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Rapt

Io ho già recensito praticamente tutti i giochi che posseggo su PS4 ora //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/dsax.gif

A breve mi prestano bloodborne comunque //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif

Asp, devo ancora trasportare la rece di witcher 3 dal vecchio topic //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/sisi.gif

P.S nope, già inserita :rickds:

 
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Aggiornato. Per ora lasciamo le cose così come stanno. Se vediamo che il tutto non ingrana, scendiamo a 3. Dai su partecipate ragà //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/Gab3.gif

 
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BigBoss91

Darksiders (PS3)

Chi ritiene che per creare un ottimo videogame sia necessario innovare a tutti i costi probabilmente non ha mai giocato a Darksiders, titolo che dimostra come l'accurata fusione di meccaniche già presenti in titoli precedenti possa dar vita ad una avventura di livello sotto molti aspetti.

Il titolo dei Vigil è un action adventure piuttosto classico che riprende elementi tipici degli Zelda e di altri action game che l'hanno preceduto e li rimescola per raccontare l'epopea del cavaliere dell'Apocalisse Guerra. Darksiders presenta un mondo vasto, composto da zone aperte e grandi e intrigati dungeon, che si aprirà pian piano e che, da un certo punto dell'avventura in poi, sarà completamente esplorabile. Questa struttura dona grande libertà al giocatore che potrà scegliere se seguire pedissequamente la trama principale o dedicarsi all'esplorazione e alla ricerca e raccolta di oggetti utili.

La varietà di situazioni si sposa molto bene con un combat system che riprende diverse features da God of War e altri action ben più quotati. Ci sarà un tasto dedicato alla parata che rende il protagonista quasi invulnerabile per alcuni istanti, la schivata che permette di evitare la maggior parte degli attacchi e due tipologie di attacco, più o meno utili a seconda del nemico che ci si troverà ad affrontare.

Dove Darksiders da il meglio di sé sono però le boss fight, non semplici colossi da buttar giù a suon di attacchi ma dei veri e propri momenti in cui il titolo diventa quasi un platform in 3 dimensioni e vanno risolti degli enigmi che porteranno il mostro a scoprire il proprio punto debole, molto similmente a quanto accade in Shadow of the Colossus.

Accanto ad un discreto sonoro e un doppiaggio italiano altalenante (buono per i personaggi principali, meno curato per quelli secondari) ci si trova di fronte ad un titolo che tecnicamente risulta appena più che discreto. A livello visivo la mano di Joe Madureira sopperisce egregiamente alla povertà della mole poligonale e si ha la sensazione di ritrovarsi di fronte un vero e proprio fumetto in movimento. Tanto le ambientazioni che i personaggi godono di una cura certosina e rimarranno facilmente impressi. Peccato per qualche sporadico bug che poteva essere evitato ma che in titoli ambientati in un mondo così vasto è ormai quasi la norma.

La trama non brilla per originalità ma si lascia seguire con piacere fino alla fine.

Darksiders è un action-adventure classico e ben riuscito che fa della componente artistica la sua forza. Nella sua semplicità riesce a risultare divertente per tutta la propria durata, portando il giocatore a sfruttare la materia grigia ma senza mai risultare frustrante.

Voto:8

Darksiders II (PS3)

Dopo un capitolo di ottima fattura ma passato in sordina, THQ ha avuto il coraggio di non abbandonare una saga dal grande potenziale come Darksiders.

Con il secondo capitolo, Vigil Games ha cercato di ampliare a dismisura una formula già rodata: al posto di un mondo aperto, come quello presente nel predecessore, si trovano addirittura diversi "pianeti". Nei panni del cavaliere dell'apocalisse Morte, il giocatore vivrà una avventura che è possibile definire quasi parallela a quella di Guerra.

Una discreta trama porterà il cavaliere a viaggiare tra il mondo dei Nephilim, all'inferno passando per la Terra già messa a ferro e fuoco da Guerra.

Il punto più alto del titolo rimane comunque lo stile fumettistico unico del noto disegnatore Joe Madureira. Anche il gameplay, pur partendo da una base solida, viene ampliato con l'aggiunta di nuovi elementi.

Accanto al classico combat system da action adventure, recuperato dal precedente episodio e velocizzato solo in virtù delle caratteristiche del nuovo protagonista, e ai classici enigmi, ottimamente congegnati, che vanno a formare enormi dungeon, si trovano elementi da giochi di ruolo come il livellamento di armi e protagonista e la possibilità di raccogliere oggetti, armi e parti di armatura dalle diverse caratteristiche, in grado di rendere Morte unico in ogni partita.

Nel complesso Darksiders 2 riesce nell'obiettivo che si era posto: ampliare ancora il perfetto mix di generi venutosi a generare con il primo capitolo. Durante l'avventura, Morte si troverà ad affrontare dungeon più vasti e complessi, enigmi in grado di far mettere in moto la materia grigia e boss fight di ottimo livello.

A fronte di un miglioramento sotto molteplici aspetti, viene a mancare l'effetto sorpresa e novità che aveva contraddistinto l'uscita del primo episodio. Darksiders 2 è un titolo che, in fin dei conti, è esattamente la giusta evoluzione di quella che era l'idea originale, più grande ma meno sorprendente. Il singolo giocatore dovrà capire cosa è più importante e la risposta è strettamente personale.

Voto: 7.5

SHORT PEACE: Ranko Tsukigime's Longest Day (PS3)

Parlare di Short Peace: Ranko Tsukigime's Longest Day senza analizzare il progetto nel suo complesso solo perché la maggior parte della produzione non è inerente ai videogames sarebbe quanto di più sbagliato si possa fare. D'altro canto non si può non tenere conto dell'operazione commerciale che ha portato questo "strano" lavoro sugli scaffali dei negozi nostrani.

Short Peace è innanzitutto una raccolta che comprende quattro cortometraggi animati a cura di alcuni fra i nomi più noti dell'animazione giapponese. I pareri saranno spesso contrastanti da persona a persona sui singoli cortometraggi: ognuno avrà un suo preferito e le opinioni su ciascuna delle quattro opere varierà da individuo ad individuo. Quello che sicuramente si può constatare, ed è una cosa assolutamente positiva, è quella di aprire, in un modo assolutamente inconsueto, una finestra sull'animazione della terra nipponica, che si distacca moltissimo dai soliti shōnen che le tv nostrane importano senza troppa attenzione.

Il gioco, Ranko Tsukigime's Longest Day appunto, è a suo modo anch'esso un prodotto d'autore e la firma è quella di Suda51.

Il titolo è un platform 2d con una componente action piuttosto semplicistica. Ogni livello è comunque particolare, in uno il titolo si trasforma in uno shooter 2d a scorrimento vecchio stile, in un altro si ritorna all'epoca 8 bit. Di norma il tutto si basa sulla velocità: la protagonista, semplice studentessa di giorno, killer professionista di notte, deve correre dall'inizio alla fine del livello, distruggendo qualunque cosa si pari sul suo cammino.

Ranko Tsukigime's Longest Day non è il miglior platform che si sia mai visto, i comandi non risultano sempre precisi e il tallone d'achille risulta essere la longevità: dieci livelli appena dalla durata media di due minuti e mezzo ad una prima prova, che diventeranno sicuramente meno nelle mani di giocatori pratici ed esperti. Nonostante la possibilità di sbloccare artwork, brani ed extra di varia natura e la sfida nel perfezionare il proprio risultato, la rigiocabilità non è elevata. Finire la storia un paio di volte sarà infatti più che sufficiente a sbloccare quasi tutti gli obiettivi e solo la volontà di migliorare i propri punteggi può convincere un giocatore a continuare a ripetere all'infinito gli stessi livelli.

Nonostante i grossi difetti della produzione bisogna ammettere che Ranko Tsukigime's Longest Day è un titolo particolare, permeato della follia del suo realizzatore. Non è un titolo imperdibile ma è sicuramente un ottimo esperimento.

La definizione di "esperimento" si può estendere all'intera opera, sicuramente affascinante nelle premesse e in grado di farsi apprezzare dai più. Quello che rimane ingiustificabile e ingiustificato è il prezzo di listino con cui la raccolta è arrivata nei negozi: per un gioco che per durata e qualità è inferiore a molti titoli indie e quattro cortometraggi il prezzo di 60 euro sembra davvero eccessivo.

Voto: 6.5

Puppeteer (PS3)

I Japan Studio sono uno degli studi first party Sony meno considerati, specialmente dai giocatori occidentali, eppure, se si guarda la line up dei titoli rilasciati da questi sviluppatori ci si accorge che il loro nome è indissolubilmente legato al marchio Playstation e che molti titoli di ottima fattura portano la loro firma.

L'annuncio di un platform in esclusiva per PS3 non ha destato particolarmente l'attenzione e Puppeteer è arrivato nei negozi e grazie al Plus nelle case di tanti giocatori un po' in sordina.

La sorpresa di trovarsi di fronte ad un titolo particolarmente ben riuscito è stata dunque maggiore: Puppeteer è un platform 2d che ribalta totalmente le regole del genere di appartenenza. A differenza di quanto accade nei titoli più blasonati come gli ultimi Rayman targati Ubisoft e i Super Mario, in Puppeteer a farla da padrona non è l'estrema precisione e la frenesia del gameplay: a volte il ritmo di gioco cala vertiginosamente perché Puppeteer punta a inserire nel contesto una preponderante componente narrativa. Come si intuisce dal titolo, il gioco dei Japan Studio è la rappresentazione teatrale della storia di Kutaro, ignaro ragazzino che dovrà affrontare mille peripezie per salvare la Luna e ritrovare, letteralmente, la testa. Gli sviluppatori hanno rappresentato con uno stile unico, che a tratti ricorda i film di Tim Burton, quella che dovrebbe essere una storia per bambini, rendendola di fatto interessante da seguire anche per chi ha qualche anno sulle spalle.

La narrazione è ben gestita anche se spesso risulta preponderante rispetto all’aspetto meramente ludico, essa si amalgama piuttosto bene con il gameplay: Puppeteer parte come una classico platform in cui il protagonista può saltare e utilizzare diverse teste che si trovano per il livello, ognuna delle quali con un potere speciale da usare al momento giusto. In seguito si otterranno delle forbici che, oltre che come arma, potranno essere usati per delle sezioni in cui la velocità aumenta in modo incredibile e, con i giusti upgrade, saranno utili nella soluzione di semplici enigmi e necessarie nell'affrontare gli splendidi boss.

Anche il sonoro fa degnamente la propria parte: completamente doppiato in italiano il titolo presenta una voce narrante fuori campo che racconta le gesta di Kutaro e tutti i personaggi godono di una buona caratterizzazione. Anche la longevità è elevata, le teste che si trovano durante gli atti in cui è diviso il gioco permettono una buona dose di backtracking, aprendo vie prima inaccessibili e dando nuovi bonus al giocatore più attento.

Puppeteer è un titolo particolare, al primo impatto i puristi dei platform potrebbero storcere il naso ma non si può negare che si tratti di un gioco ricco di stile e assolutamente sorprendente. Un titolo da provare, specie se si cerca qualcosa di diverso dal solito, con uno stile unico e ricercato.

Voto: 8.5

Red Dead Redemption (PS3)

Per tutti Rockstar è sinonimo di qualità. Per tanti, però, dire Rockstar equivale a dire Grand Theft Auto e all’annuncio di Red Dead Redemption non furono pochi ad additarlo come un “GTA ambientato nel Far West”, sminuendo di fatto la caratura del titolo dello studio americano.

I punti in comune con la serie che rappresenta la punta di diamante della line up Rockstar in realtà non mancano ma si riducono ad una somiglianza nel sistema di controllo del personaggio e nel fatto che i due titoli appartengono allo stesso genere.

Anche Red Dead Redemption è un free roaming e in quanto tale presenta delle caratteristiche che la stessa Rockstar ha in buona sostanza “imposto” al genere: una vastissima mappa, piena di attività secondarie, in cui si dipana una trama che viene svelata pian piano, via via che il giocatore procede con le missioni principali in piena libertà.

Bastano però pochi minuti di gioco per comprendere che delle marcate differenze intercorrano tra i due titoli: su tutto l’ambientazione. Red Dead Redemption è un titolo che si colloca in una precisa epoca storica, tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, con la decadenza di molti dei miti e dello stile del vecchio West e lo sviluppo della società moderna.

Sin dalle prime battute si capisce che, diversamente da quando succeda per le cittadine di GTA, questo mondo di gioco così complesso e sfaccettato si erge a protagonista della vicenda, non accontentandosi di restare a fare da mero sfondo alle vicende dei personaggi.

Ciò non significa che ci sia uno spostamento totale del focus e che i personaggi, protagonista compreso, vengano lasciati un po’ alla deriva. Anzi, Red Dead Redemption può vantare alcuni dei personaggi più riusciti dei titoli Rockstar, a partire da John Marston, un eroe quasi romantico che lotta contro il cambiamento che inevitabilmente ha investito il mondo in cui è nato e vissuto, fino ad arrivare a comprimari come l’Irlandese o Seth, assolutamente sopra le righe ma attraverso i quali gli sviluppatori danno spesso vita ad una sottile ed ironica critica sociale che, praticamente sempre, può essere astratta dal contesto e attualizzata.

Il gameplay invece ha come base proprio quello di Grand Theft Auto IV, i giocatori più esperti e tutti coloro che vorranno calarsi ancor più massicciamente nel lontano west potranno scegliere un sistema di mira totalmente manuale che renderà la sfida più ardua e soddisfacente.

Chiaramente anche i mezzi di trasporto non sono i soliti e padroneggiare uno dei tanti cavalli presenti nel gioco sarà una impresa ben più ardua che sfrecciare a tutta velocità su moto e auto. La bellezza di Red Dead Redemption sta anche in questo.

Come sempre, nei titoli Rockstar, non mancano missioni secondarie ed eventi casuali. In particolare questi ultimi sono davvero ben realizzati ed allungano a dismisura la longevità del titolo, dando sempre l’impressione al giocatore di trovarsi in un mondo vivo, in grado di andare avanti anche senza la sua presenza. Nonostante un numero non certo esiguo di missioni ed eventi del tutto secondari non risulta difficile trovarsi per ampie valli completamente desolate. In Red Dead infatti sono presenti vari ambienti, con flora e fauna. Perdersi ad osservare ciò che circonda il protagonista è facile e il senso di solitudine e nostalgia che si giunge a provare non ha eguali nel panorama videoludico attuale.

Chiude il cerchio un comparto online di prim’ordine che sembrerà accessorio a molti ma che risulta divertente, ricco di attività ed in grado di sottrarre al giocatore ore ed ore.

Red Dead Redemption è un titolo unico, in grado di scrollarsi l’appellativo di “GTA nel west” nel giro di pochi minuti e di settare nuovi standard nel mondo dei free roaming. Rockstar ha fatto centro ancora una volta ma, in questo caso, il cavallo vincente si chiama Red Dead Redemption.

Voto: 9

 

Laxus91

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Hatsune Miku Project Diva F (Ps3)

Per me è doveroso parlare di questo titolo (preso in DD sul PS Store).

Da fan dei ritmici lo trovo un prodotto davvero validissimo, probabilmente il top del top, a patto di accettarne lo stile giapponesissimo fino al midollo.

A livello di precisione e fluidità è davvero perfetto, ottimo anche a livello di contenuti (38 canzoni disponibili in 4 livelli di difficoltà e miriadi di vestiti e oggetti sbloccabili: per finire una run a normal ho impiegato dieci ore ma, per masterare il tutto e fare tutte le difficoltà prevedo almeno 50 ore abbondantissime e non scherzo).

L'unica cosa da tenere in conto è che.. nei livelli avanzati già a normal è dannatamente tosto (mai impossibile) e certe sezioni sono letteralmente fuori di testa, già io che sono abbastanza navigato nel genere ho fatto una fatica non da poco!

Però soddisfazione immensa assolutamente, con la giusta pratica si arriva quasi a premere i tasti solo a ritmo e, con un minimo di memoria, anche senza vedere lo schermo (almeno per le sezioni di cui si ha memoria di quali tasti premere).

Se siete fan del genere (e lo sono fin dal primo parappa the rapper su ps1) è semplicemente il prodotto più càzzuto al momento

Voto: 9.5/10

- - - Aggiornato - - -

Assassin's Creed IV Black Flag (Ps3)

Indubbiamente un AC diverso dagli altri, eppure è il mio capitolo preferito: sarà che l'ambientazione piratesca ha comunque il suo fascino, sarà che le meccaniche di navigazione e battaglie navali sono eccellenti ed espanse rispetto ad AC 3, saranno tanti fattori.

Però probabilmente i personaggi (protagonista storico in primis) son quelli che più mi son rimasti dentro, davvero ben caratterizzati (tranne quelli più secondari), insieme a qualche buona novità sullo stealth!

La cosa che non mi scorderò mai è l'epicità delle canzoni marinaresche mentre si naviga nel mare aperto a vele spiegate con pioggia e tempesta: Mi son sentito davvero lì in quei frangenti

Voto: 8.5/10

- - - Aggiornato - - -

Asura's Wrath (Ps3)

Lo dico subito: se cercate un action tecnico, via alla larga!

Ma se cercate un action dannatamente epico, over the top, esagerato, fuori di testa, non potrete non apprezzarlo!

Ogni singolo capitolo trasuda epicità, certo, vi è un'eccessiva preponderanza dei qte però il tutto è appunto assoggettato a creare degli scontri (tantissimi boss) memorabili.

E poi il protagonista che è la personificazione della rabbia ai più alti livelli!

Lo stile è davvero apprezzabilissimo se si masticano shonen e prodotti di quel genere, peccato per ambientazioni un pò spoglie ma plauso assoluto per i design dei mostri (i Gohma) e dei personaggi!

Mi trovo a dover penalizzare per la dannata scelta di rilasciare il vero finale tramite dlc: dlc che non merita l'acquisto se si guarda alla longevità di esso (1 ora e mezza che va ad aggiungersi alle 6 orette della run principale) ma lo merita alla grande se il gioco di base è piaciuto molto!

Ad ogni modo gran titolo, con una ormula di gioco un pò ripetitiva: eppure questa ripetitività viene molto attenuata dal grande ritmo di progressione, dalla durata ridotta e dalla notevole varietà di situazioni di gioco (ha molto da offrire oltre le tonnellate di qte)

Voto: 8/10

 
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BigBoss91

Far Cry 3 (PS3)

In un momento storico come quello attuale in cui il mercato videoludico è saturo di FPS ma, paradossalmente, a spartirsi la fetta maggiore di utenza non sono che poche serie, non è facile ottenere un successo di critica e, soprattutto, di pubblico.

Ubisoft è riuscita in quella che sembrava una vera e propria impresa riportando in auge una serie che, dopo un secondo capitolo deludente, sembrava avviarsi sul viale del tramonto: Far Cry.

Con Far Cry 3, Ubisoft è riuscita nel non semplice intento di allargare l'utenza, inserendo delle features che erano assenti nei capitoli precedenti, e, al contempo, di staccarsi dalla consolidata formula degli altri fps che dominano il mercato.

Ritorna quasi immutata la formula open world del predecessore ma una differenza è netta: questa volta non sono presenti posti di blocco disseminati per la mappa ma dei veri e propri accampamenti delle fazioni opposte a quelle del protagonista. Questa scelta, all'apparenza banale, permette di eliminare completamente i fastidiosi e reiterati scontri contro gruppetti di nemici, che spesso inseguivano il giocatore fino allo sfinimento, e permette una più libera esplorazione della bellissima isola tropicale.

Far Cry 3 abbandona, infatti, l'Africa vista nel secondo capitolo per tornare ad una ambientazione più simile a quella del capostipite della serie, un paradiso tropicale ridente e florido ma dominato da una fitta rete criminale, con cui il protagonista, volente o nolente, finirà per scontrarsi.

Da questa sintetica premessa si evince che la trama non è delle più innovative ed ispirate. E' semplicemente una premessa per gettare il giocatore nel bel mezzo di una lotta senza quartiere per la sopravvivenza. Dove però Far Cry brilla, o almeno prova ad elevarsi sopra la massa degli fps dal punto di vista narrativo, è sulla caratterizzazione dei personaggi: il protagonista e i suoi compagni di viaggio non sono dotati di grande spessore psicologico, i nativi dell'isola e i cattivi di turno sono invece ben realizzati ed, anche se non sempre gestiti benissimo, sapranno ritagliarsi un ricordo nella mente dei giocatori.

L'impatto visivo è splendido ma Far Cry 3 deve scendere spesso a compromessi tecnici per far si che tutto funzioni alla perfezione: si noterà facilmente qualche colore irrealistico e qualche bug di tanto in tanto ma non si tratta di nulla che possa rovinare l'esperienza di gioco.

Quello che si rivela sorprendentemente il punto di forza dell'intera produzione è comunque il gameplay: il gunplay è ripreso dal secondo capitolo ma è leggermente velocizzato e risulta estremamente più fluido rispetto al passato. Buona, in questo senso, anche la scelta di eliminare l'incepparsi continuo delle armi, feature di cui si abusava fin troppo in Far Cry 2. Quello che rende il gameplay superiore a quello di tanti concorrenti è però la grande varietà di approccio alla missione che gli sviluppatori lasciano al giocatore. Si potrà fare tutto in pieno stile stealth, evitando i nemici o attirarli in situazioni pericolose. Si potranno sfruttare le armi dalla distanza come archi e fucili da cecchino oppure fare un vero e proprio disastro armati di lanciagranate e molotov fino a sfruttare la natura selvaggia dell'isola stessa contro i propri nemici.

E' importante sottolineare che nessuno degli approcci risulta sbagliato o preferibile per il buon esito della missione e quindi, come agire, dipende solo dal giocatore e dallo stile a lui più consono.

Chiude il cerchio un buon sonoro, con campionature di buon livello per quanto riguarda flora e fauna dell'isola e un buon doppiaggio.

E' presente anche una modalità cooperativa online del tutto accessoria e slegata dalla campagna. Fa piacere comunque notare come l'impegno profuso nella realizzazione del titolo sia stato impiegato anche allo scopo di creare un online diverso dalla massa.

Far Cry 3 è un ottimo titolo. Chi ama gli fps si troverà probabilmente a casa fin da subito ma è consigliato anche chi non è molto pratico con il genere, grazie ad una curva di difficoltà tarata verso il basso e una varietà di approcci in grado di accontentare anche il più difficile dei videogiocatori.

Voto: 8

Max Payne 3 (PS3)

Dopo un periodo lungo, che a tanti sarà sembrato interminabile, in cui Rockstar non sembrava intenzionata a mettere nelle mani dei giocatori un nuovo episodio di Max Payne, arriva sugli scaffali, digitali e non, Max Payne 3.

Il titolo rivela subito una cosa importante: la storia del nostro protagonista riprende esattamente dove si era interrotta con il capitolo precedente. Ciò potrebbe sembrare il primo controsenso di questo titolo: fare un sequel diretto dopo anni, quando c'è una grande fetta di pubblico che non conosce né il carismatico protagonista né le sue vicende potrebbe rappresentare un suicidio commerciale, prima ancora che un titolo difficilmente apprezzabile dai neofiti.

Di fatto queste affermazioni sono in parte vere: Max Payne 3 è stato il titolo Rockstar che ha venduto meno nella scorsa generazione ed è un titolo sicuramente non per tutti, non tanto per la storia, come si potrebbe pensare, ma per il gameplay.

Gli sviluppatori hanno infatti aggirato il problema legato alla trama con dei semplici stratagemmi: hanno spostato in avanti nel tempo l'inizio delle vicende che vedono Max coinvolto in una nuova storia criminale in Brasile, affidando i momenti successivi agli eventi del primo e secondo capitolo a dei flashback che ricoprono il doppio ruolo di collegamento tra i vecchi ed il nuovo episodio e far conoscere Max anche ai giocatori che per la prima volta si approcciano alla serie.

Affezionarsi ad un protagonista così carismatico non è difficile, comprenderne le vicende (tanto quelle legate al Brasile, quanto quelle narrate nei flashback) non è difficile ma, chiaramente, chi si avvicina per la prima volta alla serie avrà più difficoltà a cogliere il senso di certi discorsi e certe chicche inserite per i fans di lunga data.

Dove però chi non conosce Max Payne potrebbe restare spiazzato è il gameplay. Il primo Max Payne fu un gioco in grado di innovare e sorprendere quando uscì e il nuovo capitolo riesce in parte a stupire ancora oggi, non innovando ma tornando indietro e guardando proprio alle meccaniche dell'illustre predecessore. In Max Payne 3 non ci saranno coperture a salvare il protagonista nelle situazioni più concitate e movimenti felini, a farla da padrone è il "bullet time" e la mira del giocatore. Anche la difficoltà è alta: si muore spesso, specie per l'assenza della rigenerazione della salute. Si potranno utilizzare solo dei painkillers, sparsi per i livelli, per recuperare un po' di energia e proseguire.

Indubbiamente si tratta di una scelta coraggiosa che sarà apprezzata dai fans più nostalgici, meno da tutti gli altri. Fare qualcosa di diverso avrebbe snaturato una caratteristica peculiare della serie.

Quello che non avverte il peso degli anni è invece il protagonista, carismatico come pochi, il modo di narrare le vicende e la storia stessa, che pur senza essere qualcosa di trascendentale, trascina il giocatore nella spirale di violenza e lo fa uscire solo dopo la fine dei titoli di coda.

Una nota di merito va alla particolare ambientazione brasiliana, ricreata con meticolosità e attenzione per i particolare in tutto il contrasto.

Realizzare Max Payne 3 era già, di suo, una scelta coraggiosissima. Farlo, cercando di accontentare i fans di vecchia data, lo è stato ancor di più. Questo titolo potrà non piacere a tutti ma sicuramente va provato, sia che si abbia avuto modo di spolpare i precedenti capitoli, sia che ci si trovi davanti alla serie per la prima volta. Forse il gameplay risulta in verità un po' stantio ma è impossibile non apprezzare Max, i suoi monologhi e la sua storia.

Voto:7.5

Splinter Cell: Blacklist (PS3)

Quando una saga storica si prepara a tornare dopo un capitolo non molto apprezzato dai fans e dopo anni di silenzio assoluto le aspettative sono molto basse. Se poi il genere è quello degli stealth game, l'interesse verso il titolo arriva solo da una nicchia di appassionati, nonostante il protagonista sia entrato nell'immaginario collettivo come un'icona dei videogames.

E' questo il caso di Splinter Cell che, dopo un capitolo non ritenuto degno dei migliori esponenti della serie, ritorna con un Blacklist che tenta di invertire la rotta per dare ai fans quello che hanno sempre chiesto a gran voce e che possa avvicinare tanti neofiti alla serie.Per far ciò, Ubisoft ha realizzato un titolo moderno in tantissimi aspetti. Si nota innanzi tutto un deciso livellamento verso il basso della difficoltà: negli stealth classici, essere scoperti durante un livello equivale quasi sempre a morte certa. Sam Fisher è dotato però di una serie di gadget e armi che gli permettono di sfuggire agevolmente ad un nemico che l'ha scoperto oppure di compiere delle vere e proprie stragi. Non c'è una penalizzazione effettiva o eccessivamente dura nel caso in cui si affronti la campagna con un piglio più action, se non per i punteggi assegnati a fine capitolo che risulteranno distribuiti in maniera diversa tra i tre stili disponibili.

L'IA, in questo senso non aiuta, risultando buona ma non eccelsa. A questi aspetti che, per i giocatori più esperti, risultano negativi, si accompagnano però moltissime novità interessanti: intanto il protagonista ha una mobilità eccezionale, anche i movimenti più banali risultano ben studiati e credibili. Sam sarà in grado di arrampicarsi, strisciare, abbassarsi, nascondersi e sgattaiolare via dalle situazioni peggiori. I gadget, selezionabili all'inizio di ogni missione, aggiungono una grande strategia ad alcuni livelli: affrontare la stessa sezione munito di fumogeni o di armi stordenti piuttosto che di pistole e fucili permetterà di modificare completamente intere sezioni di gioco.

Ritorna più in forma che mai la gestione dell'illuminazione dinamica: il maggior alleato di Sam durante la campagna saranno le ombre e disattivare un interruttore o sparare ad una lampadina farà piombare i nemici nel caos e permetterà al protagonista di giungere più facilmente, inosservato, all'obiettivo finale.

Tecnicamente il titolo di Ubisoft è molto valido ed anche a livello di trama è godibile, non si tratta di nulla di eccezionalmente innovativo (tutto già visto in decine di film sul terrorista di turno) ma sembra il giusto sfondo su cui realizzare questo buon gioco.

Accanto a Sam ci saranno alcuni personaggi, non indimenticabili, a tratti molto stereotipati utilizzati come espediente per creare un gran numero di missioni secondarie (anche se tra loro risultano presto ripetitive).

Splinter Cell è un buon gioco, non il miglior stealth in circolazione ma riesce in quello che era l'intento iniziale di riportare in voga la serie e ampliare la fan base. Un plauso va al gameplay, assolutamente riuscito e che, pur non essendo esplicitamente pensato per gli appassionati più accaniti del genere, risulta di buona qualità. E' strano pensare che a sviluppare ciò sia Ubisoft, la stessa casa che si è sempre rifiutata di inserire un sistema stealth degno nella sua serie di maggior successo adducendo il problema dell'accessibilità. Splinter Cell lo stealth game più accessibile sul mercato, è quello che avrebbe dovuto essere e non è mai stato Assassin's Creed.

Voto:7.5

Injustice: God Among Us (PS3)

Nonostante negli ultimi anni il mercato videoludico globale sia stato monopolizzato da un certo tipo di titoli, si è diffuso in modo rapido e incontrollabile quello che è sempre stato considerato, per la complessità intrinseca di qualunque suo esponente, un genere di nicchia: i fighting game.

Gli esempi di grandi classici del genere si possono ricercare già nei cabinati degli anni '90 e, tra uno Street Fighter e un Tekken, è difficile non notare che quasi la totalità dei capolavori del genere sia nato nella terra del Sol Levante. Ancora oggi, quando si parla di picchiaduro, le case nipponiche dominano largamente la scena sia in qualità che in quantità: i NetherRealm Studios rappresentano la classica eccezione che conferma la regola. Il loro reboot della storica serie Mortal Kombat ha riscontrato un grande successo di critica e pubblico e lo studio americano in poco meno di due anni ha pensato bene di presentare al grande pubblico un nuovo progetto: Injustice: God Among Us.

Picchiaduro su licenza che mette insieme un folto roster di eroi dell'Universo dei comics targati DC. Quando detto può sembrare irrilevante ma già questo, per i fans dei fumetti può valere l'acquisto: trovarsi ad utilizzare il proprio supereroe preferito, sia esse Batman, Superman o Flash contro il villan più odiato è una cosa che spingerà molti a provare il titolo e gli sviluppatori sono stati attenti a rimanere fedeli a quello che era il materiale di partenza e non hanno stravolto il carattere o il design dei personaggi più amati.

Quello che balza all'occhio attento di chi ha già avuto modo di provare Mortal Kombat è che, a livello di gameplay, Injustice ripropone il medesimo combat system. Sarà ancora necessario inserire l'intera combinazione di tasti per vedere il proprio personaggio effettuare la combo desiderata. La finestra di imput è piuttosto ampia e ciò rende il titolo accessibile anche ai meno avvezzi ai picchiaduro. Alcune animazioni sono state rese più fluide il tutto è stato leggermente velocizzato. Incomprensibile invece la scelta di lasciare, come nel predecessore, i proiettili che non si incontrano, in un titolo in cui si hanno diversi personaggi che fanno largo uso di armi da fuoco risulta una scelta davvero deleteria.

Quanto detto rende evidente una conclusione: il competitivo non è la componente migliore di Injustice, complice anche un roster piuttosto sbilanciato e l'introduzione degli eventi interattivi durante gli incontri. Sia chiaro: entrando online, la differenza tra un giocatore esperto e un novellino si noterà subito ma, con un po' di pratica, risulterà meno marcata rispetto ad altri esponenti del genere.

Quello che fa di Injustice un gran titolo, di fatto, è la mole di contenuti: sia online che offline sono presenti diverse modalità, alcune davvero infinite. E' presente persino una campagna estremamente piacevole e con tanti rimandi ai fumetti che farà la felicità di chi ama spolpare i titoli in single player e una modalità sfida che manderà letteralmente in fumo neuroni e dita ai completisti.

Injustice è un titolo immenso, non il miglior picchiaduro sulla piazza ma divertente da giocare sia se si ama l'universo della DC Comics, sia per fare una partita con gli amici. A meno che non si cerchi un titolo estremamente tecnico e veloce da giocare online, fregandosene del resto, Injustice è un piacchiaduro da tenere in considerazione.

Voto: 7

 

Clyde

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@BigBoss91: Sinceramente non sono molto d'accordo con un punto della tua recensione di Blacklist. In particolare sull'abbassamento della difficoltà considerando che l'ho trovato il più difficile della serie quando ancora non si conosce il gioco, proprio per IA nemica, tipo di ronde e quantità di nemici presenti per zona. Non si ha più la calma dei precedenti e non perdona le esitazioni.

Sto mangiando stealth a tutto andare in questi mesi con tanto di collection di quelli PS2 e sono ancora convinto che Blacklist nel gameplay, nel level design, nell'IA abbia dato le piste a tutti. Infatti sta facendo scuola: Metal Gear Solid V, Uncharted 4, Deus Ex Mankind Divided stanno tutti arraffando qualcosa da quel titolo.

 

Ryo Narushima

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@BigBoss91: Sinceramente non sono molto d'accordo con un punto della tua recensione di Blacklist. In particolare sull'abbassamento della difficoltà considerando che l'ho trovato il più difficile della serie quando ancora non si conosce il gioco, proprio per IA nemica, tipo di ronde e quantità di nemici presenti per zona. Non si ha più la calma dei precedenti e non perdona le esitazioni.
Sto mangiando stealth a tutto andare in questi mesi con tanto di collection di quelli PS2 e sono ancora convinto che Blacklist nel gameplay, nel level design, nell'IA abbia dato le piste a tutti. Infatti sta facendo scuola: Metal Gear Solid V, Uncharted 4, Deus Ex Mankind Divided stanno tutti arraffando qualcosa da quel titolo.
Vero, pure uncharted 4 ha il sistema di avvistamento uguale, con quelle barre che se si riempiono al massimo ti sgamano.

A difficoltà massima appena mi vedevano morivo subito, i danni sono davvero ridotti all'osso. Infatti se giocato da tps puro a questa difficoltà è una sfida bella tosta. Per me uno tra i migliori stealth moderni, che riesce a coniugare vecchia e nuova scuola, senza però scontentare nessuno.

 

Clyde

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Vero, pure uncharted 4 ha il sistema di avvistamento uguale, con quelle barre che se si riempiono al massimo ti sgamano.A difficoltà massima appena mi vedevano morivo subito, i danni sono davvero ridotti all'osso. Infatti se giocato da tps puro a questa difficoltà è una sfida bella tosta. Per me uno tra i migliori stealth moderni, che riesce a coniugare vecchia e nuova scuola, senza però scontentare nessuno.
Se si ha la tuta dedicata allo stealth, quindi con resistenza bassa si muore molto in fretta anche a normale. Per questo non sono d'accordo sulla mancanza di penalizzazioni, cioè se non passi inosservato (e se non si conoscono le vie richiederà un bel pò di retry) è pure più punitivo della media in quest'ottica.

 

Ryo Narushima

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Ora che ci penso, lascio pure la mia rece scritta al tempo, non l'ho mai pubblicata qui, mi sarò dimenticato :rickds:

Splinter cell Blacklist (Campagna a massima difficoltà - tutte le secondarie - tutti gli stili - coop - online)

Se non sbaglio nel vecchio 3d era possibile lasciare anche un'eventuale recensione fatta dallo stesso autore della recensione, quindi per chi vuole il testo con l'analisi completa può leggerla direttamente a questo link. Se la regola è cambiata ditemelo che provvedo a toglierlo subito.

Pro

- Meccaniche stealth ben fatte

- 3 stili di gioco che accontentano tutti

- Ottimo sistema di punteggio

- Difficoltà più che buona con i giusti settaggi

- Buon comparto tecnico

- Longevità assicurata

Contro

- La storia non è male, ma non è tra le migliori della serie

- Fasi in prima persona non proprio divertentissime, ma l'idea in se è contestualizzata

- Si poteva bilanciare meglio l'online per quanto riguarda i mercenari, davvero svantaggiati

9/10

 

Vc3nZ_92

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Aggiornato tutto. Settimana prossima massimo penso che arrivi la mia recensione di Dark Souls finalmente, così entra anche nel tabellone //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/sisi.gif

 
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BigBoss91

@BigBoss91: Sinceramente non sono molto d'accordo con un punto della tua recensione di Blacklist. In particolare sull'abbassamento della difficoltà considerando che l'ho trovato il più difficile della serie quando ancora non si conosce il gioco, proprio per IA nemica, tipo di ronde e quantità di nemici presenti per zona. Non si ha più la calma dei precedenti e non perdona le esitazioni.
Sto mangiando stealth a tutto andare in questi mesi con tanto di collection di quelli PS2 e sono ancora convinto che Blacklist nel gameplay, nel level design, nell'IA abbia dato le piste a tutti. Infatti sta facendo scuola: Metal Gear Solid V, Uncharted 4, Deus Ex Mankind Divided stanno tutti arraffando qualcosa da quel titolo.
ma che sia un gioco che ha fatto scuola è vero ma il motivo non è la "difficoltà" ma perché è un titolo dannatamente moderno: i movimenti, la libertà d'approccio alle singole situazioni e le possibilità che i vari gadget offrono sono d'alta scuola, sia perché fisiologicamente, nel momento in cui hai un team grosso con soldi, in grado di sviluppare un titolo stealth (un genere che notoriamente non è stato sfruttatissimo se non da alcune saghe particolari) hai la possibilità di introdurre tanti assets nati per titoli come AC, sia perché obiettivamente hanno fatto un buon lavoro.

Secondo me Blacklist, invece, non brilla per level desing e IA che si, forte dello sviluppo tecnologico, fa delle ronde ampie e, a tratti, imprevedibili ma che con il solito trucchetto del trenino di vittime aggiri in quasi tutte le situazioni. Poi comunque l'ho apprezzato ma come stealth gli ho preferito, soprattutto per questi due aspetti, Hitman ad esempio. Per me quello è fondamentale in uno stealth per poter parlare di gioco impegnativo o meno, in Blacklist ho trovato tutto molto lineare e chiaro.

 
Ultima modifica:

diennea2

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Darksiders




a cura di



diennea2





Con questo primo capitolo sembra quasi che i ragazzi di Vigil Game vogliano mostrarci la loro reale passione per i videogiochi di una volta. La loro opera complessivamente non offre niente di nuovo, non esistono novità riguardo gameplay eccetera, ma tutto prende spunto da schemi e caratteristiche di gioco già rodate e ben implementate.

La creatura di THQ non ha una trama eccezionale, ma sa offrirci idee piuttosto interessanti: noi impersoneremo Guerra, uno dei 4 cavalieri dell’apocalisse, e verremo “chiamati” a servizio per porre fine il genere umano. Dei 4 leggendari però solo noi saremo invocati, e tutto perché qualcuno vuole che l’apocalisse arrivi in anticipo. Accusato ingiustamente di aver decimato il genere umano ed incrinato l’equilibrio, Guerra avrà come obbiettivo quello di smascherare colui che ha sconquassato i confini tra Inferno e Paradiso, seguendo la via della vendetta contro chi l’ha misteriosamente evocato.

Il gameplay si presente come un classico hack’n’slash in terza persona molto solido: i comandi sono piuttosto intuitivi, con quadrato utilizzeremo Divoracaos, la spada e arma principale di Guerra, mentre con triangolo utilizzeremo l’arma secondaria (falce o guanto). Le combo di ogni arma numericamente parlando non sono molte, ma possono benissimo intrecciarsi fra loro creando così un buon mix sull’utilizzo dello spadone insieme alle altre armi.

Man mano che proseguiremo con il gioco, entreremo in possesso di certe armi/oggetti utili sia per il combattimento a distanza, sia per risolvere gli enigmi ambientali. Per utilizzarli (6 in totale) dovremo assegnarli in un massimo di 3 slot rapidi di utilizzo, una scelta un po’ insensata in quanto se volessimo utilizzare quelli restanti dovremo per forza aprire il menù degli oggetti spezzando di conseguenza il flusso dell’azione.

Alcune armi a distanza verranno utilizzate mediante il tasto R3, con questo tasto la telecamera si sposterà dietro le spalle del protagonista trasformando il gioco in un TPS.

Nonostante la meccanica di parata sia piuttosto buona (ma non eccellente), verrà volentieri sostituita dalla schivata, la quale risulta molto più efficace e semplice da eseguire.

Assieme alla parte offensiva “ignorante” poi avremo la componente degli enigmi, di qualità superiore rispetto agli ultimi titoli che il mondo videoludico ci ha ben abituato; ogni soluzione è accompagnata sia dall’ingegno, sia dall’utilizzo dei vari oggetti a nostra disposizione, insomma gli indovinelli ambientali non sono per nulla banali.

La mappa di gioco è piuttosto estesa, verranno presentate ambientazioni una diversa dalle altre e, nonostante questa abbia un evidente linearità, tutto diverrà più complesso con la presenza degli indovinelli. Ogni scenario ha il suo punto di teletrasporto dove allo stesso tempo sarà presente Vulgrim il nostro demone negoziante: da lui potremo acquistare oggetti e mosse letali in cambio di anime (la valuta del gioco).

Una nota interessante sono le bossfight, tutte diverse e ben costruite dove l’ingegno del giocatore dovrà prevalere sulla forza bruta di Guerra.

Generalmente il level design è molto curato, la curva di difficoltà generale del gioco (enigmi annessi) aumenta con l’innalzarsi delle capacità del cavaliere, la localizzazione dei nemici non è mai a caso e la presenza di oggetti quali macchine e lampioni diverranno delle utilissime armi di fortuna.

Il livello artistico di Darksiders è molto alto ed incredibilmente dettagliato: Guerra e l’ambiente di gioco sono un piacere per gli occhi, mentre le palette dei colori sono ben utilizzate.

Anche se i nemici sono disegnati piuttosto bene, l’abuso di reskin tenta in maniera blanda di mascherare le poche tipologie di mob presenti nel gioco, peccato.

La durata della campagna è notevole per la tipologia di gioco cui fa parte, intorno ad una ventina di ore riuscirete ad arrivare senza grossi problemi ai titoli di coda, mentre la rigiocabilità comprende solamente i collezionabili ed un livello di sfida più elevato.

Il lato tecnico è nella norma, i caricamenti non sono mai eccessivi, le texture di rado caricheranno in ritardo e i 30 frame spesso saranno solidi (spesso, non sempre).

L’unico tasto dolente è la telecamera: quando lockeremo il nostro mob questa assumerà una posizione talmente sbagliata e oscena da oscurare gran parte dei nemici restanti.

I suoni invece sono ben sviluppati e le musiche sono coerenti con lo spirito apocalittico del titolo targato Vigil.

In finale posso confermare che Darksiders è davvero un ottimo gioco, parte in sordina con un appeal piuttosto scarso, ma man mano che proseguiremo con l’avventura ben presto scopriremo che il titolo sa realmente acchiappare la curiosità del videogiocatore.

Nonostante non ci siano alcun tipo di novità, queste meccaniche consolidano un divertimento garantito, duraturo e mai eccessivo. Provatelo, perché questo gioco merita davvero di essere acquistato.

Voto: 8


 
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Noir

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Ratchet & Clank - PS4

un gran bel gioco,sia dal punto di vista visivo che è inattaccabile sia dal punto di vista del gameplay che fa di questo titolo un Platform con la P maiuscola.Pecca forse un pochino dal lato longevità visto che è concludibile in un tempo relativamente breve.

Il fatto che sia un titolo, tra le altre cose, venduto a prezzo budget lo rende nella maniera più assoluta un must have per gli amanti del genere.

voto: 8,5

 

King Vendrick

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Dark Souls III

Recensione a cura di King Vendrick

ATTENZIONE,CONTIENE LIEVI SPOILER!




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Non c'è molto da dire,col terzo capitolo si è raggiunto l'apice qualitativo dei Souls.

A distanza di poco più di un anno le preoccupazioni di avere fra le mani un Bloodborne ad ambientazione dark fantasy erano abbastanza alte...e forse lo sono tutt'ora.

Diciamocelo,Dark Souls III non è un gioco nuovo in tutto e per tutto e i riutilizzi di assets sono all'ordine del giorno. Forse siamo arrivati al capolinea della serie ma quello che rende speciale l'ultima opera di Miyazaki è il suo essere molteplici cose;si ha la frenesia di Bloodborne,l'atmosfera di Demon's e il level design del primo capitolo per dare vita ad un connubio perfetto.

Mai prima d'ora le aree sono state così interconnesse fra di loro,così squisitamente realizzate e pronte a trarre in inganno verso alcune delle trappole più mortali del gioco From.

Che si parli di armature o di semplicissime creature,la cura nel dettaglio è strabiliante ed ogni cosa si incastra perfettamente in quello che sarà un disegno complessivo di tutti e tre i capitoli. La cosiddetta "lore",background o chiamatela come volete avrà finalmente una degna chiusura,senza lasciare troppo in sospeso. Tutto risulterà finalmente più chiaro e spetterà a noi decidere che che conclusione dare a questa lunga epopea iniziata il 7 Ottobre 2011.

Pro




  • Artisticamente ineccepibile.
  • Level Design al top.
  • Alcune delle Boss Fight più belle dell'intera serie.
  • Combat System più veloce,più reattivo.
  • E' Dark Souls,né più né meno.



Contro




  • Forse troppo riciclo,ma era inevitabile.
  • Matchmaking pessimo.
  • Alcune Side Quests sono fin troppo missabili.


Conclusione:

Se consideravate Dark Souls II un passo falso fatto dal team Tanimura allora Dark Souls III è il gioco che fa per voi.

Presentandosi come il vero successore del primo capitolo,riuscirà ad intrattenervi per ore e ore facendovi innamorare una seconda volta,o la prima.

VOTO: 9

 

Vc3nZ_92

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E Dark Souls III entra in classifica :mah:

 

zaza50

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Ce l'ho fatta Vc3nZ sii fiero //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/fiore.png

Inizialmente non avrei mai pensato di fare una review dell'Uiccio... Avevo fatto una listona di Pro e Contro post finale ed ero dubbioso sul fare una review "vera" (virgolette d'obbligo), ma tra il replay (seconda run), è stato un incentivo (il resto l'ha fatto Vc3nZ)... Ovviamente il tutto si riassume in: TW3 è meglio di tuttoH, quindi gli do' dieicH1!! Perché sono zaZa //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/smile2.png Ovviamente non è così, anche se qualcuno l'avrà pensato (zaza-TW3)//content.invisioncic.com/a283374/emoticons/emoticons_dent1005.gif

Non ci sono spoiler di trama, e ho messo delle immagini per spezzare un po' (di norma lo faccio sui post lunghi per alleggerire il ritmo), MA se ritenete che diano fastidio toglietele pure, o chiudete il post in spoiler così che non ingombri troppo... A voi //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/bzv7yXY.png

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The Witcher 3: Wild Hunt

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Premessa

Tempo giocato prima della review: Prima Run 517 ore, Seconda run 140 ore = Totale 657 ore circa. Ho finito la prima run completando una gran parte del titolo, mentre sono a metà della seconda run (utile per valutare il peso e la varietà delle scelte).

Piattaforma: PS4 (ovvio!)

L'analisi è stata fatta testando: tutte le patch fino alla 1.20, e non comprende nella valutazione né i 16 DLC gratuiti, né le 2 Espansioni.

Non è mai facile recensire qualcosa di cui si è fan, sopratutto se il titolo è parte anch'esso di una saga di cui si è appassionati da anni, ma ci si può provare.. TW3 è la punta di diamante della produzione decennale a "tema Strigo" targata CD Projekt Red. I ragazzi polacchi hanno messo insieme un'opera mastodontica: un OW disegnato sulla base delle Quest, e non il contrario... Un gioco con una storia e un cast incredibili... Un titolo lunghissimo e pienissimo di cose da fare... Un videogame con un comparto tecnico e grafico pazzesco... Insomma un prodotto straordinario, ma non esente da difetti (grandi e piccoli)... Provo quindi dopo oltre 1 anno dalla sua uscita a raccontarvi ciò che di buono e di cattivo c'è in questo titolo, stando alla mia personale esperienza.

Nel dettaglio

Dark Fantasy: sesso, sangue ma anche altro!

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[il gioco ha una durata media di 50 ore, facilmente duplicabili facendo tutto il fattibile]

Le Quest e la Storia sono il punto focale del titolo, ciò che rende l'acquisto obbligatorio per tutti i fan degli RPG classici. La Storia punta sulla tematica "familiare", e sull'empatia del giocatore.. Un lungo viaggio in un mondo dalle tinte Dark Fantasy, che si colora di tanti personaggi, principali e secondari.. Incontrerete nobili, maghi, streghe, mostri, e persino teste coronate.. La storia è un viaggio: un percorso di ricerca e salvataggio della persona più cara a Geralt... L'odissea di un uomo maturo, che non ha altro desiderio se non salvare le persone che ama, a qualsiasi costo... Una storia dalle tinte familiari, piena di scelte morali e ambiguità, che alterna vicende cupe e inquietanti, a momenti da action-trhiller, per poi passare a sequenze epiche degne del più “alto” degli high Fantasy... Insomma una storia ricca, varia, e affascinante, che terrà incollato il giocatore allo schermo per scoprire la storia di Geralt, di Ciri, e della Caccia Selvaggia.

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[La trama è fortemente basata sull'ultimo libro della saga letteraria, ma ingame ogni personaggio e vicenda viene introdotto prontamente, inoltre è sempre presente un Glossario informativo sui personaggi, sulle creature e sugli eventi principali della storia]

Non temete, TW3 è il terzo titolo di una trilogia videoludica, che a sua volta si basa e da per scontati ben 8 libri dello scrittore polacco Andrzej Sapkowski, eppure riesce ad essere perfettamente comprensibile anche dai novizi della serie... Sì il gioco è ricco di citazioni e riferimenti (sia alla saga letteraria, sia a quella videoludica), ma la sua trama e i suoi Personaggi sono pensati per essere conosciuti e sviscerati caratterialmente all'interno di TW3 stesso... Certo è innegabile che il massimo della godibilità derivi dall'aver letto i libri e giocato i titoli precedenti, ed un po' di confusione iniziale sarà più che comprensibile, ma ben presto il gioco vi prenderà per mano e vi farà capire cosa state facendo, perché lo state facendo, e facendovi presto appassionare alle vicende di quest'ultima grande avventura di Geralt e compagni.

Quest Profonde e Open World convolano a nozze: Siete tutti invitati!

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[il gioco conta 3 Macro Aree principali di dimensioni enormi, più varie zone secondarie, anch'esse liberamente esplorabili, a cui si aggiungono zone extra “story related”!]

L'obiettivo principale dei ragazzi di Varsavia era quello di realizzare un gioco RPG fortemente improntato sulle quest e sulla narrazione, calandolo in un mondo OW.. Il risultato? Straordinario... Se posso permettermi un paragone è come se i CDPR avessero scelto un modello e gli avessero cucito addosso un abito... Se non avete capito ciò che intendo cercherò di spiegarmi in modo più ortodosso: il gioco vanta un'enorme quantità di Quest (primarie e secondarie), molte delle quali si intersecano e collegano, e sono tutte perfettamente calate nel mondo di gioco... Quando vedrete un villaggio o una rovina saprete sempre che c'è sicuramente una quest (grande o piccola) che vi farà passare di lì... E persino quando vi sembrerà che una zona sia inutile, il gioco vi sbalordirà facendovela visitare con il secondo PG del gioco (Ciri, la figlia adottiva di Geralt)... Insomma se provassimo a tracciare una linea sulla mappa per ogni quest, vedremmo come tutte creino un groviglio colorato, e molte si sviluppino e colleghino ad altre, dando a loro volta vita a nuovi eventi. Ma non è solo questo: il gioco è studiato e bilanciato per permetterti di progredire anche solo con la Main quest, dandovi sempre la possibilità di una progressione lineare (come nei vecchi RPG più classici, e non OW) alternata a scelta del giocatore da quest secondarie (alcune delle quali in grado di alterare addirittura sugli eventi principali e sul mondo di gioco). Ma non solo questo, anche l'esplorazione libera sarà incentivata con creature di alto livello a guardia di tesori nascosti, e scorci che meritano sempre e comunque di essere ammirati, insomma ogni zona del mondo di gioco ha una sua storia da raccontare. L'Open World funziona: disperde l'attenzione solo in parte, perché viene lasciata al giocatore ampia libertà di gestirlo linearmente seguendo il percorso tracciato dalle quest, o di perdercisi in esso.

SPADa alla mano?

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[Nel gioco vi sono quasi 300 Quest tra Principali, Secondarie, Contratti, e Cacce... Il tutto escludendo le Mini Quest che riempiono l'Open World]

Tralasciamo per un momento il Combat System, che è esso stesso elemento del Gameplay del gioco, e soffermiamoci per un attimo sulle quest e su come esse stesse siano già "gameplay"... Il gioco infatti non è "solo" picchiare nemici e maciullare mostri, ma è anche, e sopratutto, vivere le quest.. Queste ultime si compongono di: Principali (le quest della Main), Secondarie (filoni legati ad NPC più o meno importanti, estremamente diversificate), Contratti (vere e proprie cacce al mostro), Cacce al Tesoro (missioni di ricerca di tesori nascosti, o perduti), Eventi Casuali (delle piccole Quest che spuntano sulla mappa in determinati momenti, e che arricchiscono la "vita dell'OW", simulando degli incontri casuali [cose come salvare una prostituta da un linciaggio, o aiutare una donna in difficoltà in una casa in fiamme, o smascherare un truffatore da strada]), Mini Quest (piccoli eventi che si trovano sulla mappa, che spaziano dal ripulire zone da banditi, distruggere tane di mostri, e tanto altro ancora), queste ultime risultano solo in parte contestualizzate decentemente, ma arricchiscono comunque le attività dell'OW ... La componente ludica si articola sulle indagini che vengono portate avanti attraverso i sensi da Witcher, un sistema che permette di scovare ed analizzare indizi e seguire tracce (in una struttura che ricorda un gioco di indagini, estremamente semplificato); a ciò si aggiungono dialoghi (con scelte multiple) estremamente profondi (probabilmente il vero fiore all'occhiello della produzione, in grado di caratterizzare degnamente quasi tutti i PG del gioco), combattimenti a fil di spada, e elementi secondari del gameplay che però vanno ad arricchirlo sensibilmente (come corse di cavalli, scazzottate violente, o partite a gwent [un mini gioco di carte, molto profondo, creato ad hoc per TW3])... Questi ultimi elementi del gameplay andranno a migliorare il trittico principale (basato sulle indagini, i dialoghi multipli, e il CS), dando una certa ricchezza in più ad una formula di base che il gioco tende a ripetere un po' troppo (sopratutto le indagini). Come se non bastasse a render ancor più profondo ed elaborato il gameplay si aggiunge un sistema di crafting (sia di armature e armi, sia di prodotti alchemici) estremamente elaborato, che permetterà di creare, smontare, e rielaborare una marea di materiali dando vita a tantissimi oggetti.

Gwynbleidd Scelgo Te!

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[il gioco ha quest con esiti variabili, finali multipli, e una marea di possibili stati del mondo diversi... Quindi ponderate sempre le vostre scelte, anche un taglio di capelli può fare la differenza!]

La grandezza del titolo non sta solo nel cast gigantesco (e ottimamente caratterizzato) di personaggi e di storie, ma nel modo in cui il giocatore ha la possibilità di interagire con esse. Non verrete mai lasciati in disparte ad assistere alle vicende come meri spettatori, bensì il gioco vi lascerà sempre un margine di scelta.; questo margine può andare da un semplice bivio, ad un vero sottoinsieme di biforcazioni, ognuna con le proprie conseguenze dirette o future.. Ebbene sì: salvare un uomo in pericolo potrebbe riempirvi le tasche, ma potrebbe anche provocare eventi orribili per altri NPC, e così per tanti eventi e mini eventi presenti nel gioco.. A volte determinate scelte cambieranno sequenze delle quest: farsi prendere dall'ira potrebbe trasformare una chiacchierata in un bagno di sangue, e optare per la magia Axii d'altro canto potrebbe farvi uscire indenni da scontri all'apparenza inevitabili. Qui sta la forza di TW3: offrire un'ampia gamma di scelte, dalle quali deriva sempre e comunque un differente impatto sulle vicende: ciò oltre ad essere incredibilmente affascinante dal punto di vista ruolistico, aumenta enormemente la rigiocabilità del titolo, visto che potreste essere spinti a ricominciarlo anche solo per la curiosità di testare tutte le possibili scelte (e conseguenze), oltre che per vedere i diversi possibili finali del gioco.

Witcher: Spadaccino, Mago, Alchimista, e tutto fare!

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[Nel gioco vi sono 4 rami di potenziamento: Combattimento, Segni, Alchimia, Abilità. Con un totale di oltre 70 abilità diverse sbloccabili e potenziabili a loro volta per creare build variegate]

Impossibile non parlare almeno un po' del Combat System di TW3, visto che, per quanto spesso gli scontri si possano aggirare, ancor più spesso dovrete sguainare la spada e darvi da fare, sporcandovi di sangue. Lo Stile di combattimento evolve quello del titolo precedente (TW2), arricchendolo di possibilità: potrete scegliere di combattere con uno stile leggero e pesante, che andrà ad arricchirsi di alcuni attacchi extra se sceglierete il Ramo di Potenziamento dedicato alla Spada; potrete usare magie di vario genere (Un Witcher non è un mago, ma Geralt ci va molto vicino con le onde d'urto, le fiammate, le barriere magiche, e tanto altro), anch'esse evolvibili attraverso l'apposito ramo. Ma non solo questo, avrete a disposizione schivate, rotolate, parate, contrattacchi, e persino una balestra, oltre alle varie diavolerie alchemiche (che arricchiranno moltissimo i possibili approcci alla battaglia tramite unguenti, bombe e pozioni), anch'esse dotate di un campo di potenziamento.. Insomma ciò che non manca a TW3 è la varietà del combat system, che unita ad un bestiario assolutamente ricco e vario (che spingerà ad usare armi e poteri diversi a seconda della creatura), e ad una curva di difficoltà abbastanza buona (per quanto sbilanciata nella seconda metà del gioco), rende l'approccio agli scontri piuttosto piacevole.

Grafica: E' bello ciò che è bello

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[il gioco presenta una notevole modificabilità visiva: HUD modificabile e rimovibile, effetti postprocessing attivabili e disattivabili: elementi che, dando libertà al giocatore, rendono l'esperienza visivamente più appagante]

Ultimo ma non meno importante dei pregi di questo titolo è senza dubbio il comparto (Audio)Visivo.. Il gioco mostra i muscoli, con una grafica estremamente curata anche su console... Una linea visiva estremamente estesa, un sistema di illuminazione splendido (che cambia letteralmente il feeling delle location), e dettagli curatissimi di molte texture e modelli (i visi in particolare)... Il tutto zoppica soffrendo di un inevitabile pop up (sopratutto a cavallo), e di alcuni cali (ora drasticamente migliorati post patch 1.10). Il complesso è un OW enorme e graficamente maestoso, che dopo un po' di fatica è riuscito ad ottenere anche una buona fluidità, permettendo al giocatore che gli si approccia un'esperienza infinitamente più pulita ed appagante sia dal punto di vista grafico, sia da quello tecnico (non manca qualche bug o glitch visivo, ma nulla di compromettente per l'esperienza). Ma non conta solo la grafica in TW3, perché pure gli Art Designer polacchi hanno saputo tirar fuori inventiva e passione, dando vita a dei veri e propri quadri: sentirete il lerciume e la decadenza delle paludi del Velen sopra la vostra pelle; vi perderete nei vicoli medievali di Novigrad animati da cantori e prostitute; e sentirete il freddo e l'atmosfera nordica nelle gelide Isole Skellige.. Possiamo quindi parlare di comparto visivo (nel senso più generale, come comprendente la componente grafica e quella artistica) di prima scelta. Come se non bastasse, il lato visivo è accompagnato da un comparto musicale (OST) di prima scelta, che vanta una varietà unica scatenando una notevole quantità di sensazioni nel giocatore: angoscia, gioia, tristezza, nostalgia, epicità, e tanto altro... La bellezza visiva e lo splendore delle musiche rendono indimenticabile ogni scorcio del mondo di gioco di TW3.


Ma non è tutto oro quel che luccica



Deficienza Artificiale: Colpendo l'aria con Passione!


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[il gioco conta 4 livelli di difficoltà, con netti cambiamenti al sistema di cura nelle ultime 2. Il DLC gratuito del NG+, aggiunge una maggiore sfida a tutte le difficoltà del gioco! La difficoltà rimane sempre e comunque modificabile durante l'avventura.]

Il Combat System per quanto goda di una buona varietà di azione ed approcci (elementi che ho già decantato fin troppo nei paragrafi precedenti), soffre a causa della generale imprecisione dei comandi, che spesso vi faranno sentire di non controllare perfettamente il Lupo Bianco. Non si tratta di errori vistosi, ma piuttosto di mancanza di rifinitura nella precisione dei comandi. Non è solo questo il problema, infatti le stesse hitbox risultano imprecise, così come anche la risposta ai colpi, che contro certi avversari risulta poco evidente, per non dire inesistente (la sensazione sarà, per così dire, quella di colpire l'aria). A ciò si aggiunge un'IA spesso deficitaria, che soffre a causa di zone di aggro mal definite, e non sfrutta a pieno le potenzialità di determinati moveset (capita non di rado di poter notare Boss con un buon parco mosse complesso, ma mal utilizzato dall'IA, che si impunta su sequenze ripetitive e facilmente anticipabili, rendendo il nemico carne da macello.. In questo modo la pericolosità deriva solo dall'input damage più o meno alto, piuttosto che dal moveset in sé, appiattendo così la difficoltà).

Depositi di Contrabbandieri? Depositi di Contrabbandieri Everywhere!

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[il gioco conta 16 DLC gratuiti, che aggiungono varie Quest, armature, e feature estetiche, oltre ad una nuovissima modalità NG+. Inoltre nel gioco sono state introdotte due Espansioni: Hearts of Stone e Blood and Wine, al costo totale di 25€. Queste aggiungono nuove aree, quest, storie, elementi di gameplay e oltre 40 ore di gioco inedite! Questa è qualità: non le miniquest tappabuchi inserite a vanvera!]

Anche l'OW non è esente da difetti: l'ho elogiato per la sua componente artistica e grafica, e pure per il modo in cui è costruito attorno alle quest (dandogli una profondità notevole), ma spesso si nota una certa fretta nel rifinirlo (sopratutto nella zona OW delle Skellige); è come se gli sviluppatori avessero esaurito il tempo a loro disposizione, ed invece che ridurre le aree (per meglio caratterizzarle), avessero optato per la soluzione più facile, ossia riempirlo di eventi secondari estremamente banali e poco interessanti (Mini Quest [in particolare quest di raccolta oggetti, come i Depositi dei Contrabbandieri, sparsi in tutto l'oceano di Skellige, che vi obbligheranno, se vorrete completarli, a noiose nuotate nelle gelide acque delle Isole]). Nulla di grave il gioco è talmente pieno di eventi da non far pesare troppo questi riempitivi (che risultano TOTALMENTE opzionali), ma resta un peccato vedere un tale colosso di programmazione sfruttato solo in parte (in determinate zone), a causa probabilmente di una incisiva mancanza di tempo. Questa è chiaramente una scelta tappabuchi, che però si impronta più alla mera quantità, che alla qualità (a cui il gioco ci ha abituato), risaltando come uno spreco di alcune splendide aree.

Loot Scaling... No good!

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[il gioco conta un gran numero di equipaggiamenti craftabili. Tra questi spiccano set da Witcher che verranno potenziati durante l'avventura, mutando anche nell'estetica... Insomma Fashion Witcher!]

Se il sistema di crafting e la sua notevole profondità deve essere elogiato, d'altro canto, il sistema di loot va profondamente disprezzato. Ciò che i CDPR hanno fatto con TW3 è inserire un sistema che computa il livello a cui si raccoglie l'equipaggiamento dal suolo fissandolo per sempre... Questo non sarebbe un problema se non fosse per il fatto che appiattisce totalmente l'unicità degli equipaggiamenti, e cancella il senso di ricompensa che si prova a trovare un oggetto di alto livello, usabile più avanti nell'avventura... Ma i problemi non finiscono qui: perché il sistema stesso non è ben tarato in relazione alle quest, e potreste trovarvi (spesso) a svolgere quest di un determinato livello, per poi ottenere un equip in premio sottolivellato rispetto alla quest (e sicuramente rispetto a voi)... Questo rende totalmente inutili le ricompense che non siano Denaro ed Esperienza (sempre garantita, quest'ultima, a fine quest)... Per carità le quest non perdono né di profondità, né di fascino, ma questo solo grazie alla loro straordinaria componente narrativa, visto che di base il 90% del volte ciò che si otterrà, anche armi uniche, risulteranno mal tarate rispetto al giocatore, finendo subito per essere accantonate o vendute... Ciò rende inutile il sistema di loot dell'equipaggiamento, favorendo al 100% il sistema di crafting, che diviene l'unico modo decente per ottenere equip validi.

Quanta fretta lor Signori!

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[il gioco conta 52 trofei, di cui 48 di bronzo, 8 d'argento e 2 d'oro; e sono tutti ottenibili anche in una sola run.]

Ed ecco il problema che ritengo cruciale in un gioco fondamentalmente improntato alla storia e alla narrazione: l'ultima parte del gioco è frettolosa, troppo frettolosa. E' come se dopo essersi goduti con calma una grande storia si avesse fretta di finire, è come se mancasse l'energia di portarla a termine con la stessa qualità della prima parte del gioco.. Intendiamoci non è brutta l'ultima parte, è solo fortemente sbilanciata a livello di narrazione, ritmo, e caratterizzazione.

Da qui in avanti copro con spoiler, MA NON tratterò alcun genere di spoiler, mi limiterò a parlare del ritmo della parte finale e della sua gestione dei personaggi (ma sapendo la delicatezza che tale argomento può avere, visto che parliamo di fasi avanzate, preferisco coprire per evitare di influenzare i lettori che non desiderino informazioni sulla storia).

Nell'ultimo atto del gioco, il ritmo si impenna, il che non è un male di per sé, visto che un cambio di ritmo è assolutamente appropriato in relazione a ciò che si va a fare nelle ultime quest... Il problema è che tale cambio nel pacing dell'opera non è accompagnato da una scrittura adeguata: i Personaggi vengono trattati frettolosamente (e questo è particolarmente grave in relazione ai Villain [Eredin su tutti], che avrebbero dovuto trarre dall'ultimo atto la loro principale fonte di caratterizzazione), e gli eventi principali si svolgono senza lasciar al giocatore il tempo di comprendere bene la situazione, spiazzandolo, ma non in senso positivo... Insomma l'ultima atto vanta una celerità rara per il gioco, e ciò aumenta l'interesse per gli eventi, ma al contempo chiude le vicende e i personaggi troppo grossolanamente lasciando un retrogusto fastidioso in bocca: come se la storia fosse stata tagliuzzata per mancanza di tempo... Ha una sua fine, e bene o male il finale quadra, però un ritmo migliore e qualche quest in più inserita nei punti giusti avrebbe sicuramente giovato alla conclusione dell'opera dando maggior profondità ad alcuni personaggi secondari, e sopratutto ai Nemici Principali dell'opera (troppo poco approfonditi!).

Tirando le Somme

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TW3 è un titolo che è difficile da raccontare, perché sembra sempre di scordarsi qualcosa... La storia? Le quest? Il loot? I personaggi? E via dicendo.. E' un gioco unico in questo senso, proprio per la mole di contenuti che sa offrire, e la qualità media degli stessi (che si attesta su altissimi livelli)... E' il completamento di una saga, ma è anche un superlativo titolo stand alone.. Non è esente da difetti (come dissi pure in apertura di review), eppure non potrei non consigliarlo a tutti gli amanti degli RPG Classici, e del Fantasy in generale... Perché al di là dei difetti TW3 è un capolavoro del suo genere, un prodotto non perfetto, ma che raggiunge facilmente l'eccellenza videoludica nel suo campo, ed è oltre ogni dubbio un'opera memorabile del media.

Pregi e Difetti

Pro:
- Una Storia ricca e profonda, piena di scelte articolate e dalle molte conseguenze- Quest Design Superbo (sia per le Main sia per le Sub Quest)

- Comparto visivo di prima categoria

- OST di pregevole fattura

- Longevità immensa
Contro:

- Un'IA sbilanciata- Imprecisione nei comandi (animazioni e hitbox)

- Un Loot System spaventoso

- Alcune zone dell'OW sottosfruttate

- Una gestione frettolosa dell'ultimo Atto
Voto: 9

Il voto che gli darei se avessimo i “quarti” sarebbe 9.25 (alias il 9+) a simboleggiare il raggiungimento e superamento della soglia di eccellenza (9), ma visto che il regolamento prevede solo gli 0.5, punto sul 9... Perché TW3 è nel range dell'eccellenza per ciò che offre, ma ha dei difetti pesanti, che in sede di review non possono assolutamente essere sottovalutati o accantonati, questo gli impedisce di ottenere quel mezzo punto in più, ma ciò non toglie che il voto attesti la sua natura di “Capolavoro”.
 
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Papa Demilol

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Ottima review zaza, finalmente anche Uiccia entra nella classifica! Adesso recensisci altro. :rigoreee:

 

zaza50

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Ottima review zaza, finalmente anche Uiccia entra nella classifica! Adesso recensisci altro. :rigoreee:
Denghiu :hail:

Appena finisco la seconda run recensirò altro, tempo un paio di mesi //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/smile2.png

 

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The Witcher 3 entra in classifica con lo stesso punteggio di Batman Arkham Knight :mah:

 

belmont976

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Darksiders

By Belmont976

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Il 2010 è stato indubbiamente l’anno degli action game, da Bayonetta a God of War 3 passando per Dante’s Inferno e fino a Castlevania Lords of Shadows, ne abbiamo viste davvero di tutti i colori, ebbene, in questo marasma di uscite, ad inizio anno ad aprire le danze l’8 Gennaio, lo stesso giorno dell’uscita di Bayonetta, THQ distribuisce Darksiders Wrath of War, titolo prodotto da Vigil Games che non sfigura assolutamente nei confronti del capolavoro di Kamiya, riuscendo a distaccarsi il giusto dagli altri titoli del genere, e creandosi una sorta di sottogenere tutto suo, offrendo una varietà di azioni e situazioni senza uguali. Le gesta di Guerra, cavaliere dell’apocalisse che saremo chiamati ad interpretare, e del suo destriero Rovina, si lasciano giocare con nutrito interesse grazie ad una trama avvincente, ed una direzione artistica davvero pregevole, il combat sistem dal canto suo, a dispetto di una partenza piuttosto fiacca, avanzando nell’avventura e grazie all’acquisizione di nuovi poteri e nuove armi diventa un eccellenza assoluta, stesso dicasi della varietà di ambientazioni e nemici, inoltre il level design riesce davvero a stupire presentando tanti enigmi ambientali, ed un backtracking, che appaga senza risultare mai eccessivo e noioso, infine, come ulteriore fiore all’occhiello, non è possibile scordarsi delle eccezionali boss fight, lunghe massicce, titaniche. Insomma un gioco che a dispetto della moltitudine di titoli simili presenti, è riuscito non solo nell’intento di elevarsi oltre la media, ma anche e soprattutto di crearsi una sua specifica identità risultando di fatto più simile ad una sorta di avventura alla Zelda, piuttosto che un action crudo, onore dunque a Vigil, che ha saputo regalarci questa piccola perla.

Voto: 8,5

Solo un'altra ed entra in classifica pure Darksiders, altro giocone //content.invisioncic.com/a283374/emoticons/Predicatore.gif:predicatore://content.invisioncic.com/a283374/emoticons/Predicatore.gif

 
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