bruschetta/Duccio veramente meraviglioso. Credo che molta della bellezza di quelle performance venga e venisse anche dalle improvvisazioni degli attori e non solo dalle sceneggiature. Forse alcuni di loro hanno perso un po' la chimica col loro personaggio e con gli altri.
Corrado Guzzanti, ovviamente, fa ridere solo a guardarlo. Il solito fuoriclasse.
Belli gli omaggi all'attrice che interpretava Itala, di cui al momento non ricordo il nome, e a Mattia Torre.
Fino ad ora mi ritengo soddisfatto. "L'inferno è pieno di quarte stagioni" e poteva andare peggio.