Fatte due orette.
Questo è un action adventure, niente di più niente di meno. Non ho dubbi che le side avranno un paio di scelte importanti e che la main ne avrà altrettante (seppur in numero inferiore e limitate alle parti finali) ma è quello. Un action adventure.
Non che sia un male, nel mio caso.
Partiamo dalle robe positive: il combat system e il feedback che ricevi ad ogni colpo dato. Questo senso di lacerazione viscerale ad ogni colpo dato l’ho avuto soltanto con GoW2018/Ragnarok, complice anche un lavoro egregio del dualsense.
E vi dirò, sembra anche un bel CS. Non vi nego che durante lo showcase del primissimo gameplay avevo qualche dubbio, ma pad alla mano ti vien proprio tanta voglia di menare. Ho scelto guerriero, comunque, ma non saprei proprio verso che specializzazione orientarmi.
Vedremo.
Il comparto artistico per me è fantastico, ma posso capire la delusione di alcuni. Più che cartoon, sapete cosa mi ricorda? Kingdom of Amalur. È la versione next gen di quel gioco lì, quel mix World of Warcraftiano che a me fa impazzire da sempre. Graficamente invece top, Arlathan sembra essere davvero un gioiellino.
Incipit altrettanto buono. Veniamo fin da subito catapultati nel caos, facendo un buon lavoro nel ricollegarci al finale di Trespasser per posizionare le carte per quello che sarà il ruolo di Solas (che, fortunatamente, sembra avere un ruolo abbastanza attivo)
Dialoghi finora nella norma e in linea con Inquisition. Ciò che mi ha deluso però è la magrezza dei dialoghi: vi ricordate Haven? Lì potevi starci tranquillamente 10 ore, con venti minutini buoni di chiacchierate coi companion.
Qui…eh, qui due righe e tanti saluti. Too bad, ma è ancora presto e su questo aspetto tengo qualche riserva.
Skyhold >>> il Faro, sempre e comunque.
Insomma, prime impressioni decisamente positive.