Ho una questione a cui ogni tanto penso, e che da sempre mi incuriosisce.
Ve la pongo brutalmente con una domanda: siete favorevoli all'ergastolo?
Fatemi un attimo precisare due cose, perché non voglio essere preso per un ingenuo figlio dei fiori.
Innanzitutto non parlo dell'esistenza dell'ergastolo in sé, o più precisamente non metto in discussione la possibilità che certi individui vengano separati coattivamente dalla società per tutta la vita. Possibilità che è resa necessaria, ovviamente, dal fatto che taluni soggetti rappresentino per la società un pericolo tale da non poter essere lasciati liberi. E qui potremmo discutere per ore sulle modalità, su chi decide chi e quanto è pericoloso, eccetera. Discorsi complessi e interessanti, ma non è di questo che voglio parlare, quindi diamo semplicemente per scontato che se Tizio è pericoloso non deve uscire dal carcere. Oppure, per dirla ancora più banalmente, siamo tutti d'accordo sul fatto che gli psicopatici pericolosi debbano stare rinchiusi.
Mi interessa più che altro la questione dell'ergastolo sotto due punti di vista:
-l'ergastolo come pena prevista A PRIORI;
-la previsione dell'ergastolo come pena "più grave" correlata alla gravità del reato.
Per approfondire cosa intendo serve una premessa molto generale e molto a ***** di cane sulla giustizia penale.
Il diritto penale nasce storicamente come sorta di vendetta: hai fatto la tal cosa, quindi è giusto che tu paghi. Questa concezione, che ho semplificato come un vero ritardato, è quella di una giustizia cosiddetta "retributiva".
Con gli anni (millenni) la giustizia si è sviluppata anche in un'altra direzione, ossia quella "preventiva": hai fatto la tal cosa, quindi vieni rinchiuso per evitare che tu la rifaccia ("prevenzione speciale") e perché tutti si astengano dall'imitarti conoscendo le conseguenze ("prevenzione speciale").
Recentissimamente (direi negli ultimi decenni) si è fatta poi strada anche una concezione "riabilitativa": hai fatto la tal cosa, quindi devi fare un certo percorso in modo tale da renderti un soggetto non più antisociale, ma un membro potenzialmente produttivo della società.
Tutto questo, ovviamente, si è sempre intrecciato con le esigenze di sicurezza pubblica per cui i soggetti pericolosi vanno in qualche maniera fermati.
Sia poi anche chiaro che queste tre concezioni della pena non sono necessariamente alternative: nelle società moderne infatti le vediamo tutte e tre, anche se ai giuristi non fa mai tanto piacere ammettere che la giustizia penale è ancora in buona parte retributiva.
Fatta questa vaga premessa, va da sé che l'ergastolo è incompatibile con qualsiasi tipo di rieducazione, e fin qui ci siamo tutti.
Se pensiamo allo psicopatico che violenta e uccide i bambini è chiaro che il primo pensiero di noi tutti è "e sticazzi di lui, lasciatelo crepare in galera o meglio ancora ammazzatelo direttamente". E anche qui siamo più o meno tutti della stessa idea.
Quindi ripeto: nessuno mette in dubbio che ci siano soggetti irrecuperabili e totalmente inadatti alla vita nella società, né è in dubbio il fatto che alcuni individui meritino alla grande ogni tipo di pena loro inflitta.
È altrettanto vero, anche se non fa comodo pensarlo, che ci sono individui che hanno commesso crimini gravi, hanno riflettuto e compreso fino in fondo ciò che hanno fatto, hanno seguito un percorso che li ha in effetti riabilitati, sarebbero perfettamente in grado di vivere tra la gente e di contribuire al progresso della società. E anche questo è un fatto, al netto di quello che questi tizi meritano o di quello che pensiamo debba essere lo scopo della pena.
Le mie domande quindi sono le seguenti:
- qual è secondo voi lo scopo della pena? Che ruolo ha lo Stato quando amministra la giustizia? Deve "farla pagare" ai criminali o deve limitarsi a fare in modo che i comportamenti antisociali siano ridotti il più possibile, e idealmente eliminati (e, quindi, non punire più chi in effetti non è più pericoloso ma anzi potrebbe contribuire alla società)? Pensate che, in un certo senso, allo Stato competa anche una valutazione etico-morale del crimine, o che debba fare soltanto valutazioni fredde, volte alla prevenzione e all'autotutela? Per formularla più sinteticamente: ritenete giusto che lo Stato, quando somministra la pena, lo faccia anche secondo un ragionamento sostanzialmente "vendicativo"?
- mettendo un attimo da parte i discorsi sui soggetti instabili e pericolosi (il Breivik di turno insomma), riuscite a conciliare la pena dell'ergastolo con una giustizia che non sia totalmente avulsa dalla riabilitazione del reo?
- credete che la giustizia debba avere anche uno scopo riabilitativo?
- in definitiva, siete favorevoli alla pena dell'ergastolo (nei termini in cui ho posto la questione, sia chiaro)?
P.S. Sia chiaro che non mi interessa inculcare niente a nessuno, non esiste una risposta giusta, non esiste una risposta da "persone buone" o da "persone cattive", la questione è estremamente controversa e a me interessa semplicemente vedere cosa ne pensate a riguardo.
Quindi evitiamo la retorica di ***** postando storie strappalacrime o video di criminali usciti di testa che sfottono i genitori delle vittime in tribunale.
E, ripeto di nuovo, pur sapendo che a un certo punto arriverà lo scemo, che i matti pericolosi che devono stare rinchiusi sono un discorso che ora non c'entra
Ve la pongo brutalmente con una domanda: siete favorevoli all'ergastolo?
Fatemi un attimo precisare due cose, perché non voglio essere preso per un ingenuo figlio dei fiori.
Innanzitutto non parlo dell'esistenza dell'ergastolo in sé, o più precisamente non metto in discussione la possibilità che certi individui vengano separati coattivamente dalla società per tutta la vita. Possibilità che è resa necessaria, ovviamente, dal fatto che taluni soggetti rappresentino per la società un pericolo tale da non poter essere lasciati liberi. E qui potremmo discutere per ore sulle modalità, su chi decide chi e quanto è pericoloso, eccetera. Discorsi complessi e interessanti, ma non è di questo che voglio parlare, quindi diamo semplicemente per scontato che se Tizio è pericoloso non deve uscire dal carcere. Oppure, per dirla ancora più banalmente, siamo tutti d'accordo sul fatto che gli psicopatici pericolosi debbano stare rinchiusi.
Mi interessa più che altro la questione dell'ergastolo sotto due punti di vista:
-l'ergastolo come pena prevista A PRIORI;
-la previsione dell'ergastolo come pena "più grave" correlata alla gravità del reato.
Per approfondire cosa intendo serve una premessa molto generale e molto a ***** di cane sulla giustizia penale.
Il diritto penale nasce storicamente come sorta di vendetta: hai fatto la tal cosa, quindi è giusto che tu paghi. Questa concezione, che ho semplificato come un vero ritardato, è quella di una giustizia cosiddetta "retributiva".
Con gli anni (millenni) la giustizia si è sviluppata anche in un'altra direzione, ossia quella "preventiva": hai fatto la tal cosa, quindi vieni rinchiuso per evitare che tu la rifaccia ("prevenzione speciale") e perché tutti si astengano dall'imitarti conoscendo le conseguenze ("prevenzione speciale").
Recentissimamente (direi negli ultimi decenni) si è fatta poi strada anche una concezione "riabilitativa": hai fatto la tal cosa, quindi devi fare un certo percorso in modo tale da renderti un soggetto non più antisociale, ma un membro potenzialmente produttivo della società.
Tutto questo, ovviamente, si è sempre intrecciato con le esigenze di sicurezza pubblica per cui i soggetti pericolosi vanno in qualche maniera fermati.
Sia poi anche chiaro che queste tre concezioni della pena non sono necessariamente alternative: nelle società moderne infatti le vediamo tutte e tre, anche se ai giuristi non fa mai tanto piacere ammettere che la giustizia penale è ancora in buona parte retributiva.
Fatta questa vaga premessa, va da sé che l'ergastolo è incompatibile con qualsiasi tipo di rieducazione, e fin qui ci siamo tutti.
Se pensiamo allo psicopatico che violenta e uccide i bambini è chiaro che il primo pensiero di noi tutti è "e sticazzi di lui, lasciatelo crepare in galera o meglio ancora ammazzatelo direttamente". E anche qui siamo più o meno tutti della stessa idea.
Quindi ripeto: nessuno mette in dubbio che ci siano soggetti irrecuperabili e totalmente inadatti alla vita nella società, né è in dubbio il fatto che alcuni individui meritino alla grande ogni tipo di pena loro inflitta.
È altrettanto vero, anche se non fa comodo pensarlo, che ci sono individui che hanno commesso crimini gravi, hanno riflettuto e compreso fino in fondo ciò che hanno fatto, hanno seguito un percorso che li ha in effetti riabilitati, sarebbero perfettamente in grado di vivere tra la gente e di contribuire al progresso della società. E anche questo è un fatto, al netto di quello che questi tizi meritano o di quello che pensiamo debba essere lo scopo della pena.
Le mie domande quindi sono le seguenti:
- qual è secondo voi lo scopo della pena? Che ruolo ha lo Stato quando amministra la giustizia? Deve "farla pagare" ai criminali o deve limitarsi a fare in modo che i comportamenti antisociali siano ridotti il più possibile, e idealmente eliminati (e, quindi, non punire più chi in effetti non è più pericoloso ma anzi potrebbe contribuire alla società)? Pensate che, in un certo senso, allo Stato competa anche una valutazione etico-morale del crimine, o che debba fare soltanto valutazioni fredde, volte alla prevenzione e all'autotutela? Per formularla più sinteticamente: ritenete giusto che lo Stato, quando somministra la pena, lo faccia anche secondo un ragionamento sostanzialmente "vendicativo"?
- mettendo un attimo da parte i discorsi sui soggetti instabili e pericolosi (il Breivik di turno insomma), riuscite a conciliare la pena dell'ergastolo con una giustizia che non sia totalmente avulsa dalla riabilitazione del reo?
- credete che la giustizia debba avere anche uno scopo riabilitativo?
- in definitiva, siete favorevoli alla pena dell'ergastolo (nei termini in cui ho posto la questione, sia chiaro)?
P.S. Sia chiaro che non mi interessa inculcare niente a nessuno, non esiste una risposta giusta, non esiste una risposta da "persone buone" o da "persone cattive", la questione è estremamente controversa e a me interessa semplicemente vedere cosa ne pensate a riguardo.
Quindi evitiamo la retorica di ***** postando storie strappalacrime o video di criminali usciti di testa che sfottono i genitori delle vittime in tribunale.
E, ripeto di nuovo, pur sapendo che a un certo punto arriverà lo scemo, che i matti pericolosi che devono stare rinchiusi sono un discorso che ora non c'entra