Allora, prima di tutto. Gli uomini
sono animali, su questo non si discute, è una premessa penso che metta d'accordo tutti.
Poi,
il modo in cui sono animali, ok quello ci possiamo ragionare. Perchè
se e dico se diamo un valore alla vita umana in base a ciò che
è, penso tutti concorderanno nel fatto che
se diciamo che la vita umana
è una vita animale allora i cani hanno diritto alla vita quanto noi, così le zanzare e i serpenti (in quanti animali come noi).
Potremmo anche dire che il valore di una vita non si misura in ciò che è, ma in ciò che fa. E quindi magari la vita di un gatto ha più valore della vita di Hitler, tò. Per farla semplice; ma questo aprirebbe tutto un intrinseco discorso sulla libertà e sinceramente occuperebbe pagine perciò pace, nada, parliamo della vita umana in ciò che è.
Non tutti sono d'accordo sul fatto che la vita umana è una vita solamente animale, anzi, i più ammettono, anche da non credenti,
che è anche una vita animale. Nell'uomo c'è qualcosa
in più che gli da quel valore in più, quella x diciamo. Che cos'è questa cosa ognuno se lo racconta a modo suo, l'anima, lo spirito, l'intelligenza, l'autorappesentazione.
Io ho votato che la vita umana ha all'incirca lo stesso valore di quella mammifera, perché era la soluzione più vicina al mio punto di vista. In verità, non la penso esattamente così.
Specifico prima di addentrarmi che sono un grande funz Heideggeriano e Zubiriano, perciò qui potrei entrare nel tecnico.
Il creato è tutta una grande polenta, se lo andiamo a scomporre negli elementi fondamentalissimi troviamo le stesse cose ordinate secondo una conta diversa, sono sempre neutroni, elettroni, nuclei, spin etc ma ognuna di queste particelle si piazza e si raggruppa in modo specifico, che crea la diversità. Da un punto di vista micro-biotico il creato è indubitabilmente uguale, perché la diversità data dalle cose non dipende dal loro valore (sono sempre le stesse) ma dal loro
ordine.
Con le lego costruire un castello o uno sfacelo, dal punto di vista delle lego nulla è cambiato, sono sempre lego. Che io vi trovi una determinata bellezza, io che a mio modo sono un altro insieme di lego, non fa necessariamente di me il punto di vista assoluto sull'essenza della lego, anzi, più andiamo avanti con la scienza e più ci rendiamo conto di quanto poco sappiamo delle lego. Chiamo questa composizione "
insieme di note", ma il punto è lo stesso, esempio.
Da un punto di vista umano per una ragazza ho le seguenti note: estremo fascino, incredibile intelligenza, possenza fisica, lunghissimo pisquano.
Ma da quello di un cane ne ho altre: posso produrre magicamente il cibo, per vedermi la faccia bisogna alzare la testa, e mi piace fare le coccole al mio cagnolone bello di papà bello. :cat::cat:
Se si è capito il discorso, le note sono un po' il modo di essere, di darsi alla percezione della realtà, e perciò comprendono
il soggettivo e l'oggettivo.
Anche il soggettivo ha una realtà, ha un mattoncino insomma che
lo permetta, altrimenti non ci sarebbe. Questo non è per dire che c'è un piano della soggettività, ma che per far sì che nel mondo, anche togliendo l'esistenza degli esseri umani, le cose si influenzino le une con le altre, ci deve essere un fondamento, un mattone di questa esperienza.
Se si è capito dove voglio andare a parare, la domanda è: cosa ha percezione del reale nella maniera della soggettività, e cosa no?
Per esempio, la percezione della realtà di un gatto è ricca quanto quella di una medusa?
E tutti e due hanno più percezione di una pianta?
E' evidente che più si sale nella complessità animale più si aprono forme di percezione del reale che a loro volta accrescono la possibilità di modificarlo: nessun altro animale ha modificato la terra quanto l'uomo, e l'uomo sicuramente ha una percezione complessa della realtà data dai suoi sensi.
Chiunque, tuttavia, potrebbe obiettare che non necessariamente l'uomo ha la percezione più ricca della realtà, perché è più un
jack of all trades. Basta fare il confronto tra l'olfatto di un cane e il mio.
Apparte che sono raffreddato tutto l'anno.
In più, se ci basassimo sulla sensistica, dovremmo dire che una persona privata di tutti i sensi salvo l'udito è di molti gradini inferiore a un uomo sano, kalos kai agatos. E per gli spartano, dopotutto, era così: prendevano il neonato e lo gettavano dal monte.
Brava gente.
Il fatto è che c'è un punto in cui si può chiaramente definire uno stacco tra la realtà come avviene e la realtà come è. Cioè il compito della
scienza.
Se qualcuno ha mai programmato in vita sua una GUI penso possa facilmente intendere di che parlo. La vita non è necessariamente l'avvenimento in sé di un fenomeno, ma è anche la sua
codificazione in un contesto che lo permetta, dotato delle sue leggi, del suo spazio fisico (lo spazio, appunto) e della sua memoria (il tempo). Quando faccio cadere una palla da un balcone non sto solamente osservando una palla che cade, sto osservando insieme ad essa la forza di gravità, il moto rotatorio della terra, la forza di attrito etc
Tutte queste cose che intervengono invisibilmente ad influire sul comportamento dei fenomeni sono le "regole", il "codice" dietro l'esistenza, sono il motore grafico e computazionale che permetta che esse avvengono in primo luogo, i filosofi lo chiamano
essere.
Qual è la correlazione tra
essere e note? La note sono i bit, poi i byte, poi i kylobyte di un codice, che applicato al filtro della realtà ci da la vita, questo è piuttosto evidente se consideriamo l'esistenza non come un dato di
fatto, ma con un dato di
verità. I fatti sono cose del tipo "Oggi piove, domani nevica" etc, la verità non è nulla di tutto questo, chiunque può immaginare che se oggi piove è perché i venti, le correnti, le nuvole, l'aria, il mare, tutto ciò che contribuisce affinché accada un fatto, è a sua volta accaduto secondo un dato ordine, e tutte queste cose a loro volta hanno subito la reazione e l'azione interna di altre note che a loro volta sono state condizionate da altre note: alla fine dei conti, piovere è un avvenimento che accade in funzione del fatto che delle note si sono appoggiate su un "telaio" di realtà, che le traduce in fatti.
L'uomo è l'unico animale esistente capace non solo di capire l'esistenza di un fatto, cioè capace di interagire col programma, ma anche capace di percepire la sua codificazione, e oltre a quella, capace di intendere che c'è un contesto, una rete che contenga le note in unità, a permettere che esse avvengano (l'universo).
Dopotutto, se ci pensate, che obbligo hanno le particelle più infinitesimali, sempre che esistano, di unirsi in una funzione? Potrebbero per lo stesso motivo per il quale si uniscano, distanziarsi. Se l'universo c'è, piuttosto che non esserci, è un fatto del tutto arbitrario: salvo intendere che l'universo è un fatto attrattivo, cioè che la nota dell'universo è l'attrazione delle cose verso le altre (la gravità). Che poi è all'incirca quello che penso.
Ma qui non c'entra
Dopo tutto sto ambaradan, credo che la distinzione tra uomo e animale diventi piuttosto facile, no? Un uomo è un ammasso di note con un fondamento di soggettività (un ennesima nota) diversa da quello di tutto il resto del creato terracqueo, perché la soggettività umana non solo percepisce il fatto, ma anche la verità. Mentre nessun animale o pianta o chicchessia da dimostrazione di percepire la verità, ma tuttalpiù il fatto.
Si sono fatti notevoli esperimenti sugli animali che dimostrano che i loro cervelli posseggono collegamenti neuronali atti ad esercitare la capacità logica, ma (la voglio fare veloce veloce) non si è riuscita a consolidare la posizione base affinché sia dimostrata "l'intelligenza" animale, ovvero la capacità di
apprendimento 2. Le scimmie sono capacissime di reagire a una serie di situazioni logiche in maniera logica, ma solo e fintanto che il fatto avviene, quando il fatto non avviene le scimmie, ma così i cani, i gatti etc, non sono capaci di "allargare" il fatto ad un intelaiatura logica.
Se a noi ci insegnano a leggere usando un libro delle elementari, non sono impariamo a leggere il libro delle elementari, ma impariamo a leggere tutto il resto che abbia quella lingua.
Un animale, invece, imparerebbe (sto teorizzando, non sono a quel livello di intelligenza) anche a leggere un libro delle elementari, ma una volta tolto il libro e messogli davanti , chessò, un cartello, non potrebbe mai trasportare quell'insegnamento precedente ad un fatto successivo.
Questo credo sia perché, intrinsecamente, gli animali abbiano una eccezionale potenza di calcolo fattuale, ma manchino fondamentalmente della percezione della verità. Zero proprio, nada.
E la logica è il primissimo ambito della verità, perché è l'ambito in cui i fatti spariscono e l'astrazione è il campo di riferimento. Per esempio: la matematica, nessun fatto, zero, nada, solo il calcolo astratto di soggetti fuori dall'esistenza.
Se mi sono spiegato, concludo dicendo due cose.
La prima, mi sono divertito troppissimo a scrivere sto papiro
La seconda, ho votato che la vita umana ha lo stesso valore di quella mammifera perché personalmente ritengo le ricerche sui mammiferi e sulla loro intelligenza ancora poco avanzate, e il fatto che molti animali riescano, occasionalmente, ad astrarre situazioni (ma potrebbe essere una coincidenza o anche solo un fatto di pura memoria) mi fa pensare che l'intelligenza umana e quella animale siano assolutamente su due piani distinti, ma una grande intelligenza animale può essere fondamento di soggettività fin tanto che basti per preferirla, occasionalmente, a quella umana, specie se si parla di intelligenza emotiva.
Questo non vuol dire che salverei un cane rispetto che un uomo se un treno dovesse colpire uno dei due.
Ma se per avere il lavoro della vita, dovessi uccidere un cane...