Ma cosa sta succedendo scusa?
L’estate del 2025 per l’AC Milan si staglia come un grande dipinto astratto, fatto di forme sfumate e colori inafferrabili, dove ogni tratto sembra animato da un’immensa energia interna ma, allo stesso tempo, pare non approdare mai al punto di chiusura, di definizione, di certezza assoluta; negli ultimi giorni, si è rincorsa la voce di un possibile ritorno di un centrocampista navigato su suggerimento di Tare e Furlani, ma al momento tutto si afferma e si nega, si confessa e poi viene ritrattato, si annuncia e si lascia nel limbo delle promesse rimaste in sospeso, con un tono altisonante quanto vago, capace di riempire pagine e fantasie, ma non di chiudere un’operazione. Si dice addirittura che sia in discussione un innesto last minute, probabile ma non certo, realistico ma non confermato ufficialmente, tanto da alimentare l’aspettativa del tifoso senza offrirne il sollievo.
Nelle cronache delle ultime 48 ore, il nome di Theo Hernández, forse incerto sul futuro o forse fermamente deciso a restare, ha dominato la scena con quell’ambivalenza tipica delle nebbie estive: sui social, lui posta una storia di allenamento; su un sito amico, un’intervista ministeriale – frase di sostanza: “voglio vincere con questa maglia” – salvo poi veder rilanciata un’altra indiscrezione di mercato che lo accosta a un grande club estero, ma subito imitata da una smentita ufficiosa; insomma, tutto si muove e nulla stampa un confine. Rafael Leão, dal canto suo, continua a far sognare i tifosi con finte suonerie di possibili offerte milionarie dalla Premier, la scorsa settimana si è parlato addirittura di fari dell’Arsenal e di un altro club londinese, ma il suo agente risponde con quella calma glaciale di chi sa che l’estate è lunga, e dunque non si pronuncia, conferma o smentisce, anzi, rilascia dichiarazioni enfatiche sul “piano di crescita comune” ma senza mencionar offerte, cifre, date o impegni.
Intanto, Tare, inserito da poche settimane nell’organigramma, appare come un maestro di cerimonie, srotola slide immaginarie parlando di “progetti pluriennali”, di “vestire la mentalità vincente”, di “integrare qualità, personalità e prospettiva”; ma chi gli chiede nomi concreti, ruoli precisi o date di firma si sente rispondere con un sorriso ingannatore, con un “non è il momento, stiamo valutando” e un velo di mistero che avvolge le trattative – storie di scouting, di sondaggi, di opzioni, di prelazioni – eppure nessuna firma, nessun comunicato, nessuna foto allo studio notarile. È come se il mercato non dovesse mai snodarsi, ma restare in un perpetuo stato di promessa incombente, sempre in bilico tra un “quasi fatto” e un “forse domani”.
Furlani, nella stessa direzione, si è lasciato scappare qualche frase nei corridoi, espressioni propagate da organi di stampa che poi hanno fatto eco: “stiamo lavorando molto sulla mezzala di forza e dinamismo”, “valuteremo fino all’ultimo per aggiustare le fasce di età e tecnica”, “teniamo aperta anche l’ipotesi di un under emergente che possa crescere con i nostri giovani”. Ma anche queste affermazioni, sfaccettate e analitiche nelle intenzioni, si dissolvono immediatamente tra richiami a questioni di bilancio, sostenibilità, Fair Play, tempistiche giuste, apertura ma non fretta – in pratica la promessa di una riflessione accurata, di una declinazione di criteri condivisi, senza però alcun elemento che permetta di dire: “ecco, questo giovedì è arrivato il centrocampista x, firma in arrivo”.
Gerry Cardinale emerge dal suo silenzio controllato ogni tanto, con un tweet allusivo o con una frase collegata a una conference call: “investire nella squadra è al centro delle nostre priorità, ma investire in stabilità lo è ancora di più. Seguiremo la strategia a lungo termine. Il mercato non è uno sprint, ma una maratona.” Una metafora forte, un’immagine evocativa, ma che serve, al di là dell’effetto, a ritardare qualunque annuncio. E così, ogni volta che un giornalista incalza, che un sito scommette su un arrivo che sarebbe imminente, subito arriva un comunicato col retromarcia gentile: “non ci sono novità significative”, “nessuna firma nelle ultime 24 ore”.
Moncada, il responsabile scouting, negli ultimi giorni è stato fotografato – anche se senza foto ufficiali – a parlare con agenti in Sudamerica, e c’è chi giura di averlo visto in Spagna, a valutare fragile misteriose mezzale creative e rapide. Ma non c’è risultato né sul sistema degli under, né su quello dei giocatori esperti. Parlare con gli agenti non è la stessa cosa che mettere una penna sul contratto. Le ultime notizie delle ultime 72 ore lo dipingono in fase di osservazione intensiva: “tre profili valutati”, “opzione su più ruoli”, “valutazione del fisico e del costo”. Insomma, tantissimo lavoro… nessuna firma.
Allegri, dal canto suo, siede in panchina e prende nota di quello che vede in campo, mentre rilascia dichiarazioni calibrate: “voglio una squadra più profonda”, “ci serve più competitività in ogni reparto”, “faremo mercato in tutte le zone del campo”. Si tratta di affermazioni che fanno il giro del mondo, ma nessuno capisce se riferisca già a nomi noti o a ipotesi fantasiose. C’è chi legge in queste frasi il preludio ad un colpo a sorpresa per l’attacco o la difesa, ma quando il giornale programma una diretta con “firme in arrivo” sui social, Allegri risponde con un “aspettate e vedrete”. Nulla di nuovo sotto il sole ma la sensazione che qualcosa stia bollendo pare sussistere comunque, nonostante i fatti.
E così il tifoso si ritrova in mezzo a un vortice di comunicati, di anticipazioni, di speculazioni, di foto sbiadite, di interviste ombra, di indiscrezioni multiple, ma nessuna conferma certa. Si affollano cronache e blog, si accende il dibattito nei bar e nei gruppi WhatsApp: “sei sicuro che questo centrocampista arrivi?”, “ho visto un misterioso tweet in portoghese che diceva…”, “una radio locale ha sparato…”. Ma ogni volta che si prova a mettere il dito nella piaga e si chiede “ma allora?”, la risposta è sempre l’ossimoro del mercato moderno: “c’è attività, ma non c’è nulla da raccontare”.
E nell’ultimo pomeriggio, proprio oggi, le agenzie rilanciano: “Milan, contatti con un terzino sinistro esperto; possibile offerta entro il weekend”. E subito dopo: “Fonti del club smentiscono, nessuna trattativa in corso, il club valuta solo se liberarsi di un ingaggio pesante prima di investire”. Una giornata esemplare di comunicazione volutamente impalpabile: notizia e smentita coesistono, rendendo la narrazione non un racconto ma un’onda speculativa, continua, senza fine; il tifoso finale resta in perenne sospensione, sperando in una svolta eppure abituato all’assenza di svolte.
Ecco dunque l’essenza dell’estate milanista 2025: una coreografia di parole, un quadro psico-narrativo pieno di suggestioni, di luci intermittenti e di ombre plausibili, che riempie il tempo e la mente ma non lo spazio di firme, di foto, di documenti. È una sinfonia di intenti che suona bene, convince per tonicità, eppure mai approda alla sinfonia definitiva. Gli ultimi giorni, poi, sono stati come un climax di rimandi: “lunedì sera definiremo una mezzala”, “mercoledì sarò il giorno del terzino sinistro”, “giovedì…”. E poi giovedì arriva senza firma; venerdì senza annuncio; sabato senza niente. Il sole cala sempre allo stesso orario, come se niente fosse. La casella mercato diventa un pozzo senza fondo di promesse. Nulla è chiuso, tutto è possibile. Ma anche: forse nulla. È, insomma, il miracolo del nulla tangibile: un oceano pieno d’acqua, ma senza terraferma. Nessun definitivo punto fermo, solo traiettorie accennate, orizzonti allusivi, strategie su carta – piani A, B, C – pronti, preparati, documentati, ma non ancora applicati, siglati, resi pubblici, portati a termine. Un eterno draft che nasce e si rigenera continuamente, senza divenire definitivo.
In questo mare di parole, emozioni e sospetti, i veri protagonisti restano le aspettative. Ogni nome ventilato, ogni cifra ipotizzata, ogni ipotesi tattica ventilata – che un certo terzino portoghese sarebbe stato monitorato, o un centrocampista spagnolo con clausola bassa, o un regista italiano da rimodellare – diventa subito materiale per postate questa sera, webinar, dirette, approfondimenti “in diretta dagli stessi corridoi di Milanello”. Però restano corpi fittizi, ombre narrative; le firme, intanto, restano invisibili. I veri documenti, quelli con timbro, data e firma, non arrivano mai.
E così – tirando le somme (o non tirandole) – l’estate 2025 dell’AC Milan si configura come uno spettacolo di idee rinviate, di intenzioni rimandate, di capacità comunicative offerte ma controbilanciate da riserve criptiche; è un’estetica della dilazione, un epos della sospensione, un poema della cancellazione annunciata. Ogni giorno – anche l’ultimo – si dice che sia quello buono, eppure ogni giorno è undicesimo. E intanto, restano le attese, le ipotesi, gli annunci che raccontano tutto – e insieme, nulla. Lo chiamano mercato. Ma, davanti all’AC Milan del 2025, sembra essere un mercato… immateriale. Un romanzo lungo, che non finisce mai.