Offese le vittime dell’Heysel, docente napoletana condannata ai lavori sociali e a risarcire i familiari
Sentenza del tribunale di Napoli nei confronti di Fabiana Paciello. All’epoca dei suoi post sui social era titolare di un dottorato alla Sapienza e insegnava in un istituto di Ischia.
È stata condannata a scontare lavori di pubblica utilità e a risarcire i familiari delle vittime dell’Heysel la docente napoletana Fabiana Paciello, sotto processo davanti al tribunale di Napoli per l’accusa di offese. La sentenza risale a due settimane fa ma oggi, a commentare il verdetto e a rendere noto l’esito della vicenda processuale, è stato Andrea Lorentini, figlio di Roberto, medico di Arezzo che la sera del 29 maggio del 1985 trovò la morte assieme ad altri 31 connazionali negli scontri e nel fuggi fuggi generale causato dagli hooligans del Liverpool. A Bruxelles si giocava la finale dell’allora Coppa dei Campioni tra i Reds, appunto, e la Juventus. La calca che nacque dai tafferugli provocò in totale la morte di 39 spettatori.
Il post sott’accusa
Il post e le polemiche
«La vicenda processuale afferma un principio: chi offende le vittime dell’Heysel paga. Mi auguro che questa sentenza da adesso in poi rappresenti un monito per tutti coloro che ancora oggi, deliberatamente negli stadi o sui social, offendono le 39 vittime di Bruxelles», ha commentato Andrea Lorentini. Ma di cosa si è macchiata, in particolare, Fabiana Paciello? La donna, napoletana e accesa tifosa del Napoli, il 3 febbraio del 2016, davanti alla decisione della Prefettura di Torino e dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive di vietare agli ultras azzurri la trasferta di Torino per un Juventus-Napoli in calendario il 14 dello stesso mese, con un post sui suoi social sostenne: «Non vogliono farci andare allo Juventus Stadium perché si cacano sotto. E fanno bene, perché se ci girano le palle qua succede la seconda edizione dell’Heysel (per la cronaca io di quella gente non ho pena perché penso che se la siano andati a cercare»)».
Il rinvio a giudizio e la condanna
Paciello all’epoca era titolare di un dottorando in Germanistica all’università La Sapienza ed era supplente all’istituto “Anna Baldino” di Barano d’Ischia, ruoli dai quali dovette dimettersi nel giro di pochissime settimane perché travolta (oltre che da insulti social) da polemiche ferocissime anche a livello politico. Dopo le numerose denunce che fioccarono, a partire da quella dell’Associazione familiari vittime dell’Heysel, nel dicembre del 2019 Fabiana Paciello fu rinviata a giudizio per diffamazione. Nei giorni scorsi la sentenza, il cui esito era stato auspicato dall’associazione. «È un risultato importante», ha affermato ancora Lorentini ricordando che l’associazione fra i familiari delle vittime dell’Heysel, sin dalla sua fondazione, si è posta tre obiettivi: curare e portare avanti la memoria dell’Heysel; fare incontri, seminari e workshop, soprattutto in scuole e università, per combattere la violenza nello sport; difendere in ogni sede, anche legale, la memoria delle vittime della strage di Bruxelles.
[Corriere del Mezzogiorno]