Giocato a livello difficile (il livello che caldeggiamo), Enslaved costringe il giocatore a parare manualmente (lo scudo automatico è una formalità che i robot superano in fretta) con destrezza e cognizione, giocando su contrattacchi, schivate, esecuzioni e le (poche) mosse speciali che via via andrà ad acquisire. Il sistema di progressione basato sul raccoglimento delle classiche sfere non brilla per complessità, tuttavia il suo peso nell’economia di gioco è degno di considerazione.A preoccupare il giocatore non è tanto l’IA dei nemici (sono bot: inutile chieder loro più di tanto), quanto il sovrannumero e le tipologie diverse dei loro pattern d’attacco. Alcuni ricorrono fissamente allo scudo, altri a raggi elettrificati, lame acuminate, mitragliatori laser o forza bruta. Gli scontri, soprattutto nei livelli avanzati, sono tutto tranne che una formalità, e distribuiscono dose abbondanti di soddisfazione una volta terminati. Anche perché seppur scevri di strategia sofisticate, ostentano comunque una determinazione degna del miglior T-800. Se esiste un problema, quello è da ricercarsi nella telecamera fissa (aggiustabile manualmente). Vicinissima ai testa a testa, ne rincara la dose vertiginosa (la minuzia con cui riprende un’esecuzione, con tanto di espressione ferale di Monkey è molto più che rimarchevole: è un marchio di fabbrica), tuttavia rende poco leggibile alcune situazioni, e soprattutto quello che accade alle spalle del giocatore.
Il bastone può anche essere usato come arma per imbeccate a lungo raggio. Due le varietà di raggi utilizzabili: stordente e plasma. Il ricorso a tale feature è a discrezione del giocatore, tuttavia Ninja Theory ha pensato bene di costruire intere sezioni in cui la gittata lunga è più che necessaria.
Sempre sul fronte varietà situazionale, le sequenze in groppa alla “nuvola” rappresentano davvero una digressione gratificante. Un paio di inseguimenti mozzafiato ed il pieno utilizzo durante i boss fight sottolineano il valore aggiunto di questa feature.