LeRoi
LV
2
Mi dispiace se magari vado un po' off-topic
Per il resto mi trovo concorde con Bert.
Per quanto riguarda il grassetto è esattamente la medesima cosa che ho scritto, con la differenza sostanziale, che non sono d'accordo né così fiducioso sulla neuroscienza perlomeno nei termini in cui la stai usando tu per giustificare un'idea che vede l'uomo come un essere biologico sottomesso senza alcuna possibilità di scampo alla propria costituzione genetica. Si tratta tra l'altro di una materia scientifica abbastanza recente, risultato dell'unione di team di esperti che spaziano dalla medicina alla fisica passando anche per materie umanistiche. Vedi un po' tu se è sufficiente per poter elaborare una teoria scientifica verificabile su un campione statistico rilevante.Né Lombroso né i geni hanno a che fare direttamente con questo studio, visto che riguarda tecniche di neuroimaging.
Si sta parlando di aree e network cerebrali non immodificabili e la cui messa in evidenza forse in futuro potrà arrivare a ottimi livelli di predittività.
Biologia, personalità, socialità non sono compartimenti stagni e dove risiede la personalità se non nel cervello?
Dire che la personalità guida l'uomo e non la biologia è parlare di metafisica.
Partendo da questo assunto dovresti paradossalmente effettuare test clinici ad ogni singolo individuo presente sul nostro pianeta e non solo. Quante volte lo effettui il test? Due volte all'anno? Una volta ogni dieci anni? E se nel mentre qualcuno subisce una modificazione di una o più reti neurali che comportano un aumento delle possibilità che lo portino a delinquere, che cosa fai?Potrebbe non volerci chissà cosa, ma giusto delle migliori conoscenze delle reti neurali. Nessuno parla di etichettare alla nascita gli individui ma di poter cogliere le differenze tra chi è un delinquente o un antisociale e chi non lo è. Differenze non immodificabili grazie alla plasticità del nostro cervello e che potrebbero indirizzare realmente verso programmi di riabilitazione efficaci e con un mezzo di valutazione affidabile.
L'antisocialità, non mi stancherò mai di ripeterlo, non è frutto di un meccanismo biologico. Si tratta di un disturbo della personalità con una propria sintomatologia ereditato da un ambiente di prevaricazione e violenza sistematica. L'uomo non vive da solo senza legami con i propri simili, l'ambiente circostante naturale e l'ambiente sociale in cui è nato, vive o si è trasferito. Tu non te ne accorgi ma stai mescolando tra loro idee che non sono accomunabili e nascondi, non so se coscientemente o meno, alcune teorie frutto del darwinismo sociale con i nuovi strumenti scientifici di cui l'uomo dispone.E cosa penseresti di un test effettuato nei condannati che evidenziasse l'eventuale tendenza all'antisocialità e l'eventuale efficacia della riabilitazione in carcere?
Esempio: condannato a 24 anni per omicidio, si visualizza un aspetto di neuroimaging che stima il rischio di comportamenti inappropriati del 90% mentre a fine pena si è scesi al 20% mentre magari un altro detenuto nelle stesse condizioni, magari mafioso, parte da 99% e resta a 99% a fine pena.
Capisco la necessità della libertà, ma perché non implementare dei test il più possibilmente oggettivi che misurino l'eventuale riabilitazione dell'individuo per eventualmente prolungarla?
Per il resto mi trovo concorde con Bert.