- Iscritto dal
- 28 Lug 2010
- Messaggi
- 4,634
- Reazioni
- 264
- Medaglie
- 7
LET IT DIE
free to play - (PS4)
Procede, sebbene a tentoni, la scalata della Torre di Barb.
Let it Die, la formidabile schitarrata sleazy, post apocalittica prodotta da Goichi Suda e GrassHopper in esclusiva per PS4 è quanto di meglio sia uscito in questo periodo. Specialmente per chi ama i giochi giapponesi con carattere e sfida.
Come sapete, si tratta di un titolo f2play decisamente grottesco e carpenteriano, un ibrido tra Gantz, Dark Souls, e Dorohedoro.
Un postribolo dello stile, eccentrico, visionario, squinternato, che sembra uscito, come poligoni, direttamente dal Dreamcast.
Il gioco è una specie di Dark Souls giappo-metropolitano, togli la spada e mettici un ferro da stiro. Lo so che suona bizzarro ma è Grasshopper e funziona dannatamente bene. Del resto Grasshopper ci ha abituati alle eccentricità, è un dirompente studio giapponese, un nucleo icastico-autoriale, che nel corso di anni ed anni di onesta produzione videoludica, ha dimostrato di essere la Troma o la Full Moon dell'industria videogiocosa. Non la Asylum, nonostante in tanti sostengano che i loro vezzi creativi e compositivi siano definibili come trash-game.
Conclusa la parentesi di paragone con il cinema, LID è un bagno ristoratore o una stazione termale nella sottocultura sub-urban giappo della sale giochi degli anni 80, luogo che pare non possa essere mai realmente dimenticato da Suda e il resto dello staff GM. Perché anche stavolta, tra un Big One* rimediato di sghimbescio e una Città Dolorosa* ricreata ad hoc, siamo da quelle parti, come suggestioni.
Orbene o Ormorte, la stazione di fermaggio è questa.
Una stazione per chi adora questo stile schizzato, che fa il verso alla sua stessa matrice culturale, da cui attinge a piene mani, obbligandovi a stampare i fantomatici timbrini per ogni zona hellish della Barb-Towa e al contempo spaccare teste con un back drop o un pile super overdrive sun suplex.
Parta dunque l'inno, perché LID è un gioco nazionale.
Stilisticamente, c'è più Giappone in LID che negli ultimi 10 anni di videogiochi giapponesi, per quel che mi riguarda, almeno. Nemmeno Itagaki o Bayonetta gli stanno davanti e non ricordo nulla di così eccentrico, stiloso e naturalmente ganguro che memento mori ricordi.
Dentro una futuribile megalopoli, una Tokyo verticalizzata e resa casa del dolore, o meglio palazzo del dolore, una sorta di deforme Torre di Babele, piena di trappole, buchi e zone depresse, presa direttamente in prestito da suggestioni da Escher, all'arte fiamminga e post moderna più intransigente, avrà luogo la vostra reiterata morte.
LET IT DIE è una lotta costante contro se stessi e gli altri, e contro un gioco che ti vuole fottere in ogni modo possibile. Il suo scopo è farti "spendere" dei teschi colorati che fungono sostanzialmente da continue, ne hai pochissimi ad inizio gioco e finiscono non appena capisci quanto siano preziosi.
Le meccaniche del gioco sono schiacciasassi.
Killer is Dead e Let It Die, sono frutto di una stessa partitura compositiva arrangiata in due modi diversi. Ma la struttura è identica. E del resto, sappiamo bene quanto la genialità stilistica stia di casa a Manifatture GrassHopper.
In soldoni o meglio, monete teschio multicolor, si tratta di una scalata, religiosamente in salsa GrassHopper, di una torre che altro non è che una palla informe dei sotto-quartieri di South Tokyo, agglomerati e resi come una mostruosa torre di Babele metropolitana. Un dedalo multiforma che cambia di continuo, pieno di mostri, sfide e boss spettacolarmente letali. Ogni piano lo si raggiunge con un ascensore, lo si sblocca, ma poi si paga ogni viaggio. Più si sale, più si paga monete carneficina, la valuta "classica" del gioco, recuperabile praticamente ovunque.
In cima alla Torre di Barb c'è la ricompensa per un futuro migliore di tutta l'umanità, forse la stessa umanità corrotta dai liquami del nuovo gioco di Kojima. Però in sostanza...chi se ne frega della ricompensa finale.
È più divertente ammazzare come un pazzo con spettacolari "finish him" nei sobborghi di Ikegara, pochi malcapitati che ti si parano davanti in mutande, magari armati di una pistola spara razzi, credendo che tenere a distanza funzioni meglio che un martello in faccia.
Ci si sposta, al principio, in ambienti alla Hostel/Saw/Manhunt, scomodamente a piedi scalzi ed in mutande sulle prime, poi la cosa cambierà solo se dello scontro e del farming paziente, facciamo ragione di vita. Si raccolgono funghi, materiali e animali, ma nulla a che vedere con Monster Hunter eh.
Topi e rane al principio, si mangiano o si conservano o si fanno sadicamente arrosto. Si affrontano le ombre dei nemici con un sistema simile alle pozze di odio sanguinoso di Nioh "ricordi dell'avatar del giocatore" Solo che qui, assai elegantemente, li hanno chiamati "Hater" (LOL)
Ci sono anche brutti mostri a fare da spazzini dentro dedali di cemento, e pure gli Hater degli altri giocatori o i "Cercatori". Inviati appositamente da altri giocatori per voi. Il che significa che spesso, dovrete vedervela con gente o meglio equipaggiata di voi, o più debole, augurandovi caldamente la seconda ipotesi, non sempre avrete questo ****, ogni decesso vi metterà sempre in condizione di lasciar perdere.
Visivamente è un mondo che riemerge dalla passata generazione (PS3/360).
Un mondo che speravo di rivedere, onestamente di giochi con carattere.
Un modo schizzato, tra le suggestioni dei manga e degli anime o dei film j-splatter più deliranti. Un mondo pazzo e squilibrato, dove tramite una metro della line 18 della Tokyo Death Metro, raggiungi le altre basi dei giocatori e rapisci il loro avatar, chiedendo un riscatto. Fino a quando non viene pagato il riscatto, il ceffo rimane segregato nel cesso degli uomini, o delle donne, ovviamente (e dove altrimenti?).
Oppure compri le armi e le modifichi, fornendo progetti, ad una specie di Hitler cinese, o ancora recuperi doni e regali da uno scivolo per la biancheria sporca. Il Falò è una sala d'attesa di un Hotel. Una fontana dalle acque colorate ristorerà la vostra salute, un negozio con una danzatrice sul palo, decisamente bizzarra, vi cucinerà funghi e applicherà tatuaggi, sorta di incantamenti salatissimi, sia come prezzo che gusto.
In alternativa, potrete tornare nella sala giochi, dove Zio Morte e altri chara vi attendono per darvi preziosi ed utili consigli, oppure ascoltarvi le BGM in santa pace (il gioco non possiede la "pausa").
Nella Hall, poco prima di salire la Barb Tower, due ascensori, uno dorato per chi paga moneta reale (anche se questi concetti, spesso si scambiano di posto, ve lo assicuro) Ed uno sporco e malconcio vi riporteranno al piano dove siete arrivati. Ogni viaggio, anche sull'ascensore rattoppato, vi costerà monetine. Dimenticatevi quindi di fare avanti ed indietro dai piani alti, per rimpinguare armamentario o macinare "comodi" punti esperienza.
I richiami a Dark Souls sono palesi, la formula è replicata molto bene.
LID è già superiore per stile e ricercatezza visiva, rispetto a molti videogiochi giapponesi attuali. Perché ne reincarna i topos o i cliché del genere e lo fa con una ammirabile devozione. Non sbaglia chi li definisce giochi nipponici ma fatti per occidentali. Il succo del gioco stesso incarna questo metodo di pensiero.
Se non bastasse lo stile da vhs rippata, ci stanno pure tante emozioni sul vinile a farvi compagnia.
L'idea di verticalizzare i sotto-quartieri di Tokyo, o meglio palazzinarli è geniale, così come la BGM che è ricercatissima, con una offerta di oltre 100 canzoni, che spazieranno tra i generi, dal rock al pop, dal metal al funky. Alcune siglate e selezionate da Akira Yamaoka stesso, in veste di promoter musicale delle band indie JPN. Dimenticate, infine, un aspetto grafico "nowgen" e dimenticate ambienti ricercati, c'è un riciclo di zone sostenuto e pressante, ma è un fottuto labirinto di saliscendi, arrampicarsi e spaccare teste con dinamiche souliane: roll e stab, parry e backdash.
La fatica/stamina è un cuore che pulsa direttamente dentro il vostro avatar, più il battito è accelerato, più rischiate di essere spompi nel momento peggiore: 4 brutti ceffi su di voi, due con picconi, uno con una sega monofilare e uno con un trapano. Il resto ve lo lascio scoprire. Ma stilisticamente è uno dei top generazionali attualmente in libero commercio.
Ora, avete due possibilità. Lasciarlo perdere oppure morire e morire e ricevere la giusta ricompensa, ma non è detto che vi attenda un twisted-plot finale eh senpai.
+ Stile pazzesco, carattere da vendere+ Difficoltà estremamente ben calibrata
+ Meccaniche solide e divertenti
+ Missioni da fare, la scalata della Torre, i Raid contro i nemici, troppe cose!
- Estremamente frustrante per chi non ha pazienza
- Graficamente siamo ad una generazione precedente
- Sistema pay to win invasivo ma solo ai piani alti
- Se si possiede una PS4 lo si dovrebbe scaricare senza fiatare
Voto: non pervenuto
Ultima modifica da un moderatore: