Musica House/Elettronica/Dance

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Ma perchè parli dei Beatles come "musica di oggi"? Hai 400 anni? :rickds:Hai presente quante cose sono cambiate nella musica negli ultimi 70 anni? E anche solamente negli ultimi 10?

Quelle cose che ha scritto tal Scaruffi sono definibili come patetiche. Si esce anche dai gusti soggettivi, sono semplicemente patetiche, oltre ad essere false.

Molte rivoluzioni di registrazioni sono partite da loro.

Infatti non ho detto che She Loves You è un capolavoro, ho detto che è un canzone pop leggera e spensierata. I capolavori sono altri. She Loves You può essere definita come caposaldo della musica pop.

La musica dance anni '90 non la ascolto, ma mi permetto di dire che non è paragonabile in nessun modo ai Beatles.

Se neghi pure l'importanza di Helter Skelter non so più cosa dire. Non è che lo dico io, è un dato di fatto da 40 anni.

In che modo si sarebbe obiettivi?
Parlo dei fab4 come musica di oggi perché la accomuno a certa musica pop odierna in alcuni dei suoi meccanismi.

Perché quello che scrive Scaruffi sarebbe errato? Tutto o in parte? E quale sarebbe l'importanza oggettiva di Helter Skelter che supera quella dei Blue Cheer? Quella di She Loves You che supererebbe brani coevi o precedenti di altri gruppi come i Beach Boys, per fare degli esempi?

Dimmi tu il perché e/o citami qualche fonte che la leggo con interesse. Non ho fatto uno studio approfondito di tale materia e sono contento di leggere anche qualche opinione autorevole :sisi:

Mi piacerebbe cercare di essere obiettivo nei giudizi sulla musica, anche se non pretendo di esserlo completamente essendo molto difficile. Se tu mi citi il perché certe canzoni dei Beatles siano rivoluzionarie o di assoluto valore, le leggo volentieri, ma ci deve essere qualche motivazione a parte il "è così perché è così".

In ogni caso è vero quel che dice Scaruffi sulla lunghezza dei loro brani e sulla loro scarsa carica innovativa sulla canzone pop/rock. Ricordo come provarono a realizzare un lungo brano di circa dieci minuti ma il progetto abortì, per fare un esempio.

 
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Mi dispiace Kirillov, ma dal commento che hai postato del tal Scaruffi continuo a pensare che di musica leggera non conosca assolutamente nulla.Il motivo è molto semplice, per quasi tutto il commento straparla di pseudopolitica, di borghesia, di etnia, di scalpore, di pudore, di popolarità e commercio... tralasciando la (dubbia) veridicità di tutto ciò, questi sono discorsi che non c'entrano nulla con la musica.

L'unico suo giudizio sulla musica consiste nella frase "quattro musicisti mediocri", ma non argomenta... dovrei prendere sul serio una critica del genere? Il contesto storico-politico per lui è tutto a quanto pare, per me non è nulla, perché io sono nato nell'89 e quei tempi, pur conoscendoli dai libri di storia, non li ho mai vissuti, e nonostante ciò penso di poter criticare un pezzo musicale per quello che è, ed apprezzare i Beatles nonostante oggi la musica sia totalmente diversa.
Quella è solo la parte iniziale di un lunghissimo articolo dove recensisce i dischi uno per uno.

Questa una parte di quel che viene dopo:

La convergenza fra polifonia occidentale (la melodia, le armonie vocali in piu` parti, gli arrangiamenti) e percussivita` africana, che era stata il leitmotiv della musica popolare americana fin dagli albori, venne legittimata in Europa dal successo strepitoso del Merseybeat, e in particolare dei suoi esponenti piu` venduti, i Gerry and the Pacemakers e i Beatles, entrambi gruppi pilotati dal produttore George Martin e dal manager Brian Epstein. I complessi del Merseybeat ebbero il grande merito di legittimare il rock presso un pubblico molto piu` ampio, virtualmente senza confini. Seppero interpretare lo spirito e le tecniche del rock and roll in un modo largamente emancipato dalle sue istanze sociali e in tal modo (disinnescandone il potenziale esplosivo) lo resero accessibile a tutti, e non soltanto ai giovani ribelli. Mediocri musicisti e ancor piu` mediocri intellettuali, complessi come i Beatles avevano pero` l'intuito del saltimbanco che sa come divertire i contadini dopo una dura giornata di lavoro, un intuito trasferito nell'era della distribuzione di massa dei beni di consumo.

Ogni loro canzone e ogni loro album faceva seguito a canzoni e album altrui ben piu` salienti, ma, lungi dal semplice copiarli, le canzoni dei Beatles li riconducevano anche a una dimensione piu` borghese, ortodossa, conformista. Cosi` anche per le idee del tempo, dalla "contestazione" dei campus universitari al pacifismo di Dylan, dalla droga all'Oriente. Il loro veicolo era la melodia, una sorta di codice universale che dichiarava innocua la loro musica. Naturalmente altri complessi compirono la stessa operazione, e molti (dai Kinks agli Hollies, dai Beach Boys ai Mamas & Papas) produssero melodie forse piu` memorabili, ma i Beatles arrivarono al momento giusto e loro sarebbe rimasto il marchio di fabbrica sulla canzone melodica della seconda meta` del Novecento.

La loro ascesa venne contrassegnata dalla "Beatlemania", un fenomeno di isteria di massa (lanciato nel 1963) che rappresento` l'apice della parabola del "teen idol", una figura che si era venuta delineando attraverso i miti di Frank Sinatra ed Elvis Presley. Da quel momento in avanti, qualunque musica componessero, i Beatles rimasero al centro dell'attenzione dei media.

Musicalmente, per quello che conta, i Beatles furono il prodotto di un'era che era stata preparata da gruppi vocali come gli Everly Brothers e da cantanti rock melodici come Buddy Holly; un'era che si espresse anche attraverso i girl-group, i complessi della Tamla e i complessi di musica surf. I Beatles hanno in comune con tutti questi (oltre a melodie quasi identiche) un concetto generale della canzone come melodia esuberante, cadenzata, ottimista.

I Beatles erano la quintessenza della mediocrita` strumentale. George Harrison era un chitarrista patetico al confronto degli altri in circolazione a Londra in quegli anni (Townshend degli Who, Richards dei Rolling Stones, Davies dei Kinks, Clapton e Beck e Page degli Yardbirds, e tanti altri meno famosi ma molto piu` originali). I Beatles si erano completamente persi la rivoluzione della musica rock (che era fondata sull'uso vistoso della chitarra) ed erano rimasti al modulo delle orchestrine di musica leggera. Paul McCartney era un cantante anni '50, che non avrebbe potuto cantare in maniera piu` scontata. Come bassista non valeva l'ultimo dei bassisti rhythm and blues (anche se nel mondo del Merseybeat il suo stile era effettivamente rivoluzionario). Ringo Starr suonava la batteria come qualsiasi ragazzo dell'epoca (in realta` era forse l'unico dei quattro ad avere un minimo di competenza tecnica). Complessivamente la tecnica dei quattro era la stessa di tanti altri complessi di easy-listening: sub-standard.

I loro erano dischi di canzoni tradizionali, canzoni come si facevano da secoli, ma servivano un pubblico immenso, ben piu` numeroso di quello (hippies e contestatori) che voleva cambiare il mondo. I fans dei Beatles ignoravano o aborrivano i tanti musicisti rock che in quegli anni stavano sperimentando con il formato della suite, che stavano componendo lunghi brani free-form, che stavano usando la dissonanza, che stavano cambiando radicalmente il concetto di brano musicale. I fans dei Beatles pensavano (e molti lo pensano ancora oggi) che usare le trombe in una canzone rock fosse un fatto rivoluzionario, che usare qualche rumore di sottofondo (peraltro appena udibile) fosse un fatto ancor piu` rivoluzionario e che soltanto grandi geni musicali potessero svariare in cosi` tanti stili nell'arco di uno stesso album (proprio cio` che tanti musicisti rock stavano facendo in giro per il mondo, e con ben altre escursioni stilistiche).

Mentre i Velvet Underground, Frank Zappa, i Doors, i Pink Floyd, e tanti altri componevano lunghe e ardite suite degne della musica d'avanguardia, ed elevavano la musica rock ad arte maggiore, i Beatles continuarono fino alla fine a sfornare canzoni di tre minuti impostate sul ritornello. Cio` non toglie che la Beatlemania trasformasse tutto in mito. I fans dei Beatles si esaltavano per venti secondi di tromba, anche se i Velvet Underground componevano suite di rumore di venti minuti. C'erano in realta` ordini e ordini di grandezza di differenza fra una tromba e il rumore, e fra venti secondi e venti minuti. Erano (musicalmente, sociologicamente, politicamente, artisticamente, ideologicamente) due pianeti diversi.

La Beatlemania provoco` una comica distorsione temporale. Molti fans dei Beatles rimasero convinti che il rock and roll fosse nato intorno ai primi anni '60, che il rock psichedelico e gli hippies fossero stati un fenomeno del 1967, che i disordini studenteschi fossero iniziati nel 1969, che le proteste pacifiste fossero esplore alla fine degli anni '60, e cosi` via. Molti fans dei Beatles rimasero convinti che i Beatles fossero stati i primi in tutto, mentre furono gli ultimi quasi in tutto. Il caso dei Beatles e` un esempio canonico di come il mito possa deformare la storia.

I Beatles ebbero la funzione storica di ritardare l'impatto delle innovazioni degli anni '60. Mentre fra il 1966 e il 1969 andava di modo la suite, la jam, il brano lungo dallo svolgimento piu` o meno libero (a cui i Beatles arrivarono soltanto alla fine della loro carriera), mentre il mondo era pieno di chitarristi, pianisti, bassisti, cantanti e batteristi che suonavano assoli e sperimentavano sul contrappunto, i Beatles si limitavano a battere il tempo e ad accompagnare la melodia. Ma la loro funzione storica fu anche quella di far accettare alcune di quelle innovazioni (la musica rock stessa) al pubblico piu` conservatore.

La loro forza fu forse proprio quella di essere l'epitome della mediocrita`: mai un volo di genio, mai un'idea rivoluzionaria, mai discostarsi dallo standard; accettare le novita` soltanto quando sono state accettate dall'establishment. Ma forse proprio quella cronica mediocrita` fece la loro fortuna: laddove gli altri complessi cercavano di superare il proprio pubblico, di stare sempre due passi avanti alla miopia dei loro fans, di aprire strade sempre piu` tortuose e territori sempre piu` avventurosi, i Beatles furono sempre attenti a condurre i propri fans per mano lungo un rettilineo senza curve e, soprattutto, senza salite.

I fans dei Beatles possono cambiare a piacimento il significato del termine "artistico", ma la verita` e` che il valore artistico dell'intera opera dei Beatles e` bassissimo. I Beatles fecero soltanto canzoni, e spesso canzoni senza pretese, con melodie tanto orecchiabili quanto quelle di tanti altri cantanti di musica leggera. Il valore artistico di quelle canzoni e` il valore artistico di una canzone: per quanto ben fatta (ed e` persino discutibile quante delle loro canzoni fossero davvero superiori alla media e quante fossero semplicemente le canzoni del gruppo piu` pubblicizzato del momento), rimane una canzone. Esattamente come un dentifricio rimane un dentifricio, e non diventa un quadro d'arte soltanto perche' e` molto pubblicizzato.

I Beatles vengono giustamente giudicati per le belle melodie che scrissero. Ma quelle melodie erano "belle" soltanto paragonate alle melodie di quelli che "non" cercavano di scrivere melodie, ai musicisti che stavano rivoluzionando il concetto di musica popolare con suite, jam, rumori, etc. Molti contemporanei di Beethoven scrissero minuetti che Beethoven non scrisse mai: ma forse perche' Beethoven stava cercando di scrivere altro, anzi stava proprio cercando di creare una musica che non fosse fatta di banali minuetti.

Le melodie dei Beatles erano invece forse inferiori alle melodie di chi cercava di scrivere melodie, ai tanti compositori di musica leggera che rappresentano tuttora la vera concorrenza per la musica dei Beatles (ma che erano meno famosi e pertanto meno ascoltati).

Le canzoni dei Beatles erano corredate da testi discretamente sciocchi per quell'epoca, un'epoca in cui innumerevoli cantautori e complessi tentavano di dire qualcosa di intelligente. I testi dei Beatles erano ancora legati alla tradizione della canzone leggera, mentre nella musica rock dilagavano narrazioni fortemente psicologiche, satire anti-establishment, arringhe politiche, droga, sesso e morte (giusto o sbagliato che fosse).

Il fatto piu` artistico e innovativo alla fin fine erano gli arrangiamenti di George Martin, che, forse conscio dei limiti musicali dei Beatles, uso` i sessionmen e lo studio di registrazione in maniera creativa, spingendosi forse oltre quanto avevano tradizionalmente fatto i produttori di musica leggera (che da sempre si appoggiano alle orchestrine e allo studio di registrazione per abbellire le canzoni). In piu` Martin aveva indubbiamente la passione per i suoni insoliti. Agli inizi della sua carriera, aveva prodotto Rolf Harris' Tie Me Kangaroo, che usava il didjeridoo in un'epoca in cui quasi nessuno sapeva cosa fosse. Fra il 1959 e il 1962 Martin aveva prodotto diversi dischi di comici britannici, nei quali aveva sperimentato a dirotto ispirandosi al comico californiano Stan Freberg, forse il primo ad aver usato lo studio di registrazione come uno strumento.

In quanto icone popolari, personaggi celeberrimi, etc, i Beatles furono certamente influenti sul loro tempo (benche' molto meno di quanto i loro fans suppongano). Anche Richard Nixon, il presidente USA della guerra del Vietnam e del Watergate, fu influente sul suo tempo e sulle generazioni successive: cio` non ne fa un grande musicista.

 
Questo discorso dello Scaruffi ascoltatore di musica classica crolla quando si vedono gli album che valuta meglio in assoluto, che sono roba che ad un vero ascoltatore di classica dovrebbe fare ancora più schifo dei Beatles :asd: Un vero ascoltatore di classica per giunta schifa non solo la musica pop/rock in toto ma anche certe derive della musica colta moderna come ad esempio il minimalismo musicale (che è invece ciò che ha ispirato molto pop/rock sperimentale, i Velvet Underground vengono da lì ad esempio) preferendo solo le derive più complesse e atonali della musica colta moderna, i vari Stockhausen/Ligeti insomma.

In ogni caso uscendo da questo discorso, affermare che i Beatles abbiano creato il mondo musicale mi sembra un tantino esagerato :asd: Gli stessi Velvet che ho citato hanno avuto un'influenza di certo non inferiore a quella dei Beatles, semplicemente l'hanno avuta in altri rami musicali.

- - - Aggiornato - - -

Parlo dei fab4 come musica di oggi perché la accomuno a certa musica pop odierna in alcuni dei suoi meccanismi.
Perché quello che scrive Scaruffi sarebbe errato? Tutto o in parte? E quale sarebbe l'importanza oggettiva di Helter Skelter che supera quella dei Blue Cheer? Quella di She Loves You che supererebbe brani coevi o precedenti di altri gruppi come i Beach Boys, per fare degli esempi?

Dimmi tu il perché e/o citami qualche fonte che la leggo con interesse. Non ho fatto uno studio approfondito di tale materia e sono contento di leggere anche qualche opinione autorevole :sisi:

Mi piacerebbe cercare di essere obiettivo nei giudizi sulla musica, anche se non pretendo di esserlo completamente essendo molto difficile. Se tu mi citi il perché certe canzoni dei Beatles siano rivoluzionarie o di assoluto valore, le leggo volentieri, ma ci deve essere qualche motivazione a parte il "è così perché è così".

In ogni caso è vero quel che dice Scaruffi sulla lunghezza dei loro brani e sulla loro scarsa carica innovativa sulla canzone pop/rock. Ricordo come provarono a realizzare un lungo brano di circa dieci minuti ma il progetto abortì, per fare un esempio.
https://vimeo.com/13361163

Uno dei loro pezzi che preferisco :sisi:

 
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Be' allora dimmi cosa ne pensi tu :sisi:
[MENTION=12926]Rage Against[/MENTION]

La mia logica non è dire che dato che se esiste Beethoven (era solo un esempio tra l'altro) allora non possono esistere altri capolavori nella musica. Quello era un esempio che Scaruffi scrisse su come ritiene difficile credere che brani come quelli dei Beatles possano essere dei veri capolavori assoluti della musica tutta, a torto o a ragione è un altro discorso.

Si deve rispettare la musica e proprio per questo non si deve negare che esistono alcune differenze sostanziali. Scaruffi cita a volte l'esempio di come alcune canzoni dei Beatles siano piene di ''yeah yeah'' aizzanti le teenager (prendiamo She Loves You) e che non comunicano altri messaggi a parte questo. Oggettivamente come non si può considerare certi brani come fa lui? Possiamo fare lo stesso esempio con i testi di alcune canzoni odierne dirette a un preciso pubblico femminile di ragazzine.

[MENTION=109118]TestaMatta89[/MENTION]

I Beatles hanno cambiato la storia della musica pop e rock e questo è innegabile, ma questo non vuol dire che lo abbiano fatto per la qualità delle loro canzoni. Lo hanno fatto per il loro grandissimo successo e la loro grandissima diffusione. Questo di per sé non è un merito. Certa musica oggi mette bene in luce come sia solo imprenditoria e di come si possa fare successo senza necessariamente realizzare buone canzoni.
Allora, premetto subito che per quanto ami la musica forse più di qualunque altro tipo di arte, quello di Scaruffi è un approccio che indirettamente conosco, e che personalmente trovo molto triste e poco interessante. Questo per dire che personalmente non sono d'accordo su praticamente nulla di ciò che tu riporti, anche se per evitare il solito sterile muro contro muro preferisco spostare la discussione su punti secondo me semplicemente errati e in modo grossolano.

Ridurre i Beatles, il loro talento e la loro produzione ad un semplice "erano le persone giuste nel posto giusto al momento giusto" è un'affermazione di un pressappochismo che mi lascia basito. E non mi aspettavo una critica sterile come la solita vecchia indirizzata ai yeah yeah e a She loves you, su quella alzo le mani e basta. Lasciamo da parte il fatto che sia un capolavoro della musica pop, dato che è evidente che nell'ottica di cui stiamo parlando si tratta di un'etichetta tabù. Ma anche se volessimo far finta che nei primi cinque, sei album dei Beatles non ci sia talento (cosa ridicola per chiunque abbia anche solo provato a comporre qualcosa di proprio), sarebbe comunque una critica chiaramente pretestuosa e parziale. Quando parliamo dei Beatles non parliamo di Beatles for sale, parliamo di Revolver, di Sgt. Pepper, del White album, di Abbey Road eccetera. Che senso ha avviare una critica ai Beatles cercando di ridimensionare la loro popolarità, di ridurre ad uno stereotipo stantio quella che comunque è solo la prima e la meno rilevante parte della loro produzione? (I caschetti, ma sul serio?) Stiamo parlando di musica, o di cosa?

La critica al "messaggio" delle canzoni è ancor più deludente, se possibile. Il messaggio non c'è quasi mai, le parole sono quasi sempre giochi o semplici storie e i Beatles non hanno mai fatto nulla per nasconderlo, anzi. (Glass onion sta lì per quello, alla fine.) Di nuovo, avviare una critica su questo aspetto può voler dire solo due cose: o non si è capito, o si stanno cercando scuse per provocare. O entrambe. E il pubblico di ragazzine, veramente non pensavo che la discussione sarebbe scesa fino a questo livello.

Il famigerato paragone con Beethoven poi fa più danni che altro per come la vedo io. I Beatles sono forse il mio gruppo preferito, ma non mi verrebbe mai in mente di ridicolizzare loro o ridicolizzare Beethoven con un paragone privo di senso per chiunque un minimo di buon senso, non dico senso critico, ce l'abbia. Paragone che mi fa sorgere profondi dubbi su quanto questa discussione abbia senso, ma ormai quel che è scritto è scritto.

Per rispondere copio qui la parte introduttiva del discorso di Scaruffi. Posso assicurare a TestaMatta che Scaruffi è tutt'altro che un non conoscitore degli argomenti di cui parla, basta vedere la miriade di ascolti che ha fatto oltre ai suoi libri.
''I Beatles appartengono certamente alla storia del costume degli anni '60, ma i loro meriti musicali sono quantomeno dubbi.

I Beatles vennero alla luce all'apice della reazione nei confronti del rock and roll, quando innocui "teen idols" (rigorosamente bianchi) prendevano il posto dei selvaggi rocker neri che avevano scosso le radio e le coscienze di mezza America. L'arrivo dei Beatles rappresento` il salvagente per la middle-class bianca, terrorizzata all'idea che il rock and roll rappresentasse una vera rivoluzione di costume. I Beatles tranquillizzarono quella vasta fascia di pubblico e conquistarono i cuori di tutti coloro (soprattutto al femminile) che volevano essere ribelli ma senza violare i codici imperanti. Ai volti contorti e lascivi dei neri del rock and roll si sostituiro i sorrisi innocenti dei Beatles; ai ritmi scatenati dei primi si sostituirono le cadenze orecchiabili dei secondi. Il rock and roll poteva finalmente essere accettato nelle classifiche del "pop". I Beatles rappresentarono la quintessenza della reazione a una rivoluzione musicale che non era finita, e per qualche anno riuscirono ad arenarne l'impeto.

I Beatles rappresentarono anche la reazione a una rivoluzione sociale e politica. I Beatles vennero alla luce negli anni dei disordini studenteschi, di Bob Dylan e degli hippies. I Beatles sostituirono le immagini di quei giovani arrabbiati col pugno chiuso con i loro visi simpatici e le loro dichiarazioni amabili. I Beatles sostituirono le parole d'accusa di quei musicisti militanti con filastrocche corrive. Anche in questo i Beatles servirono a tranquillizzare la middle-class, che la nuova generazione non era composta soltanto da ribelli, sbandati e maniaci sessuali.

Per il resto della loro carriera i Beatles furono quattro musicisti mediocri che cantavano ancora canzoni melodiche di tre minuti (le stesse che si facevano da decenni) in un'era in cui la musica rock tentava di spingersi al di la` di quel formato (un formato originariamente dovuto alle limitazioni tecniche del 78 giri). I Beatles furono la quintessenza del "mainstream", assimilando nel formato della canzone melodica le innovazioni che venivano man mano proposte dalla musica rock.

I Beatles appartenevano ancora, come i Beach Boys (di cui emularono gran parte della carriera), all'era dei complessi vocali, nei quali la tecnica allo strumento non era importante: cio` che contava era il ritornello. Indubbiamente dotati nel comporre ritornelli, si avvalsero del produttore George Martin (capo della Parlophone fin dal 1956) per abbellire quei ritornelli con arrangiamenti via via piu` eccentrici.

Grazie a un'accorta campagna pubblicitaria, divennero forse gli entertainer piu` celebri della seconda meta` del secolo, e sono rimasti beniamini dei rotocalchi mondani e dei tabloid, cosi` come le principesse di Monaco e Lady Di.''

Scusami ma definire gli ''yeah yeah'' sensualità è davvero troppo. Capisco sia soggettivo, ma non capisco dove si possa vedere sensualità in un brano come ad esempio She Loves You. Quel periodo dei Beatles era estremamente in linea con la purezza di un gruppo di adolescenti per bene. La sensualità ce l'avevano Elvis e Morrison sicuramente, non di certo quella parte di repertorio dei Beatles con canzoni ''scanzonate'' che parlano di amori adolescenziali pateticamente idolizzati. Dove sarebbe la componente sessuale? :morristend:

Cosa ci sarebbe di spettacolare nella loro discografia e di innovativo, caro TestaMatta?

Ci sono tantissimi esempi di persone ed eventi che ricordiamo per il solo ''costume''. Ne sono piene le nostre memorie e quelle dei nostri genitori. Basta pensare alla semplice moda.

Sul discorso ''musica e commercio'' hai frainteso: intendo dire che oggi c'è un approccio molto più industrializzato e massificato nella produzione commerciale della musica di consumo. Le logiche della pubblicità e dell'attrattiva sono entrate di prepotenza in quello che è un business di massa. Mozart non ha composto per vendere tanto e a tutta la popolazione, ma per vendere un prodotto di altissimo livello e con un livello di raffinatezza elevatissimo per un pubblico molto più ristretto, musicalmente colto ed esigente. Michelangelo è stato pagato per affrescare la Sistina, ma il suo obiettivo era raggiungere *** ed esaltare la gloria di un Papa; quanto sarebbe cambiata la sua opera se avesse voluto raggiungere ogni casa e osteria? Oggi l'obiettivo di una canzone di successo è penetrare in ogni testa che ascolta, diventare un brainworm. Non importa il come viene fatto.

Mi piace a volte rivedere questo video divertente, ma veritiero, in merito alla classica canzone pop da mungere di oggi:


L'articolo lo leggerò più avanti per semplice curiosità, dato che le argomentazioni addotte nell'introduzione mi sembrano, ancora una volta, tendenziose e sterilmente polemiche.

Su cosa abbia di "spettacolare" la discografia non so sinceramente come rispondere, credevo fosse evidente per chiunque alla musica si approcciasse per il piacere che ne trae dall'ascolto ovvero dalla Musica stessa, non per accumulare cultura nozionistica o applicare etichette. Sull'innovativo non mi pronuncio perché non sono un conoscitore della Storia della Musica né personalmente la trovo di per sé interessante, per cui è una discussione che lascio a chi di queste cose se ne occupa.

Il discorso finale sull'Arte mi stringe il cuore per la ristrettezza di vedute a cui sembra far riferimento.

 
Questo discorso dello Scaruffi ascoltatore di musica classica crolla quando si vedono gli album che valuta meglio in assoluto, che sono roba che ad un vero ascoltatore di classica dovrebbe fare ancora più schifo dei Beatles :asd: Un vero ascoltatore di classica per giunta schifa non solo la musica pop/rock in toto ma anche certe derive della musica colta moderna come ad esempio il minimalismo musicale (che è invece ciò che ha ispirato molto pop/rock sperimentale, i Velvet Underground vengono da lì ad esempio) preferendo solo le derive più complesse e atonali della musica colta moderna, i vari Stockhausen/Ligeti insomma.
In ogni caso uscendo da questo discorso, affermare che i Beatles abbiano creato il mondo musicale mi sembra un tantino esagerato :asd: Gli stessi Velvet che ho citato hanno avuto un'influenza di certo non inferiore a quella dei Beatles, semplicemente l'hanno avuta in altri rami musicali.

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https://vimeo.com/13361163

Uno dei loro pezzi che preferisco :sisi:


I link mi sa che è sbagliato. Quella canzone non è male in effetti.

Guarda che scaruffi è prima di tutto un apprezzatore degli esponenti della avantgarde che citi, da Cage a Ligeti, Varese, Riley eccetera eccetera, prima che un conoscitore di musica classica. Le sue pagine su quest'ultima infatti sono molto più limitate e piene di semplici sterili listoni di preferenze rispetto al commento particolareggiato per ogni sperimentatore di rilievo del Novecento.

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Allora, premetto subito che per quanto ami la musica forse più di qualunque altro tipo di arte, quello di Scaruffi è un approccio che indirettamente conosco, e che personalmente trovo molto triste e poco interessante. Questo per dire che personalmente non sono d'accordo su praticamente nulla di ciò che tu riporti, anche se per evitare il solito sterile muro contro muro preferisco spostare la discussione su punti secondo me semplicemente errati e in modo grossolano.
Ridurre i Beatles, il loro talento e la loro produzione ad un semplice "erano le persone giuste nel posto giusto al momento giusto" è un'affermazione di un pressappochismo che mi lascia basito. E non mi aspettavo una critica sterile come la solita vecchia indirizzata ai yeah yeah e a She loves you, su quella alzo le mani e basta. Lasciamo da parte il fatto che sia un capolavoro della musica pop, dato che è evidente che nell'ottica di cui stiamo parlando si tratta di un'etichetta tabù. Ma anche se volessimo far finta che nei primi cinque, sei album dei Beatles non ci sia talento (cosa ridicola per chiunque abbia anche solo provato a comporre qualcosa di proprio), sarebbe comunque una critica chiaramente pretestuosa e parziale. Quando parliamo dei Beatles non parliamo di Beatles for sale, parliamo di Revolver, di Sgt. Pepper, del White album, di Abbey Road eccetera. Che senso ha avviare una critica ai Beatles cercando di ridimensionare la loro popolarità, di ridurre ad uno stereotipo stantio quella che comunque è solo la prima e la meno rilevante parte della loro produzione? (I caschetti, ma sul serio?) Stiamo parlando di musica, o di cosa?

La critica al "messaggio" delle canzoni è ancor più deludente, se possibile. Il messaggio non c'è quasi mai, le parole sono quasi sempre giochi o semplici storie e i Beatles non hanno mai fatto nulla per nasconderlo, anzi. (Glass onion sta lì per quello, alla fine.) Di nuovo, avviare una critica su questo aspetto può voler dire solo due cose: o non si è capito, o si stanno cercando scuse per provocare. O entrambe. E il pubblico di ragazzine, veramente non pensavo che la discussione sarebbe scesa fino a questo livello.

Il famigerato paragone con Beethoven poi fa più danni che altro per come la vedo io. I Beatles sono forse il mio gruppo preferito, ma non mi verrebbe mai in mente di ridicolizzare loro o ridicolizzare Beethoven con un paragone privo di senso per chiunque un minimo di buon senso, non dico senso critico, ce l'abbia. Paragone che mi fa sorgere profondi dubbi su quanto questa discussione abbia senso, ma ormai quel che è scritto è scritto.

L'articolo lo leggerò più avanti per semplice curiosità, dato che le argomentazioni addotte nell'introduzione mi sembrano, ancora una volta, tendenziose e sterilmente polemiche.

Su cosa abbia di "spettacolare" la discografia non so sinceramente come rispondere, credevo fosse evidente per chiunque alla musica si approcciasse per il piacere che ne trae dall'ascolto ovvero dalla Musica stessa, non per accumulare cultura nozionistica o applicare etichette. Sull'innovativo non mi pronuncio perché non sono un conoscitore della Storia della Musica né personalmente la trovo di per sé interessante, per cui è una discussione che lascio a chi di queste cose se ne occupa.

Il discorso finale sull'Arte mi stringe il cuore per la ristrettezza di vedute a cui sembra far riferimento.

Guarda, il pensiero di Scaruffi e in parte il mio è questo:

la produzione dei Beatles ha portato delle vere innovazioni e sperimentazioni al modo di comporre brani pop o rock? La risposta è no, e su questo molta critica musicale è d'accordo.

Non bisogna però innovare per forza per sfornare dei capolavori. Questo è verissimo, ma come dice Scaruffi, che pare aver approfondito la materia molto più di noi, la loro produzione è quasi tutta costituita da brevi canzoni centrate sulla melodia e sul ritornello come a quei tempi se ne sono sempre fatte e ancora se ne fanno oggi. Mentre nel resto del mondo si cercava di trovare nuove strade e nuovi mezzi espressivi, i loro dischi non hanno fatto nulla per arricchire la storia della musica e l'arte musicale, se non produrre qualche piacevole canzone pop, con tutti i limiti del caso.

Non dico che i Beatles facciano pena. Contesto chi dice che sono stati ''spettacolari'' o che sono il più grande gruppo musicale di sempre, questo lo dico io in prima persona perché se si impara a conoscere la musica sperimentale del tempo, anche solo un minimo, ci si rende conto che quella dei Beatles non ha nessunissimo motivo per dover diventare idolo assoluto di un ascoltatore attento al panorama musicale dell'epoca.

Erano esponenti di una ben nota tradizione, erano establishment. Non avevano i testi di un Dylan (non che sia obbligatorio avere dei testi profondi, di certo) e non avevano un modo di fare musica realmente originale.

Questo è poco sindacabile se si ascolta la musica dei loro circa dieci anni di attività e quella precedente.

Cosa trovi di ristretto in quel discorso sull'arte?

 
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Guarda, il pensiero di Scaruffi e in parte il mio è questo:
la produzione dei Beatles ha portato delle vere innovazioni e sperimentazioni al modo di comporre brani pop o rock? La risposta è no, e su questo molta critica musicale è d'accordo.

Non bisogna però innovare per forza per sfornare dei capolavori. Questo è verissimo, ma come dice Scaruffi, che pare aver approfondito la materia molto più di noi, la loro produzione è quasi tutta costituita da brevi canzoni centrate sulla melodia e sul ritornello come a quei tempi se ne sono sempre fatte e ancora se ne fanno oggi. Mentre nel resto del mondo si cercava di trovare nuove strade e nuovi mezzi espressivi, i loro dischi non hanno fatto nulla per arricchire la storia della musica e l'arte musicale, se non produrre qualche piacevole canzone pop, con tutti i limiti del caso.

Non dico che i Beatles facciano pena. Contesto chi dice che sono stati ''spettacolari'' o che sono il più grande gruppo musicale di sempre, questo lo dico io in prima persona perché se si impara a conoscere la musica sperimentale del tempo, anche solo un minimo, ci si rende conto che quella dei Beatles non ha nessunissimo motivo per dover diventare idolo assoluto di un ascoltatore attento al panorama musicale dell'epoca.

Erano esponenti di una ben nota tradizione, erano establishment. Non avevano i testi di un Dylan (non che sia obbligatorio avere dei testi profondi, di certo) e non avevano un modo di fare musica realmente originale.

Questo è poco sindacabile se si ascolta la musica di quel decennio circa di loro attività e quella precedente.

Cosa trovi di ristretto in quel discorso sull'arte?

Sulle innovazioni sostanziali di cui parli non ho i mezzi per contraddirti.

Il fatto è che non capisco questa ansia di piantare bandierine, di istituire confronti semplicistici, di ridurre la Musica ad una gara a chi arriva primo. Qui si entra nel campo dei gusti personali, dato che la caccia alla sperimentazione per sé stessa, di cui Scaruffi mi sembra uno dei più accaniti esponenti, è un approccio alla Musica che trovo mortificante e dalla quale cerco di tenermi alla larga.

Ho letto quasi tutto l'articolo e mi sono cascate le braccia per la leggerezza delle sue generalizzazioni e dei suoi esibizionismi nozionistici, saltando da un paragone all'altro a seconda della convenienza. Utilizzando poi un linguaggio che tradisce in modo veramente maldestro l'univocità della sua presa di posizione, e che mi impedisce di prendere sul serio le sue considerazioni.

(Cito solo un passaggio in una miriade di perle: «I fans dei Beatles si esaltavano per venti secondi di tromba, anche se i Velvet Underground componevano suite di rumore di venti minuti. C'erano in realta` ordini e ordini di grandezza di differenza fra una tromba e il rumore, e fra venti secondi e venti minuti.» Come non definirlo, se non infantile?)

Per non parlare delle ripetute allusioni alla “mediocrità” dei Beatles, al loro “non scostarsi mai dallo standard”, che lo dico sinceramente, vuol dire essersi persi nella propria testa.

Il discorso sull'arte mi intristisce perché sembra ridurre l'esperienza estetica al sublime e all'orrido, appiattire la produzione artistica sulla sola avanguardia, e soprattutto privare se stessi dell'ingenuità necessaria per legarsi affettivamente ad un disco, ad un artista, ad una singola canzone anche in tutto e per tutto insignificante senza dover addurre ragioni al di fuori del proprio gusto in un dato momento, insomma per apprezzare qualcosa in se stessa e non per la casella che è andata ad occupare in un percorso tra l'altro privo di punti di arrivo come è per definizione quello della ricerca artistica.

Nella mia esperienza Michael Jackson è il talento più sfolgorante in cui mi sia mai imbattuto e in cui probabilmente mi imbatterò in tutta la mia vita. Non ha rivoluzionato nulla in senso strettamente artistico, anzi si è spesso lasciato andare a stucchevoli manierismi e per tutta la sua carriera non ha fatto altro che canzoni “buone per ballare”. Ciò che sfugge ad una riduzione storiografica della Musica è la passione, il talento e il lavoro che quelle canzonette, quelle coreografie trasudano da ogni nota e da ogni passo, per il più ampio pubblico possibile. E per me questo è a ordini e ordini di grandezza di differenza dall'aver inventato qualcosa che in fin dei conti trova il proprio valore solo quando rapportato a ciò che c'era prima e a ciò che è venuto dopo.

Suona mielosissimo e me ne rendo conto, ma è sinceramente quello che penso perché io stesso ho spesso avuto la tentazione di adottare un'ottica fondamentalmente simile a quella di cui stiamo parlando, salvo poi accorgermi di stare perdendo qualcosa non dico di migliore, ma capace di toccarmi con una semplicità e ad una profondità che altrimenti nell'ansia razionalizzante e completista rischierei di non trovare più.

So di suonare polemico e approssimativo, ma perdonatemi perché questo è un modo di pensare che sento fortemente, e non solo nella Musica né soltanto nell'Arte, per cui mi lascio trasportare più di quanto non sarebbe opportuno. Spero di non aver a mia volta banalizzato ciò che critico o di essere andato troppo fuori tema, mi rendo conto di essermi lasciato prendere la mano.

 
Sulle innovazioni sostanziali di cui parli non ho i mezzi per contraddirti.
Il fatto è che non capisco questa ansia di piantare bandierine, di istituire confronti semplicistici, di ridurre la Musica ad una gara a chi arriva primo. Qui si entra nel campo dei gusti personali, dato che la caccia alla sperimentazione per sé stessa, di cui Scaruffi mi sembra uno dei più accaniti esponenti, è un approccio alla Musica che trovo mortificante e dalla quale cerco di tenermi alla larga.

Ho letto quasi tutto l'articolo e mi sono cascate le braccia per la leggerezza delle sue generalizzazioni e dei suoi esibizionismi nozionistici, saltando da un paragone all'altro a seconda della convenienza. Utilizzando poi un linguaggio che tradisce in modo veramente maldestro l'univocità della sua presa di posizione, e che mi impedisce di prendere sul serio le sue considerazioni.

(Cito solo un passaggio in una miriade di perle: «I fans dei Beatles si esaltavano per venti secondi di tromba, anche se i Velvet Underground componevano suite di rumore di venti minuti. C'erano in realta` ordini e ordini di grandezza di differenza fra una tromba e il rumore, e fra venti secondi e venti minuti.» Come non definirlo, se non infantile?)

Per non parlare delle ripetute allusioni alla “mediocrità” dei Beatles, al loro “non scostarsi mai dallo standard”, che lo dico sinceramente, vuol dire essersi persi nella propria testa.

Il discorso sull'arte mi intristisce perché sembra ridurre l'esperienza estetica al sublime e all'orrido, appiattire la produzione artistica sulla sola avanguardia, e soprattutto privare se stessi dell'ingenuità necessaria per legarsi affettivamente ad un disco, ad un artista, ad una singola canzone anche in tutto e per tutto insignificante senza dover addurre ragioni al di fuori del proprio gusto in un dato momento, insomma per apprezzare qualcosa in se stessa e non per la casella che è andata ad occupare in un percorso tra l'altro privo di punti di arrivo come è per definizione quello della ricerca artistica.

Nella mia esperienza Michael Jackson è il talento più sfolgorante in cui mi sia mai imbattuto e in cui probabilmente mi imbatterò in tutta la mia vita. Non ha rivoluzionato nulla in senso strettamente artistico, anzi si è spesso lasciato andare a stucchevoli manierismi e per tutta la sua carriera non ha fatto altro che canzoni “buone per ballare”. Ciò che sfugge ad una riduzione storiografica della Musica è la passione, il talento e il lavoro che quelle canzonette, quelle coreografie trasudano da ogni nota e da ogni passo, per il più ampio pubblico possibile. E per me questo è a ordini e ordini di grandezza di differenza dall'aver inventato qualcosa che in fin dei conti trova il proprio valore solo quando rapportato a ciò che c'era prima e a ciò che è venuto dopo.

Suona mielosissimo e me ne rendo conto, ma è sinceramente quello che penso perché io stesso ho spesso avuto la tentazione di adottare un'ottica fondamentalmente simile a quella di cui stiamo parlando, salvo poi accorgermi di stare perdendo qualcosa non dico di migliore, ma capace di toccarmi con una semplicità e ad una profondità che altrimenti nell'ansia razionalizzante e completista rischierei di non trovare più.

So di suonare polemico e approssimativo, ma perdonatemi perché questo è un modo di pensare che sento fortemente, e non solo nella Musica né soltanto nell'Arte, per cui mi lascio trasportare più di quanto non sarebbe opportuno. Spero di non aver a mia volta banalizzato ciò che critico o di essere andato troppo fuori tema, mi rendo conto di essermi lasciato prendere la mano.

Sono d'accordo sul ritenere la sperimentazione fine a se stessa una sorta di onanismo intellettuale-artistico. Scaruffi credo che a volte caschi in questa esaltazione eccessiva, ma leggendo le recensioni di altre band non è sempre così sottomesso a questo concetto. Personalmente penso che l'originalità sia un elemento positivo ma non indispensabile.

Il problema dei Beatles è che vengono considerati delle divinità per avere seguito, senza staccarsi poi tanto dai loro precedessori, un filone musicale che non è mai salito sull'olimpo della musica né per gli addetti ai lavori né per i musicisti. Non mi sento di dissentire su questo perché parliamo di musica pop. Può essere piacevole, ma è solo musica pop senza pretese. Ognuno su questo ha le proprie idee.

Il fatto che citi del privarsi di quell'ingenuità può essere un pregio ma anche un difetto. Personalmente parlando, credo di aver scoperto tanta buona musica e di essermela goduta in maniera nuova proprio perché mi sono spogliato di questa ingenuità, che sembra soprattutto passività, nell'ascolto di quello che nei fatti è la musica che ci viene propinata continuamente dai mezzi di comunicazione e dall'industria commerciale. Diciamo che per cercare una forma diversa di piacere nell'ascolto musicale bisogna abbondare quel godimento epidermico molto superficiale che è tipo dell'ascolto passivo di un brano commerciale. Questa è un mia idea buttata così, non vederci altro dietro.

Capisco benissimo che ci si possa affezionare a un artista, nessuno lo vieta. Come ho detto prima: bisogna ricordarsi di essere obiettivi se si vuole giungere a un giudizio complessivo. Tu apprezzi in Jackson quegli aspetti e nessuno può controbattere su questo. Il problema emerge solo quando si vuole dare un giudizio più allargato.

 
Mi pare di capire che pure Michael Jackson non abbia fatto nulla di rilevante, o sbaglio?
Non ho ascoltato la sua discografia per intero. Non mi pare che le sue canzoni siano altro oltre a brani buoni per ballare. Mi pare abbia saputo mescolare (ma lo ha fatto lui in prima persona o i suoi collabolatori?) musica nera, disco, pop, soul e forse anche rock. Dal punto di vista coreografico non so se abbia avuto qualche merito. So che il moonwalk non l'ha inventato lui, il resto mi è oscuro :asd:

 
Non ho ascoltato la sua discografia per intero. Non mi pare che le sue canzoni siano altro oltre a brani buoni per ballare. Mi pare abbia saputo mescolare (ma lo ha fatto lui in prima persona o i suoi collabolatori?) musica nera, disco, pop, soul e forse anche rock. Dal punto di vista coreografico non so se abbia avuto qualche merito. So che il moonwalk non l'ha inventato lui, il resto mi è oscuro :asd:
Vabbè non è che voglio fare la lezione anche perchè dubito sia musica per le tue corde, dico solo due cose :asd:

Off The Wall, Thriller, Bad e Dangerous sono 4 album capolavori della musica pop e non solo, altro che solo per ballare. :asd:

Si capolavori, anche se non sono Tchaikovsky o Strauss :asd:

Comunque le maggior parte delle canzoni le scriveva e arrangiava lui, dicendo ai musicisti cosa e come fare. Nonostante si trattasse di alcuni dei migliori musicisti della scena. Ha inventato i videoclip intesi come short film.

Dal punto di vista coreografico, è considerato dalla stragrande maggioranza come il più grande ballerino della danza moderna. Il moonwalk non l'ha inventato lui, ma l'ha sviluppato facendolo diventare quello per cui è conosciuto. Ha inoltre inventato a 12 anni la robot dance.

Comunque basta la piccola introduzione di Wikipedia per farsi un'idea. :asd:

 
Ultima modifica da un moderatore:
Sono d'accordo sul ritenere la sperimentazione fine a se stessa una sorta di onanismo intellettuale-artistico. Scaruffi credo che a volte caschi in questa esaltazione eccessiva, ma leggendo le recensioni di altre band non è sempre così sottomesso a questo concetto. Personalmente penso che l'originalità sia un elemento positivo ma non indispensabile.
Il problema dei Beatles è che vengono considerati delle divinità per avere seguito, senza staccarsi poi tanto dai loro precedessori, un filone musicale che non è mai salito sull'olimpo della musica né per gli addetti ai lavori né per i musicisti. Non mi sento di dissentire su questo perché parliamo di musica pop. Può essere piacevole, ma è solo musica pop senza pretese. Ognuno su questo ha le proprie idee.
Erano i Beatles stessi a ritenere "canzonette" gran parte della propria produzione, per cui non ci vedo nulla nel parlarne come quella che è, ovvero musica leggera. Che si voglia far coincidere questa definizione con quella di musica di second'ordine è a discrezione di ognuno, basta non pretendere di far passare il proprio deliberato ordinamento come oggettivo. Inoltre starei bene attento a banalizzare le sperimentazioni dei Beatles, perché una cosa è sperimentare sotto l'ala protettrice di Warhol (tanto per fare un paragone che Scaruffi continuava a tirare in ballo), un'altra è sperimentare con gli occhi del mondo addosso quando il mondo chiedeva tutt'altro, rischiando sacrificare un successo inaudito semplicemente per il desiderio di seguire le proprie inclinazioni. Convincendo. (E non dimentichiamoci che parliamo di quattro ventenni che hanno suonato insieme per un decennio scarso.)

Il fatto che citi del privarsi di quell'ingenuità può essere un pregio ma anche un difetto. Personalmente parlando, credo di aver scoperto tanta buona musica e di essermela goduta in maniera nuova proprio perché mi sono spogliato di questa ingenuità, che sembra soprattutto passività, nell'ascolto di quello che nei fatti è la musica che ci viene propinata continuamente dai mezzi di comunicazione e dall'industria commerciale. Diciamo che per cercare una forma diversa di piacere nell'ascolto musicale bisogna abbondare quel godimento epidermico molto superficiale che è tipo dell'ascolto passivo di un brano commerciale. Questa è un mia idea buttata così, non vederci altro dietro.
Capisco benissimo che ci si possa affezionare a un artista, nessuno lo vieta. Come ho detto prima: bisogna ricordarsi di essere obiettivi se si vuole giungere a un giudizio complessivo. Tu apprezzi in Jackson quegli aspetti e nessuno può controbattere su questo. Il problema emerge solo quando si vuole dare un giudizio più allargato.
Certamente, come ho detto non c'è un modo "migliore" di vivere la musica. Semplicemente c'è stato un momento, negli ultimi anni, in cui mi sono reso conto di trovarmi come di fronte al bivio, e ho ritenuto molto più affascinante affidarmi all'istinto nello scegliere quale musica ascoltare piuttosto che a giudizi di terzi o a considerazioni di carattere storiografico o tecnico. Questo pur mantenendo il gusto e il senso critico che ho maturato e continuerò a maturare negli anni, ma senza sentirmi obbligato ad applicarlo sistematicamente.

Credo tu mi abbia frainteso quando citi i media e l'industria discografica commerciale, dato che ne sono del tutto estraneo. Generalmente procedo per album singoli, che scopro e scelgo un po' per caso, un po' per associazione di idee, soprattutto seguendo l'istinto del momento. È un approccio niente affatto passivo, anzi personalmente lo ritengo molto più personale e attivo di quanto non sarebbe semplicemente un tenersi aggiornato sulle ultime uscite: scopro tante cose nuove, seguo i miei ritmi e mi sento libero di tornare sui miei passi o di soffermarmi per un tempo indefinito su qualcosa di magari irrilevante, ma che magari sento "giusto" per quel momento. Paradossalmente ho spesso trovato molto più "epidermico" un ascolto incentrato sull'analisi critica, piuttosto che un'immersione più istintiva e naif. Ripeto, si tratta di scelte: personalmente trovo molto più interessante e stimolante un approccio di questo tipo, così come tu puoi trovarti più a tuo agio in un modo diametralmente opposto.

Sull'ultima frase, direi che in un certo senso cogli proprio il punto: ci sono casi in cui non vedo proprio la necessità di dare un giudizio "allargato", anzi, talvolta ho trovato che tali giudizi invece di aggiungere valore ad un'opera finiscano per banalizzarla, esplicitando qualcosa che trovava nel non detto la propria migliore espressione, approssimando in parole ciò che è di per sé inesauribile, probabilmente più di quanto non succeda con qualunque altra forma d'arte. Che poi di questa obiettività si potrebbe anche discutere, dato che, come disse un saggio, parlare di musica è come ballare di architettura.

 
Vabbè non è che voglio fare la lezione anche perchè dubito sia musica per le tue corde, dico solo due cose :asd:
Off The Wall, Thriller, Bad e Dangerous sono 4 album capolavori della musica pop e non solo, altro che solo per ballare. :asd:

Si capolavori, anche se non sono Tchaikovsky o Strauss :asd:

Comunque le maggior parte delle canzoni le scriveva e arrangiava lui, dicendo ai musicisti cosa e come fare. Nonostante si trattasse di alcuni dei migliori musicisti della scena. Ha inventato i videoclip intesi come short film.

Dal punto di vista coreografico, è considerato dalla stragrande maggioranza come il più grande ballerino della danza moderna. Il moonwalk non l'ha inventato lui, ma l'ha sviluppato facendolo diventare quello per cui è conosciuto. Ha inoltre inventato a 12 anni la robot dance.

Comunque basta la piccola introduzione di Wikipedia per farsi un'idea. :asd:
Sull'aspetto coreografico non ho nulla da dire. Non ho mai letto niente sulla danza.

Ascolterò questi album, ma forse sono davvero troppo distanti dalla mia idea di musica per poterli giudicare dei capolavori al di là del loro genere e fine. I singoi che ho ascoltato mi sembrano orecchiabili e accattivanti. Cosa hanno di speciale per te questi album?

 
Erano i Beatles stessi a ritenere "canzonette" gran parte della propria produzione, per cui non ci vedo nulla nel parlarne come quella che è, ovvero musica leggera. Che si voglia far coincidere questa definizione con quella di musica di second'ordine è a discrezione di ognuno, basta non pretendere di far passare il proprio deliberato ordinamento come oggettivo. Inoltre starei bene attento a banalizzare le sperimentazioni dei Beatles, perché una cosa è sperimentare sotto l'ala protettrice di Warhol (tanto per fare un paragone che Scaruffi continuava a tirare in ballo), un'altra è sperimentare con gli occhi del mondo addosso quando il mondo chiedeva tutt'altro, rischiando sacrificare un successo inaudito semplicemente per il desiderio di seguire le proprie inclinazioni. Convincendo. (E non dimentichiamoci che parliamo di quattro ventenni che hanno suonato insieme per un decennio scarso.)


Certamente, come ho detto non c'è un modo "migliore" di vivere la musica. Semplicemente c'è stato un momento, negli ultimi anni, in cui mi sono reso conto di trovarmi come di fronte al bivio, e ho ritenuto molto più affascinante affidarmi all'istinto nello scegliere quale musica ascoltare piuttosto che a giudizi di terzi o a considerazioni di carattere storiografico o tecnico. Questo pur mantenendo il gusto e il senso critico che ho maturato e continuerò a maturare negli anni, ma senza sentirmi obbligato ad applicarlo sistematicamente.

Credo tu mi abbia frainteso quando citi i media e l'industria discografica commerciale, dato che ne sono del tutto estraneo. Generalmente procedo per album singoli, che scopro e scelgo un po' per caso, un po' per associazione di idee, soprattutto seguendo l'istinto del momento. È un approccio niente affatto passivo, anzi personalmente lo ritengo molto più personale e attivo di quanto non sarebbe semplicemente un tenersi aggiornato sulle ultime uscite: scopro tante cose nuove, seguo i miei ritmi e mi sento libero di tornare sui miei passi o di soffermarmi per un tempo indefinito su qualcosa di magari irrilevante, ma che magari sento "giusto" per quel momento. Paradossalmente ho spesso trovato molto più "epidermico" un ascolto incentrato sull'analisi critica, piuttosto che un'immersione più istintiva e naif. Ripeto, si tratta di scelte: personalmente trovo molto più interessante e stimolante un approccio di questo tipo, così come tu puoi trovarti più a tuo agio in un modo diametralmente opposto.

Sull'ultima frase, direi che in un certo senso cogli proprio il punto: ci sono casi in cui non vedo proprio la necessità di dare un giudizio "allargato", anzi, talvolta ho trovato che tali giudizi invece di aggiungere valore ad un'opera finiscano per banalizzarla, esplicitando qualcosa che trovava nel non detto la propria migliore espressione, approssimando in parole ciò che è di per sé inesauribile, probabilmente più di quanto non succeda con qualunque altra forma d'arte. Che poi di questa obiettività si potrebbe anche discutere, dato che, come disse un saggio, parlare di musica è come ballare di architettura.
Per quanto riguarda i Beatles e la questione sperimentazione: proprio il loro grande successo li frenò molto. Prima ho citato di come abortì il loro intento di incidere una canzone di dieci minuti, probabilmente per questo motivo. Sulle loro sperimentazioni riuscite resto perplesso: quali sarebbero secondo te?

Il tuo approccio alla musica non mi dispiace. Quando parlavo di ascolto non passivo mi riferivo non tanto all'approfondimento del contesto storico-culturale quanto a una predisposizione fortemente critica verso ciò che si ascolta. Di solito mi chiedo: quali emozioni scatena in me quello che sto ascoltando? Perché e come ci riesce? Cosa vuole comunicarmi questo pezzo? Niente di diverso da quello che farai anche tu, solo che sono criticone :asd:

 
Il tuo approccio alla musica non mi dispiace. Quando parlavo di ascolto non passivo mi riferivo non tanto all'approfondimento del contesto storico-culturale quanto a una predisposizione fortemente critica verso ciò che si ascolta. Di solito mi chiedo: quali emozioni scatena in me quello che sto ascoltando? Perché e come ci riesce? Cosa vuole comunicarmi questo pezzo? Niente di diverso da quello che farai anche tu, solo che sono criticone :asd:
Ma questo non è ascoltare una canzone, è analizzarla, e soprattutto analizzarla con i discutibili schemi mentali di critici come Scaruffi. Tu hai una grande passione, sei molto curioso per l'arte in generale, ma secondo me utilizzi un approccio sbagliato, dovresti abbandonarti all'arte, farti travolgere da essa, non giudicarla fin da subito come in un'interrogazione. Dico questo perché anch'io ero come te una dozzina d'anni fa, quando ho iniziato ad avvicinarmi al mondo del cinema, avevo un approccio scolastico e mi affidavo anch'io al parere dei critici italiani, facendomi convincere dai loro pregiudizi e preconcetti, in particolare usavo il dizionario Morandini come una bibbia. Poi capisci quanto siano inaffidabili i critici, e l'unico affidabile sia tu, l'arte la devi sentire nel cuore, non dissezionarla per comprenderla. Analizzare l'arte è bello, ma quello deve venire dopo, prima viene l'aspetto emotivo, perché è quello l'obiettivo dell'arte, emozionare.

 
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Ma questo non è ascoltare una canzone, è analizzarla, e soprattutto analizzarla con i discutibili schemi mentali di critici come Scaruffi. Tu hai una grande passione, sei molto curioso per l'arte in generale, ma secondo me utilizzi un approccio sbagliato, dovresti abbandonarti all'arte, farti travolgere da essa, non giudicarla fin da subito come in un'interrogazione. Dico questo perché anch'io ero come te una dozzina d'anni fa, quando ho iniziato ad avvicinarmi al mondo del cinema, avevo un approccio scolastico e mi affidavo anch'io al parere dei critici italiani, facendomi convincere dai loro pregiudizi e preconcetti, in particolare usavo il dizionario Morandini come una bibbia. Poi capisci quanto siano inaffidabili i critici, e l'unico affidabile sia tu, l'arte la devi sentire nel cuore, non dissezionarla per comprenderla. Analizzare l'arte è bello, ma quello deve venire dopo, prima viene l'aspetto emotivo, perché è quello l'obiettivo dell'arte, emozionare.
Sono d'accordo con quello che dici. A me piace molto leggere certa critica perché sembra di leggere una creazione artistica in sé, ma non la prendo come ore colato.

Mi affascina moltissimo, ad esempio, leggere un'interpretazione come quella famose delle "scarpe di Heidegger" anche è in fondata su una sua assunzione di base errata. Mi sembra di rivedere l'atto creativo artistico e che sia vero o che sia falso poco importa.

Diverso è il discorso della critica più rigorosa, per evitate il tuo "effetto Morandini" di solito leggo da più fonti, meglio se contrastanti, e cerco di dare il mio giudizio prima di leggere le diverse opinioni.

Guarda che anche io avevo premesso che è tutta una questione di emozioni e soprattutto della loro intensità, proprio per questo non capisco l'esaltarsi per quello che per me è molto superficiale: la musica pop (salvo alcuni casi). I Beatles rientrano tra il pop più "inerte", per me, nonostante ci siano brani che ascolto ancora oggi e che apprezzo, ma sono pochi e non così eccelsi per farmi dire che vanno adorati come dei.

 
Sull'aspetto coreografico non ho nulla da dire. Non ho mai letto niente sulla danza.
Ascolterò questi album, ma forse sono davvero troppo distanti dalla mia idea di musica per poterli giudicare dei capolavori al di là del loro genere e fine. I singoi che ho ascoltato mi sembrano orecchiabili e accattivanti. Cosa hanno di speciale per te questi album?
Come ha detto TestaMatta non ascolto con il taccuino in mano, e non so dare molte parole alle emozioni.

Mi trasmettono energia, gioia, tristezza, riflessione e tutto il resto. Poi se vogliamo andare più sullo specifico, sono grandissimi album che spaziano dal funk al rock, con splendide musiche e arrangiamenti. Tutt'altro che semplice pop da radio. Per dire, Thriller che è probabilmente la canzone più famosa in assoluta non la metto nemmeno fra le prime 20.

Comunque sono curioso di sapere se esiste qualche artista di quelli super famosi che non ti piacciono, però in qualche modo comprendi la qualità e grandezza, perchè mi sta venendo il dubbio. :asd:

Sono d'accordo con quello che dici. A me piace molto leggere certa critica perché sembra di leggere una creazione artistica in sé, ma non la prendo come ore colato. Mi affascina moltissimo, ad esempio, leggere un'interpretazione come quella famose delle "scarpe di Heidegger" anche è in fondata su una sua assunzione di base errata. Mi sembra di rivedere l'atto creativo artistico e che sia vero o che sia falso poco importa.

Diverso è il discorso della critica più rigorosa, per evitate il tuo "effetto Morandini" di solito leggo da più fonti, meglio se contrastanti, e cerco di dare il mio giudizio prima di leggere le diverse opinioni.

Guarda che anche io avevo premesso che è tutta una questione di emozioni e soprattutto della loro intensità, proprio per questo non capisco l'esaltarsi per quello che per me è molto superficiale: la musica pop (salvo alcuni casi). I Beatles rientrano tra il pop più "inerte", per me, nonostante ci siano brani che ascolto ancora oggi e che apprezzo, ma sono pochi e non così eccelsi per farmi dire che vanno adorati come dei.
Perchè generalizzare? Perchè tutto il pop deve essere superficiale? Per quale motivo ci sono generi superiori ad altri? Chi lo decide?

Perchè una canzone di 10 minuti dovrebbe valere di più di una di 4?

I jazzisti sono in grado di scrivere canzoni complicatissime ed eseguirle senza problemi, ma non sarebbero in grado di scrivere una grande canzone rock, metal o pop, e a volte neanche a suonarla con l'intenzione giusta. La musica non è solo tecnica per fortuna, altrimenti basterebbe solo questo.

 
Come ha detto TestaMatta non ascolto con il taccuino in mano, e non so dare molte parole alle emozioni. Mi trasmettono energia, gioia, tristezza, riflessione e tutto il resto. Poi se vogliamo andare più sullo specifico, sono grandissimi album che spaziano dal funk al rock, con splendide musiche e arrangiamenti. Tutt'altro che semplice pop da radio. Per dire, Thriller che è probabilmente la canzone più famosa in assoluta non la metto nemmeno fra le prime 20.

Comunque sono curioso di sapere se esiste qualche artista di quelli super famosi che non ti piacciono, però in qualche modo comprendi la qualità e grandezza, perchè mi sta venendo il dubbio. :asd:

Perchè generalizzare? Perchè tutto il pop deve essere superficiale? Per quale motivo ci sono generi superiori ad altri? Chi lo decide?

Perchè una canzone di 10 minuti dovrebbe valere di più di una di 4?

I jazzisti sono in grado di scrivere canzoni complicatissime ed eseguirle senza problemi, ma non sarebbero in grado di scrivere una grande canzone rock, metal o pop, e a volte neanche a suonarla con l'intenzione giusta. La musica non è solo tecnica per fortuna, altrimenti basterebbe solo questo.
Se un artista ha realmente qualcosa da dire difficilmente non mi piace. Non ho pregiudizi sui generi musicali in questo senso. Il pop e il punk non mi interessano molto data la natura spesso commerciale e triviale del primo e quella troppo grezza del secondo. Ci sono artisti punk che apprezzo almeno un po' ma che non ascolto, per il pop dovrei pensarci davvero a lungo :asd:

Non è discorso di tecnica quello della durata delle canzoni. Sono d'accordo con te sul dire che non c'è una netta associazione tra durate e qualità. Il fatto è che però le canzoni più brevi sono quelle predilette dalle case discografiche e dalle radio a fini della vendita, oltre a essere una forma abusata di realizzazione che è identitca da decenni nella musica pop-commerciale. Il motivo è proprio quello di facilitare l'ascolto e la diffusione.

 
Se un artista ha realmente qualcosa da dire difficilmente non mi piace. Non ho pregiudizi sui generi musicali in questo senso. Il pop e il punk non mi interessano molto data la natura spesso commerciale e triviale del primo e quella troppo grezza del secondo. Ci sono artisti punk che apprezzo almeno un po' ma che non ascolto, per il pop dovrei pensarci davvero a lungo :asd:
Non è discorso di tecnica quello della durata delle canzoni. Sono d'accordo con te sul dire che non c'è una netta associazione tra durate e qualità. Il fatto è che però le canzoni più brevi sono quelle predilette dalle case discografiche e dalle radio a fini della vendita, oltre a essere una forma abusata di realizzazione che è identitca da decenni nella musica pop-commerciale. Il motivo è proprio quello di facilitare l'ascolto e la diffusione.
Appunto per quello ho chiesto. Non capisco, chi non ti piace significa che non ha nulla da dire? Visto che non ti piace il pop, tutti gli artisti pop non hanno nulla da dire?
Non c'è bisogno di specificare pop-commerciale: il pop (da popular) è commerciale, non esiste il pop non commerciale. Ma pop è una parola talmente grande che vuol dire tutto e niente. Anche il rock è pop: Back In Black e The Dark Side Of The Moon sono gli album più venduti della storia dopo Thriller.

Poi esiste il pop di grande qualità (Michael Jackson, Prince, George Michael, Stevie Wonder, Elton John etc), come quello di bassa qualità, ma che viene dimenticato molto presto.

 
Appunto per quello ho chiesto. Non capisco, chi non ti piace significa che non ha nulla da dire? Visto che non ti piace il pop, tutti gli artisti pop non hanno nulla da dire?
Non c'è bisogno di specificare pop-commerciale: il pop (da popular) è commerciale, non esiste il pop non commerciale. Ma pop è una parola talmente grande che vuol dire tutto e niente. Anche il rock è pop: Back In Black e The Dark Side Of The Moon sono gli album più venduti della storia dopo Thriller.

Poi esiste il pop di grande qualità (Michael Jackson, Prince, George Michael, Stevie Wonder, Elton John etc), come quello di bassa qualità, ma che viene dimenticato molto presto.
Quantomeno a me non dicono nulla. Non penso che il rock sia pop solo per i dati di vendita. Esistono molte contaminazioni di certo, come esiste il meno peggio di ogni cosa :asd:

 
Quantomeno a me non dicono nulla. Non penso che il rock sia pop solo per i dati di vendita. Esistono molte contaminazioni di certo, come esiste il meno peggio di ogni cosa :asd:
Mi sa che sei nato nel secolo sbagliato :asd:

 
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