Mi dispiace Kirillov, ma dal commento che hai postato del tal Scaruffi continuo a pensare che di musica leggera non conosca assolutamente nulla.Il motivo è molto semplice, per quasi tutto il commento straparla di pseudopolitica, di borghesia, di etnia, di scalpore, di pudore, di popolarità e commercio... tralasciando la (dubbia) veridicità di tutto ciò, questi sono discorsi che non c'entrano nulla con la musica.
L'unico suo giudizio sulla musica consiste nella frase "quattro musicisti mediocri", ma non argomenta... dovrei prendere sul serio una critica del genere? Il contesto storico-politico per lui è tutto a quanto pare, per me non è nulla, perché io sono nato nell'89 e quei tempi, pur conoscendoli dai libri di storia, non li ho mai vissuti, e nonostante ciò penso di poter criticare un pezzo musicale per quello che è, ed apprezzare i Beatles nonostante oggi la musica sia totalmente diversa.
Quella è solo la parte iniziale di un lunghissimo articolo dove recensisce i dischi uno per uno.
Questa una parte di quel che viene dopo:
La convergenza fra polifonia occidentale (la melodia, le armonie vocali in piu` parti, gli arrangiamenti) e percussivita` africana, che era stata il leitmotiv della musica popolare americana fin dagli albori, venne legittimata in Europa dal successo strepitoso del Merseybeat, e in particolare dei suoi esponenti piu` venduti, i Gerry and the Pacemakers e i Beatles, entrambi gruppi pilotati dal produttore George Martin e dal manager Brian Epstein. I complessi del Merseybeat ebbero il grande merito di legittimare il rock presso un pubblico molto piu` ampio, virtualmente senza confini. Seppero interpretare lo spirito e le tecniche del rock and roll in un modo largamente emancipato dalle sue istanze sociali e in tal modo (disinnescandone il potenziale esplosivo) lo resero accessibile a tutti, e non soltanto ai giovani ribelli. Mediocri musicisti e ancor piu` mediocri intellettuali, complessi come i Beatles avevano pero` l'intuito del saltimbanco che sa come divertire i contadini dopo una dura giornata di lavoro, un intuito trasferito nell'era della distribuzione di massa dei beni di consumo.
Ogni loro canzone e ogni loro album faceva seguito a canzoni e album altrui ben piu` salienti, ma, lungi dal semplice copiarli, le canzoni dei Beatles li riconducevano anche a una dimensione piu` borghese, ortodossa, conformista. Cosi` anche per le idee del tempo, dalla "contestazione" dei campus universitari al pacifismo di Dylan, dalla droga all'Oriente. Il loro veicolo era la melodia, una sorta di codice universale che dichiarava innocua la loro musica. Naturalmente altri complessi compirono la stessa operazione, e molti (dai Kinks agli Hollies, dai Beach Boys ai Mamas & Papas) produssero melodie forse piu` memorabili, ma i Beatles arrivarono al momento giusto e loro sarebbe rimasto il marchio di fabbrica sulla canzone melodica della seconda meta` del Novecento.
La loro ascesa venne contrassegnata dalla "Beatlemania", un fenomeno di isteria di massa (lanciato nel 1963) che rappresento` l'apice della parabola del "teen idol", una figura che si era venuta delineando attraverso i miti di Frank Sinatra ed Elvis Presley. Da quel momento in avanti, qualunque musica componessero, i Beatles rimasero al centro dell'attenzione dei media.
Musicalmente, per quello che conta, i Beatles furono il prodotto di un'era che era stata preparata da gruppi vocali come gli Everly Brothers e da cantanti rock melodici come Buddy Holly; un'era che si espresse anche attraverso i girl-group, i complessi della Tamla e i complessi di musica surf. I Beatles hanno in comune con tutti questi (oltre a melodie quasi identiche) un concetto generale della canzone come melodia esuberante, cadenzata, ottimista.
I Beatles erano la quintessenza della mediocrita` strumentale. George Harrison era un chitarrista patetico al confronto degli altri in circolazione a Londra in quegli anni (Townshend degli Who, Richards dei Rolling Stones, Davies dei Kinks, Clapton e Beck e Page degli Yardbirds, e tanti altri meno famosi ma molto piu` originali). I Beatles si erano completamente persi la rivoluzione della musica rock (che era fondata sull'uso vistoso della chitarra) ed erano rimasti al modulo delle orchestrine di musica leggera. Paul McCartney era un cantante anni '50, che non avrebbe potuto cantare in maniera piu` scontata. Come bassista non valeva l'ultimo dei bassisti rhythm and blues (anche se nel mondo del Merseybeat il suo stile era effettivamente rivoluzionario). Ringo Starr suonava la batteria come qualsiasi ragazzo dell'epoca (in realta` era forse l'unico dei quattro ad avere un minimo di competenza tecnica). Complessivamente la tecnica dei quattro era la stessa di tanti altri complessi di easy-listening: sub-standard.
I loro erano dischi di canzoni tradizionali, canzoni come si facevano da secoli, ma servivano un pubblico immenso, ben piu` numeroso di quello (hippies e contestatori) che voleva cambiare il mondo. I fans dei Beatles ignoravano o aborrivano i tanti musicisti rock che in quegli anni stavano sperimentando con il formato della suite, che stavano componendo lunghi brani free-form, che stavano usando la dissonanza, che stavano cambiando radicalmente il concetto di brano musicale. I fans dei Beatles pensavano (e molti lo pensano ancora oggi) che usare le trombe in una canzone rock fosse un fatto rivoluzionario, che usare qualche rumore di sottofondo (peraltro appena udibile) fosse un fatto ancor piu` rivoluzionario e che soltanto grandi geni musicali potessero svariare in cosi` tanti stili nell'arco di uno stesso album (proprio cio` che tanti musicisti rock stavano facendo in giro per il mondo, e con ben altre escursioni stilistiche).
Mentre i Velvet Underground, Frank Zappa, i Doors, i Pink Floyd, e tanti altri componevano lunghe e ardite suite degne della musica d'avanguardia, ed elevavano la musica rock ad arte maggiore, i Beatles continuarono fino alla fine a sfornare canzoni di tre minuti impostate sul ritornello. Cio` non toglie che la Beatlemania trasformasse tutto in mito. I fans dei Beatles si esaltavano per venti secondi di tromba, anche se i Velvet Underground componevano suite di rumore di venti minuti. C'erano in realta` ordini e ordini di grandezza di differenza fra una tromba e il rumore, e fra venti secondi e venti minuti. Erano (musicalmente, sociologicamente, politicamente, artisticamente, ideologicamente) due pianeti diversi.
La Beatlemania provoco` una comica distorsione temporale. Molti fans dei Beatles rimasero convinti che il rock and roll fosse nato intorno ai primi anni '60, che il rock psichedelico e gli hippies fossero stati un fenomeno del 1967, che i disordini studenteschi fossero iniziati nel 1969, che le proteste pacifiste fossero esplore alla fine degli anni '60, e cosi` via. Molti fans dei Beatles rimasero convinti che i Beatles fossero stati i primi in tutto, mentre furono gli ultimi quasi in tutto. Il caso dei Beatles e` un esempio canonico di come il mito possa deformare la storia.
I Beatles ebbero la funzione storica di ritardare l'impatto delle innovazioni degli anni '60. Mentre fra il 1966 e il 1969 andava di modo la suite, la jam, il brano lungo dallo svolgimento piu` o meno libero (a cui i Beatles arrivarono soltanto alla fine della loro carriera), mentre il mondo era pieno di chitarristi, pianisti, bassisti, cantanti e batteristi che suonavano assoli e sperimentavano sul contrappunto, i Beatles si limitavano a battere il tempo e ad accompagnare la melodia. Ma la loro funzione storica fu anche quella di far accettare alcune di quelle innovazioni (la musica rock stessa) al pubblico piu` conservatore.
La loro forza fu forse proprio quella di essere l'epitome della mediocrita`: mai un volo di genio, mai un'idea rivoluzionaria, mai discostarsi dallo standard; accettare le novita` soltanto quando sono state accettate dall'establishment. Ma forse proprio quella cronica mediocrita` fece la loro fortuna: laddove gli altri complessi cercavano di superare il proprio pubblico, di stare sempre due passi avanti alla miopia dei loro fans, di aprire strade sempre piu` tortuose e territori sempre piu` avventurosi, i Beatles furono sempre attenti a condurre i propri fans per mano lungo un rettilineo senza curve e, soprattutto, senza salite.
I fans dei Beatles possono cambiare a piacimento il significato del termine "artistico", ma la verita` e` che il valore artistico dell'intera opera dei Beatles e` bassissimo. I Beatles fecero soltanto canzoni, e spesso canzoni senza pretese, con melodie tanto orecchiabili quanto quelle di tanti altri cantanti di musica leggera. Il valore artistico di quelle canzoni e` il valore artistico di una canzone: per quanto ben fatta (ed e` persino discutibile quante delle loro canzoni fossero davvero superiori alla media e quante fossero semplicemente le canzoni del gruppo piu` pubblicizzato del momento), rimane una canzone. Esattamente come un dentifricio rimane un dentifricio, e non diventa un quadro d'arte soltanto perche' e` molto pubblicizzato.
I Beatles vengono giustamente giudicati per le belle melodie che scrissero. Ma quelle melodie erano "belle" soltanto paragonate alle melodie di quelli che "non" cercavano di scrivere melodie, ai musicisti che stavano rivoluzionando il concetto di musica popolare con suite, jam, rumori, etc. Molti contemporanei di Beethoven scrissero minuetti che Beethoven non scrisse mai: ma forse perche' Beethoven stava cercando di scrivere altro, anzi stava proprio cercando di creare una musica che non fosse fatta di banali minuetti.
Le melodie dei Beatles erano invece forse inferiori alle melodie di chi cercava di scrivere melodie, ai tanti compositori di musica leggera che rappresentano tuttora la vera concorrenza per la musica dei Beatles (ma che erano meno famosi e pertanto meno ascoltati).
Le canzoni dei Beatles erano corredate da testi discretamente sciocchi per quell'epoca, un'epoca in cui innumerevoli cantautori e complessi tentavano di dire qualcosa di intelligente. I testi dei Beatles erano ancora legati alla tradizione della canzone leggera, mentre nella musica rock dilagavano narrazioni fortemente psicologiche, satire anti-establishment, arringhe politiche, droga, sesso e morte (giusto o sbagliato che fosse).
Il fatto piu` artistico e innovativo alla fin fine erano gli arrangiamenti di George Martin, che, forse conscio dei limiti musicali dei Beatles, uso` i sessionmen e lo studio di registrazione in maniera creativa, spingendosi forse oltre quanto avevano tradizionalmente fatto i produttori di musica leggera (che da sempre si appoggiano alle orchestrine e allo studio di registrazione per abbellire le canzoni). In piu` Martin aveva indubbiamente la passione per i suoni insoliti. Agli inizi della sua carriera, aveva prodotto Rolf Harris' Tie Me Kangaroo, che usava il didjeridoo in un'epoca in cui quasi nessuno sapeva cosa fosse. Fra il 1959 e il 1962 Martin aveva prodotto diversi dischi di comici britannici, nei quali aveva sperimentato a dirotto ispirandosi al comico californiano Stan Freberg, forse il primo ad aver usato lo studio di registrazione come uno strumento.
In quanto icone popolari, personaggi celeberrimi, etc, i Beatles furono certamente influenti sul loro tempo (benche' molto meno di quanto i loro fans suppongano). Anche Richard Nixon, il presidente USA della guerra del Vietnam e del Watergate, fu influente sul suo tempo e sulle generazioni successive: cio` non ne fa un grande musicista.