Brevemente, prima di dimenticarmi di nuovo.
Lo zen e l'arte della manutenzione della bicicletta | Robert M. Pirsig, 1974. Molto godibile la prima parte; ad un certo punto però la storia si tinge di tinte piuttosto inquietanti, ed inizia un quasi ininterrotto delirio metafisico. Delirio che ho trovato a tratti interessante e suggestivo, pur restando difficilmente condivisibile (dopotutto la parola “delirio” non è scelta a caso), ma richiede un quantitativo di concentrazione che forse valeva la pena di spendere in testi di Filosofia veri e propri. In ogni caso una lettura che non dimenticherò, vi ho trovato concetti e modi di intendere la vita ed il lavoro che credo porterò con me per lungo tempo.
La scopa del sistema | David Foster Wallace, 1987. Un libro pazzo, un esordio impressionante per padronanza della forma letteraria e la varietà di stili. All'inizio della propria carriera Wallace dimostra di aver già sviluppato una tecnica inconfondibile, ed un raro talento nel creare immagini. Ci ho trovato un che di cinematografico, non saprei spiegare bene. La più grande forza del romanzo sono i personaggi, macchiette irresistibilmente ridicole e patetiche, piena espressione di quel tono tragicomico e delirante che si avverte nei passaggi migliori dell'opera. E che modo di intrecciare gli innumerevoli fili narrativi, un disordine calcolato nel quale fanno la differenza allusioni, frasi spezzate di mezza riga in un oceano di decine e decine di pagine. Che controllo. È comunque un'opera che è bene non fraintendere: è narrazione per il gusto di narrare, esercizio di stile, un calderone di idee in cui il giovane Wallace ha riversato tutto se stesso per vedere cosa diavolo ne sarebbe venuto fuori. Ed è venuto fuori qualcosa di meraviglioso, una superficie sfavillante al di sotto della quale sprofonda un abisso di intimi terrori; una lettura torrenziale alla quale è emozionante abbandonarsi. Non ho amato solamente i primi due e gli ultimi due capitoli, all'incirca: nei primi manca ancora il tono surreale, la costruzione del mondo narrativo non è ancora stata messa in cantiere e la girandola dei personaggi non è ancora al massimo dell'ispirazione; e negli ultimi l'equilibrio tragicomico cede ad un dramma esplicito che non ho trovato molto stimolante, così come insoddisfacente è il modo in cui (non) tira le fila del discorso – a mio parere, ovviamente. Altra piccola cosa: ad un certo punto la giostra di personaggi e relazioni inizia a chiudersi sempre più su se stessa (tutti conoscono tutti, tutti sono connessi a tutti gli altri) e, benché credo fosse un preciso intento dell'autore, nella mia esperienza questo ha privato il mondo di quel respiro ampio, caotico ed in continua espansione che avevo tanto amato esplorare. Comunque parliamo di una quarantina di pagine su centinaia, per cui si prendano queste critiche per quello che sono, il proverbiale pelo nell'uovo. Leggetelo, è un labirinto in cui vale la pena di perdersi.
Mentre morivo | William Faulkner, 1930. Una perla. Il primo impatto è piuttosto traumatico, dato che quasi non si capisce di cosa si stia parlando ma, una volta entrati nel flusso, la prosa sconnessa di Faulkner si rivela improvvisamente comprensibile, non tanto a livello razionale quanto intuitivo. (Salvo alcuni deliranti passaggi di un ermetismo volutamente indecifrabile.) È un canale che deve essere ristabilito ad ogni sessione di lettura, per cui è un'opera che non si presta molto bene ad una lettura spezzettata. Aiuta molto la brevità dei capitoli, unico elemento capace di dare ritmo all'uniforme flusso di coscienza che Faulkner indirizza verso il lettore. (Devo ammettere però di non aver compreso a fondo il capitolo
Alla fine ho amato la tragica comicità di questa storia, il suo parlare per allusioni che è parte del gioco interpretare, e soprattutto il personaggio di quella canaglia che è Anse Bundren: disprezzato da tutti, te compreso, eppure incomprensibilmente irresistibile, quasi un inconsapevole incantatore.
Mentre morivo è un'opera unica: se preso per il verso giusto sa dare soddisfazioni, e non richiede neppure molto tempo per essere portato a termine. Per cui dategli una possibilità, se la forma non vi spaventa.
Ho anche letto due saggi,
Storia di sei idee di Tatarkiewicz e
Prima lezione di Filosofia morale di Lecaldano. Forse scriverò qualche riga in più in un'altra occasione, mi limito qui a dire che sono letture di valore per chi fosse interessato agli argomenti trattati.
Al momento mi sono imbarcato in
Moby Dick. Sono ancora ai primi capitoli, ma già sento odore di capolavoro. La traduzione di Pavese è magnifica, come la sua introduzione che merita assolutamente un'attenta lettura.
Alla prossima. :ciao: